In Belgio gli ospedali cattolici rivedono i loro punti di vista sull’eutanasia
da BioEdge, traduzione di Carlo Troilo
Una delle principali barriere per l’aumento dei casi di eutanasia per malati psichiatrici non terminali sembra essere stata sbriciolata in Belgio.
Un ordine religioso della Chiesa Cattolica, i Fratelli della Carità, è responsabile per una larga parte dei letti per malati psichiatrici, circa 5.000. Il capo internazionale dell’ordine, Padre René Stockmann è un belga che è stato fra i principali oppositori della eutanasia.
Tuttavia, con una mossa a sorpresa, l’Ordine ha annunciato che “d’ora in poi” sarà permessa l’eutanasia negli ospedali psichiatrici del gruppo.
Sul loro sito i Padri spiegano le ragioni della svolta. “Noi prendiamo seriamente le sofferenze insopportabili e senza speranza e la richiesta di eutanasia da parte dei malati. D’altro lato, vogliamo proteggere le vite ed assicurare che l’eutanasia sia posta in essere solo se non ci sono più possibilità ragionevoli di guarire il malato”.
L’eutanasia per pazienti psichiatrici è stata praticata dozzine di volte in Belgio. Ma d’ora in poi sarà probabilmente più facile ottenerla per la schizofrenia, la depressione, l’autismo e la solitudine. Sarà difficile trovare un istituto in cui l’eutanasia non sia offerta come una opzione.
Padre Stockmann è sbalordito: “Noi deploriamo questa nuova visione”, ha detto ai media.
Le case di cura e gli ospedali che si oppongono alla eutanasia sono sempre più sotto pressione dopo che un tribunale ha condannato una clinica cattolica ad una multa di 6.000 euro per aver impedito ad un paziente di ottenere l’eutanasia.
Tuttavia, padre Stockman ritiene che questo non è un caso “aperto e chiuso”: “Confido che potremo ancora avere il diritto di rifiutare l’eutanasia”, ha dichiarato al quotidiano “De Morgen”: “Noi vogliamo prendere sul serio i desideri dei malati, ma l’inviolabilità della vita è per noi valore assoluto. Non possiamo accettare che l’eutanasia sia praticata fra le mura delle nostre istituzioni”.
Il leader dei movimenti per l’eutanasia, il dottor Wim Distelmans, è felice: “Quindici anni dopo la legge sulla eutanasia, finalmente i Fratelli della Carità ammettono di avere escluso dalle loro istituzioni una legge sulla eutanasia democraticamente approvata e di aver proibito ai medici di seguire la loro coscienza e il loro giudizio professionale”.
Un membro del Parlamento belga, Jean Jacques De Gucht, riassume la situazione: “Gli ultimi residui di paternalismo fra i preti sono stati rimpiazzati dalla autodeterminazione individuale”.
Raf De Rycke, un economista che ha lavorato per anni con i Fratelli della carità, nega che la morale dei loro ospedali sia cambiata: “Non è che prima eravamo contro l’eutanasia, ed ora siamo a favore, ha detto al “De Morgen”. Non abbiamo fatto una svolta a 180 gradi. Questa scelta è coerente con i nostri criteri. Noi offriamo entrambe le strade ai nostri pazienti: sia una prospettiva pro-life sia l’eutanasia”.
Benché ciò sembri strano per un gruppo cattolico – specie dopo che il Papa è stato esplicito nel denunciare l’eutanasia – De Rycke pensa che l’ispirazione dei Fratelli della Carità rimane più o meno la stessa: “Noi partiamo dagli stessi valori basici: l’inviolabilità della vita è per noi un valore basilare, ma non assoluto. Questa è la differente lunghezza d’onda rispetto a Roma”.
(30 aprile 2017)
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