Il senso del ridicolo
di Vania Lucia Gaito, da Viaggio nel silenzio
Ritorno a parlare di un argomento a cui la Chiesa sembra essere sorda: la differenza tra reato e peccato.
Non sembrando sufficienti i dettami religiosi, il Vaticano ritiene opportuno interferire nei dettami giuridici. Nel caso particolare mi riferisco alla vergognosa e netta opposizione del Vaticano alla proposta, avanzata dalla Francia alle Nazioni Unite, per la depenalizzazione dell’omosessualità.
Cominciamo dal principio, e facciamo un po’ di chiarezza.
Il 9 giugno 2008, Benedetto XVI approva un documento, emanato dalla Congregazione per l’Educazione cattolica e reso pubblico il 30 ottobre 2008. Il documento, dal titolo Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio, sbarra la strada del sacerdozio agli omosessuali. Ma non si tratta di una novità. Affatto. Sempre Benedetto XVI, il 31 agosto 2005, firmava un altro documento, Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, che merita di essere esaminato.
"[…] questo Dicastero, d’intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.
Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l’espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un’adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale."
A me, da sfrontata, verrebbe da chiedere quale sarebbe, secondo questi illustri luminari, il "corretto relazionarsi con uomini e donne": quello di Macial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo e noto pedofilo? quello di don Cantini? quello dei cinquemila sacerdoti pedofili statunitensi? quello dei sacerdoti pedofili brasiliani, irlandesi, sudamericani, australiani, polacchi, austriaci, italiani? Oppure tentano ancora di darci a intendere che l’omosessualità sia l’anticamera della pedofilia? Qui non si tratta più di avere il senso del pudore, ma di avere almeno il senso del ridicolo!
In ogni caso, il documento reso pubblico il 30 ottobre prevede l’uso di psicologi (naturalmente cattolici) per valutare eventuali patologie e "ferite" psichiche dei candidati al sacerdozio. La tonaca deve essere negata anche a chi – spiega il testo – trova difficoltà "a vivere la castità del sacerdozio".
Se si va a guardare il servizio di Exit, la trasmissione di La7, su sacerdozio e omosessualità, oppure se si fa una visita al sito www.venerabilis.tk, si scopre che il fenomeno dell’omosessualità non è assolutamente lontano dal sacerdozio, soprattutto nelle "alte sfere". Il video di Exit mostrava addirittura un alto prelato che portava il suo occasionale compagno nei propri lussuosi appartamenti in Vaticano. Senza contare l’altro alto prelato che è conosciutissimo col nomignolo di Jessica. E quell’altro che mandò in ospedale i poliziotti che avevano tentato di fermarlo mentre rimorchiava un transessuale? E quegli altri ancora che si salutano l’un l’altra con l’elegante appellativo di "mia cara"? E il cardinale che, come si mormora nei salotti buoni romani, frequenta i marciapiedi in zona Piramide, e che nei momenti d’intimità ama dire "vorrei essere la tua puttana"? E l’elenco sarebbe ancora lungo! Il Vaticano, qualora volesse davvero mettere in atto certi principi, si spopolerebbe!
Ma alla Chiesa istituzionale non basta introdurre certi principi nei propri regolamenti "interni", pretende dettar legge non solo nello Stato italiano ma addirittura nel palazzo dell’Onu. In 89 paesi del mondo, l’omosessualità è considerata un reato, punibile in alcuni casi anche con la morte. La Francia propone all’Onu un documento, firmato da tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, in cui si chiede la depenalizzazione dell’omosessualità. Un documento che finalmente restituisce dignità a milioni di persone, uomini e donne, perseguitati, incarcerati, torturati e uccisi a causa di ciò che sono, non di ciò che fanno. Il Vaticano ha immediatamente bocciato la proposta avanzata, con una sequenza di dichiarazioni poco persuasive e decisamente di secondaria importanza rispetto alla salvaguardia della vita e della dignità umana. Monsignor Migliore, portavoce del Vaticano presso l’Onu, ha infatti giustificato il "no" della Santa Sede con un’argomentazione assolutamente improbabile: il rischio paventato è che gli Stati che non riconoscono le unioni gay vengano "messi alla gogna". Quindi meglio far rinchiudere in carcere, torturare e ammazzare persone inermi che nessun reato hanno commesso se non quello di essere come sono? Del resto, non c’è da dimenticare che il Catechismo della Chiesa Cattolica giustifica la pena di morte, in "casi di estrema gravità".
Ovviamente, i politici italiani, Frattini in testa, si sono subito premurati di sostenere le argomentazioni del Vaticano: tanto per non smentire la loro fama di baciapile che non intendono perdere il voto dei cattolici. I giornalisti sono seguiti a ruota, Giuliano Ferrara prima di tutti, su Panorama. E chi non appoggia il Vaticano si guarda bene dal parlare: l’Italia è un luogo dove la lunga ombra della tonaca si estende ovunque, e anche i giornalisti "tengono famiglia".
E’ emblematico il fatto che tra i tanti progetti presentati all’Onu, la Santa Sede abbia anche bocciato quello che proponeva di far inserire l’interruzione di gravidanza tra i diritti universali dell’uomo. Il diritto alla vita e alla dignità, per il Vaticano, evidentemente esiste fino al momento della nascita. Dopo, se si è gay, si può essere anche ammazzati senza che questi sepolcri imbiancati battano ciglio.
(9 dicembre 2008)
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