Il “Riformista” reazionario

Carlo Troilo

, da lucacoscioni.it

“Il Riformista” ha pubblicato un articolo di Benedetto Ippolito sulla partecipazione di Beppino Englaro e Mina Welby al programma “Vieni via con me”. Con la violenza di un inquisitore, Ippolito si scaglia contro il suicidio, chi lo commette e chi aiuta a commetterlo, affermando che per il suicidio non ci sono attenuanti, “come ve ne sono per l’omicidio passionale” (se avesse avuto l’età, Ippolito avrebbe tentato di censurare “Divorzio all’italiana”).

Il nostro spietato filosofo (allievo di Buttiglione?) arriva addirittura a chiedersi: “Il fatto che io uccida me stesso, come Welby, e il fatto che io concorra a uccidere un malato, come Englaro, in che cosa si differenziano veramente dall’omicidio volontario?”. Ippolito dimentica (ma lo sa?) che esistono nel codice penale, che pure è entrato in vigore in pieno regime fascista, ben due reati “meno gravi” dell’omicio volontario: l’omicidio del consenziente e il suicidio assistito. Dunque, semmai, è quest’ultima la fattispecie di reato cui i giudici avrebbero potuto riportare i casi Welby ed Englaro: ma invece hanno assolto i medici di Pieriorgio e di Eluana.

Ippolito, che certamente lo conosce, preferisce ignorare l’articolo 2278 del Catechismo Cattolico che recita: "L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire". Manca solo che Ippolito invochi la reintroduzione, secoli dopo la sua abolizione in tutti i paesi europei, del reato di suicidio, magari con la dannatio memoriae e la confisca dei beni.

Ma soprattutto impressiona leggere sulle pagine di un quotidiano che si chiama “Il Riformista” un elogio alla Chiesa “perché giustamente ha vietato la sepoltura ecclesiastica a Welby, in nome di quell’amore assoluto per la vita da cui nasce e di cui si nutre costantemente il cristianesimo”. Di che si nutrivano i vescovi e i cardinali che nello stesso periodo hanno partecipato alle solenni esequie del generale Pinochet, uno dei più sanguinosi macellai della cruenta storia del Novecento?

(17 novembre 2010)

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