Il ritorno del “Lodo Schifani”
di Pancho Pardi
Quando Berlusconi dice "i cittadini hanno paura di essere intercettati" ricorre a uno schema retorico in base al quale il sentimento del popolo e il suo personale sono tutt’uno. Anche gran parte della stampa tende ad accettare senza riserve critiche questo mito della sintonia tra capo e popolo, incurante del fatto che il capo dispone di una pluralità di strumenti efficaci a plasmare e inquinare la mentalità pubblica.
Così viene concessa una giustificazione incondizionata al passaggio conseguente: quando il capo difende sé stesso dalle intercettazioni difende allo stesso tempo i cittadini dalla violazione della loro privacy. Chi vorrebbe essere ascoltato al telefono quando parla dei propri interessi o della propria intimità?
Il cittadino disattento può essere indotto a trascurare che i suoi interessi e la sua intimità sono ben diversi da quelli del capo. Anzi può perfino trovare motivo di soddisfazione in questa parità impossibile. Si potrebbe obbiettare che è curiosa la difesa dell’intimità da parte di chi è abituato a esibirla senza pudore proprio come strumento di dominio politico. Ma il cittadino ben disposto potrebbe trovare nelle esibizioni di volgarità familiari nei talk show un altro motivo di identificazione col capo.
Resta il fatto che le intercettazioni su cui Berlusconi vuole imporre un silenzio tombale sono strettamente attinenti al suo ruolo e all’interpretazione disinvolta di esso. Difficile che qualche altro cittadino abbia a proprio carico intercettazioni simili alle sue. Come al solito disposti a testuggine intorno al capo, governo e maggioranza sono pronti a far passare qualsiasi norma pur di bloccare ciò che non deve essere saputo. Fallito il tentativo di decreto legge per l’opposizione del Quirinale, ci riproveranno con un disegno di legge che, salvo riserve della Lega, vieterà le intercettazioni per i reati con pene al di sotto dei dieci anni. Una quantità di reati di grave allarme sociale, come corruzione, concussione e usura, e tutti i reati contro l’amministrazione pubblica resterebbero fuori dalla possibilità di essere indagati con metodi efficaci.
Qualche realista potrebbe immaginare che per evitare il dissesto del nostro assetto giuridico, già incrinato dalle precedenti leggi ad personam, sarebbe il caso di stabilire il divieto di intercettazione solo per le telefonate del presidente del consiglio, e che i reati esclusi dalle intercettazioni sono solo quelli che figurano solo nei processi in cui è coinvolto il presidente del consiglio.
Può sembrare una battuta, ma in realtà ci hanno già pensato e in una forma ancora più ampia. Il consiglio dei ministri ha nel proprio prossimo calendario la ripresentazione dell’indimenticato Lodo Schifani: l’immunità, ovvero l’impunità, per le cinque massime cariche dello stato. Perché cinque se solo una ne ha bisogno?
13 giugno 2008
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