Intervista a Pietro Terracina, deportato a Auschwitz: “Cancellare la libertà, questa la colpa assoluta del fascismo”

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di Bruna Iacopino, da www.articolo21.info

Pietro Terracina, 80 anni, deportato nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau, all’età di 15 anni insieme alla famiglia, non lascia troppo spazio alle polemiche che, anche oggi, hanno infiammato il dibattito politico grazie ale nuove esternazioni del Ministro La Russa, si limita a valutare lucidamente i fatti “ Questi politici di nuova generazione non hanno vissuto l’epoca fascista, quello che sanno lo sanno per sentito dire… chi è cresciuto in un ambiente fascista, per quanto cerchi di mascherare, a un certo punto si lascia sfuggire esternazioni come quelle del sindaco Alemanno. Il punto è che non sono stati educati!”.
Non ha dubbi Terracina nel dire che il fascismo è stato un male, preso nel suo complesso. “Le colpe del fascismo non si possono limitare all’emanazione delle leggi razziali. La responsabilità principale sta nella privazione di libertà: da quello scaturisce tutto il resto. La violenza, le deportazioni, le torture, le leggi razziali stesse, le guerre sono state una conseguenza di quella mancanza di libertà.”
Lo ripete diverse volte, come a ribadire un concetto che da molti sembra essere stato rimosso: libertà, libertà, libertà… “Se ci fosse stata la libertà, le leggi razziali non sarebbero mai passate e io non sarei stato deportato insieme alla mia famiglia”.
Una nota di dolore profondo e mai sopito si coglie in queste brevi affermazioni e lascia spazio alla riflessione, alle responsabilità.
“La scuola si deve mobilitare, deve spiegare ai giovani cosa sono state le dittature, tutte le dittature.” “Io frequento molto le scuole” racconta “ e per fortuna, finora, ho trovato insegnanti molto motivati; la motivazione però non è sufficiente se non è corroborata dall’applicazione di programmi di studio rigorosi, supportati da studi storici circostanziati…”
E una buona parola la riserva anche ai giovani, quei ragazzi tanto bistrattati ed etichettati di “superficialità”: “Io ricevo tante lettere da parte dei ragazzi che rimangono colpiti dal mio racconto e mi scrivono che loro, tante cose, non le sapevano affatto.”
La mancanza di conoscenza, la cancellazione o la rimozione della memoria: è questo il panorama in cui un saluto romano passa come innocuo folclore e un busto del Duce, esposto su una bancarella, non desta ormai stupore alcuno.
“Di fronte a episodi recenti, come l’apertura del circolo Cuore nero a Milano, io sto male. Quello che ho vissuto non potrà mai essere cancellato, è un peso che continuerò a portarmi dentro fino alla fine. Per questo di fronte al riemergere di movimenti neofascisti, per me, si riapre una ferita.”
Anche questo, però, è possibile dare un nome, trovare una spiegazione.
Anche in questo esistono delle responsabilità mai ammesse.
“Il fascismo è stato un morbo vero e proprio e non è mai stato debellato. E…come tutti i mali, ogni tanto riappare, come accade adesso. L’Italia, contrariamente alla Germania, non ha mai fatto i conti col passato, a partire dall’amnistia del ’47 che stabilì la non colpevolezza generale… Sono stati fatti degli errori, tanti.”
Errori del passato ma che, evidentemente, continuano a pesare anche oggi se un Ministro della Repubblica si sente in dovere di spendere alcune parole di elogio nei confronti dei ragazzi di Salò, esattamente nel giorno in cui, l’8 settembre di 65 anni fa, veniva firmato l’armistizio e formalmente l’Italia rinnegava il fascismo.
Crimini impuniti, e criminali liberi di tornare a fare la propria vita da normale cittadino dopo la fine della dittatura.
E allora sorge spontaneo un interrogativo: che fine avranno fatto quegli italiani che accompagnarono le SS a casa Terracina? Anche loro, “in buona fede” come i ragazzi di Salò, furono colpevoli di un errore di “valutazione”?

(11 settembre 2008)



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