L’agenzia stampa vaticana Fides critica l’arcobaleno: non è un simbolo di pace ma gay
di don Vitaliano Della Sala
Preceduta da un titolo-domanda la cui risposta è già scontata in partenza, “L’Arcobaleno: sincretismo o pace?”, Fides, l’agenzia di stampa della Congregazione vaticana di Propaganda Fide, con un lunghissimo e logorroico comunicato ritira fuori le bandiere della pace, per criticarle.
Mentre stava per scatenarsi l’inutile guerra contro l’Iraq, giustificata dalle bugie del presidente Bush sulle armi di distruzione di massa di Saddam, le bandiere arcobaleno erano apparse a migliaia sui balconi degli italiani, che con questo simbolo non violento vollero esprimere la loro contrarietà alla guerra. Come sono strani gli statunitensi! Scandalizzati, volevano costringere l’allora presidente Clinton a dimettersi per aver raccontato una bugia alla nazione circa un rapporto orale con una stagista, che riguardava solo la vita privata del presidente ed era ininfluente sulla vita politica degli Stati Uniti; mentre hanno digerito senza problemi la bugia di Bush sulle armi letali di Saddam, raccontata dal suo vice in mondovisione nella solenne cornice delle Nazioni Unite; bugia che ha contribuito a scatenare una guerra i cui esiti sono ancora incerti, che ha provocato centinaia di migliaia di vittime innocenti e ha influenzato pesantemente la politica internazionale e i rapporti tra nazioni e culture; bugia che non ha causato nemmeno una critica ufficiale a Bush. Ma si sa, in tempi di volute emergenze tutto è permesso, anche riaprire campi di concentramento in perfetto stile nazista, dove rinchiudere, contro tutte le leggi, presunti terroristi e lasciarli a marcire per anni senza processo.
Il peggio è che contro queste e altre politiche scellerate, il cittadino non ha nessuna possibilità di farsi sentire: giornali, televisioni, buona parte degli scienziati e molti intellettuali, sono prezzolati e foraggiati dall’industria della guerra e dai suoi accoliti, per cui è impossibile competere. Al tempo della guerra contro l’Iraq, la maggioranza degli italiani si espresse contro un intervento militare, e lo fece proprio esponendo da balconi, finestre, uffici e campanili la discreta bandiera arcobaleno: nessuno dei politici se ne fregò più di tanto; anzi, gli stessi menefreghisti istituzionali, eletti dal popolo e loro pseudo-rappresentanti, che ipocritamente si scagliano contro i black block che per farsi ascoltare sono “costretti” a rompere vetrine, fanno finta di non sentirti se usi metodi pacifici e non violenti!
Ora le bandiere sono sparite dai balconi, per usura o perché gli italiani si sono rassegnati a subire in silenzio. Di questo non sembra essersi accorto il Vaticano che ne approfitta per “vendicarsi” contro i pacifisti che, con quelle inutili bandiere avevano tolto la scena a papa Woitila, unico pacifista autorizzato. E poi, visto che la bandiera del movimento gay e simile a quella della pace, il Vaticano ha approfittato per l’ennesima condanna medievale contro gli omosessuali.
Ma veniamo al comunicato: “Città del Vaticano, 20/6/2008 – Che il cuore dell’uomo aspiri alla pace è una delle constatazione che chiunque osservi la propria esperienza elementare può fare. Tuttavia lo spettacolo tragico a cui assistiamo giornalmente sembra smentire categoricamente tale assunto. È altrettanto evidente infatti che il conflitto è sempre in agguato per i più svariati motivi: un pezzo di terra da condividere, degli affetti comuni, risorse primarie da utilizzare. Le cause seconde dei conflitti sono molteplici e talvolta non individuabili. Alla base di tali cause tuttavia, ve n’è una: l’autosufficienza. La Chiesa cattolica per descrivere tale situazione ha formulato il dogma del peccato originale. La pace o la guerra dipendono dal cuore dell’uomo. (…)
Gesù arrivò a concepire addirittura, cosa assolutamente assente nelle altre tradizioni religiose, l’amore per i nemici. Infatti questa affermazione rivoluzionaria viene considerata l’anima “della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male – secondo una falsa interpretazione del “porgere l’altra guancia” (cfr Lc 6,29) – ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Si comprende allora che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità” (Benedetto XVI, Angelus del 18 febbraio 2007).
