La Chiesa scenda dal carro del vincitore. Per sempre
Raffaele Garofalo
, prete
Chi conosce don Aldo Antonelli sa bene che la ”provocazione”, messa in atto in questi giorni, non è un’azione per lui estemporanea. Smuovere le acque fa parte del bagaglio delle prerogative che accompagnano il personaggio. Come testimoniano i parrocchiani, provocare, per don Aldo, è “scuotere le coscienze”, soprattutto delle gerarchie ecclesiastiche. Turbare gli animi è stato l’impegno della vita pubblica di Cristo che metteva in guardia da ogni abuso di potere, religioso e politico. Per questo i grandi sacerdoti motivarono la sua condanna a morte con accuse molto esplicite: “sobilla la nostra gente, proibisce di pagare i tributi a Cesare (Lc 23, 2). Non fu per la mela di Adamo. Cristo inveiva contro i ricchi perché, alla base della loro fortuna, supponeva la disonestà, lo sfruttamento del prossimo. Non sarebbe andato a cena dal “ricco Epulone” a chiedere favori per la cerchia dei suoi amici, semmai a reclamare giustizia per gli oppressi, rovesciando i tavoli dei “festini”. Alla “escort” avrebbe fatto capire il senso dell’“amore” umano che appaga senza bonifico. Per averle ridato dignità, la “maddalena” avrebbe pianto di nuovo ai suoi piedi. Allo schiavo di tutti i tempi Cristo dice che la sua anima è uguale a quella del suo padrone e la società non deve essere divisa in classi. Un attentato all’economia. A Sergio Marchionne ricorderebbe che la dignità dell’operaio non va calpestata in omaggio al dio-profitto, nuovo vitello d’oro. Il Maestro predica che il potere è un servizio, non un dominio, che le leggi sono a favore dell’uomo, non contro di lui, che i religiosi non devono “legare pesi opprimenti, difficili a portarsi, imporli sulle spalle degli uomini, senza che essi li vogliano rimuovere neppure con un dito”. (Mt 23, 4) Appoggerebbe il prof. Ignazio Marino per affrontare le tematiche della bioetica, ridando speranza a tante persone e togliere un grosso peso dalle spalle di molte coppie. Avrebbe capito Eluana che amava la bellezza del suo corpo, il suo solo bene di ragazza, e non avrebbe sopportato di vederlo mortificato, maltrattato dalla malattia.
All’annuncio della sua vocazione a divenire la madre di Cristo, il Vangelo dice che Maria canta le lodi di un Dio che “disperde i superbi con i disegni da loro concepiti, rovescia i potenti dai loro troni e innalza gli umili, colma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 51-53). Se i cristiani avessero fatto proprio, nei secoli, il programma politico di un tale Dio, decisamente “comunista”, avrebbero vanificato il Manifesto di Marx e Engels. Cristo invitava i suoi discepoli a recarsi nel deserto da Giovanni Battista, un asceta, non da “coloro che vestono abiti di lusso e abitano nei palazzi”. Sembrano raccomandazioni scritte per quei porporati che, in questi anni di politica “ruiniana”, invadevano le stanze del potere. Il card. Bertone, habitué della mensa di Berlusconi, non andava a convertire il ricco Zaccheo , ma a chiedere il suo denaro, l’antagonista di Dio. Molte cose sono successe in questi 2000 anni di Storia del Cristianesimo se la parola di Cristo ha perso tutta la sua forza dirompente e se, in un perverso scambio delle parti, è il ricco ora che conquista i seguaci di Cristo. “Solo ora” la Chiesa gerarchica si accorge di un cattivo esempio (sconvolgimento morale) che dura da anni, “solo ora”qualche teologo di fama, e di corte, si rende conto dello scandalo. E’ triste pensare che il risveglio delle loro coscienze è merito dei PM di Milano e del Presidente della Repubblica. Un “comunista” che difende la Costituzione. I credenti sono grati a quei Pubblici Ministeri e al Presidente Napolitano. I più scaltri penseranno che ora che il re è nudo, il leone ferito, la Chiesa si prepara, come spesso nella Storia, a scendere dal carro traballante del vincitore, pronta a salire sul prossimo che passerà. Il Vaticano si appresta a fare la consueta operazione di facciata, poco credibile, farà uso del botulino per un lifting inefficace, incapace di rendere seducente un volto sfigurato. Gli italiani, soprattutto i credenti, sarebbero felici se fosse smentita una simile amara constatazione e triste previsione. Temono piuttosto che la Chiesa non si ponga dietro l’angolo ad aspettare la venuta di un prossimo, generoso Cavaliere.
