La chiesa cattolica non lava più bianco
Anna Rita Longo
Due libri appena pubblicati per i tipi di Piemme fotografano da due punti di vista differenti ma in modo ugualmente chiaro la situazione di estrema crisi che l’istituzione ecclesiastica cattolica sembra attraversare nei tempi più recenti.
Il primo testo è un saggio dal titolo accattivante e provocatorio: Gesù e i saldi di fine stagione, scritto dall’esperto di marketing Bruno Ballardini, già autore, per Minimum fax, del cult-book Gesù lava più bianco attraverso il quale, nel 2000, aveva dimostrato come la chiesa cattolica sia stata la prima “impresa” ad aver fatto uso delle più raffinate tecniche di marketing allo scopo di diffondere nel mondo il proprio messaggio. L’operazione ha avuto senza dubbio un grande successo; ora, però, questa azienda di proporzioni gigantesche non vende più e la sua credibilità è messa in seria discussione.
Dati recenti evidenziano come sia in atto un’emorragia apparentemente inarrestabile sia per quanto riguarda i membri della gerarchia ecclesiastica sia in merito al numero dei fedeli: seminari e chiese si svuotano; gli ideali propugnati dalla chiesa vengono avvertiti come estranei da un numero crescente di persone; l’istituzione stessa perde in termini di visibilità e prestigio sociale. Ricalcando l’efficace metafora adoperata dall’autore, è come se il brand della chiesa fosse stato indebolito da una sorta di “svendita stagionale”, che lungi dal risanare la crisi del marchio ne ha ridotto la credibilità agli occhi del pubblico. Immaginando di colloquiare con un fantomatico cardinale consapevole della crisi in atto – che rappresenta nell’intento dell’autore quella piccola parte di chiesa aperta allo scambio di idee e al confronto con il mondo extracattolico – Ballardini mette in luce quelli che sono gli aspetti più discutibili del cattolicesimo attuale, suggerendo provocatorie proposte di riforma basate sui principi del marketing.
Tra gli aspetti più interessanti notiamo la critica rivolta alle associazioni di culto quali Comunione e Liberazione, Opus Dei, Legionari di Cristo etc. (causa, a detta dell’autore, di una disgregazione interna dagli esiti rovinosi per la chiesa), ma anche la proposta di ridurre il celibato ecclesiastico a una libera scelta o l’abolizione dell’indottrinamento forzato dei bambini e di ogni forma di colonialismo religioso, in vista di una chiesa che deve cercare di tornare maestra di spiritualità e non debba avvertire il bisogno di perseguire la propria diffusione con subdole strategie di persuasione. Il tutto presentato in sintetiche slide chiarificatrici, come si potrebbe fare nel corso di una riunione del consiglio di amministrazione di un’azienda in crisi, alla ricerca di una soluzione per evitare il naufragio. Se la chiesa cattolica deciderà di prestare ascolto ai consigli di Ballardini e di lavorare per riacquistare la credibilità perduta lo dirà la storia. Da parte nostra ne dubitiamo.
Il secondo libro ha, invece, il carattere di un reportage giornalistico dalle molteplici sfaccettature, condotto sul campo e attraverso accurate ricerche da Carmelo Abbate, noto per aver pubblicato nel luglio scorso su “Panorama” una documentatissima inchiesta sulle cosiddette “notti brave” dei preti gay a Roma, che ha gettato lo scompiglio all’interno dell’ambiente ecclesiastico. Ma il volume in questione, dall’inequivocabile titolo Sex and the Vatican, ha un respiro molto più ampio dell’inchiesta per “Panorama”: scopo dell’autore è quello di mettere in evidenza i diversi aspetti di un problema, quello della sessualità degli uomini e delle donne di chiesa, che è il frutto inevitabile dell’allontanamento della chiesa ufficiale dalla dimensione corporea ed umana nel senso più ampio del termine.
L’essere umano che fa parte della gerarchia ecclesiastica è – deve essere – ufficialmente casto, sotto la teorica minaccia delle più gravi sanzioni e dell’ignominia. L’inconciliabilità tra questa castità ufficiale e le esigenze della natura umana è alla base di una rete sotterranea di fenomeni, spesso dai drammatici risvolti, coperti dall’omertà dell’alta gerarchia ecclesiastica. Veniamo, pertanto, a conoscenza non solo delle squallide peripezie di presbiteri e prelati che organizzano i propri incontri erotici sfruttando social network e siti di incontri o muovendosi attraverso i locali più trasgressivi, ma anche del dramma delle donne innamorate di un sacerdote, impossibilitate a vivere una vita al di fuori dell’ombra, costrette a celare il nome del padre dei propri figli.
Interessante è notare come, pagina dopo pagina, nonostante il crescendo nello squallore delle esperienze illustrate, al di là dell’abbrutimento in cui sembrano essere caduti alcuni tra i protagonisti delle storie narrate, emerga con chiarezza come spesso il carnefice sia in primo luogo vittima di un’istituzione che, dimentica della natura umana, si è resa responsabile di veri drammi, come quello dei “figli della colpa” o degli aborti clandestini per evitarli, ma anche quello più silente, ma non meno grave, di chi è costretto a vivere reprimendo costantemente una parte di sé.
Si tratta di casi isolati? I dati ufficiali in merito, ovviamente, non esistono, ma gli esiti delle molte inchieste condotte in tutto il mondo riferiti dall’autore inducono a pensare che si tratti, piuttosto, di un fenomeno diffuso, finalmente portato all’attenzione dell’opinione pubblica.
«Niente di nuovo sotto il sole», per chi conosce la storia, ma la sintesi di Abbate ha comunque il pregio di aver fatto il punto su una questione i cui molteplici aspetti non erano probabilmente noti a tutti.
Interessante anche la carrellata fatta dall’autore di quegli uomini di chiesa che hanno provato, da vari punti di vista, a ricercare spiragli di apertura – fra questi, ad esempio, Hans Küng o, in Italia, don Franco Barbero – e che non di rado hanno dovuto affrontare seri problemi con l’istituzione ecclesiastica.
In breve, si tratta di due letture dal sapore forse amaro, ma nel complesso stimolanti per completare il desolante quadro della chiesa cattolica contemporanea.
(26 aprile 2011)
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