La laicità come diritto umano, contro la segregazione di genere

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Pubblichiamo il “Manifesto su donne e laicità” lanciato lo scorso 25 novembre dalla “Conferenza internazionale su Sharia, Segregazione e laicità”, organizzata da One Law for all. Nel testo si sottolinea come i fondamentalismi religiosi siano da considerare dei movimenti politici autoritari e come tali, al pari di tutti gli altri movimenti di estrema destra, vadano contrastati.

Oggi i movimenti di estrema destra, inclusi i fondamentalismi religiosi, stanno accrescendo il loro potere sia negli gli Stati democratici sia in quelli autoritari. Anche nelle società più secolarizzate, le organizzazioni religiose hanno acquisito potere perché sono state considerate alleate preziose per fornire servizi mentre lo Stato viene ridimensionato, per opporsi ai movimenti radicali per la giustizia sociale, come parte delle strategie antiterrorismo, per la stabilizzazione postbellica e come parte della tendenza alla privatizzazione della legge. Dalle banche per lo sviluppo alle organizzazioni occidentali per i diritti umani, i fondamentalisti, in particolare gli islamisti, sono stati sostenuti in nome delle minoranze e dei diritti religiosi. La crescita di comunità basate sulla "Sharia" e altri sistemi giuridici paralleli è parte di questo processo di acquiescenza e promozione da parte degli Stati occidentali e delle istituzioni internazionali, così come da parte di regimi e movimenti fondamentalisti.

Quando i movimenti di estrema destra, inclusi i fondamentalisti religiosi, prendono il potere o ottengono l’accettazione sociale, le donne sono i primi obiettivi. Cancellano le donne dallo spazio pubblico, trattandole come cittadini di seconda classe e considerandole estensioni della famiglia, onore religioso e nazionale, non individui con diritti umani universali.
Nel 70 ° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ricordiamo che i popoli del mondo si sono riuniti nella speranza di porre fine alla guerra, al colonialismo e al fascismo e garantire i diritti umani per tutti, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla cittadinanza o da altro status.

Queste lotte si fondano sulla nostra comune umanità e uguaglianza, non sulle differenze o su presunte superiorità. Tuttavia, siamo preoccupati che molte delle lotte che hanno promosso i diritti universali siano state cancellate dalla storia ed etichettate come "occidentali" dalle politiche regressive basate sull’identità. Coloro che vedono i diritti umani e i valori laici come "occidentali" semplicemente negano la storia delle lotte locali africane, mediorientali e asiatiche per la laicità e non ricordano che i valori laici sono stati sempre chiaramente intesi come l’unica cornice per  costruire società multietniche, multireligiose e pluralistiche basate sull’emancipazione di donne e minoranze.

Oggi riconosciamo che dobbiamo i nostri diritti alle lotte di liberazione e per i diritti civili in tutto il mondo, che hanno creato le basi dei moderni diritti umani, incluso il diritto delle donne all’uguaglianza, la libertà di espressione e di coscienza, cioè la libertà di e dalla religione. Confermiamo la nostra opposizione all’estrema destra fascista e allo stesso tempo ci opponiamo a tutti i fondamentalismi religiosi. Uno si nutre nell’altro. Sono complementari e indispensabili l’un l’altro. L’uno non può mai scusare l’altro. Affermiamo la centralità dell’universalità dei diritti e del principio di laicità – la completa separazione della religione dallo Stato – per garantire che la religione non influenzi lo Stato e la politica pubblica e non si imponga nella vita privata.
‘One Law for All’ sta dalla parte della lotta per l’universalismo, la laicità e contro l’oppressione religiosa.

Nel decimo anniversario di ‘One Law for All’, chiediamo:

1. La promozione di un approccio universale basato sui diritti umani per tutti, specialmente donne e minoranze, incluso il diritto di accedere a leggi civili e laiche mutevoli votate dal popolo piuttosto che a leggi immutabili "divine".

2. Il diritto alla libertà di coscienza e di espressione, incluso il diritto alla blasfemia e all’apostasia.
3. L’abolizione delle leggi religiose in materia familiare, civile e penale, in particolare quando violano i diritti umani, delle corti basate sulla "Sharia", degli altri "tribunali" religiosi e consuetudinari, come il jirga e panchayat, e di tutti i sistemi di "arbitrato".
4. Un migliore accesso alla giustizia, compreso il patrocinio gratuito.
5. La promozione dell’uguaglianza di genere e l’abolizione di codici e consuetudini religiose e culturali restrittive, che ostacolano e contraddicono i diritti e l’indipendenza della donna.
6. La proibizione negli spazi educativi e negli altri spazi pubblici della segregazione di genere, del velo obbligatorio e di altre pratiche stigmatizzanti (come il considerare le mestruazioni una forma di inquinamento), che tendono a sottovalutare donne e ragazze e a stigmatizzare i gruppi emarginati.
7. L’abolizione delle leggi e delle pratiche religiose che violano i diritti dei bambini all’educazione, all’informazione, alla creatività e alla libertà di espressione, compresi il velo, il matrimonio, l’abuso sessuale, l’abuso rituale, le mutilazioni genitali e le pratiche di sfruttamento che coinvolgono bambini nelle cerimonie religiose.
8. Il contrasto di discorsi razzisti e fondamentalisti che facciano appello alla sharia, al fascismo, all’antisemitismo, al sistema delle caste o a qualsiasi altra ideologia che neghi la dignità universale di ogni essere umano.
9. Agli Stati e alla società civile di analizzare i modi in cui leggi, politiche e pratiche violano i diritti umani promuovendo, tollerando o accettando il razzismo contro minoranze, migranti e rifugiati e usando i fondamentalisti come alleati per contrastare il terrorismo, condurre guerre o "stabilizzare" società post-conflitto.
10. Il riconoscimento che la laicità è un diritto umano fondamentale e una precondizione minima
(30 novembre 2018)


 



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