Le testimonianze delle torture
Nel video le drammatiche testimonianze di coloro che nei giorni del G8, nella caserma di Bolzaneto, subirono violenze e sevizie.
Pubblichiamo qui la sintesi delle dichiarazioni delle parti lese raccolte dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nell’inchiesta sugli abusi di Bolzaneto.
VENERDI 20 luglio 2001
A. Carlo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 23,40 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È con V. Viene condotto il 20/07/01 dopo le ore 17,00; viene percosso mentre viene portato in cella dove viene costretto a stare in piedi con il volto contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate sopra il capo ed appoggiate al muro ed urlare «Viva il Duce». Quando chiede di andare in bagno nel corridoio al passaggio viene colpito con calci e anche con manganelli da due ali di agenti che stazionano ai lati del corridoio stesso.Viene picchiato anche in cella e riceve un calcio alla gola da un agente della Polizia penitenziaria. Un agente lo colpisce con un calcio con gli anfibi al polpaccio e lo fa cadere a terra; lo stesso porta un manganello attaccato al cinturone e i guanti neri. In infermeria fa vedere i segni delle percosse e non viene nemmeno considerato.
A. Eugenio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,30 circa – identificato verso le ore 20,30 circa – esce dalla caserma alle 1,00 del 21/7. Viene ripetutamente percosso durante gli spostamenti nel corridoio da parte di agenti della Polizia penitenziaria; chi lo accompagna rimane completamente indifferente a questa condotta dei colleghi.
A. Simone. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Quando viene portato a Bolzaneto è messo nell’ultima cella sulla sinistra, con circa una trentina di persone; tutti devono stare in piedi con la testa contro il muro, le mani ammanettate dietro alla schiena e le gambe divaricate; ad un ragazzo, che aveva male ad una gamba, viene invece consentito di stare seduto. Quando va a fare i rilievi vede all’esterno dei ragazzi stranieri in fila con la testa appoggiata contro il muro dell’edificio che vengono picchiati; in particolare un francese viene ripetutamente percosso da un poliziotto con i capelli rasati e molto prestante fisicamente. Deve cambiare più celle ma la posizione non cambia ad eccezione delle manette; riferisce botte e calci al passaggio in corridoio da parte di agenti della Polizia penitenziaria con i guanti. Non lo fanno andare in bagno; lo accompagnano solo quando non ne può più e lì prende uno schiaffone in bagno da parte di uno della Penitenziaria. Nel corso del trasferimento ai pullman deve mettersi in coda e fare il saluto romano.
A. Giuseppe. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 19,00 – 1930 circa – esce dalla caserma alle 2,00 circa del 21/7.Viene prelevato dal pronto soccorso dell’ospedale San Martino ove era stato medicato per le ferite riportate in Via Tolemaide. Nel cortile di Bolzaneto, sceso dal blindato, vede molti poliziotti e guardie penitenziarie in divisa. Sente che qualcuno di loro parla di un carabiniere o di un poliziotto ucciso. Lo fanno sedere insieme agli altri su un muretto dove lo picchiano con pugni, calci, manganellate e colpi con i caschi. Vede che volutamente lo colpiscono sulle ferite. Ad un certo punto si avvicina un agente della Polizia di Stato molto grande, gli prende improvvisamente la mano, gli allarga le dita con le due mani e tira violentemente le dita divaricandole, così spaccandogli la mano. Sviene dal dolore. A quel punto lo portano in infermeria, lo denudano e o fanno sdraiare su un lettino. Mentre lo trasportano qualcuno gli dice una frase intimidatoria del tipo: «Ti sei fatto male da solo, vero?». In infermeria ci sono medici ed infermieri ma anche agenti in divisa. Qualcuno gli chiede come si è fatto male ma lui, terrorizzato, dice che è caduto dalle scale. Gli cuciono la mano senza anestesia. Lui ha male ma gli dicono di stare fermo perché se si muove gli daranno il resto e gli fanno mordere uno straccio. Poi lo portano in una cella dove deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e fronte appoggiata al muro. Con cadenza quasi regolare entrano nella cella agenti che colpiscono i presenti con pugni, calci e schiaffi. Lo portano in bagno ma deve espletare i suoi bisogni di fronte all’agente che lo accompagna. Lungo il tragitto nel corridoio gli schiacciano i piedi e lo fanno cadere a terra. Lo deridono dicendogli «Muoviti». Nel corridoio lo fanno stare fermo in piedi appoggiato al muro con le braccia alzate e in quella posizione sente grida e invocazioni di aiuto, che provengono dalle celle e dall’ufficio degli atti.
B. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto, dopo le 16.00, ed un’agente donna gli conficca le unghie nel collo. Viene portato nella cella n. 9. dove viene messo con la faccia al muro con le mani dietro la schiena; gli lasciano le fascette ai polsi ancora per un bel po’. Un agente entra in cella ed obbliga tutti a dire «Viva il duce» sotto minaccia di spezzare la schiena a calci. Nella cella, al sua fianco sulla sinistra c’è un ragazzo, a cui degli agenti dicono che puzza ancora di benzina e gli si avvicinano con l’accendino acceso, dicendo: «Vediamo se prende fuoco». Quando va a fare il fotosegnalamento viene messo con la faccia contro il muro nei pressi dell’edificio; tra gli agenti che lo scortano c’e n’è uno manesco, che ogni tanto passa e dà schiaffoni sul collo facendo sbattere la testa al muro; ogni tanto riceve un pugno nelle costole per farlo avanzare nella coda. Dopo il fotosegnalamento è in cella con A. Simone. Al momento del trasferimento anche lui viene messo in fila e costretto a fare il saluto romano e una piccola sfilata con il braccio alzato.
B. Vincent. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto tra le ore 17,00 e le 18,00 circa – esce dalla caserma alle 3,00 circa del 21/7.Viene prelevato dall’ospedale dove era ricoverato a seguito delle ferite riportate sulla strada. Ha una ferita alla testa suturata con tre punti. A Bolzaneto lo mettono in una cella in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate; non si può muovere. Ogni tanto entra qualcuno che lo picchia con calci e pugni nella schiena e nelle gambe. Gli fanno sbattere la testa contro il muro, gli alzano ancora di più le braccia e gli divaricano le gambe. Il tutto accompagnato da intimidazioni in italiano. Lui vede che il muro all’altezza della sua testa si sporca del suo sangue. Quando si può muovere nota che anche i compagni di cella subiscono la stessa sorte. Un ragazzo in particolare geme dal dolore perché gli stringono continuamente i laccetti ai polsi. (…) Poco dopo un medico viene in cella e gli chiede di girarsi, vede la ferita alla testa, gli fa qualche domanda. Lui dice che non si sen
te bene, il medico gli porta una garza bagnata ma gli agenti lo costringono a stare comunque con la testa contro il muro. Due poliziotti ridendo si avvicinano e gli chiedono che cosa abbia, lui risponde che è stato picchiato da Poliziotti ed allora uno di loro lo afferra alle spalle urlando e gli dice: «Da un Poliziotto? Impossibile! Sei caduto per terra, ok?». Lui si rimette con la testa contro il muro. Quando lo portano al fotosegnalamento il poliziotto che lo accompagna gli dice: «Merda di francese, soffrirai»; lui chiede perché ed allora il poliziotto gli torce un braccio. (…) Quando pronuncia la parola «avvocato» lo prendono a calci.
B. Matteo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto passa tra due ali di poliziotti, che lo percuotono con manganellate; in cella lo costringono a stare in punta di piedi con le gambe divaricate e con la fronte contro il muro, le mani legate dietro alla schiena. Nonostante abbia una ferita alla fronte lo fanno sbattere ripetutamente con la testa contro il muro; un uomo rasato non alto con accento emiliano, che sembra essere un capo, entra nella cella e prende tutti a calci e pugni. Chiede più volte ed inutilmente di andare in bagno. In cella c’è puzza di urina e macchie di sangue dappertutto. In infermeria non gli vengono refertate le ferite, che lui denuncia. In cella qualcuno ad un certo momento gli fornisce un sacchetto bianco contenente ghiaccio da mettere sull’occhio; pretendono però che lo applichi all’occhio senza usare le mani e tenendolo a mo’ di cuscino con la testa contro il muro. Poi nelle prime ore del mattino in corridoio, prendendolo a calci, lo costringono a camminare ed a pronunciare le parole: «Duce, duce».
C. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 – immatricolato alle ore 2,50 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto, un poliziotto lo afferra mettendogli una mano sui genitali e una sulla testa; viene quindi condotto nella cella n. 4 subendo percosse al passaggio nel corridoio, lungo il quale viene costretto a tenere la testa bassa, senza poter quindi vedere nessuno in volto. (…) Viene fatto uscire una terza volta dalla cella per essere condotto in infermeria e nell’attesa dell’ingresso viene costretto a cantare «Viva il Duce», sempre a faccia contro il muro.
C. Giacomo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 18,30 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È il primo ad arrivare a Bolzaneto. Passa prima nell’ufficio trattazione atti sulla destra del corridoio dove gli viene letto il verbale di arresto; alle sue rimostrante su alcuni passaggi del verbale gli viene intimato con minaccia da un poliziotto di firmare. Viene portato, dopo il fotosegnalamento, in cella da un agente di Ps, gli intima di stare in piedi, faccia con il muro braccia alzate sulla testa e gambe divaricate. Non può girarsi altrimenti sono percosse. Dopo un po’ gli viene concesso di sedersi da parte di un altro poliziotto ma con la faccia abbassata. Vede altri ragazzi percossi e sottoposti a trattamenti umilianti, vede che ad una ragazza viene tagliato il cappuccio della felpa e sente insulti pesanti. Lo portano alla visita medica afferrandolo violentemente e facendogli del male; assiste a pestaggi di detenuti durante il loro passaggio nel corridoio.
C. Alessandro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. È stato nella manifestazione con il fratello Gabriele e con gli amici R. e A. Non appena portato a Bolzaneto, viene messo in una cella in fondo al corridoio insieme con almeno altre 20 persone, tutti costretti a stare in piedi con la faccia contro il muro e le mani dietro alla schiena con le manette. Mentre è nella posizione passano spesse volte gli agenti, che cantano canzoni di ispirazione fascista e che danno botte e calci. (…) Viene costretto a fare il saluto romano.
C. S. Pedro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 – immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene messo in cella insieme ad O. B. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto e lo percuote anche per fargli mantenere la posizione. Durante gli spostamenti nel corridoio deve passare tra due ali di agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono. Nell’ufficio degli atti viene picchiato con un salame sul collo ed un agente, utilizzando un coltello, gli taglia i capelli. Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.
D. Filippo. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto dall’ospedale Galliera – esce dalla caserma circa 5 ore dopo. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale Galliera. Viene messo nell’atrio con la faccia contro il muro; gli tolgono la cartella clinica e gli strappano gli orecchini; deve stare con le braccia alzate nonostante abbia la mano steccata; da dietro lo colpiscono con schiaffi e calci, un calcio lo fa cadere a terra. Durante l’accompagnamento in bagno viene percosso con un manganello e con calci anche all’altezza dei testicoli dall’agente che lo accompagna e da altri. Dopo l’identificazione subisce minacce di morte del seguente tenore: «Morirete tutti voi zecche! Vi ammazzeremo, così vuole Fini; vi facciamo una siringa e subito passa».
D. Gianluca. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto al tramonto e lo fanno attendere a lungo in auto nel cortile; è ferito ma lo fanno attraversare il corridoio a testa bassa; lungo il corridoio agenti della Polizia penitenziaria lo insultano con parole quali «Bastardi comunisti è ora che impariate» e lo percuotono con calci e forse anche con manganelli; a seguito dei colpi comincia di nuovo a sanguinare dal naso e ha un polpaccio tumefatto; lo introducono nella cella e uno degli agenti gli dice di sistemarsi con la testa contro il muro ma senza sporcarlo con il suo sangue. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e gambe divaricate nonostante abbia ematomi al naso; vicino a lui è Andrea G., costretto anche lui a tenere le gambe divaricate. Ogni tanto entrano in cella agenti che lo colpiscono. Deve rimanere nella posizione fino a mezzanotte circa quando viene poi portato a fare i fotosegnalamenti da una persona in borghese. Nella notte vede che alcuni arrestati, fatti uscire dalle celle, nel corridoio vengono costretti a fare il saluto romano e a gridare «Viva il Duce». Prima di farlo entrare in infermeria lo tengono a lungo in attesa in piedi, faccia al muro; lui ha perso molto sangue ed ha un mancamento; quando riprende i sensi è su un lettino in infermeria.
D. Lorenzo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 2,55 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Al passaggio in corridoio viene picchiato con calci e schiaffi a mano aperta. È nella stanza n. 7. Vede un ragazzo portato in bagno e poi uscito su una barella e pensa quindi che è meglio evitare di chiedere di andare in bagno. Vede altri ragazzi tumefatti, i quali vengono costretti a tenere il ghiaccio sul volto o sulla testa premendo la testa contro il muro senza poter usare le mani.
D. Matthias. Fermato per identificazione il 20/7 &nd
ash; ingresso a Bolzaneto alle 19,00-19,30 circa – esce dalla caserma alle 23,00 circa del 20/7.Viene prelevato dall’ospedale San Martino, presenta delle ferite al volto. Nel cortile, non appena aperta la portiera del mezzo che lo aveva trasportato, un agente lo colpisce con un pugno in faccia. Un altro agente si passa il dito indice sotto la gola in evidente segno di minaccia di morte. Accanto a lui vede un uomo di circa cinquant’anni che ha un braccio fasciato ma che è ugualmente costretto a mantenere la stessa posizione degli altri. Nel corridoio lo tengono in attesa in piedi, faccia la muro e braccia alzate. Nella stessa posizione deve stare in cella; ogni tanto entra un agente che picchia i presenti con dei calci nelle gambe. Ad un certo punto spruzzano dentro alla stanza del gas che provoca bruciore ed irritazione. Sente che coloro che vengono portati in bagno gridano e vengono fatti cadere. (…)
E. Taline. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolata alle ore 3,10 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,25 circa.
Alla caserma di Bolzaneto chiede di andare al bagno ma glielo rifiutano; dopo due ore lo richiede e la donna che è di guardia le dice di «farsela addosso». Solo più tardi all’ennesima richiesta di andare in bagno, alla presenza anche di altri agenti, le consentono finalmente di andarci ma la costringono a passare tra una fila di guardie che la colpisce ripetutamente; quando esce dalla toilette, la spingono contro il muro. Le gridano frasi che non capisce. Un poliziotto le dà un calcio nella parte posteriore; quando ripassa nel corridoio per rientrare in cella, le danno di nuovo dei colpi. Nella notte un agente in abiti borghesi la chiama e la conduce in un ufficio dove ci sono cinque persone tutte in borghese; le chiedono se è incinta e alla risposta negativa le danno uno schiaffo nella pancia. Le dicono di firmare, lei si rifiuta perché vuole vedere i documenti. Lei si rifiuta più volte, ad ogni rifiuto la picchiano finché non cade per terra. Non contenti, le tagliano tre ciocche di capelli; la colpiscono ancora alla schiena con le mani procurandole molto dolore; alla fine, terrorizzata, e stremata dal male, firma 3 o 4 fogli, anche perché continuano a picchiarla sul viso gridandole di firmare. Lei dice che ha diritto ad un avvocato, loro la schiaffeggiano. Vorrebbero continuare a tagliarle i capelli, ma lei comincia a gridare, grida così tanto che quelle persone in borghese smettono di comportarsi così. Anche in cella, per tutta la notte viene umiliata insieme agli altri arrestati custoditi nella stessa cella; infatti alcuni agenti sputano nella cella, fanno versi di animali e insultano gli arrestati con frasi offensive a sfondo sessuale. C’e violenza dappertutto, vede parecchie persone che vengono picchiate. Quando la preparano per la traduzione, la costringono a stare contro il muro per tre ore circa e spesso le fanno dire «Viva il Duce, viva il Fascismo, viva la Polizia penitenziaria».
F. Fabrizio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 0,45 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene controllato da un medico in maglietta; la visita gli appare molto sbrigativa, nonostante sia ferito visibilmente. Viene spinto nella prima cella a destra del corridoio da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria; riceve un pugno e uno schiaffo; ritornato dal fotosegnalamento, viene fatto stazionare per un’ora con le mani alzate davanti all’infermeria; qui vede un ragazzo ricevere una serie di manganellate da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria. Mentre si trova in questa posizione viene colpito da un agente di Polizia penitenziaria con un calcio alla caviglia già dolorante. (…) Chiede più volte di essere medicato ma le sue richieste vengono ignorate; la visita in infermeria, dove gli verranno suturate le ferite, arriverà solo tempo dopo. Mentre lo portano al pulmino per la traduzione un agente della Polizia penitenziaria lo chiama per nome, urlando: «Professor F.» e quando lui si gira gli fa una pernacchia; lui commenta «Bravo, congratulazioni» ed a questo punto un altro agente della Penitenziaria gli dà una ginocchiata sulla gamba destra, dicendogli di stare zitto. Questo stesso agente poco dopo gli afferra la mano, divaricandogli le dita tra il medio e l’anulare, continuando a dirgli di stare zitto.
F. Diana. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolata alle ore 2,40 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. È nella cella n. 3 o 5 insieme a E. Taline e P. Ester. È sempre sorvegliata da uomini ed è costretta a stare seduta per terra con la faccia contro il muro. Sente insulti del tipo «Troie…puttane». Durante l’accompagnamento al fotosegnalamento vede un ragazzo francese che si contorce dal dolore in quanto l’agente che lo accompagna lo stringe moltissimo; sente poi i colpi inferti a questo ragazzo; sa che si tratta del fidanzato di P. Ester. Vede transitando nel corridoio un altro ragazzo in una cella con i segni dei colpi sul dorso nudo. Alcuni agenti fanno gridare: «Viva il Duce» ed altri motivi inneggianti alla Polizia. Dalla cella sente i rumori dei colpi inferti a chi viene portato in bagno. Ricorda che E. Taljne, che con lei parla in francese, al ritorno dal bagno le riferisce infatti di essere stata maltrattata. Sente che alcuni agenti minacciano di tagliare i capelli ad E. Taline ed infatti poco dopo vede un’agente donna buttare per terra una ciocca di capelli. In infermeria la fanno spogliare; le fanno buttare via gli orecchini e la sua maglietta con una scritta ed una stella rossa; un uomo con camice bianco la canzona dicendole che era una maglietta della brigate rosse.
G. Chiara. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 19,10 circa – immatricolata alle ore 0,55 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arriva a Bolzaneto e viene insultata nel cortile con l’epiteto «puttana»; viene condotta in una cella sulla destra dove ci sono già due ragazze una tedesca ed una francese; quest’ultima ha una vistosa medicazione sulla testa; devono stare con la faccia contro il muro anche se sedute. Poco dopo in cella arriva Arianna. Arianna è molto impaurita, sta male, chiede di andare in bagno e le viene negato, vomita, chiede qualcosa per pulire ma la minacciano dicendole che l’avrebbero costretta a pulire con la lingua. Alla fine Arianna pulisce con uno straccio. Subiscono insulti a sfondo sessuale: le dicono «Puttana, vieni a farmi un bocchino». Nei trasferimenti viene colpita lungo il corridoio con schiaffi alla nuca, calci e una ginocchiata allo stomaco; nel percorso in corridoio è condotta mani dietro la nuca e costretta a guardare in basso, per cui non ha modo di ripararsi dai colpi. La donna che l’accompagna lascia fare e ride. Un’altra agente donna poi però esclama:«Non possono andare avanti così, violenza chiama violenza». In infermeria la fanno spogliare e fare flessioni ma non le chiedono se ha lesioni. In infermeria ricorda un ragazzo visibilmente ferito, che si lamenta. È pieno di sangue: un agente chiede agli infermieri di rianimarlo in fretta per poter poi riprendere a picchiarlo. Uscita dall’infermeria è nel corridoio con la faccia contro il muro; subisce di nuovo schiaffi e colpi alla testa. Mentre è in cella vede un ragazzo che viene costretto ad alzare il braccio destro e a dire «Viva il Duce». Sente che si rifiuta, sente poi il rumore dei colpi che gli agenti gli danno e quindi lo sente cantare la cantilena con le parole «Viva il Du
ce». Una ragazza di nome Ester, che ritorna dal bagno, insulta un agente e come risposta viene immediatamente colpita con un pugno in un occhio. Mentre è in cella degli agenti si rivolgono a lei dicendo che i manifestanti avevano «seccato» due poliziotti e che invece era stato ucciso un solo manifestante, per cui ne mancava uno per pareggiare il conto e che il prossimo sarebbe stato un tedesco. (…)
G. Federico. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Arrivato a Bolzaneto lo portano in una cella in fondo al corridoio sulla sinistra dove viene messo in piedi, con le gambe divaricate e la fronte appoggiata al muro. All’inizio il trattamento non è particolarmente duro ma poco alla volta le cose sono peggiorate. Ogni tanto qualcuno entra e li prende a calci. Li insultano e li provocano in tutti i modi («Cosa sei venuto a fare a Genova, bastardo, zecca, comunista di merda, chiedi aiuto a Bertinotti» ecc.). Ogni tanto arrivano insulti anche dall’esterno. È vicino ad un ragazzo spagnolo che chiede un farmaco; lui cerca di tradurre la richiesta alle guardie e in risposta viene picchiato, facendogli sbattere la testa contro il muro. Vede che mentre portano via una ragazza americana (piuttosto tarchiata e grossa con i riccioli e bionda) le passano in modo evidentemente allusivo il manganello sui fianchi. Dopo l’immatricolazione anche quelli della Penitenziaria entrano in cella e li colpiscono con calci alle caviglie, tirano loro in alto i polsi ancora legati con i lacci e li costringono a gridare «Viva il Duce» e «Alalà»; lui si rifiuta e viene ustionato con la sigaretta. Sente cantare la filastrocca: «Uno due tre evviva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette o otto nove il negretto non commuove». Ad un certo punto gli tolgono i lacci e un’agente donna lo fa mettere in ginocchio. Mentre è in corridoio lo costringono a stare in piedi con il volto contro il muro; riesce però a vedere un ragazzo con un cerotto sulla testa che non riesce a reggersi in piedi, il quale viene colpito e poi portato via con una barella; vede anche un agente con accento sardo picchiare molto forte un ragazzo anche lui sardo dicendogli che disonora la sua terra. Viene picchiato lungo il corridoio mentre è tradotto verso il pullman da agenti con la scritta «Polizia penitenziaria»; lo fanno anche marciare ed al suo commento: «Adesso anche la marcia dell’oca» un agente gli lancia uno schiaffo al volto.
G. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 23,55 circa del 20/7 – condotto poi in Ospedale. Arriva a Bolzaneto alle 19.00 circa e zoppica perché sulla strada ha ricevuto un calcio nei testicoli; nell’atrio c’è un medico che lo guarda senza fare alcuna domanda. Viene condotto in una cella in fondo a destra; all’interno ci sono già altre persone, forse una dozzina. Tutti devono stare in piedi con le mani in alto contro il muro; dopo un po’ qualcuno entra e gli fa mettere anche le gambe divaricate; ad un certo punto entrano due agenti della Polizia penitenziaria, che lo fanno mettere al centro della stanza ed uno dei due dice: «Portatemelo via o gli spacco la faccia»; l’altro dà poi un forte pugno al viso del ragazzo che è a fianco a lui in cella e che inizia a sanguinare. Viene poi portato in ospedale e da lì direttamente condotto al carcere di Alessandria (..). Al Pm dirà poi: «Ad Alessandria, in confronto a Bolzaneto, è sembrato il Paradiso».
