La Patria contesa

Jacopo Custodi

L’ultimo libro di Christian Raimo, Contro l’identità italiana, ricostruisce efficacemente i retroscena politici del rinato nazionalismo italiano di destra, ma la sua ricetta per la sinistra risulta tanto semplice quanto fallimentare.


Il nuovo libro di Christian Raimo, Contro l’identità Italiana (Einaudi, 2019), ripercorre le radici politiche dell’ondata di nazionalismo che sta attraversando l’Italia. Si tratta di una novità all’interno del panorama editoriale di sinistra, dal momento che la ‘nazionalità’ è una questione su cui la sinistra italiana si è sempre interrogata poco. Questo per varie ragioni, non ultima il fatto che, in fin dei conti, fino a pochi anni fa la nazione non era un tema di grande rilevanza politica. Infatti, dal secondo dopoguerra in poi, l’identità nazionale non ha svolto un ruolo centrale nella politica italiana. Un senso condiviso di appartenenza alla comunità nazionale faceva certamente parte della coscienza popolare, ma i riferimenti alla nazionalità giocavano un ruolo marginale nell’articolazione dei conflitti politici. Altre identità, quali la religione e la classe sociale, creavano un senso di appartenenza dall’impatto politico molto più forte (non a caso i due più grandi partiti italiani, la DC e il PCI, si rifacevano rispettivamente a queste due identità).
Oggi però non è più così: forze politiche populiste e di destra, come la Lega di Salvini, hanno rispolverato l’uso politico del nazionalismo e ripoliticizzato l’identità nazionale. Di conseguenza, è iniziata anche a sinistra una riflessione su questi temi, divenuti ormai centrali nell’agenda politica del paese. È in quest’ottica che si inserisce il libro di Raimo. L’obiettivo dell’autore è quindi duplice: da una parte dissacrare l’attuale identità italiana ripercorrendo le fasi della sua costruzione politica; dall’altra portare avanti una risposta di sinistra a questo rigurgito nazionalista. Vediamole entrambe.

Nella prima parte del libro l’autore presenta una ricostruzione storica, tanto sintetica quanto efficace, del recente ritorno del nazionalismo italiano. Nel farlo, mostra come la nostra ‘identità italiana’, e con essa il patriottismo che ne deriva, sia di fatto frutto di scelte politiche deliberate. L’esempio lampante su cui l’autore si sofferma maggiormente è l’operazione identitaria avviata dal presidente Ciampi alla fine degli anni novanta. Si trattava di un’imponente iniziativa istituzionale volta a frenare il secessionismo anti-italiano della Lega Nord, attraverso l’uso massiccio di un rinnovato patriottismo istituzionale. Così facendo però, il mito fondativo della Resistenza venne svuotato del suo carattere antifascista e trasformato in una memoria collettiva ma apolitica. Paradossalmente, le velleità patriottiche di Ciampi non solo contribuirono alla perdita dei valori della Resistenza, abbandonati sbrigativamente nella ricerca di un’identità italiana condivisa, ma finirono per favorire la stessa Lega contro cui erano diretti: prepararono il terreno per il nazionalismo identitario della nuova Lega di Matteo Salvini.

Questa ricostruzione è, a mio avviso, la parte migliore del libro, perché sottende una grande verità: l’identità nazionale non è una caratteristica oggettiva, non è né immutabile né predeterminata, ma è una costruzione politica che viene articolata da diversi soggetti politici in base alle loro rispettive ideologie. ‘Decostruendo’ l’identità nazionale italiana degli ultimi vent’anni, Raimo riesce a mostrare il di quest’ultima. Purtroppo però, questa visione ‘non-essenzialista’ della nazionalità tende a scomparire ogni qual volta l’autore si interroga su come rispondere, da sinistra, al nazionalismo reazionario. Qui avviene un paradosso: l’identità nazionale smette di essere per l’autore qualcosa di contingente, artificiale e politicamente costruito, e diventa qualcosa di essenzialmente di destra, di naturalmente reazionario, di aprioristicamente razzista e maschilista. Dunque, qualcosa da respingere in toto, qualcosa verso cui essere ‘contro’ a priori, indipendentemente dalla sua costruzione contingente. È così che Raimo arriva a suggerire il rifiuto di ogni identificazione con l’Italia. Quest’ultima parte risulta essere la più debole del libro, anche per l’uso discutibile delle fonti. Ad esempio, cita in suo favore un testo di Hobsbawm sulla sinistra e le politiche identitarie, ma lo fa capovolgendone il contenuto: proprio alla fine di quello stesso testo, infatti, lo storico inglese rivendicava per la sinistra l’uso dell’identità nazionale, differenziandola da altri tipi di identità contro cui si era schierato nelle pagine precedenti. Il dubbio che l’autore abbia saltato la seconda parte del testo di Hobsbawm sorge spontaneo.

