Il vero estremista è papa Francesco
Raffaele Carcano
“Un modello di convivenza, di fratellanza umana e di incontro tra diverse civiltà e culture, dove molti trovano un posto sicuro per lavorare e vivere liberamente, nel rispetto delle diversità”.
No, non è la Svezia. È un giudizio riferito alla politica degli Emirati Arabi Uniti. L’autore dell’apologia si chiama Jorge Mario Bergoglio: da quasi sei anni, anche papa Francesco. Il cristiano più potente al mondo.
Che, tuttavia, non sembra essere al corrente che negli Emirati non si lavora “liberamente”. Come negli altri paesi arabi vige infatti il kafala: prevede che qualche residente si faccia garante del lavoratore straniero. Ma la garanzia può essere revocata in ogni momento e per qualunque motivo, con le conseguenze del caso. Lo sfruttamento dei migranti più poveri, che pure il pontefice denuncia in continuazione, laggiù è una venerata tradizione. Vivere “liberamente” è altrettanto difficile, almeno per i nostri standard. La lista di divieti è lunga: basta baciarsi in pubblico per finire in carcere (ma il papa l’ha fatta franca). E non finisce certo qui. Come ha puntualmente denunciato Amnesty International, negli Emirati la situazione dei diritti umani è, molto semplicemente, “drammatica”.
Proprio negli Emirati il papa si è incontrato con Ahmad Al-Tayyib, il grande imam dell’università Al-Azhar: colui che nei giorni scorsi ha magnanimamente fatto ridurre la sanzione a due studenti, “colpevoli” di essersi abbracciati davanti a tutti. D’amore e d’accordo, papa e imam hanno firmato insieme il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. In nome della “collaborazione comune”, hanno denunciato come “tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti”.
Dobbiamo prendere atto che i due riconoscono, quantomeno, “i passi positivi che la nostra civiltà moderna ha compiuto nei campi della scienza, della tecnologia, della medicina, dell’industria e del benessere”. Sono però tutti ambiti che, a ben vedere, hanno scarsi legami con i diritti umani. La Santa Sede evita ancora oggi di firmare la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, e l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, giusto qualche settimana fa, ha dichiarato che la Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo, nonostante il nome che porta, è incompatibile con i diritti umani.
Il documento congiunto lamenta inoltre “un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità”, che contribuirebbe “a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione”. Chi siano i “frustrati, soli e disperati” non ci è però dato a sapere: i non credenti? I credenti? I leader dei credenti, quando sono messi a confronto con la secolarizzazione di tanti paesi, e scoprono che va di pari passo con la crescita della sensazione di felicità?
Sta di fatto che tale situazione, secondo il papa e l’imam, “conduce molti a cadere” non soltanto “nell’integralismo religioso, nell’estremismo e nel fondamentalismo cieco”, ma anche “nel vortice dell’estremismo ateo e agnostico”. E meno male che la dichiarazione, emessa “al fine di raggiungere una pace universale”, vorrebbe rappresentare anche “un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti” – anche se questi ultimi non sono stati ovviamente coinvolti nella sua stesura. Ma chi saranno mai gli estremisti atei? E quelli agnostici? Provate a digitare su Google “estremismo agnostico”: vi restituirà soltanto il documento dei due religiosi. “Agnostico” è chi sospende il giudizio sull’esistenza di dio: può esistere una “vorticosa sospensione estrema”?
Forse siamo noi dell’Uaar, gli estremisti, visto che il direttore di Avvenire ci ritiene “sempre pronti a scagliare invettive e anatemi (laicissimi)”. L’Uaar come l’Isis? Del resto, papa e imam hanno anche evocato la “terza guerra mondiale a pezzi”. Purtroppo per il papa e per l’imam, atei e agnostici possono vantarsi del fatto che nessuna guerra è stata mai combattuta in nome dell’ateismo e dell’agnosticismo, a differenza del cristianesimo e dell’islam: anche perché è difficile mandare gli uomini a morire in battaglia senza prospettargli un paradiso.
Atei e agnostici possono inoltre ricordare loro che la Chiesa ha una lunga tradizione di vera e propria ateofobia (e anche l’islam non scherza affatto), e che ancora oggi i non credenti sono discriminati in quasi tutto il mondo. Anche negli Emirati Arabi, ovviamente, dove per l’apostasia è prevista la pena capitale. Che è soltanto la punta dell’iceberg, in un paese tra i più liberticidi del pianeta. I suoi petrodollari pompano ovunque il fondamentalismo musulmano: pensiamo, tanto per restare al caso più eclatante, al sostegno dato ai talebani.
E allora vien da pensare che la dichiarazione, definita “storica” da tanti organi d’informazione italiani, sia invece da considerare un patto, un’alleanza più o meno santa. È infatti molto simile a quella che il papa sottoscrisse tre anni fa con il patriarca di Mosca Kirill, in cui si denunciava “che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminaz
ione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica”. Per il papa e il patriarca, chiedere di trattare i cristiani come qualunque altro cittadino, senza privilegi o discriminazioni, rappresenterebbe dunque “una discriminazione”.
Ma la laicità non interessa proprio, a papa Francesco. Non per niente, ha paragonato il ricorso all’aborto all’affitto di un sicario, al nazismo in guanti bianchi. Ha accostato la fantomatica “teoria gender” alla bomba atomica per impedire il riconoscimento di diritti ai gay, che “non riconoscono l’ordine del creato”. È in totale continuità con il suo predecessore: più passa il tempo, e più dovrebbe essere evidente a chiunque che le differenze sono prevalentemente d’immagine – anche se in tanti, specialmente a sinistra, ci sono cascati in pieno.
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