La maestra, la sessuofobia e le troppe omertà

Paolo Flores d’Arcais



La vicenda ha avuto qualche spazio sui media, ma non quanto merita, per la gravità dei comportamenti, e delle omissioni, anche da parte di autorità educative e istituzioni politiche.

Riassumiamo. Una donna di 22 anni lavora come maestra in un asilo nido, la sua attività professionale è stata sempre considerata ottima dai genitori dei bimbi, le colleghe, la direttrice (o preside, i giornali alternano i due titoli) della scuola.

La maestra di 22 anni ha un fidanzato, con cui ovviamente fa sesso. Il signore in questione diffonde alcuni nudi della fidanzata tra i suoi amici di calcetto. Si tratta di un comportamento illegale, per il quale ha ora pagato un risarcimento che gli ha consentito il beneficio della messa alla prova. La moglie di uno dei suoi amici di calcetto vede la foto e con la complicità del marito la spedisce alle altre mamme, nuovo e più grave reato, e — stando alle accuse della Procura — arriva a minacciare la ventiduenne di mettere al corrente la direttrice scolastica se avesse sporto denuncia contro l’ex fidanzato. Sto citando dalla cronaca di Torino del Corriere della Sera.

La direttrice, cui la maestra si rivolge per averne il doveroso sostegno, anziché aiutarla la mette in stato d’accusa di fronte e insieme a un gruppo di madri, e la costringe alle dimissioni, che successivamente la maestra ritira, decidendo di non sottostare alle intimidazioni e di ricorrere alla giustizia.

Il processo, che vede cinque imputati — a vario titolo — per diffamazione, violenza privata e divulgazione di materiale privato, si sta svolgendo in questi giorni. Speriamo che giustizia sia fatta, non sempre avviene, purtroppo.

Quello che non si capisce è perché non sia già accaduto qualche cosa per quanto riguarda l’istituto scolastico dove lavorava la maestra.

Dalle cronache non è chiaro (o almeno io non sono riuscito a capirlo) se si tratti di un “nido” comunale o privato, o se faccia parte invece di un complesso scolastico (anche qui pubblico o privato) che comprende più gradi di istruzione. Non so perciò se debba rivolgermi al sindaco di Torino o al ministro della pubblica istruzione. Due cariche attualmente ricoperte da due donne autorevolissime nell’ambito del M5S (personalmente aggiungerei: tra i pochissimi dirigenti 5S meritevoli di considerazione). Non sono mancate da parte loro parole di solidarietà con la maestra vittima. Le parole sono un’ottima cosa. Ma i fatti?

Perché la direttrice scolastica è ancora al suo posto e non è stata licenziata in tronco? E analogamente per le altre maestre che, anziché aiutare la vittima, si sono unite nell’opprimerla alle dimissioni? Anche si trattasse di un istituto privato, deve comunque rispettare vincoli e convenzioni stabiliti o con il Comune o con il Ministero della Pubblica Istruzione, o con entrambi. E al di là delle sanzioni penali, su cui decideranno i tribunali nei vari gradi di giudizio, gli elementi per stabilire che l’etica tassativa per chi opera in campo educativo, che consiste nel difendere la vittima dell’abuso, cioè la maestra in questione, libera di fare sesso come preferisce e di scambiare foto nude con il fidanzato, e non nel moltiplicare abusi e illegalità contro la vittima, anziché difenderla, è stata indecentemente e sistematicamente violata da direttrice e maestre, ci sono già tutti, ad abundantiam.

Perché, allora, operatori indegni del mondo educativo, sono ancora al loro posto? Spero che la notizia del loro allontanamento mi sia sfuggita. A che serve stigmatizzare, anche con il massimo di eloquenza, che se al posto della maestra ci fosse stato un maestro, nulla di tutto questo sarebbe avvenuto, se poi dall’eloquenza non si passa ai fatti, alle sanzioni, che evidentemente sono l’unica cosa che certe direttrici e certe colleghe sessuofobiche sono in grado di capire?

Paolo Flores d’Arcais

p.s.

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(17 dicembre 2020)

 


 



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