La laicità ai tempi di Monti: chi l’ha vista?

Michele Martelli



Si accende la campagna elettorale, si discute di tutto, o quasi, eccetto che della “laicità”, la grande assente. Assente già negli atti e nei fatti del governo tecnico, e ora nell’Agenda della “Lista civica-Per Monti” e in quasi tutti gli altri programmi elettorali. Assenza che testimonia, in controluce, la presenza tuttora ingombrante dello Stato/Chiesa vaticano nella vita pubblica del nostro paese, un paese sovrano ma ancora dimezzato. Non c’è stato finora, per quanto mi risulta, ma sarei felice di essere contraddetto, un giornalista influente, uno che sia uno, della rai-tv o della carta stampata, che nei suoi interventi, articoli, interviste o talk show, a meno di qualche sporadico spunto, abbia posto nella sua centralità il tema della laicità dello Stato. Affrontare tale tema significa isolarsi, perdere lettori, audience, o, per i partiti, i voti cattolici? Se continua a prevalere questa (il)logica, l’Italia rimarrà senza speranza in coda nella classifica dei paesi più civilizzati, con rischio retrocessione.

Nell’Agenda Monti è introvabile persino la parola. “Chi l’ha vista?” Anche il termine “democrazia” compare una sola volta, di sfuggita: una “foglia di fico”. Infatti, se non c’è laicità non c’è democrazia. Eh sì, perché democrazia, al di là delle tipiche strutture istituzionali che la distinguono dall’autocrazia, è garanzia del pluralismo e dei diritti civili (autonomia e legittime differenze di condizioni, idee, scelte di vita o di morte). Eppure quella di Monti si chiama “Lista civica”. E come può essere civica (da civis = cittadino) una lista che non rispetta i diritti di ogni cittadino che cattolico non sia?

Il programma elettorale di Monti riflette le politiche del suo governo tecnico. Che non è solo “tecnico-bancario”. Per il suo ossequio ai precetti “non-negoziabili” delle gerarchie cattoliche e vaticane, qualcuno l’ha giustamente definito anche “tecnico-clericale”. Tale appare infatti, sotto l’aspetto politico-legislativo, sia per ciò che non ha fatto (contro l’omofobia, o per la revisione dell’8 per mille e dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, o sulla questione delle unioni civili, o sulla contraccezione e il fine vita, e così via enumerando). Sia per ciò che ha fatto (l’aumento del finanziamento pubblico alle scuole private cattoliche, o il ricorso governativo contro la bocciatura europea della legge 40) o avrebbe dovuto fare (per es., su pressione dell’Ue, l’imposizione dell’Imu, rimasta in sospeso, sui beni immobili della Chiesa con destinazione commerciale, o un sostanzioso e doveroso aumento dei fondi statali per la scuola pubblica).

Intervistato da SkyTg24, Monti ha finalmente svelato il mistero della sua strana (anche per sua moglie) telefonata in chiesa, nella basilica di S. Pietro. No, all’altro telefonino non c’era il Padreterno né il Santo Padre (che fa lo stesso), come qualche malevolo ateo ha ipotizzato. Era soltanto impegnato a completare la lista dei “candidati” a difendere nel prossimo Parlamento la sua Agenda clerical-bancaria. E quale posto e momento simbolicamente migliore, per farlo, della basilica pietrina e in attesa dell’imminente messa del papa? Tutto torna! Tanto che il Prof. non ha tardato a spiegare in tv alcuni dettagli, si fa per dire!, del suo programma, come: «La famiglia è fatta da uomo e donna». Quindi no alle unioni civili tra gay! Potete immaginare gli applausi clerical-casinari (nelle sedi dell’Udc o nei palazzi vaticani, non cambia).

Povero Fini, che a suo rischio e pericolo, espulso dal mini-despota, dopo averlo benservito per 17 anni (“Che fai, mi cacci?”), si proponeva, nel 2010, la costruzione di una destra finalmente democratica, laica ed europea! Propositi velleitari, naufragati miseramente nelle millenarie acque sante d’Oltretevere! Ma Fini, con inaudita, eroica coerenza, come prima con l’Udc, nella lista Monti ci sta. Si dovrà tirare a campa’ o no?

Non parliamo del Pdl, ora e sempre sotto il Padrone, una volta, ora non più, l’Unto del Signore. Chiesa e Vaticano, dopo aver dato per quasi vent’anni il loro appoggio ad personam al nostro Salvatore d’Arcore, ora lo dirottano sul sobrio, pio e devoto Super-Mario della Compostela. Che ingrati! “Dopo tutto quello che ho fatto per loro!”, è stato l’amaro commento del Cainanetto, a suo tempo, e per lungo tempo, benedetto da Benedetto, e di lui fervente “baciamani” nonché fedele esecutore legislativo in bioeticis. Ma non si disperi! “Loro” (nel nome del Padre, quello Santo in Vaticano) sono pronti, all’occorrenza, a (ri)cambiar stampella. Quante ne hanno (ri)usate in due mila anni di storia? Chiunque sia, Franco o Pinochet, Craxi o Andreotti, Monti o B., tutti ok! Purché si governi pro Ecclesiam. Tutto il resto poco o nulla conta, soprattutto se si tratta di singoli o famiglie comuni, inesistenti, senza voce e senza diritti di fronte all’Assoluto pseudo-hegeliano del loro Potere mondano.

Sul Pd, per carità di dio!, è il caso di dirlo, meglio non dilungarsi. Un Partito schizoide, diviso tra, da un lato, una laicità che non c’è, o che è ridotta a un pietoso, impotente vagito, fatta di promesse abbozzate e abbandonate (chi non ricorda la diabolica battuta di Bertone: “Dico o non dico? Non dico Dico”?), e dall’altro un’accettazione supina, disarmata delle politiche filo-clericali, o comunque la rinuncia pregiudiziale a combatterle. In fondo, come la passata esperienza dimostra, l’alleanza post-elettorale col “sacro” Monti può essere fatta solo all’insegna della doppia difesa di banche e Vaticano. E che tutto il resto, laicità compresa, vada pure in malora!

Di Grillo null’altro da dire che della laicità se ne impipa (parola che non guasta nel linguaggio di un comico). E che cos’è, un Ufo? Altri sono gli obiettivi! Nel suo programma elettorale, come in quello di Monti, assente, tranne uno striminzito accenno alla scuola pubblica, ogni riferimento ai temi bollenti della laicità (separazione tra Stato e Chiesa, bioetica e “valori non-negoziabili”, l’ombra degli artigli ecclesiastici e ciellini sulla sanità pubblica, e così via). Se l’intero M5S, anche nelle realtà locali (dove però sembra, per es. a Torino, volersene distaccare), sta alle imperiose direttive nazionali grilline, Chiesa e Vaticano possono dormire sonni tranquilli.

Diverso il programma della lista “Rivoluzione civile-Ingroia”, che ha un intero paragrafo dedicato alla “laicità dello Stato e alla difesa della libertà e dei diritti civili” (no all’omofobia, al razzismo contro gli immigrati, alle discriminazioni di sesso e di genere, sì alle unioni civili e all’autodeterminazione personale, in merito, si intende, all’aborto terapeutico, al fine vita, all’uso dei contraccettivi, ecc.).

Una sfida insolita, nell’Italia d’oggi. Chissà!

(19 gennaio 2013)



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