Ed ecco la domanda vaticana: “Quanto premesso ci serve per postulare una domanda: come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che, forse anche inconsapevolmente, hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno. Tuttavia qualche risposta, per loro conto, potremmo ipotizzarla, richiamando alla memoria la lunga litania degli eventi in cui la chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione, e chiesto successivamente in modo inequivocabile perdono per le manchevolezze dei suoi figli: crociate, caccia alle streghe, roghi di eretici, la lista si potrebbe allungare all’inverosimile. Qui però, taluni dimenticano che la storiografia più aggiornata ha ridimensionato quanto la propaganda anticlericale, soprattutto ottocentesca aveva orchestrato ad arte. Tuttavia per non sottrarsi ad eventuali obiezioni, resta il fatto incontrovertibile che non è il simbolo della croce in sé stesso ad aver bisogno di essere emendato quanto piuttosto gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno possono ritrovare motivo di conversione”.
Troppo comodo! Così ragionando si potrebbero condannare i nazisti della “soluzione finale” o i comunisti sovietici dei gulag, giustificando nazismo e comunismo sovietico; e si continuano ad inquisire preti e teologi visto che la colpa è degli uomini di chiesa che possono sbagliare non dell’Istituzione!
Il comunicato propone un’altra domanda: “A questo punto diventa necessaria un’altra domanda: questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo non se ne preoccupano più di tanto. Altri ancora hanno trovato in questo simbolo la rievocazione dell’episodio biblico del diluvio universale. In realtà, le origini della bandiera della pace vanno ricercate, nelle teorie teosofiche nate alla fine dell’800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino. Essa è sempre stata presente nella cultura indiana, mentre nell’Occidente è rintracciabile negli scritti di Platone (427-347 a.C.), dei neo-platonici, come Plotino (204-270). La moderna versione ha preso forma dalla Società Teosofica, un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky”.
Il testo della Congregazione vaticana, dopo aver posto domande ai pacifisti, dandosi da solo le risposte convenienti, continua con una tirata noiosissima sulla dottrina teosofica, su New Age, su massoneria (e come poteva mancare!) che vi risparmio; i masochisti che vogliono leggerlo, possono connettersi al sito della Congregazione.
Gli autori del comunicato, ci fanno comunque la grazia di riassumere la solfa: “Potremmo riassumere ta
le questione con un slogan: non esistono verità assolute. (…) La visione dell’uomo del New Age si riassume nello slogan dell’attrice Shirley MacLaine – che da anni svolge il ruolo di missionaria internazionale del New Age attraverso libri, film e programmi televisivi – : “Noi siamo Dio”. Il New Age parla anche volentieri di una realtà che chiama “il Cristo” ma – seguendo tutta una tradizione esoterica e gnostica – ha cura di distinguere “il Cristo” da Gesù di Nazareth come personaggio storico”.
Ora una domanda, umilmente, la pone il sottoscritto: ma da quale manicomio sono fuggiti gli autori del testo e in quale mondo vivono? Anche se quello che raccontano è vero, penso che riguardi una minoranza della minoranza degli abitanti del pianeta. Sarà perché vivo in un minuscolo paese di montagna, ma non ho mai incontrato un teofisista, né un appartenente al New Age.
E finalmente il testo giunge alla conclusione: “Questa breve panoramica di due delle più insidiose visioni della realtà che stanno condizionando la cultura dominante occidentale ci è stata utile per inquadrare in una adeguato contesto di pensiero il successo che ha avuto il simbolo per eccellenza del pacifismo mondiale, non escluso buona parte del mondo cattolico: la bandiera della pace.
Diverse sono le versioni sull’origine di questa bandiera Una di queste è riconosciuta ad Aldo Capitini (fondatore del Movimento Nonviolento) che nel 1961 la usò per “aprire” la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi. Un’altra segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell’Arca di Noè e che quindi è un simbolo cristiano a tutti gli effetti. Un’altra ancora spiega che la bandiera arcobaleno è il simbolo della città di Cuzco, capitale dell’impero Incas. Fu scelta, dall’imperatore del tempo, perché in quella vallata ogni volta che pioveva si formavano degli arcobaleni brillantissimi.
