Il vento cambia, e la Chiesa che fa?
Francesco Saverio Trincia
Dopo le elezioni amministrative e i referendum, la situazione politica italiana è in grande movimento e sull’esito finale decisivo potrà essere anche il ruolo che la Chiesa deciderà di assumere. Se, infatti, Berlusconi ha cercato di offrire alla Chiesa il braccio secolare per una politica clericale e antilaica, è dallo stesso mondo cattolico di base – che la gerarchia non può più ignorare – che può venire una risposta laica e democratica.
La situzione politica italiana si è oggi, imprevedibilmente, messa in movimento. Molti aspetti di quello che sembrava il quadro di un dominio politico, mediatico, culturale e sociale del sistema berlusconiano tendono oggi a valere come realtà di un passato recente, sebbene ancora minaccisamente incombente se la sinistra non saprà svincolarsi rapidamente dalle sue inerzie e dalle sue dipendenze , oltre che dai pardossali vantaggi che anch’essa lucra dalla vecchia situazione.
Al predominio del populismo antipolitico si è quasi improvvisamente, e per molti aspetti imprevedibilmente, sostituito il ritorno della volontà popolare, espressa in elezioni e in referendum, che i diritti vengano rispettati, l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge ribadita, che la Costituzione e l’unità stessa del paese non siano stravolti.
Su tale situazione sospesa nell’incertezza vigila, con l’attenzione pragmaticamente prudente ai mutamenti possibili della situazione politica che le è connaturata, la Chiesa cattolica. Poiché, quando un sistema si incrina, diventa difficile prevedere come si distribuiranno, da quale parte proverranno i vantaggi mondani che la Chiesa spera di riccavare dal suo atteggiamento opportunistico, anche questo attore della scena politica italiana contribuisce a generare e a rinsaldare l’incertezza complessiva. Quel che resta fermo per la Chiesa è il desiderio di non veder messa in discussione la sua ostilità frontale nei confronti dello Stato laico e delle richieste di moltissimi cittadini di esercitare libertà di coscienza in ambito biotetico e di usufruire di diritti civili. Anche l’eventuale mutamento di quadro politico e l’altrettanto eventuale avvento del futuro governo di centro-sinistra vengono commisurati alle convenienze antilaiche della Chiesa stessa, che non professa preferenze per il centrodestra o per il centrosinistra, dato che è costitutivamente una forza di conservazione civile.
E’ difficile dire fino a che punto la questione italiana, ora divenuta più fluida di qualche tempo fa, possa trovare uno svolgimento verso un governo di centrosinistra o invece verso un qualche recupero di energia del centrodestra grazie all’intervento della Chiesa, al suo schierarsi per l’una o per l’altra delle due opzioni politiche. Per un verso, la Chiesa si è mostrata moderatamente severa nei confronti dell’indecenza privata della vita di Berlusconi e delle sua ricadute sulla crisi dell’etica pubblica, così come, con un uguale moderazione, viene giudicata la vasta corruzione presente nel paese, che investe la classe politica a tutti i livelli. Su questo atteggiamento prudente della Chiesa, ossia sulla sua rinuncia sostanziale a presentarsi come una istanza morale nei limiti del possibile pura, pesa la storia stessa di un’istituzione essnzialmente mondana tenuta a fare i conti con le convenienze politiche che possono rafforzare o indebolire la sua presenza politica.
A questo si deve aggiungere che il vasto e diffuso scandalo del coinvolgimento di non pochi preti nella pratica della pedofilia ha costretto la Chiesa di Roma negli ultimi tempi a tentare di fare pulizia al proprio interno, riconoscendo così implicitamente la difficoltà di agire come un modello morale di riferimento per il comportamento medio di tante persone, fedele o non fedeli. Né si può dire che sia del tutto arbitraria la tesi dei cosiddetti atei-devoti (inaccettabile da parte della coscienza morale laica) che, allo scopo di alleggerire il peso della condanna morale dell’opinione pubblica cattolica e non cattolica nei confronti della vita privata di Berlusconi, hanno ricordato la tendenza della cultura cattolica o dell’atteggiamento spirituale di una parte almeno di tale cultura, a rivolgersi con benevolenza lassista e con ampia diponibilità antirigorista al perdono facile concesso ai peccati degli esseri umani. La Chiesa di Roma, in sostanza, gioca le sue carte nei confronti di Berlusconi sul terreno politico, non su quello morale.
Per altro verso, tuttavia, la Chiesa non può non avvertire la crescente insofferenza della base dei cattolici, nelle parrocchie, nei movimenti, in alcune riviste, verso comportamenti che ripugnano ad ogni coscienza retta, ma colpiscono in primo luogo una coscienza retta educata nel senso del rispetto della morale cattolica, specie per quel che riguarda la morale sessuale. Il margine per un atteggiamento di accettazione di compromessi ipocriti che fingono di non vedere l’inaccettabilità della volgarità dello stile di vita berlusconiano (anche a voler prescindere dalla presenza di eventuali reati) e il danno antipolitico che possono produrre nel sentimento dei cittadini, si è fatto sempre più stretto. La Chiesa non può trascurare le reazioni antiberlusconiane della sua base, specie giovanile e femminile.
Nel risultato delle elezioni amministrative del maggio 2011 si è espressa anche la reazione della base cattolica. Sarebbe quindi sbagliato dire che tali elezioni abbiano registrato soltanto una vittoria della sinistra. Si è trattato di qualcosa di più, ossia di una reazione popolare in cui non è mancato il recupero della dignità di tanti cittadini cattolici istintivamente democratici, difensori dei valori costituzionali della libertà e dell’eguaglianza di fronte alla legge, oltre che del diritto ad un lavoro non precario. Non la gerarchia ecclesiastica, ma il popolo cattolico che agisce e reagisce in base alla difesa di valori troppo a lungo calpestati, cotituisce una forte minaccia per la prosecuzione del potere del sistema berlusconiano.
In questa prospettiva trova una possibile soluzione positiva l’annosa questione della laicità, uno dei temi più complessi della più generale “questione italiana”. Tale soluzione, se riuscirà ad affermarsi, può assestare un colpo ulteriore al potere berlusconiano, in particolare a quel segmento di potere che lega gli interessi di uno Stato che dimentica la propria laicità a quelli di una Chiesa che dimentica di dover far crescere ed affermare la libertà delle coscienze. Nella risposta a Berlusconi e al suo sistema di potere si incontrano a combattere a difesa degli stessi valori tanto i cattolici credenti quanto i laici non credenti. La coscienza morale di ogni cittadino diviene il polo unificante ed attivo di una rinscita della politica, che non intende più divenire lo strumento dell’affermazione delle presunte verità (soprattutto di quelle importanti in ambito bioetico) ufficiali di uno Stato confessionale.
Se Berlusconi ha cercato nel corso degli ultimi anni di offrire alla Chiesa il braccio secolare per una politica clericale e antilaica, ora può venire dallo stesso mondo cattolico una risposta che non accetta di regolare i comportamenti individuali sulla base di una legislazione statale di tipo clericale e antilaico. Se soffia il vento della sovranità popolare ed elementi di movimento e di trasformazione si innestano nella situazione politica italiana, questa è anche una vittoria della laicità democratica, della democrazia come laicità.
(1 luglio 2011)
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