La lunga estate calda di “Famiglia Cristiana”. Ma la base cattolica solidarizza con il settimanale
di Giampaolo Petrucci, da www.adista.it
"Famiglia Cristiana non solo non ha mai preteso di ‘esprimere la linea’ politica della Santa Sede e della Cei, che hanno entrambe i loro giornali, ma ha sempre cercato di conformarsi al detto ‘in certis oboedientia, in dubiis libertas’, confermato dal Vaticano II: totale, appassionata fedeltà alla dottrina della Chiesa, libertà di giudizio sulle vicende politiche e sociali fin dove non toccano i principi e i valori ‘irrinunciabili’ che discendono dal Vangelo". Con queste parole, un editoriale di Famiglia Cristiana (datato 24/8) ha voluto porre fine alle polemiche estive che hanno travolto il più importante settimanale cattolico italiano.
Ad avviare l’infuocato dibattito era stata un’aspra analisi dei provvedimenti legislativi del governo Berlusconi su immigrazione e sicurezza. Nel "Paese da marciapiede" che produce enormi sacche di povertà tra le famiglie – denunciava la rivista dei paolini sul numero del 17/8 – "arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri. A Roma il sindaco Alemanno (…) caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati". Il governo e il suo "presidente spazzino", in sintesi, sfruttano "provvedimenti ridicoli quanto inutili", come il "gioco dei soldatini" e altri "finti problemi di sicurezza", per distogliere l’attenzione dai reali problemi del Paese. E per di più ha imparato "a scaricare su altri", in genere le fasce deboli della società, le proprie responsabilità. "È troppo – terminava l’editoriale – chiedere al governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?".
Cattocomunisti!
La violenta reazione dai banchi della maggioranza non tardava a manifestarsi. Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma, attaccava lo "stile" e i toni dell’editoriale, chiedendo ai paolini di usare "un linguaggio cristiano, se non democristiano". Entra, invece, nel merito della dottrina della Chiesa Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alla Famiglia e alla Droga: a suo giudizio, gli articoli di Famiglia Cristiana "sono faziosi, usano un linguaggio degno dei centri sociali, come il Manifesto e Liberazione. Contesto – aggiungeva il ministro – il diritto di quel settimanale a essere venduto in chiesa e nelle parrocchie. Non rappresenta la vera dottrina della Chiesa e i cattolici se ne sono accorti. Insomma, si è convertito in un organo cattocomunista". Sulla stessa lunghezza d’onda anche Sandro Bondi, ministro per i Beni e le Attività culturali: per lui Famiglia Cristiana continua ad "esprimere opinioni su questioni politiche e sociali che riflettono una cultura che sbrigativamente viene definita cattocomunista. Non capisco perché il suo direttore neghi scandalizzato questa accusa". "La posizione di Famiglia Cristiana – sentenziava Bondi – non scalfisce minimamente il governo, ma rischia di compromettere la Chiesa e di coinvolgerla in posizioni che non sono affatto condivise dal popolo. Insomma, danneggia la Chiesa stessa".
Agli strali lanciati dal governo replicava Beppe del Colle nell’editoriale del 24/8: "A un politico di una certa età, che ha attraversato tutto l’arco costituzionale, dovrebbe essere chiaro da che parte siamo stati e stiamo. Eppure, anziché entrare nel merito dei problemi da noi sollevati, si continua con la facile accusa di cattocomunismo". Più radicale la posizione del codirettore di Famiglia Cristiana Giusto Trugli: "Era sotto il Ventennio che non si poteva criticare il governo" (L’Unità, 17/8). Si appellavano invece alla libertà di stampa il direttore della testata, don Antonio Sciortino, e il caporedattore, Alberto Bobbio: secondo il primo, "evidentemente, questo Paese non ha dimestichezza con la libertà di stampa". E Bobbio: è altrettanto evidente che "questo non è un Paese normale. In quale altro posto al mondo una critica produce reazioni come queste?".
