La vergogna e la speranza
E` da tempo che cerco le parole giuste per ringraziarvi (la lettera è indirizzata anche alle redazioni di Annozero e de L’Espresso, ndr) per come svolgete il vostro lavoro, per la passione che ci mettete. Dopo la penultima puntata di Annozero ero delusa e arrabbiata. Così scrivendo, ho cercato di liberarmi da tutta quell`amarezza e ho ritrovato la speranza proprio pensando a voi. Ecco di seguito quello che ho scritto quella sera.
Io sono italiana. Io sono italiana, lo dicono il mio certificato di nascita, la mia carta d´identità, la lingua che parlo e scrivo.
Io sono italiana, ma ho cominciato a vergognarmene.
Ho cominciato a vergognarmene quando ho capito che il mio Paese stava diventando razzista, che aveva cominciato, come mai prima d´ora, ad identificare lo straniero con il nemico. E ho pensato che in ogni dittatura c´è sempre un nemico comune da combattere, c´è sempre un "problema sicurezza".
Ho cominciato a vergognarmene quando ho visto la foto di un ragazzo che ora non c´è più: l´hanno pestato talmente tanto che è morto e mentre moriva sentiva solo le urla di chi lo chiamava "nero di merda".
Ho cominciato a vergognarmene quando ho visto dei ragazzi fare il saluto romano e venerare il Duce come fosse un dio.
Quando ho sentito per la prima volta che cos´erano la mafia, la camorra e la `ndrangheta. Quando ho capito che la maggior parte delle persone imparano a conviverci, piuttosto che a combatterla. Quando ho visto le città della Campania talmente piene di spazzatura che mi veniva da vomitare; quando ho letto di tutti i rifiuti tossici riversati in quelle terre e di tutti i morti per tumore.
Quando ho sentito parlare di tagli alla scuola e all´università e ho capito che l´ignoranza è la base di ogni regime.
Quando ho letto le telefonate di un certo dirigente della Rai con un certo presidente del consiglio e ho capito qual è il vero curriculum di certe attricette.
Quando ho letto l´elenco dei condannati che siedono in parlamento, quasi fosse la sala d´aspetto del carcere.
Quando è stato rieletto presidente del consiglio un tale pluriprescritto e pluriassolto solo perché aveva cucito delle leggi addosso ai suoi processi.
Quando ho letto dei centri di permanenza temporanei, dove non esiste più alcun diritto.
Quando ho letto del caporalato e ho capito che la schiavitù esiste ancora.
Quando la redazione di un settimanale è stata perquisita, perché aveva osato trattare di due parlamentari che un pentito aveva detto vicini alla camorra.
Quando ho sentito un certo giornalista di una certa rete televisiva abusiva esprimere ironicamente solidarietà ad un giornalista che vive da due anni sotto scorta, perché aveva osato raccontare della camorra.
Penso a quest´ultimo e la vergogna un po´ mi passa.
Penso al suo coraggio, a quella forza che gli fa sopportare ogni giorno la solitudine che dei vigliacchi camorristi hanno creato intorno a lui e, così, la vergogna un po´ mi passa.
Penso a chi lotta ogni giorno per rendere migliore questo Paese. Penso a chi protesta, scrive, alza la voce, a chi non si fa passare le cose sopra, a chi vive e non sopravvive.
A tutti gli uomini che sono liberi perché hanno il coraggio di esserlo.
A voi dedico queste parole, vi ringrazio, perché posso mettere da parte la vergogna e sperare.
Francesca Miscioscia
(13ottobre 2008)
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