Ivano Marescotti: “Gli elettori di sinistra hanno votato M5S”
Pier Giorgio Carloni
intervista a Ivano Marescotti , da Ravenna Notizie
Raggiungo Ivano Marescotti nel tardo pomeriggio di sabato a Fusignano. Sta provando al Teatro Moderno lo spettacolo di debutto della sua scuola di teatro, la TAM. Le prove sono agli sgoccioli. Lui, paziente, bonario e sarcastico segue i suoi allievi, dispensa suggerimenti e consigli, ricorda le battute, e poi chiude con un arrivederci a domani. Difficile pensare che da quel caos possa saltare fuori uno spettacolo compiuto, eppure è così. A teatro è sempre così. E nella vita vera?
Che cosa salterà fuori dal caos politico in cui è finita l’Italia? E dalla crisi profonda in cui è precipitata la sinistra? Cominciamo un viaggio fra alcune voci dell’intellettualità ravennate per capire proprio questo: che è successo alla sinistra? Perché s’è rotta?
E cominciamo da lui, Marescotti, perché comunista dichiarato e non pentito, feroce nei suoi giudizi sul PD e sulle altre formazioni di sinistra, ha annunciato prima di tanti altri che avrebbe votato Cinque Stelle per “fare saltare il tavolo”. E il 4 marzo Ivano Marescotti si è trovato in buona compagnia. Il tavolo è stato fatto saltare. Per davvero.
Ivano Marescotti, l’avevi detto. Hai indovinato…
“Cosa avevo detto? (ride)”
Avevi detto che avresti votato M5S per rovesciare il tavolo: è successo.
“Sì. Volevo che si producesse una novità nella politica italiana. E non solo rispetto agli ultimi 5 anni, ma rispetto a un periodo lungo di tempo in cui hanno dominato la scena due formazioni: da una parte la destra becera e delinquenziale di Berlusconi, che ricordo è stato condannato in via definitiva in tribunale (per frode fiscale, ndr), dall’altra parte il Partito Democratico che è arrivato a livelli impensabili nella sua deriva di destra. Livelli infimi anche sul piano elettorale, dal 40 per cento di 4 anni fa al 18 per cento il 4 marzo scorso. La maggior parte di questi voti perduti dal PD sono andati ai Cinque Stelle. Non si può far finta di niente. Quei voti erano di sinistra e il 4 marzo hanno riempito le urne del M5S. Tacciare i Cinque Stelle di essere di destra, come dicono spesso i dirigenti del PD, quindi è un errore fatale, non solo per il PD stesso ma anche per l’Italia.”
Loro si definiscono né di destra né di sinistra, cioè post-ideologici.
“Sì. Loro si definiscono così, né di qua né di là. Ma invece sono un po’ di qua e un po’ di là, perché di fatto raccolgono voti di sinistra, voti di destra e voti di centro. E secondo me la maggior parte dei voti arrivano proprio da sinistra.”
Perché gli elettori della sinistra hanno votato M5S secondo te?
“Perché non hanno trovato più risposte nei partiti tradizionali della sinistra. Partiti che come il PD hanno abbondonato i valori, le battaglie, le parole d’ordine della sinistra, hanno abbandonato in poche parole la sinistra, facendo politiche esclusivamente di destra: dalla manipolazione della Costituzione al Jobs Act all’Articolo 18. Quindi gli elettori, non volendo votare un partitino che non contava nulla, hanno votato Cinque Stelle.”
E perché i delusi del PD non hanno votato Liberi e Uguali, piuttosto?
“Perché Liberi e Uguali era la proposta di un PD senza Renzi. Ma il problema non è solo Renzi. Io ho lasciato il PD nel 2008 o nel 2009, quando non c’era ancora Renzi e il PD faceva già politiche tendenzialmente di destra. Ma se tu voti tutto quello che propone Renzi, come hanno fatto i vari Bersani e D’Alema, e poi te ne vai solo per far cadere Renzi e hai come unica strategia quella di allearti di nuovo con il PD senza Renzi, tutto questo non sta in piedi, a me non interessa. Se poi metti insieme una serie di partitini e prendi uno come Grasso e decidi che lui deve essere il capo di questa cosa, allora è una comica. Si capisce che è solo un’operazione di potere. Per questo gli elettori di sinistra non hanno votato Liberi e Uguali. Pensa che nel 2014 noi della Lista Tsipras prendemmo il 4,1 per cento con il PD al 40-41 per cento. Questi hanno preso il 3,3 con il PD al 18!”
