La tv pubblica, Berlinguer, Cacciari, Corona e i Signori delle Autostrade
Luca Michelini
1. Per chi ha avuto l’avventura di conoscere come telespettatore gli ultimi 45 anni delle reti pubbliche e private italiane si tratta di aspettare il momento buono per capire la ragione di una scelta. Non ci vuole molto tempo, di solito. Esemplifico. Come mai tra i tanti filosofi italiani, è proprio e quasi soltanto Massimo Cacciari, bravissimo ovviamente (altrimenti come approdare in tv?), ad essere ospite quasi fisso di certe trasmissioni, naturalmente nella parte di “intellettuale dissenziente e indipendente da tutto e da tutti”? Come mai tra i tanti scrittori e scultori italiani, Mauro Corona è stato scelto come ospite quasi-fisso da Bianca Berlinguer, autorevole giornalista e conduttrice di Rai3? Il motivo è semplice. Bisogna solo avere pazienza.
2. La propaganda vera, quella che penetra e cucina le coscienze, quella che determina la scelta di voto, l’orientamento morale prim’ancora che politico, non è quella diretta, non è il comizio, non è il luogo dove lo spettatore rischia di sentirsi compartecipe di un’azione audace, di una presa di posizione, non è quella che ti coglie nella gesta del tifoso. Nossignore. La propaganda vera è quella che consiste nella zampata politica, diretta, precisa, chirurgica, ma offerta da un “personaggio” avulso dal contesto in cui la zampata è data. Quella che non lascia scampo viene dal noto conduttore, dalla cantante pop, dal serio giornalista, dal presentatore d’avanspettacolo.
3. E poi si cresce, ci si raffina e si circoscrivono i consumatori da captare. Poniamo: dall’intellettuale dissidente indipendente da tutto e da tutti, naturalmente di sinistra ma svincolato dai partiti, non ti aspetteresti che fosse favorevole diciamo ad un rentier marca Savoia, le cui fortune sono state legate al controllo di un passo di montagna. Lo spettatore è rilassato, guarda Rai3 perché vuole sentirsi progressista, liberal, ma non radicale e massimalista e tanto meno organico ad alcunché; vuole essere felice di non appartenere al “bieco” universo “mercatistico” (parola di Tremonti) della tv commerciale. Ed ecco che il filosofo ti propone la zampata: “La revoca di Autostrade? Anche se si andrà a un rinvio la decisione è stata presa, le posizioni di Conte mi sembrano inequivocabili. I Cinque Stelle ne hanno fatto una questione ideologica. Ma tornare a una gestione pubblica del sistema autostradale non dà alcuna garanzia, basta vedere lo stato delle nostre strade, soprattutto dopo la pseudo riforma che ha quasi eliminato le province”.
4. Una questione ideologica quella di porre fine ad una elementare questione di buon senso che qualsivoglia pensiero autenticamente… liberale non fatica ad analizzare? Non offre alcuna garanzia lo Stato… cioè l’attore della costruzione di tutta la rete stradale e autostradale italiana? Ma sì dai, poiché siamo allo sfascio e lo Stato italiano è quello che è, cioè clientela inefficiente, poiché i Cinque Stelle sono quello che sono (come noto, loro hanno costruito lo Stato italiano qual è ora) e cioè gli italiani sono antropologicamente degli incompetenti (con i Cinque stelle in testa, non importa se laureati, al contrario di ministri di altri partiti), sono degli idioti, no meglio dei mafiosi (come dice la seria pubblica opinione tedesca), allora lasciamo le cose come stanno. Lasciamo che i ponti crollino, che gli investimenti non si facciano, e che un gruppo famigliare si pappi l’Italia intera senza nulla fare e senza aver nulla meritato, un po’ come hanno fatto altre dinastie famigliari, antiche e contemporanee. “Merito”: anche questo valore liberal-borghese, un tempo, ma il filosofo dirà con i classici e magari con Hayek che il merito non esiste perché sottende propositi socializzatori.
5. E poiché il popolo italiano è quello che è, è cioè composto da ignoranti, da cavernicoli, poiché la scuola pubblica è uno sfascio e quindi tanto vale smantellarla, e poiché questo popolo va sottratto ai populisti, che sono cavernicoli all’ennesima potenza (cattivissimi cavernicoli che se la prendono con i barconi clandestini, come denuncia “l’umanitaria” Rai3), allora facciamo grugnire l’irsuto poeta, tal Mauro Corona, che tra una reminiscenza lavorativa ed una rievocazione agreste, sentenzia: “La concessione alla società Autostrade? Io la toglierei pure, ma poi a chi la diamo? All’Anas? Forse allora è meglio lasciarla ai Benetton…” Tra una facezia e l’altra, tra un siparietto e l’altro con la conduttrice, qualche tempo prima aveva chiosato: “il centrodestra vuol far cadere questo governo, sui soldi non capisco perché ci sono certe titubanze. Mio nonno vendeva oggetti di legno e mia nonna, oculata, lo sgridava perché diceva che li vendeva a troppo poco. Lui diceva ‘quando te li danno, i soldi vanno presi’. Ecco, io i soldi del Mes li prenderei, perché siamo in una situazione di necessità. Non mettiamo sul sole di oggi le nubi di domani”. Dall’alto delle montagne evidentemente le cose si rimirano tutte, un pò come l’occhi di dio, così da poter disquisire di corpo forestale dello stato, di capre, di Mes, di politica estera, di tariffe autostradali, di emergenza ambientale, di bianchi ghiacciai, di vino schietto, di guide turistiche papali o famigliari e via discorrendo, secondo altrettanti dossier accuratamente studiati e alfabeticamente ordinati.
6. Siamo insomma di fronte a diverse versioni, a diversi personaggi ad arte costruiti (che devono grugnire, altrimenti non raggiungono lo scopo, che devono dissentire quasi sempre: turandosi il naso sulle riforme renziane, poniamo…) del celebre “bersanese”, cioè quel linguaggio volutamente comico concepito da chi si ritiene élites per venire incontro al popolo elettore, pensando, naturalmente, di fare operazione gramsciana, così i vecchi compagni continueranno a capire che si strizza loro l’occhio e, fedeli, voteranno bene.
E poi alcuni si lamentano che il populismo – parola usatissima in televisione perché privata in quel mezzo di alcun significato – utilizzi strumentalmente il nome dei padri.
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