La passione per la libertà
di Paolo Flores d’Arcais
Le persone che amano in primo luogo la libertà sono rarissime. Carlo Caracciolo era una di loro. Anche perché detestava la noia. E faceva perfino credere che questo ne fosse il principale motivo, poiché detestava ancor più la retorica. In realtà aveva scelto la libertà come sua decisione fondamentale, esistenziale, che non aveva bisogno di altre motivazioni e motivava anzi ogni sua altra scelta. Forse per questo, essere editore sarebbe stata la sua vocazione, il suo demone. E per questo gli era sembrato normale, quasi naturale, scegliere la Resistenza, giovanissimo, l’antifascismo a rischio della vita.
La libertà contro l’establishment, il giornalismo come critica civile, questo fu l’irrompere dell’Espresso prima e di Repubblica poi nella vita politica italiana e nel conformismo editoriale. E infine della catena dei quotidiani locali, scommessa particolarmente audace e contributo alla libertà sistematico anche se meno appariscente, poiché i giornali locali rappresentavano spesso nella provincia italiana del dopoguerra un fattore determinante di conservatorismo.
Senza la passione di Carlo per la libertà e per il rischio che l’accompagna MicroMega non sarebbe mai nata. Accettò e sostenne una proposta che tutti gli altri editori avevano rifiutato, considerandola improponibile per il mercato: un “mattone” bimestrale dedicato sistematicamente alle “ragioni della sinistra”, intese in modo rigorosamente eretico rispetto alle organizzazioni politiche e sindacali, e alle ideologie, delle sinistre ufficiali. E questo a metà degli anni ottanta, quando craxismo e andreottismo celebravano i loro trionfi, e in sinergia sembravano destinati a dominare per un’epoca, e un Pci spesso tentato da sirene consociative non osava, rispetto all’Urss, andare oltre lo “strappo” e dichiararne finalmente il carattere totalitario, noto alle sinistra eretiche da decenni.
Alla domanda “come stai?”, anche se appena dimesso dall’ospedale e dopo interventi gravi, Carlo rispondeva invariabilmente “benissimo!”. Non per minimizzare, non per evitare di parlare di quanto avvenuto, piuttosto con la semplicità e la convinzione di chi con questo understatement ringrazia laicamente e consapevolmente e costantemente per il privilegio di vivere la vita che desiderava vivere e aveva scelto di vivere. Questa la radice della sua incapacità quasi connaturata a lamentarsi: la consapevolezza di un privilegio e il bisogno di esserne grato, anche senza un Dio da ringraziare. Il suo impegno civile era il modo con cui restituire un dono, e se Carlo impediva che si potesse perfino accennare a dei “meriti” non era solo eleganza, nasceva da questa moralità.
(17 dicembre 2008)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.