La laicità di Oscar Luigi Scalfaro
Paolo Naso
*, da nev – notizie evangeliche 5/12
Tra le definizioni più appropriate di Oscar Luigi Scalfaro, all’indomani della sua morte, vi è quella di "democristiano laico". Potrebbe apparire un ossimoro stravagante ma in realtà egli fu l’uno e l’altro, e proprio per questo si è imposto come uno dei personaggi più interessanti e controversi della cosiddetta Prima Repubblica. In ogni caso fu uno dei politici italiani più attento a costruire e coltivare un rapporto con il mondo protestante italiano: tema purtroppo rimasto in ombra nelle commemorazioni di queste ore.
Tra le frasi che Scalfaro amava scoprire con la sua prosa antica, vi era la convinzione che "lo Stato fosse la casa di tutti": non un apparato, né un centro di potere, ma piuttosto una "casa aperta", capace di accogliere diverse sensibilità e diverse tradizioni culturali e religiose. Egli fu tra i primi ad affermarlo con forza, pronto ad affrontare le perplessità, la sorpresa e lo scandalo che talvolta queste esternazioni suscitavano oltre il Tevere. Negli anni della sua presidenza, Scalfaro ha partecipato a Torre Pellice – la Ginevra d’Italia, secondo la definizione di De Amicis – ad un culto in occasione del XVII Febbraio: data che come nessun’altra esprime il valore della libertà religiosa e di coscienza. Era il 1998 e ricorrevano i 150 anni dalle "Lettere Patenti" di re Carlo Alberto, con cui vennero concesse le libertà civili ai valdesi. Qualche anno prima aveva partecipato all’inaugurazione della Biblioteca della Facoltà valdese di teologia di Roma; numerosi, ormai emerito, i suoi interventi su diverse testate del protestantesimo italiano o in occasione di incontri promossi in ambito evangelico. Prolungata nel tempo, infine, la sua amicizia spirituale con alcuni pastori evangelici con i quali negli anni ha mantenuto una bella corrispondenza.
Benché tutto questo si possa attribuire al tratto gentile e colto della personalità di Scalfaro, a nostro avviso la trama di fondo di questa sua attenzione è di altra natura ed ha a che fare con un’idea costituzionale piuttosto che con la psicologia: dal suo ingresso all’Assemblea Costituente ai suoi ultimi giorni, la Costituzione è stata l’asse portante della sua militanza politica e del suo impegno istituzionale, e non è un caso se proprio la difesa della Carta fondamentale della Repubblica sia stata al centro di tutti i suoi ultimi interventi, spesso pronunciati di fronte a giovani e giovanissimi. L’idea guida, una vera e propria bussola, era che la Costituzione non sia solo un cumulo di norme e di regole: quel testo fondamentale è l’espressione più alta del patto di convivenza che è alla base della nazione, il frutto più oneroso e maturo del riscatto nazionale dopo il fascismo e la guerra. In questo senso Scalfaro della Costituzione aveva un’idea sacra, propria di quella "civil religion" in un’Italia così povera e fraintesa. E, anche di fronte a prelati e porporati, ha sempre ricordato che i principi di laicità dello Stato e di libertà religiosa sono solidamente iscritti in quel testo che fonda giuridicamente e tutela la convivenza nazionale. Certo, ben pochi democristiani furono "laici" quanto Oscar Luigi Scalfaro, ma alla prova dei fatti molti "laici" si sono mostrati assai più clericali di quel vecchio democristiano della Prima Repubblica.
* Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(30 gennaio 2102)
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