Dalla Francia arriva la spiegazione che quel vessillo è il simbolo del movimento delle cooperative francesi creato intorno al 1920. Un’altra viene fatta risalire al 1950, la bandiera fu utilizzata in America come simbolo della pace dalle associazioni pacifiste e nonviolente. Altri dicono che sia stata “inventata” dal filosofo Bernard Russel nel 1956 in Inghilterra.
Tra tutte queste ipotesi spicca la tesi secondo la quale la bandiera arcobaleno è il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali (ecco il vero problema!). Sono diversi i siti web gay che rivendicano la proprietà della rainbow flag. Questa si differenzia dalla cosiddetta bandiera della pace principalmente per l’assenza della scritta PACE, ma anche perché la disposizione dei colori è speculare (il rosso è in basso nella bandiera della pace, in alto in quella dei gay), e infine perché la bandiera della pace prevede sette strisce di colore al posto di sei. La bandiera arcobaleno fu disegnata da un artista di San Francisco, Gilbert Baker, nel 1978, su richiesta della comunità gay locale in ricerca di un simbolo (a quei tempi il triangolo rosa non era ancora diffuso). Baker disegnò una bandiera con 8 strisce (successivamente sei) colorate: rosa (per il sesso), rosso (per la vita), arancio (per la guarigione), giallo (per il sole), verde (per la natura), turchese (per l’arte), indaco (per l’armonia) e viola (per lo spirito). Infatti questa bandiera sventolò per la prima volta a San Francisco nella marcia del Gay pride del 25 giugno 1978.
La bandiera arcobaleno è una valida sintesi per rappresentare questo sincretismo; infatti l’arcobaleno nel New Age rappresenta il passaggio dall’umano verso il super-uomo divino. Sul ponte dell’arcobaleno (nel senso induista: Antahkarana) avviene l’unione di Atman e Brahman, dell’uomo singolo e dell’Energia cosmica (Dio). L’unità quindi è raggiungibile attraverso una sintesi, un’armonia e una tolleranza globale fra le diverse filosofie, ideologie e religioni. Così la pace sarà possibile. Pertanto ‘va considerato nel modo più severo l’abuso di introdurre nella celebrazione della Santa Messa elementi contrastanti con le prescrizioni dei libri liturgici, desumendoli dai riti di altre religioni’ (Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis Sacramentum, n 79)”.
A parte il fatto che io non permetto a nessuno di rispondere per me, mi verrebbe da dire: Ma quale teosofia! Il problema vero è che nella Chiesa non c’è dialogo, nessuno delle gerarchie parla con noi “manovali” delle parrocchie. Si fanno le domande e rispondono per noi. Trovo squallido che ci si rivolga ai sacerdoti tramite notizie d’agenzia, ma aldilà di questo, è incredibile che si vada a cercare il pelo nell’uovo, anche perchè il vero problema della gerarchia non è, ripeto, l’arcobaleno, la teosofia e il neopentecostalismo, ma la possibile confusione con il movimento gay, che denota un rapporto irrisolto del Vaticano con l’omosessualità. E poi, vogliamo davvero parlare di simboli? Anch’io faccio una domanda a quelli di ‘Fides’, anche se la risposta, in verità poco convincente, già l’hanno data: siamo davvero sicuri che la Croce, che io venero, non sia stata simbolo di divisione? Pensiamo alle Crociate o alla stessa Democrazia cristiana. Insomma, come simbolo contiene una certa dose di ambiguità. Non è un simbolo neutro, almeno dai tempi di Costantino e del ‘in hoc signo vinces’. Se proprio devo scegliere, come simbolo della pace, tra la Croce e l’Arcobaleno, scelgo quest’ultimo, nel cui nome, almeno, non v’è stato mai spargimento di sangue.
Anche perché la Croce, per me resta non un simbolo, ma la prova concreta dell’amore di Dio per l’umanità. Ridurla a simbolo della pace, mi sembra relativizzarla, umiliarla, sminuirla … è quasi una bestemmia. Penso invece che sulla cupola di S. Pietro in Vaticano, accanto alla Croce svettante, una grande bandiera arcobaleno non guasterebbe proprio! Sarebbe anche una pennellata di colore e di diversità su un luogo dominato troppo dal grigiume e dal pensiero unico.
(24 giugno 2008)
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