Docenti di religione agli esami di terza media: l’Italia è ancora uno Stato laico?

Anna Angelucci *

Scelti dal Vicariato ma assunti e stipendiati dallo Stato. E sempre più frequentemente vicepresidi nelle scuole statali. Gli insegnanti di religione cattolica saranno presenti anche nelle Commissioni d’esame per la terza media. Un attacco inaccettabile alla laicità dello Stato e della scuola pubblica, che dovrebbe invece garantire pari opportunità e perseguire il superamento delle differenze, anche religiose, che impediscono l’esercizio di una cittadinanza libera e consapevole.

Partiamo da alcuni semplici dati: nelle scuole statali italiane si impartisce l’insegnamento della religione cattolica (IRC) che, pur essendo facoltativo, fa parte del monte ore curricolare nelle scuole di ogni ordine e grado. Addirittura, e non è un caso, vista la ricettività delle giovani menti dei bambini, alle materne e alle elementari corrisponde a ben due ore settimanali. E non è ‘Storia delle religioni’ come molti erroneamente credono; è proprio ‘Religione cattolica’ così come declinata dai dettami della Chiesa Cattolica romana, con buona pace delle altre confessioni religiose, e con buona pace della laicità della scuola pubblica statale, che, accanto alla matematica, all’italiano, alle scienze e alle lingue straniere, garantisce ai suoi studenti una materia confessionale.
Moltissimi insegnanti di religione, i più, sono certo laici e non chierici; molti di loro hanno uno sguardo di ampio respiro sulla disciplina e la inseriscono in un discorso interreligioso e interculturale. Fanno vedere film, animano dibattiti, stimolano riflessioni sui grandi temi e inducono ragionamenti sull’attualità.
Ma quando, qualche anno fa, nella mia scuola si è presentato un baldo giovanotto interessato esclusivamente a Bibbia, Vangeli autorizzati e vita vera di Cristo e degli apostoli, i miei studenti non si sono certo potuti esimere da verifiche e test a risposta chiusa in materia di religione cattolica, con relativo giudizio nel merito delle nozioni della disciplina. Pienamente legittimo, stante i patti scellerati e reiterati tra Stato italiano, fascista e non, e Stato Vaticano, che sceglie i suoi docenti e li fa assumere e pagare dal MIUR, in virtù dell’infinita bontà della signora Moratti, che certamente ha già un posticino riservato in Paradiso: nel 2003 l’allora Ministra dell’Istruzione, già non più ‘pubblica’, immise generosamente in ruolo circa 20.000 docenti di religione, garantendo una posizione contrattuale stabile a circa il 70% degli insegnanti, che poterono accedere al concorso solo previo nulla osta da parte della diocesi di appartenenza.
Rimane, infatti, ancora oggi, prerogativa del vescovo – come stabilito dal Concordato del 1984, siglato fra lo Stato italiano e il Vaticano, e dall’intesa tra il ministero dell’istruzione e la conferenza episcopale del 1985 – la scelta delle ‘persone idonee’ a insegnare la religione cattolica.

Gli insegnanti di religione cattolica godono di innumerevoli benefici e, direi, privilegi, non solo di ordine giuridico e amministrativo: hanno classi meno numerose dei loro colleghi e addirittura la classe è loro garantita anche se c’è un solo studente a seguirne l’insegnamento; hanno riconosciuto l’onore della didattica della loro disciplina (mentre i loro colleghi di materia alternativa, se e quando assunti dai dirigenti, svolgono semplicemente una ‘attività’) ma non le fatiche degli oneri: infatti non devono mettere i voti ma solo esprimere un giudizio, che non è dirimente ai fini della ammissione o non ammissione alla classe successiva. Beati loro, è proprio il caso di dirlo: possono insegnare liberamente senza l’incubo delle interrogazioni, dei compiti in classe, dei voti. E senza la responsabilità del giudizio.

