La libertà di coscienza e il caso d’eccezione

MicroMega

di Giovanni Perazzoli

Il Vaticano mostra soddisfazione per essere riuscito a calpestare la Costituzione italiana, grazie al suo nuovo uomo della provvidenza, Silvio Berlusconi. Ma anche Berlusconi pare contento. Ha identificato il caso d’eccezione con un preteso caso assoluto di coscienza, conferendo, in un colpo solo, un’aurea di legittimità sovrana sia alla “coscienza” eslege (ovvero al suo stesso volere e al volere del papa) sia al caso d’eccezione (ovvero al suo decisionismo eversivo). Siamo davanti a una declinazione della dittatura: l’affermazione di volontà particolare al di fuori della legge. Un caso così perfetto, limpido, da non sembrare vero.

Secondo la formula di Carl Schmitt, sovrano è chi decide nel caso d’eccezione. L’eccezione risponde al criterio secondo cui necessitas legem non habet: il caso d’urgenza non ha legge. A regolare il caso d’urgenza non è il sistema giuridico, che non lo contiene, ma la volontà al di fuori della legge, che si trova a dover ordinare dove la legge non ha previsto disposizioni. La decisione nel caso d’eccezione individua il sovrano. Berlusconi ha così in un colpo solo conferito a se stesso la sovranità ultima, contro la Costituzione e il suo custode, e ha individuato nella “coscienza”, la sua, ma anche quella della Chiesa cattolica, una legittima ulteriorità morale e politica rispetto al diritto positivo.

Ma la decisione della famiglia Englaro non ha alcun carattere d’urgenza o di eccezionalità, perché non è al di fuori dell’ordinamento, bensì quanto mai interno ad esso, essendo prevista dalla Costituzione e riconosciuta dalle corti di ogni grado, non solo in Italia.

Ci troviamo di fronte, allora, a un caso d’urgenza creato ad arte. Qui il caso d’eccezione non è, ad esempio, una guerra, ma il “caso di coscienza”, che serve però a Berlusconi come casus belli eversivo. Dalla sua parte, Berlusconi ha la Chiesa cattolica e l’enorme influenza che essa, nonostante tutto, continua ad avere in questo sciagurato paese. La spaventosa unione della legittimazione della coscienza morale (cattolicesimo) eslege e del decisionismo porta a una forma di stato etico, che offre alla Chiesa cattolica un magistero morale sovraordinato alla legge positiva. E la Chiesa ricambia generosamente, indicando nel Capo dello Stato un “azzeccagarbugli”.

Emotivamente il caso d’eccezione è stato scelto bene da Berlusconi: la vita di una ragazza è in pericolo, come posso “compiere omissione di soccorso”? Ma l’omissione di soccorso, di nuovo, è una realtà giuridica, e non coincide con l’interpretazione che ne dà Berlusconi. In questo caso, l’azione di Berlusconi va, invece, a ledere un diritto. Altro che “soccorso”.

Che valore politico ha allora il fatto che i partiti d’opposizione lascino “libertà di coscienza” di fronte a un caso come questo, che non è un caso astratto, ma questo specifico caso particolare, con tutte le sue implicazioni politiche, che vanno dall’attentato alla Costituzione all’avallamento dell’arrogante posizione del Vaticano?

Proprio perché il riferimento alla “coscienza” è usato da Berlusconi in modo strumentale ed eversivo, il voto “secondo coscienza” è un errore. I rappresentanti del popolo dovrebbero sempre votare secondo coscienza, ma non in questo caso, proprio perché, in questo caso, il riferimento alla coscienza è usato in modo strumentale e, di fatto, eversivo. I partiti d’opposizione potrebbero dire che, poiché questa legge non ha nessuna necessità d’urgenza, è meglio aspettare, per ragionare a freddo, con un altro clima, senza ricatti. Più tardi, con un altro clima, ognuno avrà modo di esprimersi secondo coscienza. Il sì un no alla Costituzione è un cedimento al Vaticano e a Berlusconi. E’, spiace dirlo, la dimostrazione della debolezza dell’opposizione, sia essa quella del Partito democratico, che quella dell’Italia dei Valori.