L. Boris. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 19,20 circa – immatricolato alle ore 2,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa.Quando arriva a Bolzaneto viene portato in cella lungo il corridoio, ai lati del quale, vi sono agenti che lo percuotono. In cella deve stare in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e mani legate dietro alla schiena. Un agente (…) lo insulta dicendogli che è un «Comunista di merda» e lo obbliga a gridare «Viva il Duce». Vede che lo stesso agente colpisce con un pugno al volto un ragazzo straniero, dicendogli che gli avrebbe fatto venire il «naso alla francese». Anche durante gli spostamenti nel corridoio sono insulti, anche a sfondo sessuale, e nuove percosse; deve tenere la testa abbassata. In infermeria viene fatto spogliare da due poliziotti, i quali davanti al medico lo maltrattano premendogli le ferite che ha sulla schiena. Il medico non dice nulla.
L. David. Arrestato verso le ore 17,30 di venerdì 20 Luglio – immatricolato alle ore 03,25 di Sabato 21 Luglio – tradotto all’Istituto Penitenziario alle ore 06,30 di sabato 21 Luglio. A Bolzaneto lo mettono in una cella con la testa al muro e le manette strette dietro alla schiena; è colpito con pugni e calci; a lui ed ai compagni di cella viene negato di andare in bagno. (…)
Nell’ufficio dove si firmano gli atti lo picchiano indossando i guanti e anche con calci ai testicoli; gli mostrano poi dei fogli in italiano ma lui non vuole formarli perché non li capisce; allora un agente da dietro la scrivania da un calcio al costato e gli rompe tre costole; alle fine firma per non essere più percosso. (…)
L. A. Sebastien. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 12,00 circa – immatricolato alle ore 3.00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. Arriva a Bolzaneto intorno alle ore 20,30 dopo essere già stato percosso durante il tragitto alla caserma. In cella deve stare in piedi e tenere braccia alzate, gambe divaricate, testa rivolta e premuta contro il muro senza poter parlare. Quando si muove viene colpito alla testa con violenti schiaffi (…). C’è clima di terrore: si sentono urla provenire dalle celle. Quando lo portano ai servizi e al fotosegnalamento deve passare lungo il corridoio attraverso due ali di poliziotti che al passaggio fanno lo sgambetto, danno pizzicotti e lo colpiscono. Gli portano un foglio da firmare scritto in italiano ed alla sua richiesta di poter vedere un avvocato ed avere un interprete lo picchiano; stessa sorte subisce un altro ragazzo. Non è il caso si insistere ed allora firma dove c’è una croce. (tutti gli stranieri riferiscono queste circostanze e l’impossibilità di contattare il proprio consolato, ndr)
L. Gwendal. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto verso le ore 17,00 -18,00 del 20/7 – esce dalla caserma alla ore 4,00 circa del 21/7. A Bolzaneto viene collocato in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio: deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate sopra il capo senza potersi muovere; ad ogni tentativo di girare la testa arrivano percosse. Si sentono rumori di gente che urla e di colpi; ad intervalli frequenti gruppi di agenti entrano nelle celle, danno calci ai piedi, a volte gridano ed a volte parlano piano nelle orecchie, a volte stringono molto forte le dita dietro le orecchie. Riceve due colpi forti a mano aperta sul volto da un agente con un guanto grosso nero, il quale lo sbatte contro il muro. Un agente gli grida forte nell’orecchio: «Viva il Duce» e poi lo colpisce con due calci al ventre. Dopo questi colpi lo afferrano per i capelli e gli sbattono la testa contro il muro per rimetterlo nella posizione di prima: comincia a tremare è in preda alla paura di essere ancora picchiato. In ogni momento c’è gente che entra nelle celle dando calci e pugni, ridendo. In un momento in cui si può voltare vede V. che viene percosso da più agenti in divisa che gli fanno sbattere violente
mente la fronte contro il muro; lui si preoccupa sapendo che V. è già ferito alla testa. Quando lo portano al fotosegnalamento, chi lo accompagna gli dice: «Francia merda». Ad un certo punto passa una persona che dice «Basta», appare come un superiore perché al suo passaggio questi comportamenti di violenza cessano, sia pure per poco. (…) Nel corridoio vede una persona per terra spasimante che ha un camice verde da ospedale, nonostante ciò gli agenti che passano lo colpiscono(…)
L. Daniele. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,00 circa – identificato verso le ore 18,10 circa – esce dalla caserma alle 21,00 circa del 20/7. È insieme a P. Marco ed un ragazzo di Cuneo di nome B. Claudio, con i quali viene trasferito a Bolzaneto. Ricorda in cella con lui anche M. Massimiliano e forse anche R. Simone. Non appena in cella lo lasciano libero di stare nella posizione che crede ma subito dopo arrivano dei poliziotti in divisa antisommossa che gli ordinano di stare in piedi con la faccia contro il muro. Ricorda un agente che indossa un basco blu che a lui sembra in posizione di comando, il quale li fa girare e li mostra a due Carabinieri o a due Poliziotti in divisa antisommossa per verificare se ci sono tra di loro quelli che hanno lanciato le molotov.
L. G. Luis Alberto. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,00 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene condotto in una delle celle sul lato destro, dove è costretto a stare in piedi con il volto contro il muro e le mani dietro alla schiena. Esce in due o tre occasioni ed ogni volta è costretto a stare nel corridoio in piedi contro il muro e mani dietro alla schiena; riceve colpi alla nuca, nelle gambe e nella schiena dagli agenti che passano e che indossano guanti neri. (…) In infermeria ricorda due persone con un camice bianco da addetti alla sanità. Uno di loro è seduto e l’altro in piedi; la persona con il camice bianco che era in piedi gli dice di sollevare le braccia come de dovesse essere visitato con un fonendoscopio e, approfittando della situazione, un poliziotto gli dà un forte pugno al costato sinistro provocando la rottura di una costola. Subito dopo viene picchiato da altri poliziotti ed il medico mentre lo colpiscono gli dice che provi a denunciare l’aggressione. Viene ancora colpito alla schiena ed alla nuca con la mano aperta. Più tardi viene portato nei bagni dove gli dicono: «Orina, finocchio», gli mostrarono una sorta di piccolo manganello e minacciano di introdurglielo nell’ano. Con lo stesso manganello lo percuotono all’interno delle cosce.
L. Bruno. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce una perquisizione iniziale molto brusca; lo conducono nella cella n. 9, sulla sinistra, insieme ad altre 15 persone e lo costringono a stare contro il muro e gli divaricano le gambe; in cella vi è un ragazzo romano che viene particolarmente picchiato perché risponde agli agenti. Ricorda anche B. Andrea e M. Massimiliano. In cella entrano molti agenti, sino a 15, della Polizia di Stato sia in divisa che in borghese; successivamente cominciano ad entrare agenti con la divisa grigia e guanti neri; questi ultimi con frequenza regolare colpiscono con schiaffi in faccia e calci alle ginocchia e talvolta allo stomaco. Anche lui è colpito ripetutamente. Riceve anche sputi in bocca. Al ritorno dal fotosegnalamento riceve percosse al passaggio: in particolare un agente lo colpisce con un calcio alla schiena. Vede che il ragazzo romano mentre è accompagnato in bagno viene picchiato ripetutamente nel corridoio con calci. Quando viene il suo turno lui non è toccato ma al rientro dal bagno un agente in divisa grigia gli fa gridare «Viva il Duce». Anche quando dall’infermeria viene riportato in cella lo stesso agente dalla divisa grigia lo fa camminare lungo il corridoio, in fila con altri, con il braccio destro in alto.
M. Teresa. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa – immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Dichiara al Giudice delle Indagini preliminari che le hanno tagliato i capelli in Questura e mostra al Giudice ematomi ed abrasioni sulla schiena di cui il Giudice dà atto nell’interrogatorio del 23/7.
M. Giovanni. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene prelevato dall’ospedale Galliera insieme a M. A Bolzaneto è costretto a stare in piedi, con la fronte appoggiata contro il muro e le mani dietro alla schiena per circa 4 ore. È costretto dagli agenti a dire «Buonasera lor signori». Mentre è in cella nella posizione descritta un agente entra e gli torce il capo. Ricorda un ragazzo romano, che chiede più volte di andare in bagno e viene accompagnato solo dopo molto tempo.
M. Andrea. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,15 circa – immatricolato alle ore 22,35 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.Viene condotto in una cella con altri ragazzi, è costretto prima in piedi e poi in ginocchio. Deve stare faccia al muro, non può girarsi e quando ci prova, per tentare di consolare una ragazza che sta piangendo, riceve una manganellata. Viene ripetutamente colpito alla schiena. Gli tagliano il cappuccio della felpa. In infermeria viene visitato ma nessuno gli chiede l’origine delle sue lesioni.
M. Danilo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto viene collocato in cella con altre persone costretto a rimanere con le mani alzate contro il muro e le gambe divaricate. Un agente con la divisa grigia gli dà uno schiaffone al viso e lo fa cadere a terra. Nel corridoio viene tenuto nella stessa posizione e viene colpito da dietro (…) Facendo riferimento al suo cognome un agente gli dà tre colpi sulla nuca con il manganello. Nel corridoio gli punzecchiano le mani mentre le tiene dietro la schiena con delle chiavi o qualche cosa di simile. In infermeria un agente lo prende per il collo e lo spinge; gli tagliano anche il cappuccio della felpa. Vede un ragazzo che viene costretto a ripetere a voce alta «Viva il Duce» e vede un ragazzo tedesco, che non riesce nemmeno a reggersi in piedi e quando cade a terra viene preso per la nuca e fatto rialzare.
M. Roberto. Fermato per identificazione il 20/7/200 – ingresso a Bolzaneto alle ore 15,30 circa – esce dalla caserma alle 19,30 circa del 20/7. Viene fermato in piazza Alessi e portato in Questura; da qui a Bolzaneto con un ragazzo svizzero, uno inglese e un italiano di nome Roberto dell’interland milanese e del gruppo «Attac»; con lui in Questura c’era anche un minorenne ed una ragazza tedesca. È uno dei primi ad essere portato a Bolzaneto: arriva verso le 15,30. Lungo il corridoio lo fanno passare in mezzo a due ali di agenti della Polizia penitenziaria con il manganello, giubbetti neri e guanti scuri. In cella deve stare in piedi, con la faccia contro il muro, le braccia alzate sopra la testa e le gambe divaricate e così tutti quelli che si trovano con lui. Mentre lo portano al fotosegnalamento chi lo accompagna lo minaccia di lasciarlo in consegna a quelli «vestiti di grigio». Solo alla fine lo fanno sedere.
M. Francesco. Fermato per i
dentificazione il 20/7– ingresso a Bolzaneto alle ore 18,00 circa (e non 21,00 come nel verbale di identificazione) – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. A Bolzaneto (dove arriva dall’ospedale Galliera) viene costretto a stare in piedi con la testa contro il muro nonostante l’abbia visibilmente ferita; gli agenti lo incitano a riferire che la testa gli era stata spaccata dagli anarchici; lo tengono in quella posizione mentre altri sono in ginocchio. Un agente gli dà uno schiaffo sul collo e lo obbliga a dire «Buonasera ai signori». Ricorda che ad un ragazzo viene negato di andare in bagno e che gli hanno sbattuto con forza la testa contro il muro e ha perso sangue.
N. C. Jean Claude. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,30 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto lo mettono in cella in piedi, faccia la muro e fronte contro lo stesso, gambe divaricate e braccia in alto senza poter parlare e senza potersi muovere. Spesso entra qualche agente che lo colpisce ai genitali, nella schiena e alle gambe. È asmatico, gli portano via il farmaco «Ventolin» che deve tenere sempre con sé. Ad ogni spostamento lungo il corridoio viene colpito dagli agenti ed insultato e riceve sputi in faccia. Alle ragazze vengono fatte minacce di stupro. Nell’Ufficio degli atti alla sua richiesta di un interprete e di un avvocato lo percuotono. È costretto a dire «Viva il Duce, viva Mussolini, viva la Polizia penitenziaria» ed a fare il saluto nazista.
N. Nicola. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,20 circa – immatricolato alle ore 22,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto lo fanno inginocchiare davanti alla cella e gli danno due pugni in faccia ed un calcio nel fondo schiena per farlo entrare. Alcuni agenti della Penitenziaria hanno i guanti imbottiti. In cella deve stare in piedi con le mani legate dietro la schiena e quando scosta la faccia dal muro gli viene schiacciata la testa contro lo stesso. Ogni tanto qualche agente colpisce i presenti con pugni alle costole, gridando: «Perché siete venuti a Genova? Fate schifo, puzzate, merde, comunisti di merda». Un ragazzo nella cella chiede insistentemente di andare al bagno senza però ricevere risposta, ad un certo punto gli dicono che se continua gli danno un calmante; lui risponde di essere allergico poi si butta a terra ed inizia a pregare. Gli cambiano i lacci ai polsi quando va in bagno e glieli mettono più stretti; quando si lamenta per il dolore glieli stringono ancora di più. Quando lo accompagnano in bagno lo conducono tenendolo per i laccetti così stringendoli di più; l’agente che lo accompagna gli grida: «Stai a testa bassa, sei un essere inferiore, non sei degno di guardare in alto». Un altro agente durante il percorso nel corridoio lo ingiuria ripetutamente pronunciando le espressioni: «Siete sfortunati perché con Berlusconi possiamo fare quello che ci pare». Dopo il fotosegnalamento gli fanno firmare dei fogli sotto la seguente intimazione: «Non lo sporcare altrimenti ti spacco il culo»; lui però ha le mani sporche di inchiostro in quanto gli sono state appena prese le impronte digitali; quando lui lo fa notare gli viene però replicato: «Prima di uscire di qui avrai un ricordo che ti rimarrà per tutta la vita»(…) Lo riportano in cella e questa volta lo costringono a stare in ginocchio con le mani e la faccia contro il muro. Poi un agente della Polizia penitenziaria lo colpisce con un pugno allo stomaco, dicendo che anche lui è uno di quelli che lancia le molotov. Lo fanno sedere ma con le gambe incrociate e la faccia contro il muro; entra un agente che lo costringe a gridare «Viva il Duce». Dopo qualche tempo entra in cella una persona in borghese che gli rivolge la seguente espressione in tono evidentemente canzonatorio: «Se mi volete chiamare non mi chiamate, se mi volete chiedere qualche cosa non me la chiedete, siamo in democrazia e qui decido io».
O. B. Carlos Manuel. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolato alle ore 3,20 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto viene messo in cella insieme a C. S. Deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e braccia dietro la schiena. Ogni tanto entra in cella un poliziotto e lo percuote. Durante gli spostamenti nel corridoio deve passare tra due ali di agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono. Gli viene spenta una sigaretta sul dorso del piede privo di scarpa. Nell’ufficio degli atti, mentre sottoscrive il verbale di sequestro, un agente lo colpisce con un salame ai genitali. Gli agenti lo ingiuriano in continuazione.
P. Ester. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 17,30 circa – immatricolata alle ore 3,20 circa del 21/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,30 circa.È in cella insieme a E. Taline e a F. Diana. Lei è costretta, come E. Taline, a stare in piedi contro il muro per almeno cinque ore; alle altre invece ogni tanto viene consentito di stare sedute. Vede E. Taline quando torna dal bagno: ha gli indumenti strappati, piange e le riferisce di essere stata picchiata. Quando è il suo turno per il bagno la insultano ripetutamente con parole quali: «Troia, puttana» e le infilano la testa dentro la tazza; fanno riferimenti di tipo sessuale del tipo: «Che bel culo, ti piace il manganello». Viene riportata in cella costretta a camminare con la testa bassa; al passaggio riceve insulti, sberle, calci e sgambetti da due ali di agenti con i guanti neri, che stazionano ai lati del corridoio. Arriva una persona in borghese che preleva E. Taline e lei; le dà due sberle e le fa sgambetto facendola cadere a terra durante il tragitto. All’interno dell’ufficio trattazione atti rimane sola con cinque uomini; chiudono la porta e le esibiscono dei fogli da firmare, al suo diniego, due con i guanti neri la colpiscono, bloccandole le mani contro il muro; sanguina dal naso e le rompono gli occhiali da vista. Vede poi nel corridoio un ragazzo colpito ripetutamente con manganellate alla schiene e calci ai testicoli sino a farlo cadere a terra. Nel corridoio vede che un agente trattiene per un braccio L. David, che si lamenta per il dolore. Lo rivede in infermeria. Durante la traduzione anche a lei fanno gridare «Viva il Duce».
P. Marco. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17-17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21-21,30 del 20/7. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove ci sono già altri ragazzi alcuni a dorso nudo, altri senza scarpe, ed uno in particolare senza pantaloni. Tutti devono stare in piedi faccia al muro, a braccia alzate e gambe divaricate. Periodicamente entrano nella cella agenti che picchiano alla schiena e sui reni e dietro alle ginocchia anche con i guanti neri. Sono con lui in cella un ragazzo genovese, uno toscano, due fratelli campani; riconosce anche L. Daniele, M. Roberto e M. Francesco. Dopo il fotosegnalamento un agente della Penitenziaria con i baffi ed i capelli ondulati, che gli sembra un capo, gli fa male al braccio dolorante e lo offende, dicendogli: «Sei senza dignità», gli sputa e lo colpisce ai reni con un manganello o un bastone. In infermeria un medico, nonostante lui gli segnali il dolore alla mano, gli afferra la mano stessa, gliela stringe molto forte e gli chiede in senso ironico «Dove ti fa male?». Ritorna in cella dove gli consentono di stare seduto ma per poco, perché arriva un agente della Polizia penitenziaria che gli ordina di rimettersi in piedi faccia al muro braccia alzate e gambe divaricate. (…)
Sente un agente della Polizia penitenziaria intonare il motivo fascista «Faccetta Nera». (…)
R. Simone. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 17,30 circa – esce dalla caserma intorno alle 21,30 del 20/7.Viene tenuto in cella in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e braccia alzate. (…)
R. Fabrizio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 20,30 circa – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene prelevato dall’ospedale San Martino, ove era stato medicato con venticinque punti di sutura al capo per le ferite riportate sulla strada. Arrivato a Bolzaneto un medico sui gradini dell’ingresso lo guarda senza neppure togliergli il cerotto e pronuncia le parole «abile e arruolato». Viene fatto entrare all’interno della caserma. Viene messo in cella, senza maglietta, in piedi, mani appoggiate al muro. Ha molto freddo. A cadenza periodica entrano poliziotti e percuotono con calci nelle cosce, schiaffi e pugni nella schiena. Ad un certo punto un agente gli dice di voltarsi e gli spruzza in faccia una sostanza urticante. Lo insultano e lo minacciano con parole quali: «Bastardo, infame, tua madre è una puttana. Comunista di merda, per voi è finita. Viva il Duce». È costretto a firmare sotto minaccia il verbale di identificazione.
R. Angelo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto, in cella deve stare in piedi, con al faccia la muro, le braccia dietro la schiena, i lacci ai polsi e le gambe divaricate. I laccetti ai polsi gli fanno molto male, si lamenta e per risposta vengono stretti ancora di più. Lo portano a fare i rilievi; poi nell’ufficio degli atti un agente in divisa della Polizia di Stato e uno in borghese con guanti tipo da cantiere lo percuotono, lo insultano e lo provocano continuamente costringendolo a dire: «Sono una merda»; finalmente dopo un po’ interviene un altro agente e la smettono. Viene ricondotto in cella e deve rimettersi nella stessa posizione di prima in piedi con la faccia contro il muro; ogni tanto entra qualcuno in cella e dice di alzare le braccia. Sente agenti intonare il motivo politico: «Un due tre viva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove il negretto non commuove». Ad un certo punto un agente dall’esterno della cella, attraverso le sbarre, gli spruzza in faccia del gas urticante, lui sta male, viene quindi prelevato da un agente della Polizia penitenziaria che lo porta a fare una doccia fredda per la decontaminazione e durante l’accompagnamento uno degli agenti che lo conducono lo prende a manganellate. Dopo la doccia gli danno un camice verde tipo ospedalieri per vestirsi. (..)
R. Massimiliano. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 17,10 circa – immatricolato alle ore 1,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. A Bolzaneto è portato quasi subito nell’ufficio degli atti; gli dicono di firmare dei fogli ed alle sue richieste di spiegazioni lo prendono a schiaffi. Viene poi portato in cella dove c’è anche il fratello Angelo; subito possono stare seduti ma per poco: un ragazzo infatti comincia a fare domande e per risposta gli fanno mettere prima tutti in piedi, faccia al muro poi addirittura in ginocchio e con le gambe a squadra. Vede che spruzzano lo spray negli occhi al fratello. Un agente della penitenziaria, con baffi e capelli scuri, nel corridoio gli ordina di raccogliere gli effetti personali chinandosi senza piegare le ginocchia, lo percuote ripetutamente senza alcun apparente motivo e gli strappa violentemente anche il fischietto che ha al collo.
S. Daniele. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18,30 circa – immatricolato alle ore 3,05 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a M. Danilo; c’è anche il ragazzo tedesco arrestato con loro. Appena arrivato un agente gli chiede di dov’è, saputo che è di La Spezia, gli dice che è un suo conterraneo e gli dà due violenti schiaffoni. In cella lo fanno stare in piedi(…). All’interno della cella entrano agenti della Polizia penitenziaria che lo percuotono con pugni e calci dietro la schiena e sulle gambe per farle divaricare di più. Alcune guardie carcerarie hanno guanti neri imbottiti altri guanti diversi; li hanno però in tanti. Anche nel corridoio nei tempi di attesa in occasione degli spostamenti deve mantenere la stessa posizione; viene colpito con calci, pugni e anche con manganelli e gli fanno più volte sbattere la testa contro il muro. Viene colpito nuovamente allo stesso modo al ritorno dal fotosegnalamento.Vicino a lui ci sono due ragazzi: uno francese con in capelli tipo rasta, che viene percosso violentemente ed il ragazzo tedesco con cui era giunto, che sta molto male sino a svenire. Lo vede poi portare via. Gli fanno anche dire frasi del tipo «Viva il Duce», «Viva il Corpo di Polizia penitenziaria» e lo insultano con frasi del tipo «Ecco il popolo di Seattle», «Ecco qua quelli che tirano le molotov», «Fai schifo» etc. In infermeria è insultato sia dalle guardie carcerarie che dai sanitari; in particolare un medico robusto con gli occhiali lo insulta con le seguenti espressioni: «Dove vai concio così, fai schifo» (…).
S. Giorgio. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 19-19,30 circa – esce dalla caserma alle 1,00 del 21/7.Arriva a Bolzaneto proveniente dal Pronto soccorso dell’Ospedale San Martino dove si è recato per una frattura ad un braccio. Infatti ha un braccio ingessato. Nel piazzale lo fanno mettere su un muretto circondato da molti agenti in divisa ed in borghese; tutti vengono insultati (frasi del tipo «Fate schifo»), riempiti di sputi, selvaggiamente picchiati con pugni calci, colpi di casco e manganello. Qualcuno lo colpisce al braccio fratturato e glielo alza. Vede che un agente prende con le due mani la mano di un uomo, divide le dita e le tira in senso opposto con tanta violenza da lacerargli la mano. In cella lo mettono in piedi, braccia e faccia contro il muro; gli agenti entrano ad intervalli periodici e lo colpiscono con calci e pugni. Gli agenti inneggiano continuamente al Duce. Ogni tanto sente una suoneria intonante il motivo «Faccetta nera». Minacciano che era stato ucciso un carabiniere e che tutti avrebbero dovuto pagare. (…)
S. Karl. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 22,40 circa – immatricolato alle ore 3,10 circa del 21/7 – condotto all’Ospedale San Martino. A Bolzaneto in cella deve stare in piedi, faccia al muro, mani dietro la schiena e gambe divaricate senza potersi spostare; chi si muove viene colpito. Anche durante gli spostamenti sia nell’atrio che i corridoio deve tenere la stessa posizione. Un ragazzo vicino a lui abbassa le braccia e viene sbattuto con violenza con la faccia contro il muro e comincia a sanguinare abbondantemente dal naso. Lungo il corridoio vi sono due ali di agenti che al passaggio percuotono, minacciano ed insultano. Anche lui viene colpito più volte soprattutto alle spalle ed alla schiena anche con manganelli; alla notte ha molto freddo. Non chiede di andare in bagno per timore di dover transitare nel corridoio. Sente odore di urina nella cella e così capisce che anche per altri è lo stesso. Verso le prime ore del mattino sviene.
