Il Pd e la galassia dei provita

Elisabetta Canitano

È vero, la laicità non è mai stata una cavallo di battaglia della sinistra “ufficiale”, ma la deriva degli ultimi anni del Pd – con tutti i provvedimenti che, a vario livello, sono stati presi contro i diritti delle donne – fa perdere ogni residua speranza.


Da dove possiamo cominciare per parlare dei rapporti del Pd con quella complicata galassia che di recente si è ritrovata al il Congresso delle famiglie a Verona?

Sappiamo che la storia del vecchio Partito comunista non era poi così laica, ricordiamo tutti le difficoltà che ebbe nel referendum sul divorzio quando fu costretto a fare appello alla disciplina di partito per votare NO alla sua abrogazione.

Negli anni successivi sembrò di poter vedere una nuova politica fatta dalle donne del Partito, dall’Udi, dai collegamenti fra le donne femministe e le donne di partito, non sempre lineari ma comunque presenti e in grado di produrre dei risultati, vedi la legge sull’aborto,1978, l’istituzione dei Consultori familiari con le leggi regionali intorno al 1975, il nuovo diritto di famiglia sempre nel 1975, modificando norme che risalivano all’epoca fascista.

In quegli anni abbiamo creduto che ci potessimo avviare verso una società laica, ma ad un certo punto è accaduto qualcosa.

Il Partito comunista italiano nel 1984 votò a favore della revisione del Concordato, gestita da Craxi, che riconfermò l’insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole di ogni ordine e grado, compresa quindi anche la materna, e ribadì la validità dell’annullamento cattolico del matrimonio, confermando la posizione di privilegio della religione cattolica nelle istituzioni pubbliche italiane.

Piano piano negli anni successivi, con qualche resistenza isolata, il passaggio a Ds e poi a Pd, anche a causa dell’unione con la Margherita, annacquò definitivamente fino a sopprimere interamente la laicità di quello che era stato un partito di sinistra.

Negli ultimi dieci anni la penetrazione della parte più retriva e invadente delle sette ultracattoliche (come definirle altrimenti) nel Pd è rintracciabile in mille rivoli che messi tutti insieme, pur con molte tessere mancanti, danno un’idea di quello che è successo e continua a succedere. Proviamo a individuare alcuni di questi rivoli.

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Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, nel 2016 fa un bando per la gestione della Certosa di Trisulti, nel Frusinate, che viene vinto da un’organizzazione teocon, la Dignitatis Humanae Institute di Steve Bannon, le cui posizioni sono ancora più pericolose di quelle espresse nel Congresso della famiglia. Per questa assegnazione sono state ipotizzate diverse irregolarità anche dalla Corte dei Conti, in quanto la Dignitatis non ha niente a che vedere con la gestione di strutture monumentali.

Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, nel 2016 nomina assessore alla sanità un uomo di Comunione e Liberazione, proveniente direttamente dal Veneto da una struttura “con salde fondamenta religiose”.

Stefania Saccardi, assessora alla salute della Regione Toscana, è un’avvocata cooptata da Renzi nel cerchio magico. Con lei, la giunta regionale guidata da Rossi ha finanziato con 195.000 euro un movimento pro vita per farlo entrare nei consultori familiari.

È però Beatrice Lorenzin la prova provata della potenza dei pro vita e della loro penetrazione, a volte palese e violenta, a volte più sfumata, nel PD.

Dietro l’aria dimessa di ragazza della porta accanto, sarà il ministro della sanità che più a lungo terrà questa carica. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 ha ricoperto l’incarico di ministro della salute nel governo Letta, succedendo a Renato Balduzzi. Il 30 settembre 2013 assieme agli altri ministri del Pdl, ha presentato dimissioni "irrevocabili" così come suggerito da Silvio Berlusconi, respinte però dal presidente del consiglio Enrico Letta. Il 22 febbraio 2014 viene riconfermata nel nuovo esecutivo guidato dal presidente del consiglio Matteo Renzi. Il 12 dicembre 2016 viene chiamata per la terza volta a ricoprire la carica di ministro nel governo guidato da Paolo Gentiloni.

