Il pugno di papa Bergoglio

Michele Martelli

Immaginate un santo della chiesa apostolica romana, magari un Francesco d’Assisi o lo stesso Jesus evangelico che, invece di predicare di esser pronto, in caso di offesa, a «porgere l’altra guancia», avesse invitato l’offeso a «reagire con un pugno»: se siete credenti, riflettete un po’, che cosa ne direste?

Ebbene, papa Bergoglio, che di Francesco ha assunto il nome, e di Gesù, per definizione dottrinale, è il vicario in terra, sull’aereo che lo portava a Manila, nelle Filippine, ieri, alla domanda di un giornalista francese, dico francese, che, in merito alla strage terrorista della redazione di Charlie Hebdo, gli chiedeva se esiste un limite alla satira, ha così risposto: «Non si uccide in nome di Dio, ma non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può deridere la religione. Se il mio amico Gasbarri (Alberto Gasbarri, organizzatore dei voli papali, ndr) dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno»; «chi offende la religione» ha concluso «si aspetti che gli accada quello che potrebbe accadere a Gasbarri» (da la Repubblica online, 15/01/2015). Da notare, piccolo particolare, che contemporaneamente a Parigi si stavano svolgendo i funerali dei vignettisti francesi assassinati dai due folli fratelli Kouachi.

Dunque, un limite c’è, e chi lo sorpassa è giusto che sia colpito, punito. Chi la fa l’aspetti! Con questi criteri, dovremmo purificare o persino proibire (come qualcuno ha già proposto) la Divina Commedia di Dante per le offese a Maometto e Alì, soprattutto al primo, che, «seminator di scandalo e di scisma», nell’Inferno, canto XXVIII, vv. 22-63, è raffigurato con un’immagine volgare e raccapricciante. Per non parlare di tanti altri autori, di ieri e di oggi, critici e fustigatori delle religioni, passibili di essere accusati, dai rispettivi credenti, di islamofobia, cristianofobia, antisemitismo e così via.

Le infelici parole di Bergoglio, che ricordano quelle infauste, pronunciate, in un diverso contesto, dal compapa Ratzinger a Ratisbona, ci ripropongono il problema di questo famoso limite alla libertà di stampa e di satira. Chi lo stabilisce, come e quando? Ovvio, è il Potere politico, o politico-religioso, come e quando vuole. A suo piacere e dispiacere. Nel caso specifico, lo ha stabilito al Qaeda, o, fa lo stesso, l’Isis, che, a quanto se ne sa, ha istruito, pagato e armato gli assassini. Questo limite è sacro, e va rispettato ovunque, in Oriente come in Occidente? Oppure il «papa progressista» non avrebbe dovuto dire, come, nel XXI secolo, direbbe ogni persona illuminata, che in Occidente per fortuna non c’è più il reato di vilipendio alla religione, e, nel caso di diffamazione, si ricorre alle leggi e ai tribunali? E augurarsi magari che la libertà di stampa, così intesa, un giorno possa estendersi al mondo intero?

Ma no, non l’ha detto. Ed è entrato, lasciando forse inavvertitamente riemergere una sorta di rimosso, in un’altra logica, la logica secolare della chiesa, soprattutto quella controriformistica, che affidava alla Santa Inquisizione la punizione dei colpevoli. Ma chi erano i colpevoli, quale limite superavano? Lo stabilivano ad libitum i tribunali religiosi. Si poteva essere processati per reato di eliocentrismo (Galilei, 1632), imprigionati per aver denunciato la corruzione del clero e della corte reale francese (il poeta Théophile de Viau, 1623), essere bruciati vivi sul rogo perché materialisti o panteisti (il filosofo italiano Giulio Cesare Vanini, a Tolosa, 1619), o per sodomia (per es., un giovane parigino, «l’infelice Chausson», che, mentre bruciava, come recitava una beffarda poesia d’epoca, si vendicava dei suoi aguzzini mostrando, «le vilain, le cul à tout le monde»), o perché accusati di eresia (tanti, troppi per farne i nomi) o infine perché «spiriti forti», «libertini», esponenti del «libero pensiero» (il giovane poeta Claude Le Petit, arrostito nella pubblica piazza, a Parigi, nel 1662).

Si dirà: cose passate, d’altri tempi! Vero, ma è un passato che non passa, almeno non del tutto, se ancora oggi il papa argentino rivendica «il pugno» contro i miscredenti «che insultano la religione». Ma, scena curiosa e divertente, appena apparso sulla scala dell’aereo, a Manila, al papa gli è volata via la papalina. Un soffio di vento, dicono le cronache. Non sarà stato mica lo spirito dispettoso, irriverente e provocatorio dei vignettisti satirici Charb, Cabu, Wolinski e Tignous di Charlie Hebdo?

(16 gennaio 2014)



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