Le comunità cristiane di base contro la guerra: “E’ fallimento della politica e strumento di dominio”

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Pubblichiamo un comunicato delle comunità cristiane di base italiane sull’intervento militare in Libia.

Gli eventi del Nord Africa e Medio Oriente, pur nella loro complessità difficilmente decifrabile e nel loro carattere di immane tragedia, possono essere visti come un’imprevista fase storica di grande travaglio che prelude forse al parto di un ordine nuovo a livello sia politico che socio-culturale in quelle regioni già da tempo sconvolte dal dramma dei palestinesi. Comunque vadano le cose niente sarà più come prima.

Questo modo di vedere le attuali vicende c’impone una piena solidarietà con i soggetti che s’impegnano per il cambiamento pagando prezzi altissimi.

C’induce anche a considerare tale solidarietà realizzabile utilizzando soltanto metodologie e strumenti di pace economici, politici, diplomatici, con l’esclusione quindi degli interventi militari, se non nella forma di utilizzo di forze di interposizione dei caschi blu dell’ONU, mentre c’impone a denunciare con forza la violenza del regime dittatoriale sanguinario instaurato in Libia e quanti, anche in occidente, hanno trescato con i suoi responsabili.

Consideriamo la guerra, fallimento della politica, come uno strumento strutturale del dominio per il possesso delle ricchezze dei popoli. Infatti, sotto la copertura di un intervento per tutelare i diritti umani di popolazioni sotto sistemi dittatoriali, c’è anche un conflitto tra le multinazionali europee per accaparrarsi le risorse energetiche.

Le Comunità cristiane di base (CdB) sono, per coerenza di vita, partecipi del movimento per la pace e oggi ne condividono le difficoltà a rapportarsi a questi eventi così drammatici. Con esso intendono, però, continuare a portare avanti concretamente l’impegno quotidiano per l’affermazione dei valori di pace e nonviolenza in ogni settore della società mondiale e all’interno delle stesse religioni per liberarle dalla violenza strutturale del sacro. Le CdB, insieme al movimento per la pace, chiedono con forza la fine delle operazioni di guerra di tutte le parti e si associano in particolare al documento della Tavola della pace che prelude ad azioni pubbliche più impegnative.

(24 marzo 2011)

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