S. Enrico. Fermato per identificazione il 20/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 21,00 circa – identificato verso le ore 21,19 circa – esce dalla caserma alle 24,00 del 20/7. Viene portato a Bolzaneto dall’Ospedale Gall
iera, ove è ricoverato a seguito delle lesioni riportate sulla strada. È in condizioni fisiche pessime.
A Bolzaneto rimane solo nell’atrio dove la fanno stare in piedi con la faccia contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate. Gli agenti lo insultano con parole del tipo: «Bastardi, comunisti di merda, siete uno in meno, domani saremo due o tre a zero». Subisce una ginocchiata allo stomaco, un pugno e uno schiaffone in faccia da parte di un poliziotto in borghese.
S. G. Adolfo. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,00 circa – immatricolato alle ore 2,15 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. Appena giunto a Bolzaneto nel cortile viene messo contro il muro dell’edificio ed insultato dai poliziotti; ha molta paura. In cella entra un gruppo di poliziotti, che picchia lui e gli altri compagni di cella e li obbliga a restare o in piedi o in ginocchio. Mentre è nella posizione descritta un agente gli taglia un codino; successivamente viene accompagnato in bagno, dove viene nuovamente percosse e dove un agente butta nel water il codino tagliato e lo obbliga ad urinarvi sopra. (…)
S. Arianna. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 16,40 circa – immatricolato alle ore 1,25 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. A Bolzaneto è collocata nella cella n.8 insieme ad altre ragazze(…). Ad intervalli costanti entrano in cella agenti sia della Polizia di Stato che della Polizia penitenziaria. Arrivano in cella ingiurie, quali: «Pezzi di merda, schifosi comunisti» anche dall’esterno ad opera di agenti in borghese. Arianna sta male e ha conati di vomito, chiede di andare in bagno, lungo il tragitto verso il bagno nel corridoio subisce insulti e percosse; vicino al bagno in particolare un gruppo di agenti pronuncia anche nei suoi confronti frasi ingiuriose e minacciose a sfondo sessuale del tipo «entro stasera vi scoperemo tutte». Ricorda al rientro in cella dopo il ritorno dal bagno una ragazza con la testa ferita, ricorda anche la G. Chiara e V. Valerie che incontra nella cella. Nel corso della notte si sente di nuovo molto male, vomita in cella, chiede aiuto, un agente della Polizia penitenziaria prima le nega soccorso poi chiama il medico della penitenziaria che però le butta solo uno straccio per pulirsi, senza informarsi delle sue condizioni. Nel corso dell’intero periodo di detenzione a Bolzaneto più volte si affacciano nelle celle agenti in divisa sia della Polizia penitenziaria che della Polizia di Stato che le minacciano; alcuni dicono che non possono uscire vive da lì: infatti sono morti tre delle forze dell’ordine e uno solo invece dei manifestanti, e perciò bisogna «fare pari». Nell’ufficio degli atti la costringono a firmare dei fogli senza che possa leggerne il contenuto. Ad un certo punto vede G. Chiara, alla quale successivamente verrà tagliato il cappuccio della felpa, che è percossa e minacciata da agenti: in particolare un poliziotto piuttosto corpulento preme un piede all’altezza della bocca della G. che si trova per terra e la ingiuria, dicendole ripetutamente che è «un pezzo di merda». Questo stesso agente nel corridoio percuote gli arrestati con un manganello. Nel corso della notte un agente molto alto in divisa la fa stare – insieme ad altri arrestati – nel corridoio con la faccia al muro nei pressi delle celle numeri 2 e 3; porta guanti neri, una fascia nera sui pantaloni; fa mettere in fila i ragazzi, dando loro delle botte sulla testa; insieme a lui ci sono altri agenti; ad un certo punto gli agenti parlano con uno che sembra un capo e questi ordina di fare stare tutti con il solo braccio destro alzato, a mo’ di saluto fascista. In questa posizione vengono fatti salire in fila sul pullman che li porterà al carcere di Alessandria. (…)
T. Fard Samy. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 15,00 circa – immatricolato alle ore 23,15 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. Al giudice riferisce di essere stato percosso e insultato dopo l’arresto con modalità analoghe a quelle narrate dagli altri arrestati condotti a Bolzaneto.
U. Pietro. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 16,30 circa – immatricolato alle ore 1,40 circa del 21/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 6,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto deve attendere nel piazzale contro il muro della caserma con la faccia contro il muro stesso, le braccia alzate e le gambe divaricate. Poi lo portano all’interno della struttura e nel corridoio al passaggio viene percosso da due ali di agenti, che stazionano ai lati dello stesso. Lo portano in una cella sulla destra in fondo insieme ad altri dove deve stare nella solita posizione. Nel corso della perquisizione gli strappano i pantaloni e lo lasciano in mutande; lo percuotono in varie parti del corpo con calci, pugni, manganelli e vari oggetti contundenti, causandogli degli ematomi. Così in mutande è condotto a fare i rilievi; mentre è in attesa lo lasciano in mutande e con la maglietta strappata all’esterno della struttura; per scherno gli tirano anche l’elastico delle mutande; è profondamente umiliato. (…) Sente degli agenti che obbligano alcuni detenuti ad urlare «Viva il Duce». Un poliziotto, saputo che è sardo come lui, lo colpisce duramente con pugni alla nuca e calci alle gambe e lo offende senza motivo dicendogli che disonora la terra di Sardegna. Anche in bagno viene colpito ripetutamente alla schiena mentre sta urinando. Lo insultano e minacciano con frasi, quali «Pezzo di merda, zecca comunista, te la facciamo pagare» e poi ancora «I tuoi compagni stronzi comunisti hanno già ammazzato tre Carabinieri, adesso te la facciamo pagare, adesso devi gridare viva il Duce». Mentre è in mutande degli agenti, brandendo una spranga di ferro, gli tirano l’elastico delle mutande e gli dicono: «La vedi questa spranga? Ora te la infiliamo nel culo». (…)
V. Antonio. Arrestato il 20/7 intorno alle ore 18 circa – immatricolato alle ore 23,40 circa del 20/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa. All’ingresso nella caserma lungo il corridoio viene colpito dagli agenti con calci, pugni e manganelli. A Bolzaneto è collocato nella cella numero 9, dove ci sono già una decina di persone arrestate, tutti devono stare in piedi con la faccia contro il muro, le gambe divaricate, mani dietro la schiena legate con i laccetti; ad un certo punto arriva un poliziotto che stringe ancora di più le manette. In questa posizione deve restare per molte ore, sei o sette. Con cadenza pressoché regolare, ogni 10 o 20 minuti, agenti entrano in cella e lo percuotono con calci, schiaffi in testa e anche manganellate ai fianchi. Un agente avvicina l’accendino alle sue mani, legate dietro la schiena, dicendo: «Vediamo se prende fuoco». Deve sostare nella stessa posizione anche nel corridoio, dove c’e un via vai di poliziotti e guardie carcerarie. Ad un certo punto un agente gli sussurra all’orecchio di gridare: «Viva il Duce, viva la Polizia penitenziaria». Lo insultano con espressioni, quali: «Sei un gay o un comunista?». Viene portato in infermeria, dove lo fanno spogliare nudo e fare flessioni sulle gambe; mentre fa le flessioni, un agente della Polizia penitenziaria gli fa lo sgambetto, facendolo cadere a terra; è un agente molto alto con gli occhiali e con pochi capelli. È presente anche una persona con un camice bianco che non interviene e rimane indifferente (…)
V. Valerie. Arrestata il 20/7 intorno alle ore 14,40 circa – immatricolata alle ore 18,50 circa del 20/7 &
ndash; tradotta all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 3,15 circa.È la prima arrestata del G8; ha violato la zona rossa superando il varco di Piazza Dante. È ricordata per il suo atteggiamento orgoglioso ed altero. A Bolzaneto è nella seconda cella sulla destra; in cella con lei c’è una ragazza tedesca con le mani contro il muro che piange; man mano che arrivano altri ragazzi nella cella devono assumere quella posizione con le mani al muro; lei però resta seduta e la lasciano stare. Nel corridoio ci sono molti poliziotti, sempre di più con il passare del tempo (addirittura in numero di 40-50); molti sono in divisa alcuni sono della Polizia di Stato, altri della Polizia penitenziaria. Ricorda nell’ingresso due ragazzi feriti, uno perde sangue da un orecchio e sembra abbia le convulsioni, tutti e due hanno evidente bisogno di cure, ma nessuno li soccorre. Un altro ragazzo nel corridoio è picchiato in maniera selvaggia anche con calci, cade per le botte e viene anche trascinato. Un altro manifestante durante l’accompagnamento viene colpito più volte con il casco da uno degli agenti che lo conduce. Ancora nel corridoio vede passare un manifestante con il viso pieno di sangue, uno degli agenti che lo accompagnano lo spinge violentemente nella cella ed un altro lo afferra per la testa e gliela sbatte con forza contro il muro (…). Ad un certo punto è accompagnata nell’ufficio degli atti, dove le vengono mostrati per la firma dei fogli per lei incomprensibili; lei non vuole firmarli perché non ne capisce il contenuto, un agente che è nell’ufficio allora la colpisce violentemente con la mano aperta sulla nuca; ma lei non vuole firmare comunque quei fogli perché non li capisce; allora un altro Poliziotto le mostra la foto dei figli – presente tra i di lei effetti personali – e le dice che se non firma potrebbe anche non rivederli. Dopo la firma la riportano in cella, accompagnandola attraverso il corridoio pieno di agenti posti ai due lati; lo stesso agente che prima, nell’ufficio degli atti, l’aveva colpita alla nuca in pratica la «consegna» quasi alle due ali di Poliziotti che la percuotono, anche con colpi di manganelli sui fianchi, le fanno lo sgambetto e la sbattono da destra a sinistra, la insultano con gli epiteti, quali «comunista» «rossa». (…) Dalla cella nota un agente di Polizia penitenziaria che picchia violentemente un ragazzo appoggiato al muro del corridoio, già ferito alla testa, gli fa anche lo sgambetto cercando di farlo cadere. Poi ogni tanto si avvicina alla cella dove è lei, afferra gli arrestati anche attraverso le sbarre e li picchia a volte anche con il manganello. Questo stesso agente però, nello stesso corridoio, fa il gioviale con le Poliziotte e le corteggia. Vede nel corridoio macchie di sangue e segni di vomito; dalla cella sente urla di dolore e dalle grate sente provenire dall’esterno urla gutturali come versi di animali. Vede persone che per paura di andare in bagno si urinano addosso in cella; vede anche una ragazza, che vomita in cella e la cui testa viene spinta nel vomito. In bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta. Nell’infermeria deve spogliarsi alla presenza di uomini (…); alla sua richiesta di allontanare gli uomini, le dicono in modo rude che deve immediatamente spogliarsi, lei non ci riesce. Allora si innervosiscono imponendole di fare velocemente; un’agente donna getta i suoi vestiti sulla coperta e con i piedi le allarga violentemente le gambe. Viene visitata da un medico donna, che non sembra prestare attenzione ai molti ematomi che ha sul corpo.
Ricorda che nel carcere di Alessandria una ragazza americana di nome Teresa le mostra la sua schiena piena di lividi per le percosse, le dice che le sono stati tagliati i capelli; ricorda anche che di avere visto nel carcere di Alessandria F. Diana, G. Chiara, E.Taline, P. Ester e S. Arianna; tra queste G., E. e P. presentavano evidenti segni di percosse.
SABATO 21 luglio 2001
A. Mauro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,20 circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arriva a Bolzaneto e viene insultato nel piazzale. In cella deve stare in piedi, faccia contro il muro, gambe divaricate e mani dietro la schiena; ogni tanto entra qualche agente che dà schiaffi e calci nelle gambe; lo prendono per i capelli (che lui porta lunghi) e più volte gli sbattono la testa contro il muro; lo insultano ripetutamente, gli rivolgono le espressioni: «Zecca, comunista di merda, figlio di puttana, bombarolo di merda, devi morire lurido comunista» e lo costringono ad ascoltare la suoneria di un cellulare con un motivo di ispirazione fascista; gli dicono in tono di scherno che lo libereranno quando arriveranno Bertinotti e Manu Chao. Più volte viene spruzzato nella cella spray urticante. Alcuni degli agenti che entrano in cella hanno spray irritanti: uno in particolare gli si avvicina, gli dice: «Crepa comunista di merda e gli ustiona il braccio spruzzandogli lo spray». (…) Un agente della penitenziaria gli dà una ginocchiata nello stomaco; un carabiniere addetto alla vigilanza gli consiglia di non andare in bagno per evitare di essere ulteriormente picchiato. Lo stesso gli offre poi un po’ di acqua, l’unica che potrà bere durante la permanenza a Bolzaneto. In cella con lui c’è un ragazzo di Perugia che compie gli anni quel giorno e per questo viene deriso. Sente gli agenti canticchiare la cantilena: «Un, due, tre evviva Pinochet – quattro, cinque, sei bruciano gli ebrei – sette, otto, nove il negretto non commuove» e poi parole in tedesco che terminano nella rima con «apartheid». Entra un agente che a turno costringe tutti a gridare «Che Guevara, figlio di puttana». (…) In infermeria viene fatto spogliare nudo da un agente, che lo fa appoggiare con il volto contro il muro e quando è in quella posizione gli dice: «Io faccio l’uomo e tu la donna».
A. M. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. È a Bolzaneto insieme a C., P., B. e D. C. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia in alto e gambe divaricate; sente C. lamentarsi. Insultano ripetutamente dall’esterno sia lui (particolarmente per la sua statura) che gli altri nella cella, soprattutto le ragazze. Viene spruzzato dello spray dentro alla cella dall’esterno; arrivano due poliziotti, uno molto grosso, con la maschera antigas. Sente la suoneria di un cellulare intonare motivi di ispirazione fascista. Nella notte un poliziotto consente loro di sedersi ma per poco: infatti arriva poco dopo un altro agente, che li fa stare in piedi. In un’altra cella sulla destra, dove fa particolarmente freddo e vi sono delle chiazze di sangue sul pavimento, vede un ragazzo con la scritta «E.L.Z.N.» e una stella rossa sulla maglietta costretto a stare al centro della stanza; anche lui viene costretto nella stessa posizione. Sente un uomo zoppo, che già si era lamentato quando era nella precedente cella, dire che non ce la fa più a stare in piedi e lo vede mostrare la protesi alla gamba; dapprima lo fanno sedere; poi, almeno tre o quattro agenti, entrano nella stanza e lo massacrano di botte.
A. F. Alberto. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all&r
squo;istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Arriva a Bolzaneto intorno alle ore 17,00 e subito nel piazzale viene colpito con un pugno nello stomaco da un agente. È nella cella n. 8 deve stare, come gli altri, in piedi faccia al muro e con le mani appoggiate contro il muro; è piantonato dai carabinieri in divisa, dai quali riceve insulti del tipo: «Negro di merda, schifoso,comunista di merda,vinceremo noi,evviva Mussolini». Riceve sputi ed ogni tanto qualcuno entra nella cella e colpisce con calci gi occupanti: anche lui viene scalciato. Verso l’una viene portato al fotosegnalamento; nel percorso lungo il corridoio riceve calci e pugni da parte degli agenti della Polizia penitenziaria; davanti alla palazzina del fotosegnalamento lo fanno mettere in ginocchio peraltro dopo un po’ arriva l’ordine di tirarsi su per l’arrivo del ministro. Verso le ore 3 del mattino viene portato nella cella n. 2 e piantonato dalla Polizia penitenziaria; anche qui è costretto nella solita posizione, prima in mezzo alla cella e poi attaccato al muro. Ad un certo punto un agente della Polizia penitenziaria entra nella cella, prima grida «ordine e disciplina» poi lo colpisce prima di andarsene con un calcio forte sulle gambe, dicendogli: «Questo è il mio saluto». Anche in infermeria agenti della Polizia penitenziaria, presenti anche durante la visita, lo colpiscono con un pugno allo stomaco nell’indifferenza di tutti i presenti, compreso il medico.(…)
A. Luca. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa de giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. A Bolzaneto è con D. e con un altro ragazzo di nome Omar. Sceso dal pullman nel piazzale viene insultato e percosso con calci. Mentre lo conducono nella cella viene percosso e sgambettato anche nel corridoio. Nella cella deve stare in piedi con le gambe divaricate e mani in alto. Ad un certo punto entra un appartenente alle forze dell’ordine con uniforme blu e fregi rossi, il quale li ricopre di insulti del tipo «Comunisti froci», gli dà pugni alla schiena e ai reni, gli fa divaricare le gambe ancora di più appoggiandogli un piede sui testicoli e minacciandolo di sferrare un calcio; riceve anche un colpo al ginocchio con il piede. Un altro con la stessa divisa, che gli sembra un superiore, fa un giro nella celle e, giunto davanti a lui, dice: «Con questa merda non mi sporco le mani». Vede che alcune persone sono costrette a ripetere frasi, quali: «Viva la Polizia, Viva il Duce». (…) Ad un certo punto la situazione migliora leggermente perché si diffonde la notizia dell’arrivo del Ministro ma poi tutto torna come prima.
B. Alessandra. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 16,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa.Arriva a Bolzaneto con M. Maria Addolorata. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di Via Maggio insieme alla M., D. F. Anna, M. Manila, P. Sergio e T. Manuela. Nel cortile in attesa di entrare le fanno entrare in fila indiana con la testa abbassata senza alcuna possibilità di alzare lo sguardo. Le mettono in una cella a metà del corridoio sulla sinistra; all’interno ci sono già erano già due ragazze e due ragazzi di cui uno greco; devono assumere tutti la posizione in piedi con la faccia contro al muro, le braccia alzate e le gambe divaricate, posizione che mantiene per tutto il tempo in cui rimane a Bolzaneto. Vede il ragazzo greco che viene percosso sino a cadere a terra; viene poi prelevato e portato via. Dall’esterno alcune agenti le insultano e le minacciano con epiteti del tipo «Puttane, zecche, comunisti di merda, assassini, siete delle bocchinare, puzzate, entreremo nella cella e dipingeremo i muri con i nostri manganelli dello stesso colore della vostra bandiera». Dall’esterno viene spruzzato dello spray urticante con bombolette e i carabinieri che sono nel corridoio si pongono il fazzoletto sulla bocca; una ragazza si sente male e cade a terra. Ha bisogno degli assorbenti ma le vengono negati, poi le gettano con disprezzo della carta appallottolata sul pavimento e lei si deve arrangiare davanti a tutti, sostituendosi l’assorbente con pezzi di indumenti. Rimane per tutto il tempo senza mangiare e senza bere. Una sola volta chiede di andare in bagno: la donna che l’accompagna è della Polizia penitenziaria ed ha i capelli rossi tinti; le storce le braccia dietro alla schiena e le fa tenere la testa abbassata.
B. Claudio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,15 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,35 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arriva a Bolzaneto insieme ad altri ragazzi, di cui uno di Modena con i capelli lunghi mentre lui può scendere senza problemi dal pullman vede invece che altri vengono letteralmente gettati fuori dal mezzo e che un poliziotto li percuote addirittura con un manganello. È portato in cella e sbattuto contro il muro costretto con le gambe larghe, la faccia appoggiata alla parete, le mani legate dietro la schiena con un filo di plastica. Durante l’attesa per il fotosegnalamento davanti alla palazzina viene insultato ed è colpito con sberle e pedate. È riportato in cella dove è costretto a stare in piedi o in ginocchio con la faccia contro il muro e le mani alzate. Ogni tanto dalle inferriate degli agenti di PS insultano e lanciano spray urticante che chiamano, deridendoli «puzzette»; smettono i lanci solo quando protestano gli addetti alla vigilanza che stanno nel corridoio di fronte alle celle. Viene accompagnato in bagno da un poliziotto che lo fa camminare curvo, quasi piegato a novanta gradi; durante il tragitto viene percosso costantemente dagli agenti presente lungo il corridoio; in particolare un grosso ceffone al viso gli fa perdere l’equilibrio e gli fa sanguinare abbondantemente il naso. I carabinieri davanti alle celle si comportano invece umanamente: infatti lasciano stare per qualche tempo seduti, portano dell’acqua e ogni tanto cercano di confortare qualcuno. Sente che quando qualcuno chiede dell’avvocato gli viene risposto: «Cazzi vostri»; a lui viene risposto che vedeva troppi films americani. Deve stare molte ore in cella in piedi tanto che percepisce il trascorrere delle ore tramite un campanile lontano che segna il tempo. Ogni tanto entra qualcuno in cella che a suon di botte li costringe a ripetere frasi contro il comunismo (del tipo «Che Guevara figlio di puttana», «Adesso vi facciamo pagare i cinque anni di centrosinistra») o inneggianti al fascismo. Contemporaneamente gli viene anche fatta sentire la suoneria di un cellulare, che intona il motivo «Faccetta nera». Ricorda anche agenti con i guanti.(…) Ricorda insulti anche ad altre persone presenti nella cella; in particolare un ragazzo veniva chiamato «nano» ed un altro lo chiamavano «il fotografo» ma si trattava di un cronista di un giornale di centrodestra di Torino. (…)
B. Davide. Fermato per identificazione il 21/7 – ingresso a Bolzaneto alle ore 15,30 circa – esce dalla caserma alle 21,00 del 21/7.È, se pure per pochi giorni, ancora minorenne; nel cortile a Bolzaneto viene lasciato per parecchio tempo sul mezzo sotto il sole; ricorda una minaccia in danno di una ragazza di Padova. Nell’atrio viene colpito con un forte pugno sullo sterno; viene portato nell’ultima cella in fondo a sinistra che quando entra è vuota; è costretto a stare con l
a faccia contro il muro e le gambe divaricate; se si sposta da quella posizione viene colpito con calci o pugni. Riceve in particolare un colpo a mano aperta sul rene destro ed un altro al ginocchio destro. Lo costringono a cantare il ritornello: «Un. Due, tre Evviva Pinochet, quattro, cinque sei a morte gli ebrei…», lo insultano con epiteti del tipo «Comunista di merda, minorato (e non minorenne)» e lo minacciano con la frase: «Non vi scorderete della Polizia penitenziaria». Con lui è un ragazzo tedesco che non capisce l’italiano e per punizione viene colpito sulle piante dei piedi. Ricorda con lui un signore di Brescia della Fiom.
B. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa.Viene condotto a Bolzaneto insieme ad un ragazzo, forse a nome Massimiliano, ferito alla testa che gli dice di essere un avvocato. Il poliziotto che li accompagna mentre sono ancora a bordo dell’auto li colpisce al volto. Lungo il corridoio viene condotto con le mani sulla testa e subisce sgambetti, calci e spinte. In cella lo fanno mettere con la testa contro il muro, braccia in alto e gambe divaricate. Viene fatto denudare e gli vengono presi i documenti. Vede un ragazzo irlandese che viene picchiato perché non capisce la lingua italiana. Ogni tanto entrano degli agenti che prendono a pugni chi si discosta dalla posizione; riceve un colpo molto forte alla testa tanto da perdere i sensi. Sente urla da altre celle e minacce, insulti e canti a sfondo politico. Lui stesso è insultato e minacciato con espressioni del tipo: «Bombaroli di merda» e «tranquilli ora arriva Bertinotti e vi salva lui». (…)
B. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arrestato alla scuola di via Maggio. A Bolzaneto subisce una perquisizione sommaria nell’atrio, nel corso della quale un agente in borghese lo insulta e gli fa sbattere la testa contro il muro. In cella ha un attacco di panico perché vede un agente che calza un guanto in lattice e teme una perquisizione anale, si sente male e cade a terra; nonostante ciò lo fanno mettere a terra prono con le gambe e le braccia divaricate; in questa posizione viene percosso, insultato e fatto oggetto di sputi. Subisce insulti a sfondo politico e minacce del tipo «Comunisti di merda vi ammazzeremo tutti»; è costretto ad ascoltare la suoneria di un cellulare che intona motivi di ispirazione fascista. In cella è con C., T., M., B. e A., che ricorda viene preso in giro dagli agenti. Verso la mattina, la situazione peggiora e vengono ulteriormente picchiati. Ricorda che T. viene preso particolarmente in giro e viene percosso più volte perché ha problemi ad una gamba e non riesce a stare in piedi; ricorda anche che M. viene preso in giro, minacciato e fatto mettere nel centro della stanza perché quel giorno è il suo compleanno. In cella ricorda lo spruzzo di spray urticante. Nell’ufficio matricola viene fatto spogliare nudo e gli fanno fare due flessioni; un agente della Polizia penitenziaria (piuttosto robusto e calvo) gli intima di mettersi a quattro zampe per raccogliere dei pezzi di solette e di lacci sparsi per terra, probabilmente tagliati ad altri arrestati. Mentre si trova in quella posizione, giù a terra carponi, lo stesso agente gli dice: «Vediamo come abbai» e gli ordina di dire: «Viva la Polizia Italiana» ma lui sta singhiozzando e non riesce ad obbedire.
B. Michele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. In cella viene fatto stare in piedi, faccia la muro, gambe divaricate e braccia alzate sopra il capo; è con M. David e T. Mohamed. Assiste al pestaggio di T. da parte della Polizia penitenziaria perché non riesce a stare in piedi. Ricorda che M. David viene messo al centro della stanza, deriso e minacciato perchè è il suo compleanno. Ricorda che B. gli fece segno di non chiedere di andare in bagno perché si prendevano schiaffi e si doveva stare con la porta aperta. Ricorda infine che M. gli riferisce che prima di salire sul pulman per la traduzione gli avevano fatto sbattere la testa contro quella del compagno. (…)
B. Brando. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a F. Christian. Nel piazzale un poliziotto rivolto verso di loro fa il gesto del taglio della gola. Mentre lo portano in cella deve passare nel corridoio attraverso due ali di agenti che lo colpiscono con calci e lo insultano. In cella lo mettono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; prima, però, dei Carabinieri lo colpiscono con colpi di manganello sui polpacci e lo umiliano, dicendogli che è un servo anzi «Il servo dei servi» gli chiedono con scherno se gli piaccia il manganello o voglia provarne uno nuovo. Mentre è in attesa del fotosegnalamento vede che un Carabiniere dà un calcio a F. Christian. Si sparge infatti poco dopo la voce che alla scuola Diaz è stata data una coltellata ad un poliziotto ed il clima peggiora. (simulazione di accoltellamento organizzata dagli stessi poliziotti della Diaz come dimostrato successivamente dai RIS, ndr) Dopo la visita medica viene condotto in una delle prime celle sulla destra, dove è costretto a stare po’ in piedi e un po’ in ginocchio. Sente canzoni di ispirazione fascista. Ricorda che un detenuto si fa i suoi bisogni addosso per paura di chiedere di andare in bagno. (…)
C. Valerio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arrivato sul piazzale viene accolto con insulti. Chi lo accompagna in cella gli dà uno schiaffo e poi o fa mettere in piedi, faccia al muro e con le mani sopra la testa; gli dà dei calci sugli stinchi e sulle ginocchia e gli dice: «Sei uno sfascia vetrine, sei un teppista vienimelo a raccontare che sei pacifista». La stessa posizione deve tenere anche in attesa del fotosegnalamento. Non gli viene dato da mangiare e da bere. Quando viene portato in bagno lo fanno camminare con la testa bassa, deve passare attraverso due ali di agenti che lo colpiscono al passaggio e lo insultano con espressioni del tipo: «Zecche, che cosa siete venuti e fare, non vi è bastata la lezione che vi abbiamo dato a Napoli». Ricorda di avere sentito profferire minacce nei confronti di B. Marco che era stato arrestato con lui. Ricorda di avere sentito cantilenare il motivo: «Uno, due, tre viva Pinochet…quattro cinque sei a morte gli ebrei»; ricorda che cantilenavano l’espressione «uno a zero per noi» con evidente riferimento alla morte di Carlo Giuliani. (…)
C. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Non appena entrato nella struttura viene percosso mentre è ancora nell’atrio con un forte
colpo alla testa da un agente che gli dice: «Dove cazzo pensi di essere figlio di puttana, abbassa la testa e non guardare, bastardo». In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate e braccia alzate. Qualche volta però lo obbligano a stare in punta di piedi e ad appoggiare al muro il dorso anziché il palmo della mano. Lo insultano costantemente con espressioni del tipo: «bastardi» «zecche di merda», «comunisti di merda», gli sputano addosso; sente, rivolti alle ragazze, insulti e minacce a sfondo sessuale del tipo: «Adesso ti stupro puttana» oppure «Adesso vi portiamo nel cellulare e vi violentiamo» o ancora ad un ragazza in particolare dicono continuamente «Siamo una ventina… ti bastiamo… troia». Sente canti del tipo «Un due e tre viva Pinochet…» e la suoneria di un cellulare con il motivo «Faccetta nera»; questo trattamento è praticamente costante salvo brevissime pause. In cella riceve una manganellata alla schiena. Analoghi insulti riceve quando è in attesa per il fotosegnalamento. Nel tardo pomeriggio o serata qualcuno da fuori spruzza del gas urticante all’interno della cella; tanto che quelli di guardia mettono il fazzoletto sulla bocca; qualcuno ha addirittura anche la maschera antigas; una certa Katia si sente male. Ricorda che A. viene molestato pesantemente a causa della sua bassa statura; gli mettono anche paura dicendo che dai suoi precedenti risulta che abbia stuprato una ragazza e lui spaventato nega. Ricorda ancora che A. chiedeva di poter andare in bagno e diceva di stare male; soltanto dopo moltissimo tempo gli agenti accolgono questa richiesta; quando A. torna dal bagno lo sente puzzare e lo stesso gli riferisce che lo avevano costretto a tirarsi su i pantaloni prima di avere ultimato di espletare i suoi bisogni. Ricorda una persona di Torino non più giovane, che ha evidente difficoltà a mantenere la posizione imposta perché con un arto artificiale. (…) Vede un ragazzino di Taranto colpito ripetutamente all’interno della cella da personale della Polizia penitenziaria e che poco dopo gli riferisce che in infermeria gli avevano tolto un percing dal naso con una pinza leva punti. (…)
C. Emanuele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,15 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,30 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto indossa una maglietta nera con un disegno bianco raffigurante un pellerossa. Lo portano nella cella n. 9 dove deve stare in piedi con le mani in alto ed in volto contro il muro. Viene insultato ed ad un certo punto spruzzano nella cella dello spray urticante. (…)
C. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,10 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 21/7 alle ore 4,20 circa.Non appena arrivato a Bolzaneto l’agente che lo accompagna dice a lui ed al ragazzo trasportato insieme a lui: «Adesso sono cazzi vostri». Infatti sceso dall’auto viene circondato da un gruppo di agenti che lo percuotono con calci e pugni; si può riparare solo abbassando il capo e rannicchiandosi su se stesso. Il ragazzo che è con lui, una persona di Genova, è terrorizzato; poco dopo vede che ha i pantaloni bagnati all’inguine e capisce che si è urinato addosso per la paura. (…) Periodicamente entrano gruppi di agenti, alcune dei quali indossanti i guanti, che li percuotono anche con manganelli. Viene minacciato e insultato, sente la suoneria di un cellulare intonare il motivo «Faccetta nera», sente la cantilena del motivo «Un due tre evviva Pinochet… quattro, cinque sei a morte gli ebrei» e, con chiaro riferimento alla morte di Carlo Giuliani, sente intonare cori da stadio del tipo: «Uno di meno… uno di meno». (…) In infermeria mentre fa le flessioni gli danno una manganellata sul tendine d’Achille.
C. Antonio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. Quando arriva a Bolzaneto è oggetto di calci e di percosse lungo il corridoio da parte degli agenti che stazionano appoggiati lungo i muri. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, mani alzate appoggiate al muro stesso e gambe divaricate. Durante gli spostamenti deve camminare con la testa bassa e sente insulti. (…)
C. Massimiliano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. A Bolzaneto deve passare lungo il corridoio tra due cordoni di agenti che lo percuotono; viene fatto mettere in ginocchio e frustato con stracci bagnati. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Chi si sposta dalla posizione o prova ad abbassare le braccia viene colpito anche con i manganelli. (…)
C. Roberto Raimondo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,20 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,55 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. A Bolzaneto lo chiamano «il bombarolo» perché fermato con delle bottiglie. Lo mettono in una cella dove deve stare in piedi con la testa contro il muro, le mani alzate appoggiate al muro, le gambe divaricate e lontane circa 40 centimetri dal muro stesso senza potersi muovere; chi si sposta viene percosso. Ogni tanto entrano in cella agenti con corpetto imbottito di colore scuro e guanti neri, che picchiano i presenti: fanno sbattere la testa contro il muro, danno calci nelle gambe e pugni nei reni. Ricorda di essere stato minacciato con le parole: «Ti portiamo in un bel posto con tanti alberi e delle corde appese». Durante uno dei trasferimenti viene colpito con un pugno alla schiena. Ad un certo punto sente un gruppo di agenti dire agli occupanti la cella precedente alla sua (definiti «quelli del pullman») che avrebbero fatto loro assaggiare il trattamento del gas; poco tempo dopo da questa cella sente provenire grida, colpi di tosse, lamenti e poi un rumore come uno scoppiettio o un sibilo. (…)
C. Carlo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arriva a Bolzaneto nel primo pomeriggio; sceso dal cellulare nell’atrio lo fanno mettere a braccia alzate contro il muro e gambe divaricate. Insieme a lui ci sono un uomo di Torino con la protesi alla gamba e tre ragazzi di Perugia: uno di questi è B. Marco, il quale si sente male appena sceso dal cellulare e in cella viene fatto mettere a terra in posizione prona; un altro dei ragazzi di Perugia ha la maglietta con una stella e la scritta «Guerriglia»; la polizia lo prende in giro per la sua maglietta poi scoprono che è il suo compleanno lo fanno mettere al centro della stanza dove lo percuotono e lo prendono in giro. In cella c’è anche A. che viene preso particolarmente di mira. Anche in cella devono stare in piedi con il volto contro il muro, le braccia alzate e le gambe divaricate anche se lui riesce per un po’ a stare seduto. Quando viene accompagnato in bagno deve passare tra due ali di agenti che gli fanno sgambetto e gli pestano i piedi approfittando del fatto che ha le ciabatte da mare. In
bagno gli dicono che ha solo trenta secondi per fare i suoi bisogni e lo colpiscono con dei calci nel sedere. Ad un certo punto sente gli effetti del lancio di spray urticante. Sente la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta nera» e vede che da fuori gli agenti fanno saluti romani ed inneggiano al fascismo. Sente insulti sia dall’esterno che dall’interno; in particolare ricorda che un agente meridionale li chiama «Pisciaturi»; dalla finestra degli agenti fanno vedere una pistola e fanno l’atto di premere il grilletto simulando delle esecuzioni e così minacciando tutti di morte. Ricorda che ad un certo punto T. Mohamed fa presente di non potere più stare in piedi con le braccia alzate; lui stesso fa presente alla Polizia la menomazione di T. e per risposta riceve una manganellata al braccio; poi alcuni agenti entrano in cella e picchiano T. Ricorda ancora che ad un certo punto D. C. Raffaele torna dal bagno spaventatissimo senza avere potuto espletare i suoi bisogni. Infine viene condotto al pullman per la traduzione ammanettato insieme a M. David; chi li accompagna fa sbattere le loro teste violentemente mentre un gruppo di agenti applaude.
D. F. Anna. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa .Era insieme a M., B., M., S., P. e T. Manuela nel campeggio. A Bolzaneto viene collocata nella cella n. 5, dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e appoggiate al muro e gambe divaricate. Durante la permanenza durata circa 23 ore non riceve né da bere né da mangiare. Ricorda insulti e minacce anche a sfondo sessuale. Ad in certo punto nella cella viene gettato uno spray urticante; una ragazza in particolare si sente molto male. Durante i trasferimenti in bagno lungo il corridoio deve passare attraverso due ali di agenti, che la percuotono con calci, pugni e schiaffi, le sputano addosso e la insultano con epiteti del tipo: «Troie, ebree, puttane» e con altri insulti attinenti alla sfera sessuale; ricorda un’agente donna in divisa grigia molto alta, bionda capelli lunghi, occhi chiari che le storce il braccio. Durante la visita medica deve stare nuda anche in presenza di agenti di sesso maschile (…)
D. M. Alfonso. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.Viene portato a Bolzaneto in compagnia di un ragazzo di Genova di nome Stefano. Arrivato a Bolzaneto viene condotto nell’ultima cella sulla sinistra; durante il tragitto viene percosso e ingiuriato anche con sputi dagli agenti presenti nel corridoio. In cella è nella solita posizione: in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate nonostante abbia evidenti problemi in quanto non riesce ad appoggiare un piede a terra. Ogni volta che qualcuno abbassa le braccia sono botte. Lui stesse riceve percosse con un manganello e sviene. Quando riprende i sensi si trova in infermeria dove il medico nonostante le sue condizioni lo ingiuria ripetutamente. A seguito dello svenimento viene portato all’ ospedale San Martino dove gli riscontrano la rottura dell’alluce destro e problemi ad una costola; viene, quindi ricondotto a Bolzaneto e rimesso nella stessa cella. Gli pestano il piede fasciato, dicendogli «ora ti rompiamo anche l’altro». Quando alla sorveglianza della cella arrivano i Carabinieri gli viene consentito di stare seduto con le spalle al muro continuano però gli insulti e soprattutto le invettive a sfondo politico: sente anche che tra loro si chiamano con l’appellativo «Camerati». Dalla finestra qualcuno fa ascoltare la suoneria di un cellulare, che intona «Faccetta nera». Ricorda una persona alta, robusta, capelli neri, attaccatura alta un po’ stempiato, vestito in jeans e camicia azzurro celeste, che cerca un ragazzo con i capelli lunghi legati dietro e ricci; quando lo vede gli dice: «Tu sei quello che oggi mi ha detto bastardo» e gli dà un pugno in faccia facendolo cadere a terra; ricorda di avere poi saputo che il ragazzo era di Lucca.Un agente entra in cella e spruzza spray urticante.
Ricorda due ragazzi che si urinano addosso per paura di andare in bagno; un Carabiniere si avventa su uno di loro e lo usa come straccio per pulire. Dopo il fotosegnalamento viene messo in un’altra cella a disposizione della Polizia penitenziaria; costoro sono molto violenti: si presentano con le parole «adesso ci siamo noi, la Polizia penitenziaria» e le fanno ripetere a suon di botte. Picchiano specie al costato con guanti neri, lunghi. Lui viene percosso con un calcio mentre è a terra. Viene insultato con le parole: «Bastardi rossi, siete peggio della merda». Vede picchiare un ragazzo di Verona. (…)
D. V. Stefano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. All’arrivo a Bolzaneto nel piazzale gli spruzzano del gas irritante sul viso e lo percuotono con calci. Entrato nell’edificio un medico, in presenza di poliziotti, gli chiede se è stato picchiato; lui naturalmente nega. È in una cella in fondo al corridoio sulla destra, non sa se l’ultima o la penultima. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Rimane sempre in questa posizione oppure in ginocchio; ogni tanto entra qualche agente che percuote i presenti. Durante i trasferimenti viene colpito al passaggio dagli agenti che stazionano lungo il corridoio. (…); qualcuno dice di essere contento della morte di Carlo Giuliani.
D. C. Raffaele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa.È arrestato nel campeggio di via 5 Maggio con altre persone, tra cui M. Manila, L. Katia, C. Sergio e T. Emanuela. Quando arriva a Bolzaneto lo fanno attendere molto tempo nel piazzale sotto il sole. All’inizio viene portato in una cella sulla sinistra dopo uffici dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Quando cerca di cambiare posizione viene colpito con schiaffi alla nuca. Viene insultato con espressioni del tipo: «Rossi bastardi, provate a chiamare Bertinotti e Che Guevara che vi vengono a salvare»; sente la suoneria di un cellulare che intona il motivo «Faccetta nera». Durante i trasferimenti in bagno viene scalciato al passaggio dagli agenti che stanno lungo il corridoio. Ricorda un ragazzo greco che sta male e chiede aiuto, un agente entra in cella e lui sente il rumore di un colpo, vede che il ragazzo si accascia al suolo e viene portato fuori. Ricorda anche le ingiurie e le percosse ad opera degli agenti ad un ragazzo in cella con lui dipendente del ministero della Difesa e a cui dicono che è un traditore e che si sarebbe dovuto vergognare. Durante la permanenza in cella le ragazze chiedono inutilmente ed a più riprese gli assorbenti: ne ricorda una in particolare che ha una sorta di emorragia. Ad un certo punto gli agenti si avvedono che è il compleanno di un occupante la cella: prendono quindi a dileggiarlo, lo obbligano a mettersi in ginocchio al centro della stanza e lo percuotono. In cella viene lanciato dall’esterno del gas irritante: tutti stanno male ed in particolare una ragazza vomita. La domenica una persona che è in cella con lui e che ha un arto artificiale si lamenta dicendo che non riesce
più a stare in piedi: entrano degli agenti che lo percuotono con i manganelli. Quando chiede di andare in bagno per l’ultima volta prima della traduzione subisce un trattamento tale da avere paura di subire una violenza sessuale. (…)
D. Stefano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce percosse nel piazzale. Viene poi portato nella cella n. 7 dove, dopo la perquisizione, viene fatto stare in piedi con la faccia contro il muro, braccia alzate e gambe divaricate. Entra un agente della Polizia di Stato che gli fa divaricare ancora di più le gambe con una manganellata nel polpaccio destro. Lo fanno urlare «Viva la Polizia» e «Viva il Duce»; lo insultano con espressioni del tipo «Popolo di Seattle»; un agente nel costringerlo a divaricare le gambe lo afferra per i capelli e gli dà degli schiaffi; un carabiniere gli fa sentire la suoneria di un cellulare, che intona il motivo «Faccetta nera». Durante i trasferimenti al bagno viene percosso al passaggio nel corridoio. Gli agenti si vantano di essere nazisti e di provare piacere picchiare un «omosessuale, comunista merdoso come lui», gli rivolgono anche epiteti del tipo «Frocio ed ebreo». In una delle occasioni in cui è in bagno fa l’atto di bere; l’agente che lo accompagna lo frena e gli dice «Fai bere prima l’ispettore»; ed infatti arriva una persona in borghese che si lava le mani, gli dice «Bastardo» e lo percuote. Lo portano poi nella cella n. 8 dove deve stare nella solita posizione. In seguito un Carabiniere consente che tutti si siedano. Appena fuori dall’infermeria, subito dopo la visita, un agente della Polizia penitenziaria, che ha sentito che aveva subito un intervento al piede quando era piccolo, lo percuote, gli dà delle strizzate sui testicoli e gli sale sul piede. Indossa forse i guanti neri. (…
D. M. Tommaso. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a P. Giorgia e S. José; nel cortile ci sono moltissime persone. Viene portato in cella tenendo la testa abbassate le mani sulla nuca; passando lungo il corridoio riceve calci dagli agenti che sostano ai lati dello stesso. Dopo la perquisizione lo fanno stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda che ad un certo punto nella cella viene spruzzato del gas urticante. Dopo la visita medica lo fanno mettere in un’altra cella dove deve stare in ginocchio con la testa contro il muro. Sente che gli agenti cantano canzoni del tipo «Te gusta la galera» e cori del genere «Siete uno di meno». (…)
D. Pier Romaric Jonatan. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 13,50 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,35 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. Quando arriva a Bolzaneto, nel piazzale alcuni poliziotti gli salgono sui piedi e altri danno calci; viene fatto più volte salire e ridiscendere dal mezzo che lo aveva trasportato ed ogni volta subisce lo stesso trattamento. Viene poi portato nella cella n. 8, sulla destra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Nella cella entra un poliziotto che gli fa sbattere la testa contro il muro e gli colpisce con calci le gambe per tenerle larghe. Ricorda che in cella con lui c’è anche A. Mauro che viene picchiato in fondo al corridoio. (…)
F. Christian. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a B. Brando. Nel piazzale un agente lo minaccia dicendogli: «Ti taglio la gola, adesso vedrai come ti diverti qua». Ai lacci ai polsi talmente stretti che gli gonfiano le mani ma glieli lasciano anche in cella. Durante il trasporto alla cella viene percosso dagli agenti anche con manganellate. Lo mettono nella cella n.9 dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Chi si sposta viene colpito anche con i manganelli. Ad un certo punto entra un agente che dà delle sberle ad un ragazzo di Lucca; il carabiniere che sta di guardia alla cella dice con accento sardo di tenere la mani in alto altrimenti avrebbe chiamato la Polizia penitenziaria. Qualcuno li fa sedere ma per poco perché subito dopo viene dato un ordine in senso contrario. Nella cella n.9 vede un ragazzo farsi pipì addosso perché non gli viene consentito di andare in bagno. Viene ingiuriato dagli agenti che gli spiegano perché è «Una zecca di merda»; sente diversi cori, quali: «Chiamate il vostro amico Bertinotti» oppure «Chiamate Manu Chao» e la filastrocca di Pinochet ripetuta diverse volte, sia dalla porta della cella che dalla finestra. Sente anche frasi con riferimento alla morte di Carlo Giuliani, quali: «Uno di meno» e «cosa facciamo lo lasciamo là vicino all’estintore». Ricorda poi un Carabiniere con accento tedesco, che dice «Adesso basta pestarli che sta arrivando il ministro». Ricorda un carabiniere magro con accento lombardo che gli dà un calcio alla gamba alla notizia dell’accoltellamento di un poliziotto durante la perquisizione alla scuola Diaz. (simulazione di accoltellamento organizzata dagli stessi poliziotti della Diaz come dimostrato successivamente dai RIS, ndr) In infermeria viene ingiuriato da un medico robusto che gli rivolge le espressioni: «Pezzo di merda, zecca, sembri un albanese».
F. Raffaele. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto viene percosso nel piazzale alla discesa dal pullman, anche con il manganello; subisce insulti del tipo «Stronzo, merda». Viene poi portato nella cella n.8 piantonata dai carabinieri; deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Viene percosso; sente dal corridoio filastrocche del tipo «Uno, due tre, evviva Pinochet». Ricorda nella cella un ragazzo di colore di Genova, che viene insultato con le parole «Negro di merda» e percosso. (…)
F. Andrea Ignazio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.È di Catania ed è arrestato insieme a M. Sergio e S. Rosario. Viene messo nella cella n.7; lo ricorda perché sulla busta in cui vengono inseriti i suoi effetti personali c’è scritto «Gabbia 7». Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate e viene tenuto in questa posizione per molte ore. Riceve insulti sia dall’interno che dall’esterno con espressioni del tipo: «Pezzi di merda, figli di puttana», gli dicono che sarebbero arrivati Bertinotti e Manu Chao, ricorda ancora di avere sentito la filastrocca: «Uno, due e tre viva Pinochet». Ad un certo punto viene spruzzato nella cella del gas urticante: vede l’agente che li sorveglia con il fazzoletto rosso e blu posto
davanti alla bocca. Anche nel corridoio deve mantenere la posizione faccia al muro; nell’ufficio degli atti non gli consentono di leggere gli atti che gli sottopongono. (…)Nell’ ultima cella ricorda una ragazza tedesca insultata con l’espressione «Zoccola» e colpita al viso con il dorso della mano. In infermeria durante la perquisizione gli buttano via un’agenda ed una collanina.
