Io, diciottenne indignato, sogno un’altra Italia

MicroMega

Cara Micromega,
ho 18 anni e sono furiosamente incazzato. La nausea mi strizza le viscere, mi rende cieco, logora le mie speranze e maciulla il cuore.
Avverto la viscida e inquietante sensazione che ci stiano depredando, assoggettando, ripulendo e ricostruendo. Un esercito decapitato di personcine bianche, sorridenti e profumate al limone. Ogni giorno ci mozzano la testa. Ci raccontano frottole fantascientifiche, sfoggiano slogan ridicoli, ci prendono per il culo. E noi godiamo. Viviamo in una sorta di Matrix. Ma io sono stanco. Stanco dei politicanti mestieranti, dei tronisti e delle veline, del calcio, di Studio Aperto. È tutto finto come al Truman Show. Per un attimo volgo lo sguardo oltre l’Oceano: vedo Obama parlare di energie rinnovabili e della Rete come il futuro. Poi torno al nostro paese sventrato: vedo gli stabilimenti nucleari e Luca Barbareschi che vorrebbe chiudere YouTube.

Io godo nel leggere e visionare i lavori di Pier Paolo Pasolini, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Gaber e tanti altri. Avrei voluto vivere nei loro anni, e magari conoscerli. Ora seguo Marco Travaglio, Pino Corrias, Peter Gomez, ammiro Michele Santoro e Milena Gabanelli, solo per citarne alcuni. Ma mi sento solo, perché la mia generazione ha in serbo altri progetti. Lei ha scelto il Grande Fratello, La Fattoria, L’Isola dei Famosi, Uomini e Donne. Ha scelto la cocaina e lo sballo facile, nasi bianchi a 15 anni. Ha scelto l’apparenza, il gregge, il conformismo, il nichilismo totale. Ha scelto i centri commerciali e il denaro come unico creatore di valori, lasciandosi mutilare ogni giorno di più. Prego costantemente che in Italia ci siano giovani pronti a combattere, come me. Cazzo, ci siete o no?

Io ho una passione che sarei disposto a tutto per trasformare in lavoro: il giornalismo. Lavoro da circa tre anni con qualche giornale locale, e in estate riceverò anche il tesserino di pubblicista. Nel frattempo ho portato avanti i miei studi privatamente, e in estate mi diplomerò. Poi, come tutti, mi lancerò nel buco nero dell’Università.
Sento di possedere la capacità e la voglia per riuscire. Sento di essere uno dei giovani di cui l’Italia avrà bisogno. Ho idee nuove, talento per scrivere, ma soprattutto qualcosa da dire. E, come dice Roberto Saviano, mi piace godere dell’illusione che le mie parole possano mai cambiare qualcosa.
Terrò duro, non mollerò mai.
Grazie,

Andrea Poggi

(15 aprile 2009)



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