La grande carestia
Era l’aprile del 2008 quando la Sinistra venne colpita dalla grande carestia. Nemmeno un metro quadrato di quel paese, per altro sempre più avaro di raccolti, fu risparmiato.
La società della Sinistra a quel tempo era divisa in due. Da una parte i villani che coltivavano la pianura e i fianchi delle colline producendo i mezzi di sussistenza per l’altra parte: baroni, conti, marchesi, duchi, signori e signorotti, che vivevano in vetta ai poggi come si confà ai nobili. Alcuni possedevano castelli più simili al Castello della Miseria di Capitan Fracassa che a edifici di nobiltà, altri abitavano tra mura pretenziose e tutti campavano confortevolmente grazie ai frutti portati dai loro fedeli e instancabili bifolchi.
Fino ad allora i signori della Sinistra – dai marchesi dei Bertinotti, ai baroni Mussi-Salvi, dai nobili dei Grassi e Ferrero, alla casata dei di Liberto e dei Pecoraro-Scanio – avevano potuto tener corte, fare musica e poetare. Apparivano a destra e a manca, nobilmente paludati e in gara tra loro per spargere saggezza, promesse, esortazioni, convinti che sempre sarebbe stato così.
Purtroppo, d’improvviso, un parassita che aveva già dato qualche segno di presenza senza essere stato combattuto con serietà, dilagò per tutta la terra della Sinistra, distrusse i raccolti e rese quasi sterili le campagne.
Baroni e marchesi, conti e duchi, rimasero senza i prodotti che gli avevano dato fino ad allora benessere e sicurezza grazie alla fedeltà di chi li coltivava. Così la maggior parte di loro dovette abbandonare palazzi e castelli per trasferirsi in povere bicocche, come la gente comune.
Tuttavia, anche adesso che non avevano più niente, benché la carestia si prospettasse lunga e l’inverno fosse alle porte, i Signori della Sinistra anziché accordarsi per combattere seriamente il parassita e mettere in comune il poco raccolto ancora possibile, seguitarono a litigare più di sempre, cercando di strapparsi l’un l’altro i villani che erano rimasti, con la speranza dei disperati, a curare la campagna.
Ogni conte, barone, marchese, terrorizzato dalla paura della fame per sé e i famigli, voleva mettere ad ogni costo più frumento nel proprio granaio. Per far questo saccheggiava quelli degli altri, aggrediva i rivali, entrava di nascosto nella catapecchia più vicina, sperando di trovarvi qualche voto, pardon, qualche granaglia da portare via.
Ormai la legge dominante era: "Ciascun per sé e nessuno per la Sinistra"
Molti dei villani, scoraggiati dalla carestia e irritati dal continuo litigare dei loro Signori di cui non condividevano lo scopo, emigrarono in altre terre o scomparvero nel nulla.
Ai Signori della Sinistra non rimase che mangiarsi tra loro.
(10 giugno 2008)
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