F. Amaranta Serena. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa. È arrestata nel campeggio di via Maggio. A Bolzaneto la portano nella cella n.6 sulla sinistra. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate gambe divaricate senza potersi spostare. La insultano con frasi del tipo: «Comunisti, zecche», nel corridoio in particolare la insultano ripetutamente e la minacciano con le seguenti espressioni a sfondo sessuale: «Troie, dovete fare pompini a tutti, vi facciamo il culo, vi portiamo fuori nel furgone e vi stupriamo»; sente frasi inneggianti al fascismo e la suoneria di un telefonino con il motivo «Faccetta nera». Ad un certo punto nella cella viene gettato dello spray urticante: tutti stanno male ed in particolare una ragazza nella cella vomita; vede che i carabinieri davanti alla cella si mettono una protezione davanti alla bocca.
F. Evandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Viene portato a Bolzaneto insieme a D. e S. Nel piazzale non appena sceso dal pullman viene percosso. Viene portato nella cella n.3 o n.5 dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; in questa posizione dovrà rimanere per tutta la permanenza a Bolzaneto ad eccezione di una breve sosta autorizzata dai Carabinieri. Gli agenti che entrano nella cella lo colpiscono con manate sul torace e gli spingono al testa contro il muro. Gli danno calci sui testicoli e lo insultano con epiteti, quali: «Comunista di merda, frocio, perché non chiamate Bertinotti e Manu Chao, per cinque anni sono cazzi vostri». Lo insultano con epiteti anche a sfondo politico; ricorda di avere sentito la canzoncina «Uno, due, tre, viva Pinochet….» nonché la frase «Sieg Hail Appartaid». Devoto, che è in cella con lui, gli dice di non andare in bagno perché lui durante il tragitto era stato percosso. Quando viene portato al fotosegnalamento viene fatto mettere in ginocchio in attesa davanti alla palestra: sente alle sue spalle che un agente dire: «Per questi ci vorrebbe Mussolini» ed un altro replica: «No ci vorrebbe Adolf ed i forni crematori».Vengono più volte spruzzati all’interno delle celle dei gas lacrimogeno. In infermeria mentre è nudo, dopo avere fatto le flessioni, viene costretto alla presenza di un medico donna a raccogliere dell’immondizia. (…)
G. Maurizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa.Appena arrivato nel piazzale gli dicono: «Sono tutti qua che vi stanno aspettando adesso sono cazzi vostri». Lungo il corridoio ricorda agenti con anfibi, che lo percuotono al passaggio con calci. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; ogni tanto entrano degli agenti che lo percuotono con calci, pugni e schiaffi. Lo insultano e gli sputano: sente provenire da fuori la filastrocca: «Uno, due, tre evviva Pinochet…», sente anche la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta nera ». Ricorda che cantano: «Uno di meno» con chiaro riferimento alla morte di Carlo Giuliani. Chiede inutilmente di andare in bagno. Durante uno dei trasferimenti in corridoio un agente gli spruzza dello spray urticante in faccia. In infermeria durante le perquisizione mentre è nudo e sta facendo le flessioni gli dicono in tono spregiativo: «Comunista». (…).
G. Gabriella Cinzia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa.È arrestata nel campeggio di Via Maggio. A Bolzaneto la portano nella prima cella sulla sinistra. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate gambe divaricate senza potersi spostare. Quando viene portata in bagno la fanno camminare lungo il corridoio con la faccia abbassata all’altezza delle ginocchia e le mani dietro il corpo mentre gli agenti che stanno ai lati del corridoio stesso la colpiscono al passaggio con calci, le fanno lo sgambetto e la ingiuriano.Ricorda un ragazzo greco che si sente male e si lamenta ed, anziché essere aiutato, riceve colpi. Ricorda un ragazzo molto piccolo di statura, che viene per questo insultato sino a farlo piangere. Alcune delle ragazze sono umiliate perché non vengono forniti prodotti igienici per le mestruazioni. Sente provenire da un’altra cella le grida di dolore di un uomo che dice di non picchiarlo sulla gamba «buona». Ricorda che M. Maria Addolorata viene insultata con riferimento al suo ruolo di mamma. Ricorda ancora insulti a sfondo politico, quali «Comunisti, scarafaggi, zecche non vi lavate; pregate che Che Guevara vi venga a salvare, chiamate Bertinotti» e minacce del tipo: «Ebrei, ci troviamo ad Auschwitz e non uscirete vivi». (..)
G. Francesco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. È arrestato con I. e M. anche loro di Lucca; arrivati a Bolzaneto vengono fatti sostare sotto il sole per alcune ore in macchina con i finestrini chiusi; vengono messi in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio (la 7 o la 9); lungo il trasferimento nel corridoio vengono colpiti con pugni e calci (..). In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; riceve pugni al costato e schiaffi sulla testa che va a sbattere contro il muro; è vicino alle grate e viene colpito con sputi e con sostanza urticante lanciata con una siringa senza ago. Un carabiniere sardo di guardia alla cella ogni tanto apre la porta agli agenti della Polizia di Stato che entrano e picchiano tutti i presenti; in particolare M. viene riconosciuto da un poliziotto in borghese che è tra coloro che li hanno arrestati, il quale lo colpisce con un pugno al volto e lo stende a terra. Non gli permettono di andare in bagno. In infermeria mentre fa le flessioni viene colpito con un manganello al polpaccio di fronte al medico. Viene poi collocato in un’altra cella ( la 1 o la 2) dove deve stare in ginocchio per circa un’ora e mezza. (…)
I. Cristiano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 21,45 circa dello stesso giorno – trasferito poi in Ospedale. A Bolzaneto all’arrivo è insultato mentre è ancora in macchina. Sta male a causa delle percosse ricevute durante l’arresto. Dopo la perquisizione viene messo in una cella sulla sinistra a vigilanza della quale ci sono i carabinieri; lo fanno mettere in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate; chiunque abbassa le mani viene ripreso e fatto mettere nella posizione di prima (…).Da fuor
i riceve insulti e minacce; sente canzoni di ispirazione fascista, frasi contro i gay e gli ebrei, ricorda poi le parole: «Ne abbiamo ammazzato uno, ora tocca a voi, chiamate Manu Chao a salvarvi». In cella viene spruzzato del gas urticante. Subito dopo essere stato notiziato dell’arresto mentre è in corridoio riceve un forte pugno da tergo alla costole e perde quasi i sensi. Quando viene portato in infermeria il medico ne dispone il ricovero. Mentre è in corridoio in attesa di essere trasferito in ospedale un agente gli permette di abbassare la mani ma subito un altro lo prende per l’orecchio, gli gira la testa contro il muro, gli rimette le mani in alto e gli dà un pugno al fegato.
I. Massimo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. È arrestato con G. Francesco, F. Christian, B. Brando e M. Nicola; arrivati a Bolzaneto vengono fatti sostare sotto il sole per alcune ore in macchina con i finestrini chiusi; nel piazzale vengono fatti camminare a testa bassa e con le mani sopra la nuca e vengono percossi anche con i manganelli. In cella viene fatto stare con le mani contro il muro e chinato; viene colpito con i manganelli in particolare sotto le piante dei piedi. Smettono di picchiarlo solo per minacciarlo di andare a prendere la vaselina per «incularlo». Poi lo obbligano a stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; poi in un’altra cella lo fanno stare in ginocchio; durante l’intera permanenza non gli viene dato da bere e da mangiare e non gli è consentito di andare in bagno anche se lo chiede più volte. Ricorda il lancio in cella, avvenuto durante la notte, di spray urticanti. (…) Lo obbligano a dire «Che Guevara bastardo» ma non gli viene la voce e quindi lo picchiano ancora di più. Lo stesso agente colpisce con uno schiaffo molto forte al viso M. Nicola. (…)
J. Sebastian. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda di essere stato ingiuriato ed anche di avere sentito cori evidentemente offensivi. Viene fatto oggetto del lancio di spray urticante. In infermeria mentre il medico lo visita un poliziotto prende il suo accendino e gli brucia i peli sul petto.
L. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 11,15 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Arriva a Bolzaneto una prima volta di notte poi per problemi burocratici viene riportato in Questura ed infine di nuovo a Bolzaneto, dove, la seconda volta, arriva al mattino del 22. In cella è con Z. Sabatino. Viene insultato con parole volgari riferite alla madre, ricorda poi le parole: «Voi avete perso il G8 ha vinto». Viene spinto all’interno di un ufficio (ufficio atti o matricola) con un calcio nel sedere; in questo ufficio dichiara che non intende firmare nulla senza un avvocato ma gli dicono di firmare senza tante storie e lui per paura firma. In infermeria durante la perquisizione lo fanno pulire per terra e mentre si china un agente della Penitenziaria gli posa l’anfibio sul collo. (..)
L. Katia Felicia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa. Arrestata nel campeggio di Via Maggio. Arriva a Bolzaneto con B. Valerio e F. Amaranta. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Viene insultata con ingiurie anche a sfondo politico, del tipo: «Comunisti di merda. Chiamate ora Che Guevara che vi viene a salvare»; e sessuale, bisbigliandole all’orecchio: «Puttana»; in particolare ricorda poi che le viene detto che farà la stessa fine di Sole. Sente la suoneria di un cellulare, che intona: «Faccetta nera». La cella dove si trova è custodita dai carabinieri. Ad un certo punto nella cella dall’esterno viene gettato dello spray urticante: vede i carabinieri di guardia alla cella che si parano la bocca ed il naso con un fazzoletto rosso, subito dopo si sente male e vomita in cella. Si riprende in infermeria dove un medico grasso e grosso e con la maglietta nera con la scritta «Polizia penitenziaria», vuole farle un’iniezione, lei si rifiuta ed il medico le dice di andare pure a morire. In infermeria le tagliano il cappuccio della felpa.
L. Fabrizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 18,50 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a B.; ha una ferita alla testa. Nel piazzale colpiscono con forti colpi alla testa, pur già ferita, con mano aperta e lo insultano con frasi del tipo: «Bastardi, comunisti, pezzi di merda, senti quanto puzzano, adesso vi facciamo vedere noi». Lo portano nella cella n.9 insieme a B., che viene continuamente picchiato in quanto dice che è estraneo ai fatti; ricorda che in cella con loro c’è un ragazzo che dice di essere parente del vice primo ministro d’Irlanda e per tutta risposta si prende molte botte. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Gli ordinano poi di spogliarsi per la perquisizione e mentre è nudo lo colpiscono più volte a mano aperta; ricorda mani con i guanti. In cella riceve anche insulti, sputi e minacce del tipo: «Sei stanco, prova a tirare giù le mani che te le spezziamo » e tirate di orecchie. Sente che dalla cella vicina provengono grida del tipo: «Gli occhi, gli occhi» e quindi capisce che è stato lanciato dello spray urticante. Ad un certo punto, quando stanno picchiando O., entra un agente in borghese stempiato e con una maglietta blu, che li fa sedere e dice che non vuole vedere certe scene in sua presenza. Anche dopo l’immatricolazione, quando passa in un’altra cella, continuano i insulti e le minacce del tipo: «Questi sono quelli immatricolati pronti da spedire, la notte è lunga e questo è solo l‘inizio». Sente la suoneria di un cellulare intonare: «Faccetta nera» ad ogni ingresso di nuovi arrestati in cella accompagnata dall’insulto: «Dov’è finito il tuo Che Guevara» e sente commenti festosi relativamente alla morte di Carlo Giuliani: «Uno a zero, incrementeremo il bottino». Quando esce dall’ufficio matricola viene picchiato sulla testa e sui fianchi da un agente della Polizia penitenziaria, che dice: «Io questo lo conosco, fermi fermi, questo fa l’avvocato!» In infermeria mentre gli medicano la testa viene ingiuriato alla presenza del medico con espressioni del tipo: «Merda fai schifo… Non puoi guardare in faccia i medici perché sei un pezzo di merda». Nella stessa circostanza il medico che lo visita, alto circa 1,80 capelli neri corti, gli dà uno schiaffo in testa.
M. Marcello. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30 circa (rif. verbale di accompagnamento) per identif. – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa (rif. dichiarazione al Pm) – esce dalla caserma alle 13,20 o comunque nel pomeriggio del 21/7. È
fermato insieme M. M. Federico e N. Roberto. A Bolzaneto nell’atrio ed in cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli intimano di guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci nelle gambe per divaricarle ancora di più. Mentre è nella posizione descritta riceve un pugno ai reni che lo fa cedere a terra ed un colpo alla nuca che lo fa sbattere contro il muro. Quando li portano al fotosegnalamento nel cortile degli agenti chiedono a chi li accompagna di lasciarli a loro ma l’accompagnatore dice che prima devono fare le foto. Dopo il fotosegnalamento lo portano in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio, dove ci sono già M. e N., che gli dicono di essere stati poco prima picchiati brutalmente. Quando gli restituiscono i documenti nota che la sua carta d’identità è stata strappata.
M. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto subisce percosse nel piazzale. In cella (la numero 7) deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; viene strattonato e subisce calci nei talloni. Viene insultato con parole del tipo: «Merda e zecca» lo insultano ulteriormente dicendogli che sua madre è una «pompinara», lo provocano chiedendogli se è comunista o anarchico; sente dall’esterno la filastrocca: «Un, due tre evviva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto, nove il negretto non commuove»; un ragazzo nella cella dice di essere fiero di essere comunista e per tutta risposta viene percosso duramente da un agente della Polizia penitenziaria. (…) All’alba viene spostato in un’altra cella (la numero 8) dove è costretto a stare in piedi in mezzo alla stanza «sospeso», come dicono gli agenti, oppure in ginocchio con la testa tra le gambe. Viene colpito con un forte pugno nello stomaco da un agente che sente chiamano «er tigre». (…)
M. Milos Federico. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30 circa (rif. verbale di accompagnamento) per identif. – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa (rif. dichiarazione al PM) – esce dalla caserma alle 13,20 circa o comunque nel pomeriggio del 21/7.È fermato insieme a M. Marcello e N. Roberto. A Bolzaneto nell’atrio ed in cella deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli intimano di guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci nelle gambe (…).Quando li portano al fotosegnalamento nel cortile degli agenti chiedono a chi li accompagna di lasciali a loro ma l’accompagnatore dice che prima devono fare le foto; in questa circostanza è colpito da un agente con un calcio al ginocchio destro e riporta una forte ecchimosi. Dopo il fotosegnalamento lo portano insieme a Nadalini in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio, dove due agenti della Polizia penitenziaria che indossano i guanti li colpiscono sistematicamente con schiaffi(…) .Quando smettono gli sanguina il naso. Quando gli restituiscono i documenti nota che la sua carta d’identità è stata strappata.
M. Manila. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,00 – 10,00 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di Via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D.F. Anna, P. Sergio e T. Manuela. Nel piazzale vede un ragazzo greco che sta male e chiede soccorso e che invece viene schernito agli agenti. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; deve mantenere questa posizione praticamente per tutto il tempo della permanenza. Viene insultata con parole quali «Troia, puttana», sente un cellulare la cui suoneria intona: «Faccetta nera» e sente parole quali «Ordine e disciplina» (…) Ricorda una ragazza che ha il ciclo e chiede inutilmente un assorbente. Ad un certo punto nella cella viene lanciato dello spray urticante qualcuno vomita. Ricorda che durante la notte sente preannunciare l’arrivo del Ministro e vede delle persone che spazzano per terra; davanti alla sua cella si ferma una persona in alta uniforme.
M. Nicola. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Arriva a Bolzaneto insieme a G. ed I.; nel piazzale vengono minacciati ed offesi con parole del tipo: «Bastardi, zecche di merda, vedrete che Bertinotti non vi salva questa volta, Manu Chau dov’è, puzzate, vergognatevi, perché non siete stati a casa ? ora sono cazzi vostri». (…) Ogni tanto entra qualche agente che picchia i presenti anche con i manganelli; lui ha subito ricevuto due calci negli stinchi dallo stesso agente che lo ha accompagnato. Lo tengono in questa posizione per tutto il tempo della permanenza senza bere, né mangiare; non può andare in bagno. (…) Sente canzoncine con riferimenti politici e razziali in particolare il motivo «Un, due tre Evviva Pinochet, quattro cinque sei bruciano gli ebrei, sette, otto nove il negretto non commuove», «Sigh Heil Apartheid». Subisce il lancio di spray urticanti. Nel corridoio durante gli spostamenti viene colpito (…). Quando viene portato al fotosegnalamento (…) vede arrivare un auto blu con un lampeggiante e sente l’agente che lo piantona dire «Andate a dire che stiano tutti fermi». Nell’ufficio degli atti firma tutto quello che gli presentano sotto gli occhi per lo stato di paura in cui si trova. Prima della traduzione viene ammanettato (…) gli ordinano di correre e lo picchiano quando cade; perde una scarpa perché non ha più le stringhe e lo deridono quando cerca di rialzarsi.
M. Elisabetta Valentina. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 15,30 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 19,11 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. (…) Ricorda che un agente donna che la insulta, dicendole: «È una stronza di italiana ed è una puttana». Un agente uomo della Polizia penitenziaria le rivolge una minaccia a sfondo sessuale, quale: «Questa è mia, questa me la porto via io, a questa ci penso io». In infermeria viene fatta spogliare nuda alla presenza di uomini; c’è un medico, molto robusto di corporatura, sui quarantacinque anni senza camice, che le fisse insistentemente le parti intime.
M. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. È di Catania ed è arrestato insieme a F. Andrea Ignazio e S. Rosario. È in una cella in fondo sulla sinistra (forse la 7). Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Sente provenire dall’esterno il motivo «Faccetta nera» e la cantilena «Un, due, tre, viva Pinochet » nonché insulti. Ad un certo punto nella cella spruzzano del gas irritante. (…)
M. David. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle
ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. A Bolzaneto prima di portarlo in cella lo spintonano e lo colpiscono sulla schiena e sulle gambe; poi lo portano in cella dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Nella cella vede B. sentirsi male ed essere portato in infermeria. Lo fanno sedere per la prima volta quando lo spostano in un’altra cella e si diffonde la voce che sta per arrivare il ministro. Ricorda che qualcuno gli riferisce di non andare in bagno. Ogni tanto entra in cella qualcuno che picchia i presenti con cazzotti sui reni, sulle costole o dietro alla testa; un agente entra in cella e gli dice di stare pure con le braccia dietro la schiena ma quando lui le abbassa gli dice: «Chi ti ha dato il permesso?» e lo colpisce con calci ai lati delle ginocchia e ginocchiate dietro le cosce e, poco dopo, anche con il manganello, dicendogli: «Adesso ti aiuto io a stancarti». Sente la canzoncina: «Uno, due, tre evviva Pinochet». Degli agenti dall’esterno lo insultano dicendogli: «Comunista di merda» e chiedendogli perché Che Guevara non andasse a salvarlo; qualcuno gli dice anche che deve ringraziare il Duce perché «è lui che ha messo le pensioni e non quel porco di D’Alema»(…).
Un carabiniere di guardia alla cella gli riferisce che in un’altra è stato gettato del gas urticante: in effetti sente tossire e poi pronunciare le parole: «Ha anche vomitato ’sta puttana». Vede, quando è già giorno, T. Mohamed che tenta di sedersi e viene picchiato. Nel corridoio mentre è in attesa della visita medica un agente della Polizia penitenziaria con i guanti neri lo percuote con due pugni sugli zigomi; lo stesso agente gli dà poi due schiaffi ed altri due cazzotti. In infermeria gli chiedono se è stato picchiato in presenza degli agenti e lui, intimorito, risponde di no. Dopo l’immatricolazione lo portano in un’altra cella. Qui un agente, appreso che è il suo compleanno, lo fa mettere in mezzo alla cella in ginocchio con le mani sulla testa mentre altri agenti lo minacciano dicendo: «Non ti preoccupare che te la facciamo noi la festa». Prima di essere tradotto al carcere di assegnazione lo ammanettano insieme a C. Carlo; un agente della Polizia penitenziaria mentre li fa salire sul pullman fa loro sbattere la testa l’uno contro l’altro. (…)
M. Maria. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di Via Maggio insieme a M. Manila, B. Alessandra, D. F. Anna, P. Sergio e T. Manuela. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Per tutto il tempo della sua permanenza non riceve da bere e da mangiare. Viene insultata con espressioni del tipo: «Puttana, troia» e ricorda di avere sentito canzoni del genere «Faccetta nera». In particolare ricorda l’insulto «casalinga di merda». Durante il passaggio in corridoio deve camminare con la testa bassa e le mani dietro la schiena nonostante faccia presente che soffre di ernia discale; per tutta risposta l’agente che l’accompagna le dà un forte calcio nelle gambe; in corridoio riceve anche minacce di violenze sessuali. In cella lei ed altre donne chiedono assorbenti per il ciclo; viene gettata loro della carta sporca: sia lei che le altre ragazza della cella si arrangiano con pezzi di indumenti. (…) Nella notte in cella viene gettato del gas urticante: stanno tutti male ed una ragazza addirittura comincia a vomitare, vede gli agenti addetti alla vigilanza che indossano le mascherine ma nessuno presta loro soccorso e li lasciano nella cella; solo dopo un po’ di tempo quando l’effetto del gas è scemato entrano nella cella e portano in infermeria la ragazza che sta male. (…)
M. Massimo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,01 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate ed appoggiato al muro con l’indice delle mani. Quando cerca di spostarsi viene colpito da un agente con un calcio. Sente urla provenire da altre celle. Durante i trasferimenti nel corridoio viene percosso (…).
N. Roberto. Fermato per identificazione il 21/7 alle ore 11,30 circa per identif. – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa – esce dalla caserma alle 13,20 circa o comunque nel pomeriggio del 21/7. È fermato insieme a M. Marcello e M. Milos Federico. A Bolzaneto nel cortile è ripetutamente insultato anche con riferimento al suo abbigliamento ed ai capelli; ricorda anche le parole: «Comunista di merda». Nell’atrio ed in cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli intimano di guardare in basso; ogni tanto entra qualche agente che dà dei calci nelle gambe per divaricarle ancora di più; sente che mentre si trovano in questa posizione M. riceve un pugno ai reni. Quando li portano al fotosegnalamento nel cortile degli agenti chiedono a chi li accompagna di lasciarli a loro ma l’accompagnatore dice che prima devono fare le foto; in questa circostanza M. è colpito da un agente con un calcio al ginocchio destro e riporta una forte echimosi. Ricorda la minaccia: «Adesso a questi gli facciamo sputare il sangue». Dopo il fotosegnalamento lo portano insieme a M. Milos Federico in una cella sulla sinistra in fondo al corridoio, dove due agenti della Polizia penitenziaria che indossano i guanti li colpiscono sistematicamente con schiaffi, prevalentemente sul viso, pugni e calci. (…)
O. Mark Thomas. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,06 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. Quando arriva a Bolzaneto viene trascinato fuori dalla vettura; prima dell’ingresso viene sommariamente esaminato da un medico, che gli dà uno schiaffo in faccia. Nell’atrio gli frantumano gli occhiali calpestandoli e lo picchiano, lo prendono a calci anche nelle parti basse finché cade in ginocchio. Continuano a picchiarlo e si mette per terra in posizione fetale per proteggersi la testa e la zona genitale. In cella gli parlano in italiano ma lui non capisce e per questo lo picchiano nuovamente, anche con i guanti. Sente molte urla di altri ragazzi; poi lo obbligano a stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Durante gli spostamenti in corridoio viene colpito sia con ginocchiate che con schiaffi. (…). È traumatizzato e ripete le parole «Pace… Pace». Al ritorno dal fotosegnalamento in cella vede suo fratello Patrick e poco dopo sente che Patrick è colpito con violenza nella schiena da un agente molto grosso; sente urla di dolore che provengono anche da altre celle e sente gli agenti nel corridoio che sghignazzano e fare il verso a chi si lamenta. Sente delle canzone stile marcia di cui percepisce le parole «Viva il Duce» e «Mussolini». In matricola viene invece trattato umanamente ed una donna gli parla nella sua lingua. Durante tutto il tempo della permanenza non gli danno da mangiare e da bere e non gli è consentito di andare in bagno. Sente forti crampi e spasmi per la posizione che deve mantenere.
