La Chiesa Valdese: Guardare a Eluana con gli occhi dell’amore e non dei dogmatismi

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di Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese

Con ogni evidenza sul corpo di Eluana Englaro si sta giocando uno scontro politico cinico e lesivo della dignità di una persona e della sua famiglia. Con un vero e proprio accanimento politico, governatori e ministri si ergono a paladini di un simbolo e di una visione della vita che pretendono universale e che invece è parziale ed esclusiva.
Politici, teologi, commentatori di ogni tipo disputano su Eluana richiamandosi a principi e dogmi assoluti: guardano verso l’alto sfuggendo allo sguardo spento di una giovane donna che, quando ha potuto, ha chiesto che si ponesse fine a un’esistenza che per lei non era più vita, a una condizione che non ha più nulla a che fare con quel dono che ha ricevuto e del quale ha goduto per un tempo troppo breve.
La mia fede in Cristo mi ha sempre spinto a cercare Dio nell’amore di Cristo più che nelle formulazioni assolute delle nostre dogmatiche. Alla ricerca di una presuntuosa verità assoluta, si finisce infatti per perdere il senso della relazione d’amore, di ciò che possiamo e dobbiamo fare per sostenere il nostro prossimo che soffre.
E’ veramente triste vedere come in tanti si affannino a discettare su un corpo ormai spento e impossibilitato ad ogni relazione, mantenuto in esistenza da un sondino.
Io preferisco non dire, non credo di avere alcuna verità da imporre con il consenso degli apparati della comunicazione di massa o con l’autorità della politica. Io posso solo indicare una Verità che non mi appartiene e di cui non dispongo: e per me è la Verità in Cristo e nel suo messaggio di amore, una verità debole, crocifissa e proprio per questo più forte di tutte le altre.
Non ammettiamo speculazioni politiche o dogmatiche sul corpo di Eluana – le stesse che abbiamo visto al tempo di Pier Giorgio Welby o di Terry Schiavo. Vorrei solo che l’ultima parola di questa vicenda fosse l’amore per una ragazza che non voleva vivere ciò che la stiamo costringendo a sopportare nel nome di valori e visioni che non le appartenevano.
L’amore, quindi, ed il rispetto. Lasciando che la storia si concluda come lei e la sua famiglia da tempo e con una ammirevole dignità hanno chiesto.
Piangeremo Eluana, ma almeno potremo dire di averla rispettata.

(22 dicembre 2008)



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