La politica-pulp: Berlusconi o Tarantino?

MicroMega

di Pierfranco Pellizzetti

Nel sanguinolento spaghetti-pulp della politica italiana, "le iene" non sono quattro ragazzotti agghindati alla blues brothers che rifanno goliardia in TV.

Semmai, una gang di torvi personaggi venuti su dai bassifondi. Secondo la filmografia di Quentin Tarantino, quelli della criminalità di mezza tacca. Nel caso nostro, i bassifondi del giornalismo e dintorni: la banda sguinzagliata per intimorire e fare a pezzi i nemici del Boss.

Ceffi davvero terrorizzanti, tipo il Maurizio Belpietro che anche quando vorrebbe sorridere gli si piega la bocca di sghimbescio a sguainare le zanne acuminate del killer cannibale. Prezioso citazionismo da Agente 007 – La spia che mi amava: Richard Kiel, il cattivissimo che sbrana le vittime con la sua scintillante dentatura metallica? Riferimento non meno raffinato delle occhiaie bluastre esibite dall’avvocato Ghedini, remake di quelle della iena originale Steve Buscemi.
Visto che di bassifondi si tratta, non poteva mancare la manovalanza paleo-post-fascista, sempre pronta al richiamo della foresta. È di giovedì 28 maggio la notizia dell’ultima bravata delle ex camice nere passate al doppiopetto, quando il rissoso ministro già paninaro sanbabilino Ignazio La Russa si aggirava a fare il piacione da campagna elettorale nel centro storico di Genova accompagnato dall’antico camerata del MSI che fu, il corpulento senatore Giorgio Bornacin (un mazziere FUAN, il fronte studentesco della Fiamma Tricolore, anch’esso riciclato PDL). A un tratto spunta dai vicoli l’anarchico Juan Antonio Sorroche che – folle spagnolo – osa strillare commenti irrispettosi sul politico scelto da Marco Bellocchio come icona della bruttezza (neo)fascista nel film "Sbatti il mostro in prima pagina" (appunto, l’Ignazio). Immediatamente la scorta salta addosso al contestatore immobilizzandolo. Ma il Bornacin non sa resistere e – così – scarica un tremendo cazzotto al volto dell’odiato sinistro ormai inerme. Avesse potuto, gli avrebbe spappolato il cervello, rifacendo la scena di Pulp Fiction con John Travolta e Samuel Jackson.

La Russa, che ha perfettamente interiorizzato l’iperrealismo surreale del pulp, commenta: "Bornacin voleva solo dimostrare di essere ancora un baldo giovane". Perfetto aplomb tarantinesco; tra l’impassibilità del bounty-killer alla Sergio Leone, i manga giapponesi e il wu xa pian (cappa e spada in mandarino).

Intanto – a conferma che la nostra vita pubblica è ormai affidata alla supervisione registica dell’impareggiabile Quentin – assistiamo al passaggio dalle bande maschili (Le iene) a quelle al femminile ("Deadly Viper Assasination Squad" di Kill Bill). Del resto Mariastella Gelmini è una più che credibile "California Mountain Snake", mentre la Carfagna o la Bertolini non sfigurano nei ruoli di "Vernita Green" e "O’Ren".

C’è solo il piccolo problema di capire come si andrà a finire. Perché la sceneggiatura originale prevede l’arrivo di "Black Mamba/La Sposa". Ossia la bionda compagna del Gran Capo che, furibonda per le malefatte dell’intera compagnia ("il ciarpame"), perde il lume della ragione e ti combina una carneficina apocalittica. Mr. B. compreso, cui la valchiria vendicatrice fa esplodere il muscolo cardiaco con una mossa segreta di kung-fu. Parte in cui Lady Veronica funzionerebbe davvero alla grande.

(29 maggio 2009)

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