O. Patrick. Arrestato il 21/7 intorno
alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 19,10 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. A Bolzaneto lo mettono in una cella in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; chi si sposta viene colpito sulla testa. Sente il fratello Mark pronunciare le parole «Pace… Pace». Dopo il fotosegnalamento entra nella cella un agente che lo colpisce più volte nella coscia, in testa e nella schiena; un carabiniere alto e robusto si leva i guanti e lo colpisce alla schiena. I carabinieri di vigilanza alla cella permettono a tutti gli agenti di entrare e colpire i presenti. Sente urla provenire da altre celle; sente i carabinieri nel corridoio che sghignazzano e fanno il verso a chi si lamenta. Viene costretto a firmare atti in lingua italiana che non capisce. Durante tutto il tempo della permanenza non gli danno da mangiare e da bere e non gli è consentito di andare in bagno. È di nuovo picchiato mentre viene fatto salire sul furgone che lo trasporterà al carcere.
P. Giorgia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 15,30 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 0,40 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa. A Bolzaneto nel piazzale prima di farla entrare la fanno aspettare parecchio tempo sotto il sole. In cella (n.6 o n.7) deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Sente arrivare dall’esterno la minaccia da parte di un agente che dice che «avrebbero dovuto stuprarle come in Kossovo». Ricorda in cella con lei un ragazzo di Verona, ripetutamente insultato dai poliziotti e che lamentava di essere stato picchiato dopo l’arresto. Vede un agente dare calci negli stinchi ad un ragazzo svedese in cella con lei; un altro poliziotto le chiede di dov’è e, saputo che è di Padova, le dice che le brucerà la casa. In un’altra cella (la n. 2) è sorvegliata da due agenti donna, che quando vedono che qualcuno si addormenta, lo svegliano con delle sberle sulla testa (…). Sente provenire da un’altra cella delle urla e l’odore acre di lacrimogeno e di peperoncino e capisce che è stato gettato dello spray urticante. Durante la notte nella cella vengono portate altre persone di cui molte straniere, alcune delle quali a rotazione sono costrette a stare inginocchiate in mezzo alla cella. I poliziotti li umiliano cantando «Nella vecchia fattoria» e pretendendo che ad ogni strofa loro intonino il ritornello «Ia, ia o». (…)
P. Bruno. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.Viene portato a Bolzaneto con un ragazzo molto giovane. Indossa una maglietta nera con la falce e martello rossa. Quando arriva a Bolzaneto e nel piazzale notano la maglietta lo fanno risalire sul veicolo che l’ha trasportato e lo tengono circa mezz’ora fermo sotto il sole, dicendo che finalmente hanno trovato «Un comunista coerente e tosto». Nel corridoio viene percosso e ingiuriato al passaggio dagli agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso. Ricorda espressioni, quali: «Comunista di merda, finalmente un comunista con le palle, adesso ci divertiremo, coraggio compagno ti ammazziamo». In cella (la n.9) deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: chi si sposta dalla posizione viene colpito. Entra un poliziotto che lo percuote con un manganello. In infermeria lo fanno spogliare e gli ordinano di mettere i suoi vestiti a terra; poiché lui li posa in un punto diverso da quello indicato un agente con accento sardo lo percuote. Poi, mentre è nudo, il medico gli chiede se aveva avuto malattie; lui dice delle malattie pregresse e poi fa menzione di una cicatrice nella schiena; il medico commenta dicendo che, dato che fa parte dei centri sociali, doveva necessariamente essere stata una coltellata; lui replica dicendo che si tratta di un incidente sul lavoro ed allora viene nuovamente picchiato dall’agente sardo, il quale gli dice che non deve contraddire il medico. Ad un certo punto trovano in tasca dei suoi pantaloni un preservativo; iniziano a fare battute di tutti i generi ed il medico dice che intanto non serve perché sicuramente lui ha l’Aids . Subito dopo una delle due donne fa una battuta del tipo «Però il comunista carino, ha un bel culo». I poliziotti maschi dicono allora che se lo sarebbero «fatto» e gli fanno allora allargare le gambe, dicendogli che lo avrebbero «inculato». Lui è con il volto contro il muro e le gambe divaricate, si terrorizza e si gira di scatto. Per essersi girato riceve però ancora pugni. Il medico presente non dice nulla. Quando lo riportano in cella un poliziotto lo prende di mira a causa della maglietta: mentre è con la faccia al muro lo insulta e lo minaccia puntandogli contro la tempia un oggetto e dicendogli: «Compagno, io ti ammazzo, girati che voglio vederti in faccia prima di spararti». Lui si gira e viene colto al volto da uno spruzzo di spray urticante. Si accascia a terra e l’agente gli ordina di alzarsi, gli scappa la frase: «Bastardo vaffanculo» ed allora il poliziotto entra nella cella, lo picchia con calci e pugni e lo risolleva tenendolo per i capelli. In un’altra cella (la n. 9) lo fanno stare prima in piedi e poi in ginocchio; una ragazza nella stessa posizione si siede sui piedi senza più appoggiare le ginocchia e viene schiaffeggiata: lui interviene e viene fatto rimettere in ginocchio e di nuovo schiaffeggiato. Ricorda che un ragazzo deve avere più volte chiesto inutilmente di andare in bagno. Si urina addosso ed allora per punizione gli fanno mettere la testa nella propria urina. Un altro ragazzo reagisce verbalmente alle percosse ed allora lo fanno mettere al centro della cella e lui sente rumore di botte. (…)
P. Angelo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,55 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale uno degli agenti che lo hanno accompagnato lo afferra per un orecchio e lo trascina all’interno; l’orecchio gli viene poi tutto nero e gonfio. All’interno lo fanno mettere in ginocchio con la faccia al muro; mentre è in questa posizione gli fanno sbattere la testa contro il muro ripetutamente sino a farlo quasi svenire; lo portano in infermeria e gli mettono del ghiaccio sulla testa. Lo portano poi in cella (la n.5 o n.7) dove tutti devono stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; a lui è permesso di stare seduto con il ghiaccio sulla testa ma per poco: ad un certo punto infatti gli ordinano di mettersi nella posizione degli altri. Sente urla provenire da altre celle e sente la cantilena: «Uno, due, tre evviva Pinochet, quattro, cinque, sei a morte gli ebrei». (…) In infermeria c’è un clima di terrore: lo mettono nudo e gli fanno fare le flessioni ed un agente lo spinge con un piede nel sedere per fargliele fare più velocemente; quando riferisce dei suoi bozzi il medico non gli presta alcuna attenzione. Lo portano poi in un’altra cella (la n.1 o n.2) dove c’erano degli altri ragazzi tutti in posizione fetale al centro della stanza; lui però viene fatto mettere prima in piedi e solo dopo in quella posizione; all’interno della cella c’è un agente della Polizia penitenziaria con i guanti neri, che lo colpisce e gli fa sba
ttere la testa contro il muro e poi gli dà un forte pugno sul dorso.
P. Stephan. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. In questa posizione riceve un forte colpo al torace e poco dopo un altro forte colpo allo stinco con un manganello; un agente lo umilia, afferrandogli le natiche e dicendogli: «Che bel culo». Lo insultano dicendogli: «Siete tutti delle merde, comunisti froci, stronzi». Sente gridare: «Heil Hitler» e «Viva il Duce»; ricorda la cantilena: «Un, due, tre evviva Pinochet». In un’altra cella deve stare in ginocchio; qui un agente che gli sembra in una posizione di comando lo obbliga a gridare in tedesco: «Che Guevara stronzo»; questo stesso agente lo colpisce con guanti neri. (…)
P. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestato al campeggio di Via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D. F. Anna, M. Manila e T. Manuela. Quando arriva nel piazzale lo fanno aspettare vicino alla rete di un campetto: con lui ci sono le ragazze del campeggio, D. C., un ragazzo molto basso e un ragazzo greco che sta male e si accascia a terra. Ricorda che il ragazzo molto basso è chiamato dagli agenti il «nano maledetto». Nel piazzale sono presenti numerosi agenti di varie forze dell’ordine i quali insultano le persone arrivate con epiteti del tipo «bastardi , sporchi rossi», ed in particolare le donne con epiteti del tipo «troie , puttane». Al suo passaggio in corridoio deve tenere la testa abbassata e lo percuotono con calci e sgambetti. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Lo insultano ripetutamente con epiteti del tipo «sporchi comunisti» e lo minacciano con espressioni del tipo «ti faremo vedere i sorci i verdi», gli sputano addosso, ricorda soprattutto un agente con la pettorina con la scritta Polizia ed i capelli lisci e molto lunghi, che gli dice: «Stronzo, ti rubi i nostri soldi, ti metti con questi traditore», alludendo al fatto che è un dipendente del ministero della Difesa. Ad un certo punto nella cella viene spruzzato del gas urticante, una ragazza sta male e vomita. Un carabiniere sardo che è di guardia alla cella invita le persone che sono all’esterno di smetterla con il gas, senza però risultato; lo stesso consente ogni tanto di stare seduti ma ogni volta che passa qualcuno fa rialzare tutti ed in un’occasione dà una bottiglia di acqua. Sente la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta nera» e altri canti fascisti ed insulti a sfondo politico, quali «Ebrei, comunisti di merda» e sente minacce a sfondo sessuale nei confronti delle donne. Quando passa nella cella a disposizione della penitenziaria viene più volte percosso: in particolare riceve un forte colpo ai reni con un oggetto duro (probabilmente un manganello). Ricorda una persona con dei problemi ad un gamba che viene percossa e lo sente urlare. Durante la notte sente sbattere i tacchi e la parola «Attenti».
R. Bouchaib. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,20 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 21,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa.È l’unico arrestato dalla Guardia di finanza. Nel piazzale viene minacciato da un agente della Polizia penitenziaria, che ha una bomboletta in mano e gli fa il gesto di spruzzarla. In cella a Bolzaneto deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: chi abbassa le mani viene colpito. Lo insultano.
R. Davide. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale viene spintonato e fatto cadere a terra. In cella (la n.8) è insieme a A., D., S., F., un ragazzo sofferente di asma di nome Omar e un altro dominicano di nome Francisco. Deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; chiunque si muove viene colpito con pugni, calci e spinte; ricorda che colpi con anche per fare divaricare maggiormente le gambe. Durante i trasferimenti nel corridoio viene colpito al passaggio con sgambetti e calci da parte di due ali di agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso; un agente con una divisa scura gli spegne una sigaretta sulla spalla. Ricorda insulti anche a sfondo politico del tipo: «Bastardi, pezzi di merda, comunisti di merda»; sente la filastrocca: «Un, due tre evviva Pinochet» e la suoneria di un cellulare, che intona: «Faccetta nera». (…)
R. Andrea. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,50 circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. A Bolzaneto nell’androne deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; in questa posizione gli danno dei colpi alla schiena. Lo portano poi in una cella sulla destra dove stare nella stessa posizione senza potersi muovere; chi si sposta viene colpito. Sia dall’interno che dall’esterno lo insultano e lo minacciano con espressioni del tipo: «Bastardi dei centri sociali, vi bruceremo»; sente gridare «Viva il Duce» ed il ritornello: «Un, due, tre evviva Pinochet». Nella cella viene spruzzato del gas urticante. Quando chiede di andare in bagno durante il passaggio nel corridoio viene percosso e sgambettato da due ali di agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso. Ricorda un ragazzo che dopo essere stato portato in bagno consiglia di non chiedere di andare perché si prendono schiaffi. T. Mohamed che ha un arto artificiale non riesce più a stare in piedi; entrano nella cella degli agenti della Polizia penitenziaria che lo colpiscono con manganellate.
R. Stefan Andreas. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Viene portato a Bolzaneto insieme a S. Andreas Pablo e S. Valentin Klaus. Nel piazzale sente gridare «Heil Hitler». Lo portano in una delle ultime celle sulla sinistra dove stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Mentre è in questa posizione gli danno percosse in testa ed ai genitali. In cella gli agenti gridano: «Viva il Duce», «Viva Pinochet». In cella con lui ricorda S. Andreas Pablo, S. Valentin Klaus, P. Stephan, B. Brando ed un altro italiano che aveva un dito rotto ed al quale hanno quindi permesso per un po’ di stare seduto. (…)
R. Piero Vito. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,05 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 18,05 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. Nel piazzale lo insultano dicendogli: «Figlio di puttana, sei un black bloc. Prima facevi il figo ed ora ci divertiamo noi» e lo
percuotono con colpi sui fianchi e nella schiena. Lo portano nella cella n.9; all’inizio è da solo e lo lasciano stare seduto. Poi cambia cella ( n.2 o n.4) dove ci sono altre persone e qui deve stare in piedi, faccia al muro e gambe divaricate senza potersi spostare; ogni tanto entrano nella cella agenti che percuotono i presenti con gomitate, pugni ai fianchi e fanno sbattere la testa contro il muro. Durante il trasferimento nel corridoio al passaggio viene sgambettato dagli agenti. In infermeria un agente con corporatura robusta lo insulta e gli dà calci e spinte davanti al dottore. In un momento di attesa nel corridoio gli ordinano di stare nella posizione della «ballerina» e cioè sulle punte dei piedi e con le mani in alto; lo tengono in questa posizione per dieci-quindici minuti. (…)
S. Marco. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.Viene portato a Bolzaneto con un furgone insieme ad una ragazza di Padova; questa ragazza viene insultata nel piazzale. Lo portano nell’ultima cella a sinistra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Viene colpito con colpi ai reni e sente colpire anche altri e qualcuno gridare. Sente la filastrocca «Uno, due, tre evviva Pinochet» e sente gridare «Viva il Duce» nonché un coretto: «Uno di voi è morto, uno di voi». Quando lo portano al fotosegnalamento nel cortile lo fanno aspettare contro il muro ma senza poterlo toccare; lo insultano con la frase: «Che schifo sti froci come puzzano». Nella cella della penitenziaria viene minacciato con le parole: «Non vi dimenticherete della Polizia penitenziaria» e sente dei colpi e vede un’ombra cadere. (…)
S. Rosario. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. È di Catania ed è arrestato insieme a F. Andrea Ignazio e M. Sergio. Nel piazzale viene colpito con schiaffi. Lo portano in cella prendendolo per i capelli e facendolo camminare chino. È nella cella n.7: deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; chi si muove viene percosso. Sente provenire dalla finestra la cantilena: «Un, due, tre viva Pinochet, quattro cinque sei…» nonché il motivo di «Faccetta nera». Sente anche espressioni che inneggiano alla morte di Carlo Giuliani del tipo: «Carletto se n’è andato, io l’ho ammazzato» ed ancora «Abbiamo brindato in tredicimila alla morte di Carlo Giuliani». Ad un certo punto viene spruzzato in cella del gas urticante, Gli fanno firmare dei fogli senza permettergli di leggerli. Mentre è nel corridoio ad aspettare la visita in infermeria un poliziotto lo afferra per il collo, gli infila le dita dell’altra mano nelle costole e lo tiene per molto tempo in questa posizione e lo insulta dicendogli che sua madre è una troia. Durante ogni passaggio in corridoio viene colpito con pugni e calci. Anche nella cella della penitenziaria deve mantenere la solita posizione. In infermeria viene spinto contro il muro e colpito con dei pugni; un medico lo obbliga a gridare «Viva il Duce».
S. Andreas Pablo. Fermato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – ingresso a Bolzaneto alle ore 12,00 circa ( rif. dichiarazione al Pm ) – esce dalla caserma intorno alla mezzanotte del 21/7 (Rif. querela).Viene portato a Bolzaneto insieme a R. Stephan Andreas, P. Stephan, S. Valentin Klaus e due italiani. Nel piazzale mentre cammina viene colpito dagli agenti con calci e insultato con parole del tipo: «Comunisti froci, merda»; alcuna agenti lo minacciano facendo il gesto del taglio della gola. In cella (l’ultima o la penultima sulla sinistra) deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ogni tanto entra qualche agente e dà pugni e insulta i presenti. Vede macchie di sangue sul muro all’altezza della sua testa e sente urla. Sente da fuori espressioni del tipo: «Mussolini olè» e la cantilena «Un, due, tre, viva Pinochet». Lo fanno spogliare e gli fanno fare le flessioni, tenendolo per i capelli e facendolo andare su e giù. (…)
S. Fabrizio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 17,40 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa. Quando arriva a Bolzaneto lo mettono nella prima cella sulla destra. Deve stare in piedi con le mani alzate; lo obbligano a mettersi ad «L» e di fare «la ballerina». Lo insultano e lo minacciano con parole quali: «Bastardo comunista, hai voluto fare il furbo e adesso ti conciamo noi»; gli fanno sbattere la testa contro il muro. (…)
S. Antonia. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa. Arrivata a Bolzaneto la tengono parecchio tempo in attesa nel piazzale sotto il sole; ricorda che D. C. si sente male. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; la tengono in questa posizione durante l’intero periodo di permanenza nelle caserma senza bere e mangiare. La insultano con parole quali: «Puzzate, fate schifo»; sente la suoneria di un cellulare che intona: «Faccetta nera». Vede picchiare con pugni allo stomaco un ragazzo greco. (…) L’unico momento in cui viene fatta sedere è in occasione della visita del ministro. Poco prima della visita nella cella viene spruzzato del gas irritante; vede i carabinieri indossare una maschera e ricorda che in cella una persona vomita. Chiede gli assorbenti ma le danno della carta. Ricorda durante la notte le urla di un uomo che diceva che non ce la faceva più a stare in piedi facendo riferimento al fatto che aveva un arto menomato.
S. Valentin Klaus. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Durante l’arresto viene colpito alla testa, cade a terra e riporta un trauma cranico; per questo i suoi ricordi sono intermittenti. In cella deve stare in piedi con gli indici delle mani appoggiati al muro oppure inginocchiati per terra e con la testa per terra; mentre è in quest’ultima posizione riceve colpi. In infermeria gli chiedono se ha qualche cosa da dichiarare ma il tono è talmente minaccioso che lui ha paura e non dice nulla. Ricorda che i compagni gli hanno poi riferito che alcuni agenti lo avevano più volte portato fuori dalla cella e gli avevano gridato in faccia «Heil Hitler».
S. Costantino. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. Viene portato a Bolzaneto insieme a F. Evandro; lo fanno scendere dal pullman a calci nel sedere. Nel piazzale viene accolto con percosse. Lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa e con le mani dietro alla nuca; viene percosso con calci e sgambetti al passaggio da due ali di agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso. In cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; un carabiniere però lo fa sedere per un po’. Nella cella vigilata dalla Penitenziaria il clima è peggiore e aumentano le vessazioni: la posizione deve essere mantenuta costantemente, ogni tanto entra qualche agente che colpisce chi si sposta. Ricorda che gli agenti umiliano le persone facendo loro cantare il motivo «Nella vecchia fattoria». Destinatario di questa umiliazione è in particolare un ragazzo francese. Sente colpi di percosse e minacce e ingiurie del tipo «Comunisti di merda», «Adesso è arrivato Berlusconi il fascista vi spacchiamo la faccia. Ve la facciamo pagare» e, ad ogni nuovo ingresso, «Ehi Popolo di Seattle salutate il vostro collega». Ad un certo punto sente un odore acre che si diffonde per tutta la cella e capisce che è stato lanciato del liquido urticante. Quando lo portano al fotosegnalamento vede nel cortile davanti alla palestra dei ragazzi in ginocchio per terra con la testa contro il muro e le mani legate dietro; sente che vengono insultati e minacciati con frasi del tipo: «Comunisti di merda, ve la facciamo pagare». (…)
S. Massimiliano. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 16,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 2,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa.Viene portato a Bolzaneto insieme a D. e F. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale viene percosso con calci e colpi vari: viene scaraventato giù dal veicolo che lo ha trasportato. Lo insultano con sputi e con le parole: «Frocio, bastardo». In cella (la n.6) gli tolgono gli occhiali; deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare. Ogni tanto entra qualche agente che percuote i presenti. Ricorda in particolare un francese in mutande che viene ripetutamente percosso. Gli agenti costringono alcuni a gridare «Viva il Duce» e cantano «Faccetta nera» e «Giovinezza» e lanciano sputi nelle celle. Verso sera viene distribuita dai carabinieri dell’acqua e viene consentito di cambiare posizione. Nella cella della penitenziaria viene preso a calci da un agente della Polizia penitenziaria, che pronuncia la frase «Popolo di Seattle. Ordine e disciplina». Un agente della penitenziaria, che gli sembra in posizione di comando, ordina alle persone presenti in cella di mettersi di volta in volta in diverse posizioni, quasi a comporre delle figure. Durante la visita dice al medico che sta male e chiede di essere visitato ma il medico non gli rivolge la parola. (…) Quando gli verranno restituiti i suoi effetti personali noterà l’assenza di alcuni oggetti tra cui un ciondolo raffigurante una meridiana, la bandiera e la spilletta dei verdi, una sciarpa gialla e la spilletta della Roma.
S. Sergio. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Appena giunto nel piazzale gli dicono: «Benvenuto ad Auschwitz». In cella lo accompagnano facendogli tenere la testa bassa, il poliziotto che lo accompagna gli fa sbattere ripetutamente la testa contro il muro, gli sferra un paio di pugni alle costole e lo costringe ad assumere la stessa posizione degli altri (e cioè in piedi, faccia al muro e braccia in alto), lo colpisce ancora con un calcio nel sedere urlando: «Ora avrete ciò che vi meritate, assassini». È costretto a stare in quella posizione senza bere né mangiare per molte ore; ogni tanto entrano nella cella agenti che insultano e percuotono i presenti. (…)
T. Mohamed. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa. Ha un arto artificiale e quindi è visibilmente claudicante. A Bolzaneto nell’androne lo mettono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e appoggiate al muro e gambe divaricate. Anche in cella deve stare nella stessa posizione senza potersi muovere; chi si sposta viene picchiato. (…)Ricorda un ragazzo basso di statura che viene ingiuriato con il termine «O nano». Vede una persona che viene riportata in cella dal fotosegnalamento che viene sbattuta per terra ed ansima. Va in bagno una sola volta ed al passaggio in corridoio alcuni agenti allungano le gambe per sgambettarlo, approfittando del fatto che è claudicante. Nella cella per un paio di volte viene spruzzato del gas urticante dall’esterno ed, una volta in particolare, dal corridoio; in questa circostanza, essendo posizionato vicino alla porta, viene colto sul volto. (…)
T. Emanuela. Arrestata il 21/7 intorno alle ore 18,00 – presa in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolata alle ore 3,45 circa del giorno 22/7 – tradotta all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 9,10 circa.Fa parte del gruppo di Taranto; infatti è arrestata al campeggio di via Maggio insieme a M. Maria Addolorata, B. Alessandra, D. F. Anna, M. Manila e P. Sergio. Arrivata a Bolzaneto la fanno aspettare per circa mezz’ora nel piazzale dove viene insultata. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. La insultano più volte con frasi del tipo: «Voi donne siete tutte troie e puttane», sente minacce: «State fermi altrimenti vi diamo botte». Ricorda di avere sentito espressioni quali: «Ebrei di merda. Siamo ad Auschwitz» e la suoneria di un cellulare intonante un motivo fascista. Sente un carabiniere minacciare di stupro F. Amaranta. Un poliziotto con i capelli lunghi e la pettorina le dà un calcio nelle gambe per farle divaricare di più. (…) Chiede più volte di andare in bagno; i carabinieri di vigilanza alla cella si rivolgono ad un’agente donna, la quale commenta «Non ho tempo di portare a pisciare queste merde» e non l’accompagna; lei è costretta ad urinarsi addosso e, rimanendo con i pantaloni bagnati, al mattino si avvede di avere un’irritazione all’inguine. Durante la visita medica viene fatta spogliare e l’infiammazione all’inguine è evidente ma il medico non prende alcun provvedimento.
