La ricerca della verità

MicroMega

Egregio direttore Flores d’Arcais,

chi si accinge a scriverLe è uno studente appena diplomatosi con 100 e lode dopo cinque faticosi anni d’impegno e di sacrifici richiesti dagli studi classici. Le sto precisando questo perché ho avuto modo di constatare il fatto che la scuola italiana costituisce, a mio parere, l’unica istituzione italiana salda e credibile, nonostante i ripetuti tagli e tentativi di delegittimarla. Eppure un episodio gravissimo come quello avvenuto il 20 maggio scorso a Brindisi dinanzi all’istituto "Morvillo-Falcone", che è costato la vita alla giovanissima Melissa Bassi, è passato sotto il silenzio più assordante ed eloquente della stampa e dell’informazione in genere. Aldilà di chi possa effettivamente essere stato l’esecutore materiale di una simile ignominiosa azione, non Le sarà di certo sfuggita la singolare vicinanza rispetto al ventennale della strage di Capaci.

Mi è capitato poi di venire a conoscenza grazie ad alcune tenaci testate giornalistiche, come "Il fatto quotidiano" o "La Repubblica", dell’inaudito ed indecente, davvero indecente, tentativo di insabbiamento, ulteriormente approfondito da "Micromega", da parte di uno dei più stretti collaboratori del Presidente della Repubblica da pochi giorni scomparso (straordinaria coincidenza) circa l’accertamento della verità sulla strage di via D’Amelio.

Le chiedo allora come è possibile che giovani valenti, capaci, volenterosi e meritevoli possano continuare a riconoscersi in uno Stato che ormai è in mano ad un manipolo di banchieri, impropriamente chiamato governo, e persino nelle sue massime figure emblematiche nega ai suoi cittadini la possibilità di conoscere ciò che veramente è accaduto nel passato e , sopratutto, di scoprirne il perché, anziché essere sfiduciati verso un’Italia senza futuro e senza un passato, a causa del mancato aculeo alla volontà di ricordare ciò che è stato, e per questo incapace di conservare il suo immenso patrimonio storico ed artistico; come è possibile per loro credere su delle istituzioni che hanno accettato che venisse calato il velo dell’oblio sui tanti e troppi misteri e misfatti d’Italia, complice un’informazione che non vuole più nemmeno ricordare coraggiosi e abili giornalisti come Ilaria Alpi e Mauro.
 
E poi mi sporge anche spontaneo domandare: se la verità è lo splendore del bello, come scriveva Platone, chi ha paura della luce e preferisce invece dimorare nelle tenebre?
Le rivolgo distinti saluti

Pierpaolo Favia

(01-08-2012)



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