Il peccato originale e l’ipocrisia della Chiesa gerarchica

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da don Aldo Antonelli

"La chiesa è fatta di uomini e di donne che hanno il peccato originale"!
Così si sarebbe spresso Arrigo Miglio (rigorosamente senza Mons!), vescovo di Ivrea e responsabile Cei per i problemi sociali e del lavoro.
"La chiesa è fatta di uomini e di donne che hanno il peccato originale"!
Detta a proposito della melma che c’è sempre stata negli ambienti curiali e che ora sta venendo all’evidenza anche dei più ignari, dimostra soltanto l’imbecillità di cui sono capaci certi nostri vescovi.
Tirar fuori il peccato originale di fronte all’arrivismo carrieristico e senza regole degli arrampicatori chiesiastici, o di fronte al fenomebo della pedofilia di un certo clero, o anche (per allargare il discorso) di fronte agli stupri, alle violenze, alle guerre imperiali, agli stermini di massa, è come dire che siamo nella normalità: visto che normalmente tutti abbiamo il peccato mortale!
Sarebbe come dire che chi non è drogato, che non è un pedofilo, chi non stupra e non ammazza, chi non fa carriera passando sul cadavere del colleghi, tutti costoro non sono né uomini né donne! O almeno non sono membri di questo genere umano soggetto alla tirannia del peccato originale!
Ma si può essere tanto imbecilli?
Si può essere tanto ignoranti e tanto infingardi da non avere né l’intelligenza né il coraggio di dare nome e cognome e paternità ai mali di oggi, quelli storicamente datati?
Mi dispiace per la diocesi di Ivrea che, dopo la bella presenza di una figura grande e profetica come quella dell’amico Bettazzi, si ritrova un vescovo di tanta volgare pacchianeria.
Ma quella di Ivrea (e anche qui è necessario allargare il discorso) non è una storia a se, non è una eccezione. Quella di Ivrea è la storia comune a tante, e direi a tutte o quasi, le diocesi del mondo. Ha incominciato Giovanni Paolo II a fare man bassa delle figure più aperte e sensibili, dei personaggi più progressiti e profetici, sostituendoli con le "mezze cartucce", si dice dalle mie parti. Da dopo la morte di Paolo VI (e mettiamoci pure quel buonuomo di Papa Luciani), con l’avvento di Papa Wojtyla, si è fatto strame di persone dalla coscenza vigile e dall’intelligenza attenta, sostituite sistematicamente con personaggi ambiziosi, carrieristi senza scrupolo, intrallazzatori d’alto bordo, menestrelli tuttofare, baciamadonne, baciapile, baciamoneta e baciaberluska!!
Ora ne cominciamo a pagare lo scotto.
Se non fosse triste, tremendamente triste, tutta questa storia che ha reso la Chiesa una landa deserta su cui scorazzano allegramente movimenti intimistico-spiritualistico-trafficanti come CL e consorteria varia, ci sarebbe da intenerirsi per il candore bambino di questo papa, anche lui frutto maturo di una carriera non sempre limpida, che bolla lo spirito arrivista dei curiali richiamando tutti al principio evangelico del servizio!
Stiamo messi male, molto male: socialmente ed ecclesialmente, economicamente e politicamente.
Sento dentro di me scoppiarmi il grido: chi mi libererà da questo mondo di morte?

(7 febbraio 2010)



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