La breccia che porta Pio

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Vada al sindaco di Roma
per la Storia un bel diploma,
poiché l’apice ha raggiunto.
Porta Pia: molto compunto

ecco il vice borgomastro,
tal Cutrufo, che è un pilastro
del partito di Rotondi,
democristi vagabondi

che si spostano qua e là
per trovar la santità.
In settembre, il giorno venti,
sta schierato sull’attenti

Mauro, appunto a Porta Pia
e con grande nostalgia
del potere temporale
plaude al bravo generale

che ai caduti rende onore
con presentat’arm e amore…
Non ai nostri bersaglieri
mangiapreti masnadieri,

ma ai caduti papalini
a difesa dei confini.
Lo stupore è fuori luogo,
illegittimo ogni sfogo

di voi ignobili laicisti.
Col ritorno dei fascisti
che riscrivono la Storia
si cancella la memoria.

Sono eroi i repubblichini,
fu un grand’uomo Mussolini,
delinquenti i partigiani
e i Costituenti insani.

Fu il fascismo un’eccellenza,
criminal la Resistenza,
feral il Risorgimento,
Garibaldi un fallimento.

Col padan federalismo
e il gelminico idiotismo
ogni scuola regionale,
oltre a ingiungere il grembiale,

la sua Storia insegnerà.
Basta con le oscenità
di Mazzini, Garibaldi,
Quarto e i mille suoi ribaldi!

Quelli al Sud, che son terroni,
studieran solo i Borboni,
al Nordovest i Savoia,
sempre in cerca di una troia,

Cecco Beppe in Lombardia,
i toscan la Signoria,
i romani, gran ladroni,
studieranno i vescovoni,

il potere temporale
e Pio nono, è naturale.
Dalla breccia a Porta Pia
non è entrato chicchessia,

ma, ahimé, uscì dal Vaticano
il pontefice romano
che l’Italia ha conquistato.
Gesù Cristo sia lodato.

(23 settembre 2008)



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