L’“altra” informazione religiosa non deve morire! Un appello di Adista
Adista
Da 45 anni l’agenzia di informazione Adista dà voce a quella parte di Chiesa che i media (laici e cattolici) dell’informazione mainstream ignorano o censurano. Oggi rischia di chiudere. MicroMega ospita un appello per sostenere questa importante voce dell’informazione indipendente.
Adista è un settimanale di informazione politica e religiosa che da ormai 45 anni cerca di fare un giornalismo laico, plurale e progressista sul fenomeno religioso (con particolare interesse al mondo cattolico) e quello politico. E, soprattutto, l’interrelazione tra i due, gettando luce sugli aspetti meno dibattuti e volutamente oscurati dai grandi media nazionali.
Tutti i grandi temi di frontiera su cui in questi anni la gerarchia ecclesiastica ha opposto il suo volto arcigno e la sua pretesa egemonica sull’opinione pubblica cattolica – ma che sono invece dentro il mondo ecclesiale oggetto di analisi, dibattito, grandi aperture – sono al centro della nostra informazione.
Temi spesso affrontati anche nel passato, come il divorzio e l’interruzione di gravidanza, il regime Concordatario ed i privilegi concessi alla Chiesa cattolica; uniti a quelli che più fortemente caratterizzano il dibattito attuale (nuove famiglie, unioni gay, omogenitorialità, fine-vita, fecondazione assistita, riforma della Chiesa, questione femminile, teologie non Vaticano-centriche), costituiscono il “pane quotidiano” del nostro impegno giornalistico e del nostro tentativo di dare voce a quella parte di Chiesa che i media (laici e cattolici) dell’informazione mainstream ignorano o censurano. Con pochissime eccezioni. E MicroMega è senz’altro una di quelle, con la sua costante attenzione, sul cartaceo e sul sito internet (specie nella sezione “Altrachiesa”) alle tematiche che da sempre ci sono care.
Una favola di Esopo divenuta celeberrima racconta di un pastore che, mentre conduceva le sue pecore a pascolare, decise di fare uno scherzo alla gente del suo villaggio, gridando in più occasioni “Al lupo, al lupo”, e facendo accorrere tanti – e inutilmente – con forconi e randelli, per poi prendersi gioco di loro. Quando veramente il lupo venne, anzi, venne un intero branco di lupi ad azzannare il suo gregge, il pastore gridò più forte, ma quella volta non fu creduto.
Anche noi oggi lanciamo il nostro “Al lupo! Al lupo!”, ma non è uno scherzo. E i nostri lettori, amici, abbonati, sostenitori, compagni di strada sanno bene che non siamo abituati a farne. In tutti questi anni, certo, la situazione del giornale è stata difficile, ma sempre nell’ambito della cronica difficoltà in cui è costretta a vivere una testata che non ha sponsor ecclesiastici e politici, né lobby economico-finanziarie che la coccolino affinché faccia da cassa di risonanza al pensiero dominante, ad un giornalismo che accarezza le coscienze, piuttosto che scuoterle e turbarle. Abbiamo, è vero, anche più volte chiesto ai nostri lettori di aiutarci, rinnovando il proprio abbonamento, sottoscrivendone un secondo da regalare, aggiungendo alla propria quota annuale un po’ di solidarietà. Ma si trattava soprattutto di aiutarci a vivere, in un contesto in cui anche l’informazione, come tutto, è merce. Ma dove la competizione tra le particolari merci che sono le informazioni non è mai alla pari.
La crisi, si dirà. Certo, ma anche il taglio drastico dei contributi dello Stato all’editoria, ossia quei soldi che ogni anno i giornali ricevono come rimborso parziale delle spese di carta, stampa, diffusione.
Soldi che alla piccola editoria indipendente come la nostra sono serviti per reggere la competizione con i grandi colossi editoriali, per resistere dentro un mondo, quello dell’informazione, che è strutturalmente organizzato in maniera da schiacciare chi non ha alle sue spalle qualche potente sponsor. I giornali cattolici, oltre che fruire legittimamente dei finanziamenti statali, possono contare anche sul sostegno delle istituzioni religiose dalle quali dipendono e sulle sovvenzioni provenienti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Adista no.
Certo oggi più che “Al lupo! Al lupo!” come nella favola di Esopo, dovremmo gridare “Al mercato! Al mercato!”, perché è questo sistema strutturalmente iniquo che ci sta sbranando.
Ma l’informazione è fondamento stesso della democrazia. Chi non conosce non può scegliere. E, se sceglie, lo fa con poca o nessuna consapevolezza. Dentro la Chiesa poi, il diritto all’informazione e alla formazione di un’opinione pubblica di persone pensanti, oltre che credenti, è ancora più drammaticamente necessario ed urgente, soprattutto in un Paese come l’Italia.
Adista è stato ed è uno dei pochi luoghi di informazione ecclesiale dove tutto questo si è realizzato. Per questo chiediamo a voi, che ci avete sempre sostenuto ed apprezzato, di riflettere sull’importanza che Adista può ancora avere nel panorama informativo di questo Paese e di questa Chiesa.
Se credete che Adista costituisca ancora un piccolo “miracolo” nel mondo della comunicazione, se pensate che Adista in fondo siamo tutti noi che la facciamo, la leggiamo, la diffondiamo, allora aiutateci a far vivere Adista. Considerate che la situazione è ad un punto di non ritorno e che rinnovare il proprio abbonamento, sottoscriverne uno nuovo, o regalarlo a qualcuno, o fare un versamento straordinario a favore del giornale significa fare un atto sommamente militante e sommamente politico, non di semplice solidarietà. Significa compiere la scelta consapevole di un impegno radicale e concreto, per far vivere il progetto che ci ha visto camminare assieme praticamente da quando è stato chiuso il Concilio. Per realizzare il nostro sogno di Chiesa, società ed umanità nuova, nonostante i tempi e la realtà che viviamo continuino a volerci negare il diritto di esserci e di esprimerci.
Grazie e buon viaggio insieme, per tanti anni ancora.
Potete fare il vostro versamento militante (causale: Sostengo Adista) tramite:
– bollettino di c.c.p. sul conto n. 33867003 intestato ad Adista, via Acciaioli 7 – 00186 Roma;
– con assegno bancario non trasferibile intestato ad Adista; o anche con bonifico bancario su Banca Popolare dell’Emilia Romagna (BPER): coordinate IBAN IT36J0538703222000000060548 (dall’estero aggiungere BPMOIT22XXX);
– tramite Carta di credito Visa, Mastercard: pagamento sicuro Bankpass direttamente sul nostro sito internet (sezione “Abbonati”; riquadro: “Versamento libero”).
(11 ottobre 2013)
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