Tu dici, il PD è diventato un partito di destra. Liberi e Uguali e gli altri partitini di sinistra non hanno alcuna credibilità. Allora il popolo di sinistra – chiamiamolo così per comodità – è orfano di rappresentanza politica?
“Sì, il popolo che era di sinistra ora è totalmente sbandato. I partiti che si dicevano di sinistra hanno distrutto la sinistra. E il PD di Renzi ha rottamato quel che restava della sinistra e ora anche il PD stesso. Un fallimento totale.”
Cosa pensi del ruolo e delle responsabilità di Matteo Renzi in tutto questo? Hai detto prima che la crisi è cominciata prima di Renzi…
“Sì, certo. Ma lui è una figura incredibile. Ha perso totalmente qualsiasi dignità. Ha cercato di manipolare la Costituzione, ha indetto un referendum-plebiscito sulla sua persona dicendo che lui non era come gli altri, che lui aveva una dignità, e che se avesse perso il referendum avrebbe lasciato la politica, e così via. Invece no, non l’ha fatto. È ancora lì. Ha perso di nuovo il 4 marzo e si capisce che non vuole mollare. È una cosa incredibile.”
In questo panorama di macerie da dove si ricomincia, a sinistra?
“La storia non è lineare e certo non finisce qui. La storia va avanti per i cavoli suoi, dopotutto. Le condizioni per una sinistra ci sono sempre, perché c’è sempre chi è sfruttato e chi sta in basso, ci sono sempre le situazioni che richiedono risposte e politiche di sinistra. Quindi si può ricostruire, certo.”
Quali sono le parole. Sempre quelle? Uguaglianza, libertà, solidarietà, giustizia sociale, democrazia, diritti… o ce ne sono anche di nuove?
“Per me sono queste. Sono ancora validi questi valori e buone queste categorie ideologiche. Rimango a queste parole che distinguono sempre la sinistra dalla destra. Se no hanno ragione i Cinque Stelle nel dire che non c’è più destra né sinistra.”
Quindi aveva ragione Bobbio, resta sempre un discrimine fra destra e sinistra?
“Non verrà mai meno. La sinistra sta dove sono gli ultimi, quelli che stanno in basso nella società, quelli che chiedono lavoro, diritti, giustizia. In fondo è semplice. La sinistra è sempre stata questo. La destra ha sempre rappresentato gli altri. Naturalmente nel corso del tempo le situazioni cambiano, cambiano l’economia e la società, e quindi vanno aggiornati i contenuti. E questo fa sì che destra e sinistra però non coincidano per forza con certe organizzazioni politiche e statuali. Per esempio, l’URSS negli anni dello stalinismo era tutt’altro che di sinistra, era peggio del fascismo.”
Rifare la storia del cosiddetto socialismo reale e del comunismo ci porterebbe troppo lontano. Tu in ogni caso ti dichiari ancora comunista…
“Sì. E per me comunismo significa libertà. Quindi dove non c’era la libertà non c’era nemmeno il comunismo. Il totalitarismo non pu&ogra
ve; essere comunismo.”
E credi ancora che la società sia divisa in classi e che serva la lotta di classe?
“Sì. I ricchi ci sono ancora e sono sempre più ricchi. Le ingiustizie sono sempre più grandi. Una piccola percentuale della popolazione mondiale controlla il novanta per cento delle ricchezze globali. Mentre c’è un sacco di gente povera. Anche in Italia. Dicono che sono aumentati i posti di lavoro da noi con il Jobs Act, invece è aumentata solo la precarietà. Non è un posto di lavoro un lavoro a chiamata per un giorno o un lavoro di tre mesi. La nostra Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Quale lavoro? Devono garantire un lavoro, un lavoro serio. Questo è il diritto per cui lottare. Lì deve stare la sinistra.”
Nel mondo globalizzato che posto abbiamo noi e l’Europa?
“Questa Europa fa schifo. È l’Europa della finanza e del capitalismo neoliberista. Tutto viene sacrificato a quello, anche gli interessi dei popoli e dei vari paesi. E ora il rischio è quello che per reazione prevalgano il sovranismo e il nazionalismo. Questa Europa non è quella di Altiero Spinelli. Così non va.”
Come vedi l’Italia nell’immediato futuro? Vedi un governo M5S – Lega o un’altra cosa?
“Non lo vedo. Perché se lo fanno i Cinque Stelle perdono gran parte dei loro voti di sinistra.”