Qui non esiste un problema di coscienza, perché questo problema è già stato risolto dalla Costituzione e riaprirlo, perché così piace a una parte, significa screditare la Costituzione, che è appunto l’obiettivo dichiarato di Berlusconi. Credere che esista, invece, un problema di coscienza è stare al gioco di Berlusconi, che determina il caso di eccezione rispetto all’ordinamento e ottiene, oltretutto, anche il risultato di dividere i partiti dell’opposizione, costringendoli a una posizione che ne manifesta la debolezza politica.

Un esempio virtuoso di come la politica dovrebbe trattare il Vaticano ce lo offre la Germania, dove la riabilitazione del vescovo negazionista ha scatenato una vera e propria rivolta dai toni durissimi. Basti pensare alla copertina di uno dei più autorevoli settimanali tedeschi, Der Spiegel, in cui campeggia il titolo: Un papa tedesco fa vergognare la chiesa cattolica.
Un titolo che suona come una vera “scomunica” laica, una delegittimazione del papa, santificato come il pastore che perde il suo popolo e che imbarazza la chiesa. Dello stesso tenore il direttore di Die Zeit. In un editoriale che s’intitola Il papa fallibile, Giovanni Di Lorenzo constata che nel mondo cattolico tedesco la qualità delle reazioni che si sono avute dopo la decisione del Papa di riabilitare il vescovo negazionista “equivalgono a una ribellione”. Oltre ai gesuiti, osserva Die Zeit, anche moltissimi vescovi dissentono ed esprimono “con orrore” il loro sconcerto. Segno, continua l’editoriale, che “da tempo il mondo cattolico è diventato pluralistico e largamente indipendente dal Vaticano”. E la conclusione di Die Zeit è che il Papa deve chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato.

Ma da prendere come esempio è anche la posizione della Kanzlerin, Angela Merkel, che ha rimesso sull’attenti papa Ratzinger. Manca, dice la Merkel, una posizione del papa chiara sullo sterminio degli ebrei. Una nota durissima, se ci si riflette. Si tratta del rilievo, rivolto al papa, di una mancanza, e l’invito a giustificarsi, su un tema come quello dell’Olocausto. Sembra che debba essere ribadito, agli occhi della Merkel, che il papa non è un sostenitore del negazionismo.

Questa forza in Italia manca. Manca sia nella capacità di opporsi al Vaticano, sia nella capacità di opporsi a Berlusconi. La vera origine della situazione disastrosa che abbiamo davanti agli occhi non è la debolezza della politica, ma la debolezza dell’opposizione di centro sinistra. Come un corpo privo di difese immunitarie, restiamo vittime delle nostre patologie latenti, e del primo raffreddore che passa. Il compito della difesa dell’organismo minacciato è sempre più dovuto all’iniziativa dei singoli cittadini. La paura di perdere la propria rendita di posizione, la lotta per il potere, quando non la ricattabilità o la corruzione, rendono fragili e inaffidabili i partiti d’opposizione, e lasciano aperta la strada alla radicalizzazione della destra, che crea delle condizioni di fatto da cui sarà difficilissimo tornare indietro.

Una volta di più, invece, quello che il caso attuale dimostra è che esiste una società italiana moderata, ragionevole e coraggiosa che non ha espressione politica. La maggioranza degli italiani è con Englaro. Il Parlamento, invece, contro. La maggioranza dei cristiani è con Englaro, la Chiesa, invece, contro.

M
entre il mondo guarda al papa come a un isolato, in Italia, Berlusconi e Ratzinger fanno di tutti noi, e dei tanti distinguo che dividono la sinistra e i laici, un sol boccone.

(10 febbraio 2009)



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