In ultima analisi, l’errore dei Raimo risiede nel considerare l’identità nazionale italiana come qualcosa di intrinsecamente negativo solo perché ‘artificiale’, dimenticando così il grande insegnamento di Benedict Anderson, secondo cui analizzare le identità nazionali in termini di falsità/genuinità è sempre fuorviante e ingannevole, perché tutte le identità (nazionali e non) sono costruite socialmente, e ciò che conta è “lo stile in cui sono immaginate”.

Un’altra risposta

La soluzione di Raimo al nazionalismo di Salvini è tanto semplice quanto fallimentare. Rifiutando interamente l’identità italiana si finisce infatti per legittimare il discorso dell’avversario su questi temi, che si ritrova senza sfidanti nella sua battaglia egemonica per definire cosa sia l’Italia o cosa significhi essere italiani. Invece di assumere per dato di fatto l’idea di Italia portata avanti dalla destra, la sinistra dovrebbe contestarla contrapponendo un’idea diversa di appartenenza alla comunità nazionale. Non è un caso, infatti, che questa sia esattamente la strategia portata avanti dalla gran parte delle forze di sinistra politicamente rilevanti degli ultimi anni.
Lo slogan del Labour di Corbyn è «ricostruire la Bretagna per i molti e non per i pochi», non certo «contro la Bretagna per i tanti e non per i pochi». Quando Trump ha accusato Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Ayanna Pressley di non essere veramente americane, loro non hanno certo annuito, ma hanno ribaltato il discorso di Trump, rivendicando di essere americane e accusandolo di essere spaventato e incapace di concepire un’America che includesse anche loro. Quando alcune persone di destra hanno tentato di interrompere un comizio di Pablo Iglesias al grido di «viva la Spagna», lui non ha certo replicato dicendosi ‘contro la Spagna’, ma ha risposto per le rime, ribadendo così quella che è stata la linea di Podemos fin dall’inizio: alla destra non deve mai essere consentito di dare lezioni indisturbata su cosa significhi essere spagnoli. Nel discorso di Podemos, gli anti-patrioti sono coloro che privatizzano e distruggono i servizi pubblici, mentre i veri patrioti sono le donne che manifestano l’8 marzo e gli studenti che si mobilitano contro il cambiamento climatico. Ciò che veramente tormenta la destra, sostiene Iglesias, è veder nascere un’idea di comunità nazionale, e quindi una patria, in cui i migranti possano identificarsi a pieno titolo, indipendentemente da lingua o colore della pelle, e in cui i nemici della Spagna siano invece i politici corrotti e i ricchi che evadono le tasse. Il punto, sostenuto anche dal direttore di Jacobin Bhaskar Sunkara riprendendo un celebre testo di Michael Harrington, è che «se la sinistra vuole cambiare questo Paese perché lo odia, allora la gente non ascolterà mai la sinistra e la gente avrà ragione».

Ad ogni modo, non è necessario scomodare le star della sinistra del XXI secolo per capire che questa sia la risposta più efficace al nazionalismo xenofobo della destra, perché è esattamente quello che fa già la gente comune che si oppone quotidianamente al razzismo dilagante. Quando un uomo nei pressi della stazione di Milano Centrale, vestito Armani e proprietario di tre appartamenti in centro, ha insultato due ragazze di colore ed ha rivendicato il suo razzismo dicendo che «l’Italia è questa», la risposta del ragazzo che lo ha affrontato è stata «l’Italia non è questa, l’Italia è solidarietà».


(20 agosto 2019)


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