Dissociazioni gerarchiche…
A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci aveva pensato poi il Vaticano stesso che, invece di rimanere fuori da una querelle che riguardava solo la Congregazione dei Paolini, affidava a p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, un comunicato ufficiale, nel quale sottolineava ciò che è a tutti noto, cioè che "Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della Conferenza episcopale italiana. (…) Le sue posizioni sono quindi responsabilità esclusiva della sua direzione". La posizione del direttore è stata prontamente assecondata dallo stesso don Sciortino, il quale ribadiva che "mai ci siamo sognati di essere i rappresentanti della Santa Sede, né della Cei". Replicava a stretto giro di posta don Sciortino: "Ogni volta che facciamo una critica al governo attaccano dicendo che non siamo la voce della Santa Sede Nessuno si è mai sognato di esserlo". (Unità, 17/8)". Parole dunque scontate quelle di Lombardi ma, argomenta Edmondo Berselli dalle pagine di Repubblica (15/8), indicano comunque "che sullo sfondo si erano mosse le alte gerarchie, chissà, la segreteria di Stato, la presidenza della Cei, evidentemente preoccupate per la piega presa dagli eventi, e dalla durezza delle risposte nel governo e nel Pdl". La stessa posizione della Santa Sede, inoltre, non era mai emersa in precedenza, quando il periodico aveva aspramente criticato l’operato del governo Prodi e la decisione di accogliere tra le fila del Pd i radicali di Emma Bonino. Al di là di un’eventuale "differenza antropologica", ipotizzata dal vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione (Unità, 17/8), per cui "la sinistra incassa meglio" le critiche della stampa, mentre "la destra diventa rabbiosa", secondo Berselli c’è dell’altro. "Il pericolo maggiore – commenta Berselli – prima ancora delle proteste di chi viene criticato, e che riguarda tutti i cattolici consapevoli, è quello di restare schiacciati da un implicito patto di potere fra la destra trionfante di questa stagione e il realismo politico delle gerarchie vaticane: cioè dalla strana e nuova conciliazione che sembra delinearsi, un nuovo patto di interessi e di potere che potrà premiare la Chiesa come istituzione temporale, ma che lascerebbe senza voce un cattolicesimo che ancora accetta di misurarsi con i dubbi, le incertezze e le angosce del nostro tempo" (Repubblica, 15/8).
…e solidarietà di base
Molte le manifestazioni di solidarietà inviate alla redazione del più grande settimanale cattolico. Il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha ribadito che "Famiglia Cristiana non è un partito, né la Chiesa, né un organo ufficiale di essa" e che "la vivacità dei giornali e il loro pluralismo culturale è ricchezza democratica". Più feroce la condanna di Aldo Antonelli, parroco di Antrosano (Aq), che sostiene Famiglia Cristiana e, senza mezzi termini, parla di "realtà fascismo" in riferimento alle disposizioni su sicurezza e immigrazione. E rinvia la polemica al mittente
: "Fascisti e sfascisti: zittiscono le voci e ammutoliscono le coscienze". Don Albino Bizzotto, presidente di Beati i Costruttori di Pace, ricorda poi lo "scandalo" e il "dolore" provato di fronte alla "dissociazione del Vaticano e della Conferenza episcopale italiana" e invita i paolini: "Vi preghiamo: accettate di essere segno di contraddizione non solo nella società, ma anche dentro la Chiesa". Intervistato da da Gianluca Carmosino sul n. 31 di Carta Bizzotto spiega: "Sono spesso molto critico con Famiglia Cristiana per le sue posizioni, penso alle recenti campagne su Padre Pio ma in questa occasione è accaduto qualcosa di importante: il giornale ha smascherato la sostanza politica e sociale dei vari depistaggi sull ’emergenza e sulla sicurezza. Un fatto nuovo per il settimanale, legato da sempre a chi pratica le chiese cattoliche". Identica solidarietà è stata espressa da Giovanni Sarubbi, direttore del periodico Il dialogo, "per le parole pronunciate dal direttore della Sala Stampa del Vaticano che sono state utilizzate dai partiti di governo e dai mezzi di comunicazione per fa passare l’idea che ‘il Vaticano sconfessa Famiglia Cristiana’ e per consentire a settori del mondo cattolico di dare il via al boicottaggio della rivista nelle parrocchie". Altrettanto ferma la posizione della Tavola della Pace che, attraverso la penna del coordinatore nazionale Flavio Lotti, ha scritto: i fatti di agosto "rivelano preoccupanti atteggiamenti di intolleranza che indeboliscono la nostra democrazia e violano gli stessi diritti alla libertà di opinione e di informazione". Nigrizia, mensile dei missionari comboniani, mentre ricorda che "evidentemente ribellarsi alle campagne anti migranti e alle ossessioni securitarie (…) comporta essere messi al bando", e che questo governo "ha trasformato l’impunità in valore, la furbizia in uno stile di vita e il sotterfugio in una prassi", si domanda: "L’informazione, anche quella cattolica, è così condannata a scivolare sui fatti, rassegnandosi a ‘prendere solo atto’ di ciò che le accade accanto?".
(3 settembre)
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