Il Quirinale e il muro dell’omertà sulla trattativa Stato-mafia

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Il 19 luglio è il ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio, strage ancora ad opera di “Cosa Nostra” e a soli due mesi da quella di Capaci.

A vent’anni da questi fatti ancora non vi è verità come non vi è verità su tante altre stragi. O meglio, ci sono state propinate verità che col tempo si sono sciolte come neve al sole. Anche su via D’Amelio questo è accaduto, con una verità di comodo costruita in modo artificiale da fonti investigative, dicono “deviate”. Una verità che poi è evaporata ma che non ha ancora messo in luce un’altra verità.

Ormai sappiamo che prima e dopo le stragi di Capaci e D’Amelio un pezzo dello stato italiano ha trattato con la mafia, vi è addirittura il sospetto che apparati dello stato furono attori durante le stragi ma, mentre il muro dell’omertà mafiosa su queste vicende si è dileguato rimane il muro dell’omertà istituzionale che non permette ai cittadini italiani di conoscere.

E in questo quadro desolante arriva, come uno schiaffo dice Rita Borsellino (sorella di Paolo), la discutibile decisione di Napolitano: “Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affidato oggi all’avvocato generale dello Stato l’incarico di rappresentare la presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni che questa ha assunto su intercettazioni di conversazioni telefoniche del capo dello Stato”.

Come cittadino non posso accettare questa scelta caro Presidente, non posso stare in silenzio lasciando che per l’ennesima volta lo Stato tradisca gli uomini che lo difendevano. Come cittadino non posso accettare di rimanere senza verità pur sapendo di vivere un utopia.

Massimo Cortesi, Presidente Arci Bergamo

(17 luglio 2012)



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