Con l’entrata in vigore della ‘buona scuola’, che ha bisogno di tanti docenti ‘di buona volontà’ disponibili a diventare matti per ottemperare alle migliaia di inutili incombenze burocratiche richieste dalla sua demenziale organizzazione, a partire dal disbrigo delle attività legate all’alternanza scuola-lavoro e alla realizzazione coatta delle prove Invalsi o alla gestione del personale di potenziamento che vede immessi in ruolo docenti di discipline che nelle scuole non si insegnano più (sic), ecco dunque i docenti di religione immolarsi nelle sedi delle vicepresidenze o tra le funzioni strumentali, ad affiancare i dirigenti nella schizofrenica gestione aziendalistica di quella che un tempo era una istituzione dello Stato con un preciso mandato costituzionale di gratuità, laicità ed esercizio della democrazia (ricordate gli artt. 3, 33 e 34 della nostra bella Carta?). A quando tutti presidi, ops dirigenti, nelle scuole statali?
Dopo aver finanziato per anni, in virtù della berlingueriana legge di parità, le scuole private confessionali, molte delle quali oggi trasformate in assai più redditizi alberghi e residence (sic); dopo aver assunto nei ruoli dello Stato docenti scelti dal Vicariato, oggi finalmente li convochiamo in commissione d’esame in quanto parte del Consiglio di classe, in virtù del D.lgl 62/2017 che ottempera alla ‘buona scuola’. Interrogheranno in religione cattolica agli esami? I docenti, preoccupatissimi di dover lavorare per la prima volta oltre la fine delle lezioni, affidano la loro protesta alle associazioni dei dirigenti, che denunciano insormontabili complicazioni organizzative.
Sarebbe comico, se non fosse drammatico, come tutto ciò che ormai riguarda la scuola italiana, devastata dal dilagare della prepotenza narcisistica di decisori politici tanto megalomani quanto incompetenti. Noi ne facciamo una battaglia di civiltà, ma anche di profondo buon senso, che vorrebbe fuori dall’orario scolastico e fuori dagli esami di Stato nella scuola pubblica l’insegnamento confessionale della religione cattolica, così come di qualunque altra. Come ci ricorda Antonia Sani, instancabile nel difendere e nel promuovere la laicità dello Stato, “l’inserimento di docenti Irc nelle Commissioni d’esame per la terza media è l’ultimo atto di un processo sotterraneo – iniziato con il rinnovo del sistema concordatario – per recuperare all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche il ruolo di ‘materia obbligatoria’ con diritto all’esonero. Solo con difficoltà sono state introdotte norme e istituti per rendere effettiva la nuova facoltatività con la formulazione delle quattro alternative fra cui la frequenza di una reale materia alternativa. Nessuna promozione è stata fatta per informare le famiglie su tali alternative sulle quali, anche per la difficoltà a superare certe prassi e il timore di esporre i figli a discriminazioni, sono state esercitate, in particolare nella scuola primaria, ben poche opzioni”.
Nella scuola di uno Stato laico, che garantisce pari opportunità e persegue il superamento delle differenze, anche religiose, che impediscono l’esercizio di una cittadinanza libera e consapevole, non è possibile accettare nessuna discriminazione. Men che meno quando perpetrata in nome di Dio.
Ed è per questo che il Comitato Nazionale Scuola e Costituzione; il Comitato bolognese Scuola e Costituzione; l’Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica; il Manifesto dei 500; l’Ass. Naz. Sostegno Attivo; il Cogedeliguria; l’Ass. Naz. del Libero Pensiero “Giordano Bruno”; il Coordinamento Genitori Democratici (CGD); il Comitato Genovese Scuola e Costituzione; il CRIDES (Centro di iniziativa per la difesa dei diritti nella scuola); il Movimento di Cooperazione Educativa (MCE); l’U.A.A.R.; la FNISM; il CIDI; l’OSSERVATORIO DIRITTI SCUOLA; la FCEI (Fed.Chiese Evangeliche It.); il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani e il Comitato Democrazia Costituzionale – Roma danno appuntamento a tutti i cittadini che credono nella laicità dello Stato:

CONFERENZA STAMPA
SALA CONVEGNI CESV – via Liberiana 17

Roma, mercoledì 23 maggio  2018, alle ore 15.00
* Associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica


(21 maggio 2018)





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