U. Geraldo. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 22,45 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 0,45 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, gambe divaricate ed indici appoggiati al muro; è insieme ad un marocchino ed altri due ragazzi di Catania. In cella sente la cantilena: «Uno, due, tre Viva Pinochet, quattro, cinque, sei a morte gli ebrei, sette, otto, nove, il negro non commuove», sente anche il grido: «Apartheid». Durante i trasferimento in corridoio è percosso al passaggio con calci alle caviglie. Più volte in cella viene spruzzato dall’esterno del gas irritante. A G. Maurizio il gas è invece spruzzato sul volto. Quando chiede di andare in bagno gli mostrano due cordoni di agenti lungo il corridoio e gli dicono: «Se ce la fai a passare da qui» e lui ovviamente rinuncia. Ha una ferita sulla testa e quindi sulla stessa deve tenere del ghiaccio; non può però usare le mani e quindi è costretto a tenere il ghiaccio tra la testa ed il muro pressandolo con la fronte; ad un certo punto però il ghiaccio gli cade, lui si china per raccoglierlo e lo colpiscono con un pugno sul fianco sinistro facendolo piegare sulle ginocchia e da dietro gli urlano: &
laquo;In piedi, faccia al muro». In infermeria viene insultato da persone di sesso maschile ed anche femminile con le frasi: «Spogliati stronzo. Che fisico di merda che hai, puzzi, mi fai schifo». Gli ordinano di buttare i suoi vestiti a terra; lui li mette però in un posto diverso da quello indicato ed un agente della Polizia penitenziaria gli sferra un pugno sul fianco. Gli strappano un piercing dall’orecchio in malo modo tanto che poi l’orecchio gonfia. (…)
V. Alessandro. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 1,15 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa.In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Lo tengono a lungo in questa posizione. Ad un certo punto nella cella viene spruzzato dal finestrine del gas urticante. Lo prendono in giro con espressioni del tipo: «Ve la siete meritata ora vi portano in galera». Sente lamenti provenire da altre celle.
V. Roberto. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 15,30 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 0,40 circa del giorno 22/7– tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 4,20 circa. Arriva a Bolzaneto con una ferita alla testa e gli danno del ghiaccio. Lo portano nell’ultima cella sulla sinistra dove deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e deve tenere il ghiaccio sulla testa senza usare le mani e tenendolo pressato tra le fronte ed il muro.Ogni tanto entra qualche agente che percuote i presenti con pugni alle costole e colpi di manganello. Durante il trasferimento in corridoio è percosso al passaggio dagli agenti, che stanno ai lati del corridoio stesso e fanno anche sgambetto. In un’altra cella lo fanno mettere in ginocchio al centro della stanza.
W. Jacob. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 17,45 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 3,00 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 8,00 circa. In cella deve stare in piedi faccia al muro. Lo percuotono dandogli calci contro i polpacci e contro le costole. Riceve anche colpi sulla piante dei piedi ed ad una spalla con dei bastoni. Sente il ritornello «Un, due,tre Viva Pinochet».
Z. Sabatino. Arrestato il 21/7 intorno alle ore 18,00 – preso in carico dall’amministrazione penitenziaria e quindi immatricolato alle ore 11,15 circa del giorno 22/7 – tradotto all’istituto penitenziario il 22/7 alle ore 14,10 circa.A Genova è con L. Alessandro e con lui viene arrestato. Arriva a Bolzaneto una prima volta di notte poi per problemi burocratici viene riportato in Questura ed infine di nuovo a Bolzaneto, dove, la seconda volta, arriva al mattino del 22. Arrivato a Bolzaneto lo tengono a lungo in macchina,è insultato sul piazzale da Poliziotti. (…) Lo portano in una cella sulla destra dove deve stare nella stessa posizione; ogni tanto entra in cella un agente, che percuote i presenti. Non chiede di andare in bagno perché ha paura. Durante i trasferimenti in corridoio è percosso con calci e pugni (…) Quando lo perquisiscono un agente lo accusa di avere insultato la Polizia e gli dà un pugno sul naso e lo fa sanguinare. In infermeria gli danno poi del ghiaccio e gli chiedono come si è fatto male ma lui ha paura e dice di essere scivolato contro il muro.
DOMENICA 22 luglio 2001
A. F. Rosana. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. È arrestata alla scuola Diaz; proviene da un ospedale dove è stata ricoverata a causa delle percosse subite durante l’arresto. A Bolzaneto nel piazzale la insultano con le parole: «bastarda» e la spintonano. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Fra le persone in cella con lei ricorda M. F. David. Durante gli spostamenti lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa e le mani sopra il capo; in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la aperta anche in presenza di uomini. La insultano con le parole: «Bastardi, comunisti» e, quando apprendono che è spagnola, anche «Terrorista». Ogni tanto gli agenti entrano nella cella colpiscono i presenti con calci. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Si stringono gli uni agli altri per scaldarsi. (…)
B. Britta Agnes. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve attendere contro il muro della caserma con le braccia alzate e le gambe divaricate. Mentre è in questura posizione degli agenti la insultano, dicendole che sono in dubbio se sia davvero una donna. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; quando fa l’atto di spostarsi viene minacciata. Poi però le viene consentito di sedersi per un po’ di tempo. La insultano e la minacciano anche dall’esterno; qualcuno le traduce queste minacce proferite in italiano ed allora capisce che gli agenti dicono che se li avessero tra le mani li ammazzerebbero tutti. Ricorda in cella con lei una ragazza che ha una frattura alla mascella e si lamenta ed un’altra che deve assumere dei farmaci per via di una malattia. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e biscotti e senza bere; ha freddo. Sente urla provenire da altre celle. In infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini. (…)
B. Quiz Aitor. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. È arrestato alla scuola Diaz; proviene da un ospedale dove è stato ricoverato a causa delle percosse subite durante l’arresto; ha una caviglia molto gonfia. A Bolzaneto, all’arrivo un poliziotto, che gli pare di ricordare in borghese, gli mette un’etichetta. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e braccia alzate senza potersi muovere: chi si sposta dalla posizione viene colpito; sente urla provenire da altre celle. In cella con lui ricorda F. M. Pablo, L. C. Antonio, S. Francisco. Durante i trasferimenti nel corridoio deve camminare a testa bassa ed è colpito al passaggio con calci, pizzicotti, colpi alla schiena e un pugno alla gamba. Lo insultano con parole del tipo: «Bastardo, comunista, pezzo di merda» e lo obbligano a cantare una canzoncina con le parole «Mi piace la Polizia mi piaci tu». (…)
B. Georg. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Viene dall’ospedale San Martino dove è stato ricoverato a causa delle lesioni riportate nella scuola Diaz. In cella in un primo momento può muoversi liberamente poi però quando cambia cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Alle donne è invece consentito di stare sedute. In cella con lui ricorda F. M. Pablo e J. Engel. Lo insultano con parole quali: «Bastardo». Durante i trasferimenti in corridoio al passaggio viene insultato, gli tirano le orecchie, lo spintonano e provano a fargli lo sgambetto. Durante la perquisizione gli strappano un laccio di cuoio portato a mo’ di collanina; ricorda anche
un ragazzo che parlava in inglese a cui viene portato via un anello e che si lamenta molto di questo fatto. Prima di essere trasportato nel carcere di destinazione viene nuovamente colpito da due agenti in quanto non capisce i loro ordini espressi in italiano. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere. (…)
B. G. Sara. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. Viene trasportata sul cellulare insieme a G. Ivan. All’arrivo a Bolzaneto sul piazzale la fanno stare in piedi a braccia alzate contro la rete di un campo da tennis. Tutti sono obbligati a mantenere questa posizione, anche le persone che hanno le braccia ingessate. (…)Al momento di entrare nella caserma gli agenti le fanno una croce rossa sulla faccia; nota che ad altri viene fatta una croce verde. La fanno entrare nell’edificio e nel corridoio prima di entrare in cella le fanno buttare per terra i suoi effetti personali, che poi gli agenti calpestano con gli scarponi. In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; ha molto freddo; ricorda macchie di sangue sul pavimento. La insultano con parole quali: «Zecche», e dicendole che fanno schifo e che puzzano, sputano nella cella, la deridono dicendole che vogliono vedere se Bertinotti o Manu Chao vengono a salvarli ed intonando il ritornello «Il manganello me gusta sì». La minacciano dicendo che ne «avevano ammazzato uno, ma che avrebbero dovuto ammazzarne altri cento». Sente la suoneria di un cellulare che intona «Faccetta nera» e sente dire che se ci fosse stato il Duce tutto questo non sarebbe successo e che erano contenti di avere nella mani così tanti comunisti tutti insieme. Sente anche la cantilena: «Un, due, tre evviva Pinochet». Quando deve andare in bagno nel corridoio al passaggio viene colpita con calci dagli agenti che stazionano ai lati del corridoio stesso, i quali la insultano dicendole: «Sei una troia ed una puttana» e le sputano. L’agente donna che l’accompagna la obbliga a camminare con la testa abbassata ed ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta; quando lei si lamenta dicendole di guardarla in faccia a prova che non è una delinquente le dice di sbrigarsi altrimenti le avrebbe spaccato la faccia. Ricorda che ad un ragazzo gli agenti ordinano di dire verso la grata : «Sono una merda, faccio schifo»; ricorda anche una ragazza senza denti per le botte ricevute. Sente rumori di botte provenire da altre celle. In cella ha molto freddo (…). Ricorda nella cella n.6 con lei G. Stefania, D. P. Ada Rosa, B. Valeria e A. F. Rosana. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere (…)
B. Barbara. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto deve stare in piedi, faccia la muro e con le mani alzate senza potersi muovere e poter parlare. Quando chiede di andare in bagno deve camminare con la testa abbassato; l’agente donna che l’accompagna nel corridoio la spinge contro una porta di ferro e la sbatte e gli agenti presenti nel corridoio ridono; al passaggio gli agenti fanno il gesto di colpirla senza però toccarla. Sente insulti e grida provenire da altre celle. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo. In infermeria deve spogliarsi anche in presenza di uomini. (…)
B. Jonathan Norma. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale ove è stato ricoverato per le percosse ricevute alla Diaz. Nel piazzale deve stare in attesa in piedi contro il muro o contro la rete di recinzione del campo da tennis con le braccia alzate e le gambe divaricate, ogni tanto gli agenti danno dei calci nelle gambe per farle divaricare maggiormente. Mentre è in questa posizione un agente in inglese chiede: «Chi è il governo?», lui sente che un ragazzo vicino a lui risponde «Polizei» ed allora risponde la stessa cosa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; anche le persone ferite devono mantenere la posizione; in particolare anche M. pur avendo un polso rotto; poi però gli viene consentito di stare seduto. In cella riceve insulti, vede che un agente attraverso la finestra sputa su M. ed un altro prigioniero; gli fanno un segno sulla guancia con un pennarello. In cella D. Nicola gli dice che le hanno tagliato i capelli. In infermeria durante la perquisizione viene colpito con un forte schiaffo al volto a mano aperta. Sente grida provenire da altre celle ed in particolare sente una donna gridare in inglese: «Per favore aiutatemi, per favore aiutatemi». (…) Esclude di avere dichiarato di non voler avvisare il Consolato inglese ed i familiari ed anzi precisa di avere espressamente chiesto il contrario.
B. Fabienne Nadia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. È insieme a L. Nathan Raphael. Arrivata a Bolzaneto nel piazzale deve stare in attesa in piedi faccia la muro della caserma. Mentre è in questa posizione viene insultata, minacciata e derisa dagli agenti che stazionano nel piazzale: gli agenti le girano attorno e poi, guardandole il petto, le chiedono più volte se è un uomo o una donna, dicono quanto si sono divertiti a picchiare quelli che sono arrivati prima e a fare sbattere loro la testa contro il muro; vede L. Nathan che viene costretto a fare il saluto fascista ed a mettersi contro un albero con le gambe divaricate. (…) Durante i trasferimenti nel corridoio deve camminare con la testa bassa e le braccia sopra la nuca; in bagno viene colpito con un calcio. Quanto la portano in cella vede che le donne possono stare sedute mentre gli uomini devono stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: chi si sposta viene colpito anche con manganelli; inizialmente deve stare in piedi in quanto collocata fra gli uomini poi però una compagna di cella fa presente l’errore ed allora viene messa tra le donne e fatta sedere con il volto rivolto verso il centro della stanza. In cella vede delle macchie di sangue. Ricorda in cella con lei D. Simona e J. Laura. Ad un certo punto sente un suono o una musica e poco dopo un compagno di cella le fa presente trattarsi di una vecchia canzone fascista. La insultano con sputi e con insulti quali: «Black bloc, bastardi, che schifo»; sente agenti che imitano il verso del cane per fare spaventare. Quando deve andare in bagno, dopo varie richieste, deve camminare lungo il corridoio con la testa bassa e viene colpita con calci dagli agenti, che stazionano ai lati del corridoio; in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta. Ricorda anche che alcune ragazze chiedono più volte inutilmente degli assorbenti. Sente grida provenire da altre celle; quando qualcuno sta per addormentarsi gli agenti entrano ed iniziano un appello o a contare i detenuti. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo. In infermeria deve spogliarsi anche in presenza di uomini. (…)
B. Stefan. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,00 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.All’arrivo a Bo
lzaneto nel piazzale lo mettono davanti al muro della caserma in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate in attese dell’ingresso; chi si muove viene colpito. Ricorda un agente che parla tedesco, il quale gli chiede da dove viene, lui risponde che in quanto cittadino della comunità europea può stare dove vuole e per risposta l’agente lo insulta e gli dà dei colpi sulla schiena e sulle spalle e dei calci. Nel cortile quando lo perquisiscono lo percuotono, gli strappano il vestito e per due volte gli spruzzano da vicino sul volto, negli occhi ed in bocca del gas urticante; lui è terrorizzato e viene portato all’interno dell’edificio da un medico che gli fa fare una doccia per decontaminarlo e poi gli danno un camice verde di tipo operatorio che arriva sino alle ginocchia ed è trasparente; ha molto freddo. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; la finestra è aperta ed il freddo per lui è insopportabile. Più tardi per un po’ gli viene consentito di stare seduto. Ad un certo punto nella cella entra un agente che gli fa due croci di colore diverso sulla guancia. (…)In cella un agente entra e gli dà due calci con gli scarponi sui malleoli nudi per fargli divaricare ancora di più le gambe ; più tardi nota che le caviglie gonfiano molto e diventano scure.
B. G. Miriam. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Arrivata a Bolzaneto nel piazzale deve stare in attesa in piedi faccia al muro della caserma con le braccia alzate e le gambe divaricate. Mentre è in questa posizione vede gli agenti nel piazzale che ridono, indicano verso di loro e fanno commenti, che però, essendo espressi in italiano, non capisce. Nell’atrio deve stare contro il muro in piedi ma si rende conto che gli agenti stanno picchiando un uomo accanto a lei. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; gli agenti danno calci o colpi di manganello nelle gambe per farle divaricare; tutti devono tenere la posizione anche le persone ferite; vengono lanciati sputi; poi però alle donne è consentito stare sedute per un po’ di tempo e più tardi anche agli uomini. Non le viene consentito di dormire. La insultano con parole quali: «Bastardi, black bloc». Sente grida provenire da altre celle. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e biscotti e senza bere; ha freddo. In infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini. Nessuno la informa delle ragioni del suo arresto.
B. Valeria. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto deve in un primo momento attendere mentre è ancora all’interno del veicolo che l’ha trasportata; i poliziotti nel piazzale colpiscono il veicolo stesso con i manganelli. Poi la fanno scendere e deve attendere sempre nel piazzale contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate; in questa posizione viene insultata più volte. Ricorda con lei G. Stefania che ad un certo ha una crisi ma viene rincuorata da una poliziotta in divisa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Dall’esterno sente arrivare insulti. In infermeria deve spogliarsi in presenza anche di uomini; ricorda una ragazza svedese che chiede di potersi spogliare solo davanti a donne; questo provoca una dura reazione da parte del medico che risponde in tono sprezzante; la ragazza non capisce ed allora lei prova a tradurre ma viene subito zittita dal medico che le dice che nessuno le ha dato i permesso di parlare ed aggiunge «Alla Diaz dovevano fucilarvi tutti».
C. Ingrid Thea Helena. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. In cella deve stare in piedi con le mani alzate. Nessuno la informa della possibilità di avvisare un difensore.
D. P. Ada Rosa. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. Arrivata a Bolzaneto deve attendere nel piazzale mentre si trova ancora nel veicolo, che l’ha trasportata; poi la fanno scendere e la fanno mettere in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate; mentre è in questa posizione vede dei ragazzi che vengono manganellati; lei viene insultata con parole quali: «Comunista» e «Puttana» ed un agente le dà uno schiaffo che le fa perdere una lente a contatto. Mentre è in questa posizione vede dei ragazzi colpiti con manganelli. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. (…)Ricorda che la domenica mattina un poliziotto entra in cella, chiede chi è stato arrestato alla scuola Diaz e fa un segno a croce con pennarello rosso sulla guancia a lei ed a tutti quelli che hanno risposto di sì; ricorda però di avere anche visto ragazzi con lo stesso segno sul volto ma di un altro colore. Alcuni poliziotti urlano per costringere gli arrestati a ripetere frasi di connotazione fascista. (…)
D. Simona. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,05 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 6,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare in attesa contro il muro della caserma con le braccia alzate; tutti devono mantenere questa posizione anche le persone con la braccia ingessate. Mentre è in questa posizione la insultano e la minacciano con parole quali: «Dovrebbero fucilarvi tutti qui, ti ricordi quelli di ieri che rumore buffo facevano le teste contro il muro». Anche nell’atrio deve rimanere parecchio tempo in piedi nella stessa posizione. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza muoversi; chi si sposta dalla posizione viene colpito anche con il manganello. In cella fa molto freddo. Poi però le viene consentito di stare per un po’ di tempo seduta. Frequentemente gli agenti entrano in cella e fanno una sorta di appello: che è chiamato si deve alzare in piedi e dire il proprio nome. Durante gli spostamenti in corridoio deve camminare con la testa bassa. Sente grida provenire da altre celle e vede alcuni ragazzi con sangue fresco sul volto. In infermeria un medico donna la insulta dicendole che puzzano tutti come cani e che non vuole più visitare nessuno di loro. Poi si deve spogliare anche alla presenza di uomini; uno di questi, che a lei pare un medico, nota un segno di manganello sul collo e le fa il gesto di picchiarla ulteriormente con un manganello dicendo: «Buon lavoro, buon colpo».
D. Nicola Anne. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale Galliera dove è stata ricoverata a causa delle percosse ricevute alla Diaz; ha una frattura al braccio destro. Mentre è ancora nel veicolo che l’ha trasportata vede M. Richard che nel piazzale è costretto a stare in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate. Nel piazzale deve stare in piedi con le braccia alzate contro la rete di recinzione del campo da tennis nonostante la frattura al braccio. Mentre è appoggiata alla recinzione vede che chi non tiene le braccia alzate viene colpito; gli agenti intorno a lei urlano, ogni tanto colpiscono qualcuno e divaricano le gambe
con calci. Nel piazzale un agente le fa un segno ad «x» sulla guancia con un pennarello rosso. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: gli agenti hanno in mano i manganelli e urlano; poi però le viene consentito di stare per un po’ di tempo seduta. Sente grida e pianti provenire da altre celle; ricorda una cantilena in italiano con dei numeri il cui significato non comprende; le grida degli agenti non le consentono di dormire; ogni tanto gli agenti entrano in cella e fanno l’appello. Ricorda di avere visto persone trascinate per i capelli e prese a calci lungo il corridoio. Ricorda in cella con lei una ragazza senza denti ed una affetta da una malattia per cui doveva assumere certi farmaci. Durante i trasferimenti deve camminare lungo il corridoio con le braccia dietro la schiena e la testa abbassata; in bagno deve espletare i suoi bisogni con la porta aperta. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini e biscotti, e senza bere ed ha molto freddo; vengono distribuite alcune coperte ma non sono sufficienti per tutti ed allora si stringono gli uni agli altri per meglio difendersi dal freddo. (…)
D. Jeannette Sybille. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Viene da un ospedale dove è stata ricoverata a seguito delle percosse ricevute nella scuola Diaz, ove era con R. Kai; ha una frattura alla mano destra. A Bolzaneto arriva con M. Richard e B. G. Miriam. Nel piazzale deve stare, nonostante la frattura, in attesa in piedi faccia al muro della caserma con le braccia alzate e le gambe divaricate. Mentre è in questa posizione gli agenti fanno l’atto di picchiarla ma non la colpiscono; vede però che gli uomini vengono colpiti. Ricorda nel piazzale un agente che parla bene tedesco. All’ingresso è costretta a gettare a terra i suoi effetti personali. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo sedute. Durante i trasferimenti deve camminare a testa bassa e con le braccia dietro alla schiena. In bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta anche in presenza di agenti uomini, che la osservano e la deridono. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e senza bere; ha freddo. Non la lasciano dormire: gli agenti danno colpi di manganello sui muri vicino alla testa dei presenti e quando per un attimo si addormenta viene svegliata da un agente uomo, che le sferra un calcio nei reni. In cella ha molto freddo e la insultano. Ad un certo punto si sente male e viene portata dal medico: in infermeria vede un ragazzo disteso con una maschera di ossigeno sul volto. In infermeria deve spogliarsi anche davanti a uomini; il medico, un uomo grasso, mentre è nuda la fa girare una decina di volte su se stessa. Mentre è in infermeria vede una ragazza italiana di Padova di nome Stefania, cui hanno tagliato il cappuccio della felpa, che ha una crisi di nervi. (…)
D. Mesut. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale ove è stato ricoverato a causa delle percosse subite nella scuola; ha una frattura al braccio sinistro. A Bolzaneto nel piazzale deve attendere per oltre un’ora nello stesso veicolo che l’ha trasportato. Mentre è ancora dentro al veicolo vede che gli altri arresati devono stare in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate; sente insulti quali: «Bastardo» e «Heil Hitler». Vede anche che un altro arrestato viene fatto stare con le mani contro un albero e viene picchiato. Poi viene fatto scendere e anche lui deve stare contro il muro nonostante la frattura al braccio; vede che altri vengono colpiti dagli agenti e sente colpi provenire anche dall’interno. All’interno lungo il corridoio deve camminare a testa bassa e viene picchiato da due ali di agenti che stazionano ai lati dello stesso; in particolare riceve un pugno alla spalla destra. Vede poco davanti a lui un ragazzo con i capelli lunghi che viene afferrato per i capelli e strattonato. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; alle ragazze invece è consentito stare sedute; più tardi però anche agli uomini viene consentito di stare per un po’ di tempo seduti. Lo insultano con parole quali: «Bastardi, Black bloc, bastardo comunista»; arrivano sputi dall’esterno. . (…)
E. Jaroslaw Jacek. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Viene condotto a Bolzaneto da un ospedale ove è stato ricoverato per le percosse ricevute nella scuola Diaz. Lo mettono in una cella dove deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate nonostante sia sofferente. Ogni tanto un agente gli gira la testa e ride. Chiede inutilmente più volte di essere visitato da un medico. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere.
