La libertà è un seme

Mariasole Garacci

Pochi giorni fa il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato a Liu Xiaobo, in carcere per incitamento alla sovversione del potere dello Stato. A Londra Ai Weiwei, artista e dissidente firmatario di , svela il suo nuovo, monumentale lavoro.

Ai Weiwei, nato a Beijing nel 1957, è un artista concettuale cinese noto in occidente per aver collaborato con Herzog & de Meuron al progetto per il Beijing National Stadium, il famoso Bird’s Nest dove hanno avuto luogo le Olimpiadi del 2008. Un lavoro da cui l’artista ha peraltro preso le distanze, assumendo una posizione sempre più esplicitamente critica nei confronti del governo cinese. Tra il 2008 e il 2009, infatti, Ai Weiwei – che è tra i firmatari di , il manifesto per cui il premio Nobel Liu Xiaobo sta ora scontando la sua pena di undici anni – ha dato inizio assieme all’ambientalista Tang Zuoren a un’indagine autonoma sulle cause del crollo di edifici scolastici nel terremoto del Sichuan, apertamente accusando di corruzione le autorità locali. I resoconti dell’inchiesta, con i nomi di oltre 5000 vittime finalmente resi noti, sono stati pubblicati sul blog di Ai Weiwei, repentinamente oscurato dalle autorità cinesi; Tang Zuoren è stato accusato di attività sovversiva e condannato a cinque anni di carcere, mentre l’artista se l’è cavata con un’emorragia cerebrale in seguito alle percosse della polizia.

Dopo Louise Bourgeois, Anish Kapoor, Bruce Nauman, Olafur Eliasson, Miroslaw Balka, l’undicesima commissione annuale per un’istallazione monumentale nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra è andata ad Ai Weiwei: una scelta comunicata con mesi di anticipo, ma l’opera viene scoperta proprio in questi giorni, mentre il premio Nobel per la Pace è stato appena assegnato all’attivista Liu Xiaobo – in carcere per istigazione alla sovversione – come riconoscimento del suo “decennale impegno pacifico e non violento per la difesa dei diritti umani in Cina”. Un riconoscimento che ha ancora una volta attirato l’attenzione dell’occidente sul caso del professore dissidente e sull’emergenza civile cinese ma che, prevede Ai Weiwei in una recente intervista all’emittente britannica Channel 4, difficilmente cambierà la situazione di Liu Xiaobo, considerato che il governo cinese mostra di essere “completamente insensibile” al problema dei diritti civili.
Sunflower Seeds è il titolo dell’opera che Ai Weiwei ha ideato per la Turbine Hall: un’infinità di semi di girasole riversati sul pavimento del gigantesco ambiente come sabbia su cui camminare, al suono degli infiniti grani crepitanti sotto i piedi, e da far scorrere tra le dita. Ma non è un readymade, si tratta in verità di milioni di piccole sculture in porcellana dipinta, perfettamente realistiche, create una ad una da artigiani della città di Jingdezhen, tradizionale centro di lavorazione di questo materiale. Ai Weiwei ha già utilizzato in passato la porcellana cinese nelle sue performance incentrate sulla collisione tra la memoria e la cultura tradizionali e la società contemporanea, sovvertendo la funzione e il valore percepito di manufatti tipici della produzione cinese – come nel caso di Han Dynasty Urn with Coca-Cola Logo (1994), e Dropping a Han Dynasty Urn (1995) – con aperta intenzione polemica e dissacrante. Lo stesso spirito alla base di tutto il suo lavoro, che egli connette strettamente e, anzi, identifica con il proprio impegno politico e sociale. Ai Weiwei, infatti, non crede nel principio dell’art pour l’art: la creazione artistica implica necessariamente un coinvolgimento e una presa di posizione, costituisce un atto enunciativo, un giudizio sulla realtà.

Sunflower Seeds, i semi di quel popolo che la propaganda di regime raffigurava come un campo di girasoli rivolti verso il sole, verso Mao (e gli slogan inneggiavano alla lealtà). Molteplici i piani di lettura di questa istallazione, la cui realizzazione ha impegnato per mesi centinaia di artigiani, soprattutto donne: metafora di una emblematica contraddizione tra economia locale tradizionale -figura di una dimensione umana individuale- e il fenomeno della produzione di massa “Made in China” inteso come dissolvimento e dispersione dell’identità culturale, terreno della coscienza civile; immagine di una popolazione ciecamente impiegata nella produzione industriale di oggetti futili o di bassa qualità per un mercato internazionale nella percezione della gente lontano e astratto; soprattutto rappresentazione della potenzialità rivoluzionaria e libertaria della collettività, del miracolo dell’interazione feconda e pericolosa (per il potere) tra individuo e moltitudine. Cento milioni di semi riempiono questo spazio enorme, e il quadruplo sono i cittadini cinesi che possono usare internet, il campo di una battaglia per l’accesso ai diritti civili, primo fra tutti quello ad una libera informazione.

Ai Weiwei
Sunflower Seeds

Turbine Hall, Tate Modern – Bankside London SE1 9TG
12 ottobre 2010 – 2 maggio 2011
Ingresso libero

Intervista ad Ai Weiwei, firmatario di Charta 08, sul premio Nobel a Liu Xiaobo

"Sunflowers supported the revolution, spiritually and in material ways"

(13 ottobre 2010)

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