La politica del mattone come “leva” dello sviluppo

MicroMega

Il professor Gabrielli, nel rispondere (in maniera a volte sconsiderata) alle precise critiche portate alla sua collaborazione con la giunta regionale siciliana, elude un nodo di fondo (e che grida vendetta!) e cioè la sconsiderata politica urbanistica che ha caratterizzato per un decennio l’amministrazione comunale di Genova.
A dare veridicità a questo giudizio politico è la stessa Sindaca di Genova, quando sia nella campagna elettorale che nel corso delle stesse conversazioni ospitate in questo sito, ha più volte marcato l’accento sulla necessità di una "discontinuità" nelle politiche cittadine, comprese quindi quelle urbanistiche. Il secondo elemento è il fatto, davvero nuovo per Genova e credo senza eguali nelle grandi città metropolitane italiane, che la delega sulle politiche urbanistiche è stata mantenuta dalla Sindaca, con l’assegnazione dell’incarico per il nuovo PUC a Renzo Piano assieme ad altri professionisti e la creazione dell’Urban Lab come centro di informazione ed ascolto delle tematiche che i cittadini vorrano apportare al piano.
Il dato grave degli anni del passato è stato quello di aver puntato alla politica del mattone come "leva" dello sviluppo, con una pratica ammnistrativa – quella del cosidetto "spostamento dei volumi" che calza a pennello con le esigenze speculative dei costruttori e con la rendita immobiliare.
Anche essendo poco esperti – come sono io – di urbanistica ed architettura non ci vuole molto a capire che la logica dello spostamento dei volumi cozza contro ogni idea di urbanistica che abbia al centro un contesto di praticabilità territoriale e sociale, attraverso la realizzazione dei cosidetti standard di vivibilità: verde urbano, spazi liberi alla fruizione, strutture di vita sociale, scuole.
Se io in un determinato posto non riesco a realizzare un intervento edilizio perchè si scopre incompatibile con quella realtà, e metto in pratica lo spostamento dello stesso in altra zona significa due cose: sono favorevole in tutto e per tutto alla politica speculativa tout court, e che quell’intervento lo farò magari in quartieri periferici, dove forse è già presente un certo degrado e dove la contrarietà sociale dell’intervento si fa meno forte – fare ricorsi al tar e avere tecnici al proprio fianco costa parecchio.
Cito poi solo come ennesimo esempio delle politiche sbagliate su Genova il caso dei parcheggi – in centro e in periferia – dell’Acquasola e di Villa Rosa, idee tra l’altro non solo sbagliate per la loro logica costruttiva-speculativa ma anche per un evidente errore nelle politiche della mobilità cittadina, che a questo punto si sposterebbe sempre di più sulle automobili.
Resta poi l’amarezza di non aver avuto, da parte della Regione Liguria (l’ente a cui spettano la definizione delle leggi e dei regolamenti urabistici, nonchè l’ultima parola sull’approvazione definitiva dei vari piani urbanistici tra cui lo stesso PUC) un indirizzo nuovo sulle politiche del territorio, anzi si assiste un po’ stupiti alla proposizione – ed a nessun intervento contrario da parte della Regione – di nuove colate di cemento sul nostro territorio dalla decina di nuovi porticcioli con annesse costruzioni alle spalle alla proposta di progeti faraonici – la Margonara a Savona e il progetto Marinella della Monte dei Paschi a Sarzana ed Ameglia.

Stefano Sarti
Presidente Regionale Legambiente

(20 giugno 2008)



MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.