La questione ambientale e il grido di Greta: apriamo gli occhi
Angelo d'Orsi
E aggiungo che sono infastidito dal modo con cui grandi media o ambienti politici “progressisti” sostengono, sul fronte opposto, la battaglia di Greta, a cui è ben difficile ipotizzare siano intimamente sensibili. E la giornata per il clima del 27 settembre con la risibile “autorizzazione” del ministro dell’Istruzione agli studenti a sostituire le lezioni con le manifestazioni ha avuto aspetti di spettacolarizzazione che rischiavano di cancellare la portata dirompente del suo messaggio. Come si fa a proclamarsi ambientalisti e sostenere un’opera inutile e devastante come il TAV, tanto per dirne una?
Ma il punto non è questo, il punto non è la ingenuità o meno della campagna di Greta, il punto non è la sua eventuale utilità a una start up (come ha scritto un quotidiano svedese, in modo anche piuttosto documentato), il punto non è, come recita uno slogan a sinistra che senza anticapitalismo l’ambientalismo è giardinaggio (ossia inutile decorativismo naturistico), e così via. Il punto è che chi critica Greta, chi va in caccia delle carenze del suo messaggio, o dell’interesse privato della campagna per il clima scambia il dito per la luna. Anche se Greta fosse una “minus habens” (ed è evidente che è invece una ragazza eccezionale), anche se fosse una pedina nelle mani dell’onnipresente e immortale George Soros (ancora lui!), e non è vero, ciò che la quindicenne svedese ha fatto, nessuno prima di lei ha saputo o voluto fare.
Non voglio considerare neppure i rigurgiti di un ormai più che senile, sempre più sguaiato e impunito Vittorio Feltri, ma sentire Massimo Cacciari che la redarguisce dall’alto del suo habitus di filosofo professionale, sentenziando che quello che Greta va dicendo lo hanno scritto gli scienziati da anni, fa sorridere. E allora? è giusto o sbagliato quel che Greta urla in piazza o sui podi dei potenti? che lo abbiano scritto illustri scienziati prima di lei la contraddice forse?
Suggerisco a Cacciari, e agli altri più o meno improvvidi detrattori di questa ragazza, la lettura di un libro dello scrittore indiano Amitav Ghosh, “La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile” (edito in italiano da Neri Pozza, 2017, edizione originale 2016). Libro che cerca, in modo avvincente e persuasivo, appunto di aprirci gli occhi, ossia di vincere la “grande cecità” in cui siamo immersi, davanti al cambiamento climatico. Quante persone, però, ha raggiunto la penna di Gosh? Forse qualche migliaio, al massimo qualche decina di migliaia. Ebbene, nella sua semplicità, il grido di Greta ha raggiunto centinaia di milioni di persone. E le ha rese di colpo quanto meno attente alla problematica del “climate change“.
Invece di farle le pulci, invece di contrapporre la sua immagine a quella di bimbi nelle miniere africane o nelle fabbriche dell’Estremo Oriente, schiavizzati, invece di sottolineare con malizia ciò che del resto lei per prima sottolinea, ossia che è una privilegiata, riconosciamo il suo merito, e svegliamoci. Oggi la questione ambientale, la questione del cambio climatico, non è un tema da mettere nell’agenda politica: oggi è la questione della sopravvivenza della Terra. Ci interessa?
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.