Il Rubygate e il silenzio della Chiesa gerarchica
Michele Martelli
“Perché la Chiesa delle alte gerarchie non condanna per immoralità il premier del bunga bunga?”, si chiedono in molti in Italia. Sì, dovrebbe farlo, se fosse solo un’istituzione morale. La “scandalosa vita sessuale“ del premier confligge con la morale del Catechismo. Ma il Catechismo non vale per tanti membri della Chiesa (chi ha dimenticato lo “scandalo dei preti pedofili” lungamente protetti da vescovi e arcivescovi, papi e cardinali?). Figuriamoci se vale per i potenti, con cui i vertici cattolici stipulano vantaggiosi patti politici ed economici. Forse fu scomunicato il “puttanaio fascista” di Mussolini, che anzi, mentre fornicava con le amanti, veniva osannato da Pio XI come “l’uomo della Provvidenza”? O fu mai condannata la violenza sessista e razzista dei nazisti, con cui quello stesso papa aveva firmato un concordato nel 1933? E il generale Pinochet carnefice del Cile non ebbe la benedizione di Wojtyla e funerali religiosi in pompa magna? Per lui, come per Videla, autore della mattanza in Argentina, e altri dittatori sudamericani, il comandamento “Non uccidere” non valeva. Quando si dice “valori non negoziabili” e “morale assoluta” dettata da Dio …!
Lo stesso Berlusconi avrebbe beneficiato della Perdonanza all’Aquila da parte del compiacente compagnone di cene e pranzi cardinal Bertone, se non fosse stato per quel guastafeste di Feltri del “Giornale” di famiglia scatenato contro il Boffo episcopale. Il Rubygate è l’ultimo in ordine di tempo. Sulla catena di “sexigate” arcoriani i vertici della Chiesa hanno messo il silenziatore. Se qualcosa raramente hanno bisbigliato, lo hanno fatto per giustificare il satiro: “Chi è senza peccato …”. Il cardinal Fisichella ha “contestualizzato” anche le sue bestemmie. Gli han dato persino la “santa comunione”, anche se bidivorziato.
E poi, perché innalzare la Chiesa gerarchica a Tribunale della morale, come se, almeno in teoria, ci fosse una sola morale, quella religiosa cattolica? Dicono dal centro-destra (lo disse anche il figlio d’arte Piersilvio) che le scelte sessuali del premier riguardano la sua vita privata. Certo, solo il bacchettonismo sessuofobico, spesso falso e ipocrita, può condannare il corpo, il piacere, l’edonismo. Ma allora perché il governo si rifiuta di legiferare a favore delle coppie di fatto? Mister B. ha diritto alla sua sessualità e alla sua privacy e i gay no? Il fatto è un altro. Innanzitutto, il Drago arcoriano, a quanto sembra che emerga dagli atti giudiziari milanesi, organizzerebbe vere e proprie porno-serate e nottate a pagamento. Le orge con prostitute sono morali o immorali? Per chi crede nel rispetto della dignità umana (non trattare l’altro uomo o donna come mezzo, ma come fine), la risposta è ovvia. Comunque, purché non si violi la legge, ognuno faccia quel che vuole.
Ma qui stiamo parlando non di un semplice cittadino privato, ma del premier. Che del potere politico si serve per ragioni private. Contravvenendo alla sua carica istituzionale, ai codici di legge e alla stessa Costituzione. È legale o illegale promuovere la prostituzione sessuale (magari persino minorile)? È un “fatto privato” o “pubblico” organizzare con aerei di Stato (pagati da noi contribuenti) festini con escort e vallette nelle proprie ville? O telefonare al questore di Milano per dirgli di rilasciare la “nipote di Mubarak”? O spingere il proprio ministro degli Interni a sostenere in Parlamento la legittimità di tale operato? Attiene al “privato” o al “pubblico” sottoporsi al “ricatto” dei circoli della prostituzione? Dare al mondo una tale immagine dell’Italia? Eh sì, perché mister B. è il primo ministro di tutti gli italiani. Non solo di quelli che lo hanno votato. O della cricca che lo attornia. Ma di tutti, proprio di tutti, anche di me che scrivo. E di voi che leggete.
Chi si riconosce in un porno-premier, alzi la mano.
Lo farà la Chiesa dei vertici? Certo che no. Ma allora perché tace? Perché non rinuncia finalmente al baratto della “sua” morale col Potere? Non bastano dichiarazioni ipocrite come “sconcerto e imbarazzo” (si sapeva già tutto, o quasi, da gran tempo), o abilmente allusive e compromissorie. «Sia il vostro parlare: “Sì sì; no no”; il di più viene dal maligno», dice Gesù nei Vangeli (Mt 5,37).
Lo sapete bene. O no?
(19 gennaio 2011)
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