Il comportamento del premier è apparso da tempo moralmente riprovevole e la “contestualizzazione” della trasgressione, valida per qualsiasi azione dell’uomo, non può applicarsi a favore del trasgressore quando questi si vanta delle proprie detestabili imprese. “E’ meglio appassionarsi alle belle ragazze che ai gay”, sarà la dichiarazione che, assieme a tante altre e ai consueti gesti volgari, ha meritato al nostro premier il titolo di “cafone dell’anno”, assegnatogli dal Helsingin Sanomat, principale quotidiano finlandese, non “comunista”. E’ un fatto sintomatico che, tra la grande maggioranza dei preti che, in privato, condannano il comportamento trasgressivo del premier, solo pochi abbiano raccolto l’invito di don Aldo Antonelli di venire allo scoperto. La Chiesa continua ad essere vissuta come una caserma (quando nemmeno le caserme oggi sono più tali…) dove il pensiero non discende in ognuno dalla personale ispirazione dello Spirito, ma viene dettato dall’alto delle gerarchie vaticane.
E’ un dovere essere consapevoli del dono della “libertà” che Cristo ha dato ad ogni battezzato e lo è anche farne giusto uso, disposti a pagarne anche il prezzo, se necessario. Il Concilio ha dato risalto all’autonomia di cui gode un credente nell’ambito della propria coscienza, giudice ultimo di ogni personale decisione. Fino a 20 anni fa si veniva quasi scomunicati se non si era democristiani. La Gaudium et Spes ha restituito ai credenti la libertà legittima di scelte politiche (partitiche) differenziate nell’arco costituzionale, dichiarando con fermezza che “a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa” (43). Dovrà risultare vano ogni affanno dei Ruini, dei Bertone e dei Bagnasco per ricostituire il “partito dei cattolici”. I preti possono legittimamente abbonarsi a Libero e a Il Giornale, quotidiani della palude melmosa, anziché a Famiglia Cristiana, ma non potranno assolutamente ritrovarsi nel “bunga bunga” berlusconiano. Dovranno avvertire il dovere, avere il coraggio di manifestare il loro sdegno e ribellarsi, specie quando tali scandali vengono fatti passare come imprese di cui portare vanto. Non si tratta di imporre ad altri principi di morale, a volte eccessivamente restrittivi, conformi agli insegnamenti della Chiesa, ma di difendere i valori fondamentali del vivere civile, il rispetto della legalità, un rapporto col mondo della donna basato sul riguardo verso la persona e non sulla sua “mercificazione”. Per anni Berlusconi ha proposto alle giovani generazioni un modello di costume di vita degenerato, nel silenzio quasi totale della gerarchia ecclesiastica. Questa preferiva lasciarsi condurre… “nel deserto, sopra un monte altissimo, sul pinnacolo del tempio”, cedendo alla tentazione del rivale di Dio. (Mt 1-9)
P.S. L’imperturbabile Eminenza grigia, Gianni Letta, sarà in grado, questa volta, di ricucire i rapporti del premier con Ratzinger, in qualche clandestino incontro aeroportuale? O raccoglierà l’invito di Veronica Lario a prendersi cura di uno “che non sta bene”?
(24 gennaio 2011)
Condividi | |
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.