Ingres minimalista, Kelly classico
Mariasole Garacci
A Villa Medici una mostra sul rapporto tra l’educazione giovanile dell’artista americano contemporaneo e il grande maestro che fu direttore dell’Académie de France dal 1835 al 1841.
Sempre nel segno della trasversalità e della contaminazione tra diversi linguaggi figurativi, l’Accademia di Francia a Villa Medici propone un confronto-incontro tra l’opera grafica di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867) e Ellsworth Kelly (nato nel 1923), scultore e pittore americano influenzato negli anni della sua educazione parigina dalle avanguardie europee, in particolare Surrealismo e De Stijl, dall’arte di Mondrian e Van Doesburg, ma anche da Matisse e Picasso. In mostra una selezione, ad opera dello stesso Kelly, di 32 disegni e 4 oli dell’artista francese già direttore dell’Académie provenienti dal Musée Ingres di Montauban, dal Louvre, dal Museée des Beaux-Arts et d’Archéologie di Besançon e dal Musée des Beaux-Arts di Lione, affiancati ad opere recenti e talvolta inedite di Kelly in un percorso curato dal direttore Eric de Chassey.
Come si è visto in occasione della mostra su Caravaggio e Bacon lo scorso autunno alla Galleria Borghese, il pubblico gradisce le relazioni pericolose e gli accostamenti acrobatici, ma considerando i modelli di Kelly e, viceversa, la sottile e profonda influenza esercitata da Ingres sull’arte contemporanea, il connubio non sembra illegittimo. Se a livello iconografico le invenzioni, l’innovazione formale e la temperatura algida e sensuale del maestro alimentano una corrente sotterranea che passando per Degas, Picasso e Matisse emerge a sorpresa in forme diverse e inaspettate (penso ai nudi femminili di gruppo di Vanessa Beecroft), è difficile sfuggire alla suggestione di un parallelo tra la purezza lineare del suo linguaggio e i disegni floreali di Kelly -nere linee continue che incidono il foglio bianco involontariamente richiamando alla memoria (colpa di Ingres!) gli schematici rilievi attici di Flaxman- e, ancora, tra le piatte campiture di colore prive di profondità e rilievo rimproverate a suo tempo al francese e le curves dell’artista americano.
Nel 1855 Théophile Silvestre scriveva: “Ingres disegna gli esseri viventi come un geometra descriverebbe i corpi solidi. E che cosa non fa per definire il modellato nei suoi prestabiliti disegni lineari! Una volta ne allenta, un’altra ne stringe le parti, come il torturatore stirerebbe o accorcerebbe le membra della vittima sul letto di Procuste; qualche volta, per stanchezza, abbandona il maledetto modellato e perfeziona il contorno. Questo si chiama gettare la spada per combattere con il fodero”. Un giudizio severo e “accademico” che però suggerisce la concezione ingresiana del disegno come elemento fondamentale, esclusivo anzi, della pratica artistica: vera espressione, forma interiore, generatore di piano e modellato. I ritratti a matita di Ingres sono dei piccoli, vertiginosi miracoli di fermezza e precisione -penetranti, esatti, assoluti- in cui la sorprendente e maliziosa analisi psicologica da romanziere francese, degna della tradizione ritrattistica di Van Eyck, Dürer e Holbein, è sapientemente sospesa tra l’esecuzione minuta -micrografica eppure morbidissima- dei dettagli fisiognomici e il non finito tagliente e allusivo.
Proprio questo aspetto, l’abile economia dell’equilibrio tra frammentazione analitica e sintesi compendiaria, si presta ad un’audace associazione con l’opera astratta e minimalista di un contemporaneo come Ellsworth Kelly. Più che un confronto, un gioco di assonanze il cui tono ironico e suggestivo viene enunciato immediatamente nella prima sala, nel dialogo tra il ritratto ad olio di Jean-Baptiste Desdéban (1810 ca.) e Blue Curves (2009); negli occhi i piani moltiplicati degli studi di Ingres per composizioni maggiori – in cui emerge la pratica del disegno come ricerca della “giusta forma” – il tratto incisivo e brutale dei ritratti privati realizzati da Kelly tra gli anni ‘40 e ‘80 rivela una capacità di costruzione spaziale altrimenti impercettibile, che acquista un’evidenza commovente nei chiari dischi obliqui degli sguardi fissi e lontani e nel vuoto guscio di noce del ritratto del padre sul letto di morte.
Jean-Auguste-Dominque Ingres / Ellsworth Kelly
Roma, Accademia di Francia a Villa Medici – Viale Trinità dei Monti, 1
20 giugno – 26 settembre 2010
Orario: tutti i giorni, 11.00 – 19.00; chiuso il lunedì.
www.villamedici.it
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