Questa è la versione di Wikipedia della sua storia, che omette di dire però che la ministra Lorenzin, durante il governo Renzi, poco prima che terminasse il suo mandato, ha eliminato le ultime due pillole anticoncezionali rimborsabili dal Servizio pubblico nazionale, così che la contraccezione ormonale è diventata sempre a pagamento, ha concesso alle farmacie di non tenere la pillola del giorno dopo in magazzino, ha elevato la multa per aborto clandestino da 50 a 10.000 euro, rischiando di provocare come negli anni ’50, la morte di donne, per lo più straniere, che,per paura della multa magari non si recano in ospedale dopo aver fatto – per i più svariati motivi, a partire anche dalle enormi difficoltà di accedere all’interruzione di gravidanza – un aborto clandestino. (L’ultima donna somala che si è sentita male per strada dopo un aborto clandestino ha dovuto pagare 3.000 euro di multa). A seguito di queste scelte, come premio probabilmente, viene candidata ed eletta in parlamento nella lista Civica popolare sostenuta dal Pd, in un collegio blindato dell’Emilia Romagna, insieme a Carlo Casini, quello del Family day, eletto sempre dal Pd.

Cercando con pazienza e ostinazione, di link in link, la troviamo in un’organizzazione mondiale pro vita (che sia proprio questo il motivo della sua longevità “ministeriale”?). È il giornale l’Avvenire a svelare la sua adesione a “Uno di noi”. “Uno di noi” è l’embrione che deve avere uguaglianza giuridica con la madre, anche l’embrione dunque deve essere dichiarato persona. Questo è l’atteggiamento che provoca il ritardo nelle cure, come è accaduto a Valentina Milluzzo, lasciata morire perché “c’era il battito cardiaco fetale”. Quando Valentina Milluzzo è morta, la Lorenzin ha mandato due ispettori che in 48 ore sono tornati indietro dicendo che le cure furono adeguate e nessuno aveva sbagliato nulla, punto e basta. Peccato che ora ci siano sette medici sotto processo.

Da ultimo ma non per ultimo, Zingaretti, l’ala ipocrita del Pd. Zingaretti che ha fatto finta di avere fatto un concorso riservato ai non obiettori, mentre invece ha semplicemente sanato due non obiettori in precariato da sedici anni. Zingaretti che finanzia con un , abbandonando quella pubblica e si fa fotografare lieto mentre piccona insieme al presidente Barela i muri per la costruzione del nuovo Pronto soccorso del Campus Bio Medico dell’Opus dei, svelando così il motivo per cui gli Ospedali strategici del Lazio come il San Camillo, il Sant’Eugenio, il Grassi siano alla canna del gas, e perché il Policlinico dei Castelli sia solo l’ombra di quello che avrebbe dovuto essere.

E da ultimo il Consiglio regionale del Lazio, non contento di avere già stanziato 1,5 milioni di euro per gli oratori, con un emendamento alla legge di stabilità 2019, ha aggiunto ulteriori 300 mila euro, grazie a un consigliere di LeU eletto con i voti di Sinistra italiana, che rivendica con orgoglio il sostegno alla Chiesa cattolica, evidentemente in gravi difficoltà economiche.

Per dovere di cronaca, alla Casa Internazionale delle Donne, Zingaretti ha riservato solamente 90 mila euro per eventuali progetti.

Al MOIGE invece, l’associazione genitori del Vaticano, in odore di omofobia, assegna la tutela di 50 famiglie fragili, con relativi finanziamenti ovviamente. Non sia mai dovessero trovarsi senza soldi, pure questi.

Dopo questa breve carrellata, non possiamo che concludere che non c’è nulla nelle politiche concrete del Pd che possa fare la differenza rispetto a tutti i soggetti che riempiono i Congressi della famiglia. Persino quando si sbandierano finanziamenti ai Consultori, basta leggere meglio e si scopre che così non è: la consigliera Pd Marta Bonafoni, annuncia dal suo blog che la giunta Zingaretti ha “finanziato con 13,5 milioni di euro i consultori” quando nello stesso blog si spiega che, di quei 13,5 milioni di euro, ai consultori ne sono destinati solo 3, in gran parte per lavori di manutenzione. Si dirà che è un piccolo errore sul titolo di un blog, ma la dice lunga sulla differenza fra predicare e razzolare…

Il Pd sta contribuendo a scrivere una delle pagine più buie della storia repubblicana in temi di diritti delle donne. Persino la Democrazia cristiana quando lavorava con il Partito comunista italiano dimostrava una sensibilità laica maggiore della loro.

(28 maggio 2019)





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