Quindi si potrebbe rivotare?
“Se si rivota con questa legge finirà che si rafforzano le tendenze già uscite nelle urne il 4 marzo: Cinque Stelle e Lega prenderanno ancora più voti e il PD di meno.”
Tu pensi che il PD sia irriformabile?
“Sì. Deve chiudere i battenti.”
Pensi che il M5S possa ereditare almeno in parte quella funzione di sinistra a lungo incarnata dal PCI-PDS-DS-PD?
“Non lo so. Certo il M5S si è evoluto e ci sono sviluppi interessanti ma non tutti positivi. Positivo è il fatto che ora dicono di voler parlare con tutti e aprire una trattativa con gli altri per formare un governo. Prima c’era una totale chiusura su questo punto. Negativo è il fatto che potrebbero allearsi con la destra. Ma se lo fanno, come dicevo, perderanno gran parte dei consensi ricevuti da sinistra.”
Parliamo della situazione locale. Per anni abbiamo immaginato un’Emilia-Romagna rossa che restava rossa malgrado tutto quello che succedeva in Italia e nel resto del mondo. Ora non è più così. Il 4 marzo ha detto che il centrosinistra non è più maggioranza in molti comuni e che il M5S è primo partito in regione e anche a Ravenna.
“Per forza, se tu fai una politica di destra, alla fine gli elettori scelgono l’originale non la copia. È una battuta, ma alla fine se ci pensi è così.”
Ma se la sinistra perde, cosa potrà accadere nel tessuto sociale, economico, culturale, nel tessuto democratico, civile e di relazioni che per decenni qui è sempre stato in qualche modo egemonizzato dalla sinistra?
“Non lo so. Però, una volta questo sistema che faceva capo al Partito Comunista era un fatto positivo: produceva lavoro, cultura, diritti, ricchezza. Col tempo è diventato solo un sistema di potere fine a se stesso, cioè uno strumento di potere per conservare e riprodurre il potere stesso. Io lo vedo con il mio lavoro. Da quando sono uscito dal PD e sono diventato critico verso il PD non vengo quasi più chiamato alle Feste dell’Unità e mi sono state tagliate certe opportunità e perfino certi sostegni anche economici al mio lavoro artistico, che prima avevo, e mi è stato detto esplicitamente il perchè. Funziona così. Quindi quel sistema è diventato solo uno strumento di autoconservazione del potere ed è destinato a sfaldarsi. In Emilia-Romagna chi si aspettava che la Lega arrivasse al 18 per cento? Prima era al 2, al 3 per cento. E questi voti da dove vengono? Certo anche dalla sinistra. Perché il PD non fa più una politica popolare, per i ceti popolari.”
Una volta si sarebbe detto “il partito si è imborghesito”, non sta più fra le masse, ora che cosa si può dire?
“Si può dire che la storia del PCI è finita e quell’eredità è andata completamente perduta. Scomparsa già nel secolo scorso.”
La tua visione è cupa. Non salvi quasi nulla…
"Non è cupa. È che sono molto pessimista."
Il ruolo degli intellettuali, in tutto questo, qual è? Se c’è ancora un ruolo… da giocare.
“Manipolo simboli. Lavoro con le parole e le immagini. Quindi potrei considerarmi un intellettuale. E allora osservo che ci sono persone che mi guardano come se fossi matto, perché parlo, perché ci metto la faccia, perché mi espongo. Ma primo di tutto sono un cittadino e poi sono cresciuto facendo politica, dicendo ciò che pensavo… e adesso che faccio l’attore non dovrei parlare?! Dovrei cucirmi la bocca!? Perché? Perché non devo parlare quando vedo la vergogna di un PD che si allea con un pregiudicato come Berlusconi? Ero uscito dal PD prima di queste cose e non pensavo che sarebbe mai potuto succedere: invece è accaduto anche questo. Una cosa enorme.”
Quindi agli intellettuali spetta il dovere della parola?
“Devono parlare, provocare, proporre, organizzare… ma prima di tutto provocare, se uno non provoca non è un intellettuale.”
Provocare nel senso di vedere cose che nessuno vuole vedere, dire cose che fanno scandalo… alla Pasolini?
“Sì, è così. L’intellettuale deve provocare, andare oltre le possibilità, guardare più avanti. E dire ciò che vede e che pensa. Se no è solo un pompiere o un leccaculo.”
(21 marzo 2018)
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