F. M. Pablo. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto deve stare in cella in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. In un’altra cella però può stare un po’ seduto. In un’altra cella ricorda con lui S. Francisco Javier, L. Antonio e B. R. Aitor. Sente urla che provengono da altre celle; ha molto freddo. Ad un certo punto distribuiscono poche coperte: siccome non bastano per tutti si stringono l’uno all’altro per coprirsi ed i sorveglianti commentano che sono «come degli animali». Ricorda in cella con lui un ragazzo tedesco di nome Tobi, che parla bene lo spagnolo. Ricorda anche un ragazzo che ha una gamba ed un braccio ingessati e che viene costretto ugualmente a mantenere la posizione si tanto che non cade a terra. (…)
F. Attilio. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.È insieme a P. Angela e P. Vito anche loro di Foggia. Nel piazzale un appartenente alle forze dell’ordine gli fa stringere ancora di più le mani che deve tenere dietro la nuca; questo stessa persona poco dopo gli spruzza dello spray urticante sul volto, facendolo lacrimare. In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; più tardi però arrivano persone vistosamente ferite ed allora viene consentito di sedere per un po’ di tempo. Ricorda insulti del tipo «Fate schifo perché siete venuti a distruggere Genova»mentre sente che le ragazze vengono spesso apostrofate con il termine «Puttana». (…)
G. Stefania. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. Arriva a Bolzaneto insieme a V., Z. G. Guillermina ed un ragazzo tedesco di Berlino di nome Moritz. A Bolzaneto deve in un primo momento attendere mentre è ancora all’interno del veicolo che l’ha trasportata; i poliziotti nel piazzale colpiscono il veicolo stesso con i manganelli. Poi la fanno scendere e deve attendere sempre nel piazzale contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate; v
iene insultata e minacciata con le parole: «Aprite bene le gambe se no ve le apriamo noi». In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia, alzate e gambe divaricate; è insieme alle persone citate. Dopo alcune ore alle sole donne viene però consentito di sedere. Sente grida e lamenti provenire da altre celle; vede dalla cella che i detenuti che vengono portati in bagno lungo il corridoio sono maltrattati. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Un agente donna, che poi le taglierà il cappuccio della felpa, la insulta dicendole: «Luride troie». (…)
G. Christian. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arrivato a Bolzaneto nel piazzale deve attendere in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate; mentre è in questa posizione vede che un agente con un flacone spruzza del gas urticante in faccia ad una persona accanto a lui. Più tardi vede questa stessa persona in cella con una specie di mantello e senza i suoi vestiti; lo rincontrerà a Pavia e costui gli dirà di essere stato oggetto di più spruzzi. Durante la perquisizione nell’atrio gli viene tolta la cintura e con questa viene colpito sulla schiena nuda; poi viene condotto in cella e durante il tragitto viene colpito da un agente con un forte pugno nello stomaco. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però gli viene consentito per un po’ di tempo di stare seduto. Durante gli spostamenti nel corridoio deve stare con la testa abbassata e con le mani davanti al viso e viene colpito con calci al passaggio da due ali di agenti che stazionano ai lati del corridoio. Non lo lasciano dormire. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini e biscotti, e senza bere ed ha freddo. (…)
G. Ivan Michele. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.Viene trasportato sul cellulare insieme a B. G. Sara. Arrivato a Bolzaneto lo fanno attendere nel piazzale in piedi, con le braccia alzate contro la rete del campo da tennis; vede che di fronte a lui ci sono dei ragazzi in analoga posizione ma contro il muro della caserma; sente che questi ragazzi vengono picchiati perché sente dei rumori di percosse; mentre è nella posizione descritta viene insultato con le espressioni: «Black bloc, avete distrutto la città, cosa siete venuti a fare a Genova». Sempre nel piazzale un agente gli fa un segno ad «X» sulla guancia di colore verde. Poi lo fanno entrare nella struttura e nell’atrio ricorda una ragazza spagnola che agenti con la divisa azzurra obbligano a dire: «Sono una puta». Ricorda anche un ragazzo che ha perduto gli escrementi e per questo viene deriso. (…) Ha freddo; dalla finestra provengono insulti, quali «Senti come puzzano, che cazzo è questo, uno zoo?», «Quando escono devono baciare la fiamma»; sente cantare con tono di scherno la canzone bandiera rossa dove però alle parole bandiera rossa sono aggiunte le parole «Con la svastica»; sente la frase: «Siamo due a zero, volevamo fare tre a zero ma no ci hanno dato il rigore. Ricorda che nella cella un ragazzo viene obbligato a dire: «Puzzo come una merda». In un’altra cella viene tenuto nella solita posizione per oltre ore consecutive: si sente svenire; sente tra due agenti con la divisa azzurra (quindi della Polizia di Stato) il seguente dialogo: «Ma come questi sono ancora in piedi? Facciamoli sedere» e l’altro « Ma non è che questi si incazzano ?» (riferendosi evidentemente alla Polizia penitenziaria). A quel punto viene loro ordinato di sedere. Quando deve andare in bagno in corridoio deve camminare a testa bassa ed è obbligato ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta; ricorda che B. G. Sara torna dal bagno piangendo dicendo di essere stata maltrattata perché non riusciva a fare i suoi bisogni con la porta aperta. In infermeria quando lo perquisiscono lo terrorizzano facendogli temere una perquisizione anale. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Ricorda che i pochi panini sono portati dallo stesse agente corpulento con la divisa azzurra che avevo loro permesso di sedersi. (…)
G. Suna. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. È di nazionalità turca ed è profuga politica. Vive in Svizzera dove ha avuto asilo politico; a seguito delle torture subite in Turchia si deve sottoporre a particolari cure. È stata ricoverata all’Ospedale a seguito delle gravi lesioni riportate in occasione dell’arresto alla scuola Diaz. A Bolzaneto arriva al mattino di domenica. La mettono in una cella dove si può stare seduti. Ha solo una maglietta ed un paio di pantaloncini corti ed ha molto freddo. Sente insulti provenire dal corridoio. Per andare in bagno deve chiederlo più volte; poi è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta anche davanti a poliziotti di sesso maschile; ha delle perdite di sangue a causa delle percosse ricevute e questa circostanza la umilia a tal punto che poi non chiede più di andare in bagno e si tampona con della carta. In infermeria durante la perquisizione le strappano davanti agli occhi il biglietto del treno ancora valido. Per tutto il periodo della permanenza non riceve né da bere né da mangiare.
H. M. Katherine. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Arriva a Bolzaneto (che lei in querela chiama «la prigione») dall’Ospedale dove è stata ricoverata a seguito delle percosse ricevute alla Diaz. La portano in cella facendola camminare con la testa bassa e le gridano addosso in italiano parole che lei non comprende. Ricorda con lei una ragazza canadese di nome Kara. In cella deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate; ogni tanto degli agenti entrano in cella e danno dei calci nelle gambe per farle divaricare ancora di più. (…)In infermeria durante la perquisizione deve spogliarsi anche in presenza di uomini; la invitano a togliersi gli orecchini ma lei ha delle ferite sulle mani e quindi non riesce; a questo punto intervengono due agenti che glieli piegano e così lei li può togliere e poi li buttano nell’immondizia; poi gli stessi agenti pigliano un paio di forbici e le tagliano i capelli, anche le trecce con ornamenti in stoffa, e le lasciano «pochi centimetri di capelli spezzati su tutta la testa». Riceve la visita di un assistente del Console degli Stati Uniti; poco prima dell’arrivo di questa persona viene messa in una cella da sola. Le dice che la sua famiglia è informata e che un avvocato si sta occupando del suo caso.
H. Fabian. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – trasferito poi all’Ospedale di Sampierdarena. Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale Galliera dove è stato ricoverato per le lesioni subite nella scuola Diaz; ha ferite alle braccia, alla testa ed alle gambe. Quando arriva a Bolzaneto nel piazzale deve attendere contro il muro della caserma con le braccia alzate; mentre è in questa posizione vede una ragazza che non riesce più a mantenere la postura perché strema
ta e cade a terra; la fanno alzare a colpi di manganello. All’ingresso nella caserma gli gettano a terra i suoi effetti personali. In cella in un primo momento può stare seduto ma poi quando lo portano in un’altra cella lo costringono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Sente grida provenire da altre celle. Durante i trasferimenti nel corridoio l’agente che l’accompagna lo obbliga a camminare con la testa bassa e gli dà dei calci e lo percuote. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. Gli fanno firmare dei fogli scritti in italiano il cui contenuto non comprende. Ad un certo punto è stremato e fa molta fatica a mantenere la posizione. Inizia ad avere dei capogiri, si sente male, va in iperventilazione e perde quasi i sensi. Viene poi portato nuovamente in ospedale.
H. Cecilia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. A Bolzaneto deve stare con le braccia alzate per più di un’ora. Viene minacciata dagli agenti che brandiscono dei manganelli. Viene derisa con la canzone parafrasata di Manu Chau «Me gustano gli uomini». (…)
H. Miriam. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto dopo una lunga attesa nel pullman che l’ha trasportata la fanno scendere a schiaffi e la fanno mettere in piedi contro il muro della caserma a braccia alzate in attesa di entrare. Le si avvicina un agente della Polizia penitenziaria che parla tedesco con accento sud-tirolese, il quale con lei è gentile; un’altra agente però quando abbassa le braccia le dà un pugno nei reni. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Poi però per un po’ di tempo le viene consentito di stare seduta; in un primo momento possono sedersi solo le donne e al mattino anche gli uomini; questi ultimi però hanno paura e si siedono solo quando l’ordine di sedere viene loro ripetuto più volte. Ricorda con lei M. Niels e S. Simon entrambi con evidenti ferite. Sente parole scurrili provenire dall’esterno. Ad un certo punto in cella entrano degli agenti che le fa un segno a croce con un pennarello sul viso. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. In realtà viene distribuito un solo bicchiere d’acqua per tante persone e vengono gettati pochi panini. Ricorda in cella con lei una ragazza con la mascella fratturata che quindi non può mangiare. Ricorda anche una donna curda profuga che abita in Svizzera che è sofferente e che ha una rara malattia per cui ha bisogno di medicine. Per andare i bagno occorre chiederlo più volte: quando viene portata è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta; chiede degli assorbenti ad un agente donna ma questa risponde che le persone come lei non hanno alcun diritto di ricevere assorbenti e tamponi. In infermeria durante la perquisizione le portano via gli occhiali e l’unico tampone che ha. (…)
H. Jens. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz; proviene da un Ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse subite durante l’arresto; ha una ferita alla fronte che gli è stata suturata in Ospedale; la sua situazione è particolarmente umiliante perché nella scuola non è riuscito a trattenere le sue deiezioni e non gli è stato ancora consentito di lavarsi. A Bolzaneto nel piazzale lo mettono in attesa contro il muro della caserma con le braccia alzate; mentre è in questa posizione lo insultano, fanno al suo indirizzo il saluto nazista e vede che altri vengono obbligati a fare il saluto nazista; lo obbligano più volte a rispondere alla frase: «Chi è lo Stato» con la parola «La polizia» e «Chi è il capo» con la parola «Mussolini»; fanno il gesto di annusare i suoi pantaloni e ridono. Un agente gli fa una croce con un pennarello sulla guancia sinistra, lo stesso agente gli dice che a lui avrebbe fatto due croci perché aveva i pantaloni sporchi (…)In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere: chi si sposta dalla posizione viene subito colpito anche con il manganello. Poi però gli viene consentito di stare seduto per un po’ di tempo. Dall’esterno arrivano sputi, insulti, quali: «Black bloc», e frasi di scherno, quali chiedere dove fossero Giuliani e Manu Chao; sente anche gli agenti pronunciare parole quali: «Hitler, Mussolini» e sente cori che gli italiani gli riferiscono essere di stampo fascista. Gli agenti entrano spesso in cella per contarli e fare l’appello e nell’occasione spingono con violenza le persone chiamate. Quando qualcuno si addormenta viene svegliato a calci. Finalmente gli viene poi concesso di andare in bagno e lavarsi; ma deve tenere la porta aperta. Nota che la stessa sorte è riservata anche alle ragazze. Durante gli spostamenti in corridoio deve camminare a testa bassa ed è percosso ed insultato al passaggio da due ali di agenti, che stazionano nel corridoio stesso. In attesa della perquisizione nel corridoio lo costringono a raccogliere da terra in ginocchio i suoi effetti personali; poi durante la perquisizione lo fanno spogliare nudo lo obbligano a sollevare il suo pene ed a mostrarlo a tutte le persone sedute davanti a lui; poi gli fanno togliere gli occhiali e, minacciandolo con la cinghia tolta di un altro detenuto; lo obbligano a fare delle giravolte; poi disegnano sulla parete due cerchi all’altezza dei suoi occhi e gli premono la testa contro il muro. Mentre è nudo il medico gli chiede se ha una fidanzata, la frequenza dei suoi rapporti sessuali e se gli stessi si svolgono normalmente. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini e biscotti, e senza bere ed ha freddo. (…)
H. Meyer Thorsten. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Arrivato a Bolzaneto nel piazzale lo costringono ad indossare un cappellino rosso tipo baseball, su cui erano stati dipinti a mano una falce ed, in luogo del martello, un pene; quando cerca di toglierselo un agente gli dà un calcio alla coscia destra facendogli molto male. Lo mettono poi in attesa di entrare contro un albero con le braccia alzate; mentre è in questa posizione un agente gli dà un pugno su un fianco e gli attacca sulla schiena un adesivo con una scritta in italiano. Indossando questo copricapo deve transitare all’ingresso e qui al passaggio è colpito alla testa ed ingiuriato da due ali di agenti. (…) Per andare in bagno deve transitare lungo il corridoio con la testa abbassata e le mani dietro la testa e viene insultato e colpito al passaggio dagli agenti; in bagno è costretto ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta. Ricorda che in particolare le donne quando tornano dal bagno piangono e appaiono sconvolte. Sente grida provenire da altre celle; un compagno di cella gli confida di avere perduto gli escrementi alla Diaz e che non gli era stato consentito di lavarsi; ricorda anche una ragazza che non ha più quattro denti. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, senza bere ed ha freddo. In infermeria deve dare personalmente
al medico un orecchino, che non gli verrà più restituito. (…)
H. Tobias. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Appena arrivato nel piazzale un agente della Polizia penitenziaria, che parla tedesco con un accento sud-tirolese lo colpisce con schiaffi e con un pungo al volto, facendogli così sbattere la testa contro il veicolo con il quale era stato trasportato. Lo mettono poi in piedi contro il muro esterno della caserma in attesa di entrare e mentre si trova in questa posizione lo stesso agente gli chiede in tedesco da dove viene e quando lui risponde «Allemagna» lo colpisce due volte ai reni con un pugno o forse anche con un manganello, dicendogli che doveva rispondere in tedesco. In cella deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate. In cella gli urlano delle parole in italiano che non comprende e lo colpiscono con uno schiaffo sulla parte destra del costato, facendo il gesto di contarlo ricorda anche minacce in inglese, quali: «I shot him» ed il gesto con la mano del taglio della gola e le parole «Hitler» e «Black bloc». Sente urla provenire da altre celle. (…)
J. Laura. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,00 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare in attesa in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate senza potersi muovere. Mentre è in questa posizione degli agenti si avvicinano e le chiedono ripetutamente se è un uomo o una donna ed alla risposta «ragazza» ridono e le guardano il corpo da capo a piedi. Ricorda un agente che parla correttamente tedesco. (…). In cella arrivano sputi e insulti dall’esterno. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere ed ha molto freddo. Sente grida provenire da altre celle dal corridoio. In infermeria il medico mentre è nuda le fa fare le flessioni e poi le chiede se ha problemi di salute, lei risponde di avere fame ed il medico le grida frasi in italiano, di cui capisce la parola «Bastardi».
K. Holger. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere, poi però gli viene concesso per un po’ di tempo di stare seduto. Durante i trasferimenti nel corridoio riceve colpi al passaggio dagli agenti soprattutto nella schiena e gli vengono torte le braccia dietro la schiena stessa. Gli danno un pugno nei reni. Nel corso della perquisizione in infermeria gli fanno sbattere la testa contro il muro. Gli agenti fanno un segno a cerchio sul muro e lo obbligano a tenere il volto contro il muro medesimo in corrispondenza di questo cerchio; in questa posizione riceve un colpo nei reni, si volta di scatto e riceve allora uno schiaffo in faccia; poi gli fanno fare le flessioni e quando si abbassa lo tirano su e lo rispingono giù a forza a mo’ di stantuffo. (…).
K. Anna Julia. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Proviene dall’ospedale Galliera dove è stata ricoverata a causa delle percosse subite nella scuola Diaz; ha una mascella fratturata ed ha perso alcuni denti; sente dolori molto forti alla testa. Arrivata a Bolzaneto viene insultata nel piazzale da un gruppo di agenti che la circonda; le dicono «Black bloc» e la deridono indicando la sua bocca ferita. La fanno attendere in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate. L’agente donna che l’accompagna in cella la fa camminare tenendole la testa abbassata nonostante le sue evidenti condizioni. In cella può subito sdraiarsi per terra. Piange. Ogni tanto entra in cella qualche agente che la insulta; lei però capisce solo le parole: «Black bloc» e «bastardi»; sente grida di persone picchiate provenire da altre celle. Chiede ad un agente donna un assorbente ma le viene risposto che non ce ne sono. Lei stessa ed i suoi compagni di cella più volte ed inutilmente richiamano l’attenzione degli agenti affinché venga portata in infermeria; ciò avviene però soltanto dopo parecchie ore; le danno un antidolorifico e del ghiaccio; in infermeria il medico le chiede come si è procurata le lesioni; lei però non conosce la parola italiana «manganello» e quindi ha difficoltà ad esprimersi; qualcuno, che le sembra un sanitario, allora afferra un manganello e lo brandisce a pochi centimetri dalla sua bocca e tutti i presenti ridono. Sempre in infermeria si deve spogliare anche in presenza di agenti di sesso maschile; è ancora sporca di sangue sul corpo; la fanno rimanere nuda in queste condizioni per oltre dieci minuti con grave umiliazione; le tolgono l’unico assorbente che ha. Durante l’intero periodo di permanenza nella struttura le danno da mangiare solo un pezzo di banana e dei pezzi di panino, che però lei non riesce a masticare per il dolore alla bocca.
L. Nathan Raphael. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. È insieme a B. Fabienne Nadia. A Bolzaneto appena arrivato nel piazzale lo fanno attendere a lungo dentro il veicolo che lo ha trasportato. Appena fatto scendere dal veicolo lo costringono a fare il saluto fascista; poi lo portano come gli altri contro il muro della caserma però, poichè non v’è più posto contro il muro, lo mettono insieme ad un altro ragazzo contro un albero con le braccia alzate e le gambe divaricate. Poi ancora, sempre facendo il saluto romano, lo portano nella stessa posizione contro il muro. Mentre è in questa posizione lo insultano e gli danno dei calci per fargli divaricare ancor di più le gambe. Nell’atrio deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere. Nell’atrio durante la perquisizione le sue cose vengono gettate a terra ed in particolare gli vengono tolti due braccialetti che non gli saranno mai più restituiti. Viene portato in cella con la testa bassa e trascinato per i capelli senza potersi muovere: chi si sposta viene colpito. (…) Quando qualcuno sta per addormentarsi gli agenti entrano ed iniziano un appello o a contare i detenuti. Ricorda in cella con lui un ragazzo svizzero di Basilea, H. Fabian, con un braccio ingessato che non riesce più a mantenere la posizione perché allo stremo delle forze ed ad un certo punto cade a terra; lui grida: «Medico, medico» ma questo ragazzo viene obbligato ad alzarsi senza alcun aiuto. Ricorda di avere visto un ragazzo tedesco prima nudo in una cella e poi portato via avvolto in una plastica. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo; ad un certo punto vengono distribuite delle coperte che però non sono sufficienti per tutti; si mettono allora tutti in posizione fetale per meglio proteggersi dal freddo. (…)
M. Francisco Javier Sanz. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz insieme a M. David e N. Javier; proviene da un ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse subite durant
e l’arresto. A Bolzaneto nel piazzale un poliziotto in borghese gli fa un segno di «X» sulla guancia; un altro poliziotto lo fa camminare con la testa abbassata e la mani sulla nuca. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda con lui N. Javier, F. Marquello e un Antonio di cui non ricorda il cognome. Durante i trasferimenti in corridoio viene spintonato da due ali di agenti che stazionano nel corridoio e deve camminare a testa bassa. Sente cantare in tono ironico canzoni di Manu Chao, quali «Clandestino» ed un’altra canzone di cui percepisce le parole «Me gustas tu». Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo; ricorda però che ad un certo punto vengono distribuite poche coperte. (…)
M. Niels. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Proviene da un ospedale dove è stato ricoverato per le percosse ricevute alla scuola Diaz. All’arrivo a Bolzaneto in attesa dell’ingresso lo mettono contro il muro della caserma in piedi, faccia al muro e braccia alzate. Ricorda un agente che parla tedesco che gli chiede da dove proviene. (…)Poco prima dell’ingresso è costretto a liberarsi dei suoi effetti personali; un medico prima di tutto gli dice che non può occuparsi perché deve ancora a mangiare ed i poliziotti che sono intorno ridono della battuta; poi gli strappa la camicia dicendogli ironicamente di togliersela, poi lo fa girare e lo colpisce sulle ferite nella schiena; infine però gli dà del ghiaccio sintetico da mettere sull’occhio. Al momento dell’ingresso gli fanno gettare a terra le sue cose. In cella deve stare in piedi, faccia la muro, braccia alzate e gambe divaricate. Quando deve andare in bagno nel corridoio deve camminare a testa bassa ed è sgambettato, percosso dietro il capo colpito al passaggio da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio e che si prendono gioco di lui. In bagno deve espletare i suoi bisogni osservato dai poliziotti. Ricorda un ragazzo che non riuscendo più a mantenere la posizione cade a terra.
M. Daniel. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. Arriva a Bolzaneto da un Ospedale dove è stato ricoverato a causa delle percosse ricevute alla Diaz; ha un polso fratturato ed una ferita alla testa. Nel piazzale deve stare in piedi con le braccia alzate contro la rete di recinzione del campo da tennis. Un agente gli fa un segno di croce su una guancia con un pennarello blu. Nell’atrio deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; mentre è in questa posizione riceve un calcio nella caviglia già dolorante. In cella deve mantenere la stessa posizione senza potersi muovere e nonostante il polso rotto senza potersi muovere: chi si sposta viene immediatamente minacciato. Più tardi però gli viene consentito di sedere. Riceve insulti anche dalla finestra, ricorda parole quali: «Comunista, intellettuale di merda» e dalla finestra riceve uno sputo. Durante i trasferimenti in corridoio deve camminare con la testa bassa. Le urla degli agenti non consentono di dormire. Sente grida provenire da altre celle e sente anche un detenuto accanto a lui urlare di dolore. Quando viene portato fuori Blair sente le sue grida di dolore. Ogni tanto gli agenti entrano in cella e fanno l’appello. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini e senza bere ed ha molto freddo. Ad un certo punto per il freddo inizia a tremare in maniera incontrollata; quando viene portato in bagno, appena uscito dallo stanzino, gli tirano un secchio di acqua gelata addosso ed il freddo diventa insopportabile; i vestiti gli si asciugano addosso. Ricorda una ragazza italiana che in ginocchio implorava che venisse avvisata sua mamma. (…) Esclude di avere dichiarato di non voler avvisare il Consolato inglese ed i familiari ed anzi precisa di avere espressamente chiesto il contrario.
M. Fernandez David. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz; proviene da un ospedale dove è stata ricoverato a causa di una frattura al gomito destro ed ad un dito della mano sinistra per le percosse subite durante l’arresto. A Bolzaneto, nel piazzale, un poliziotto in borghese con pettorina gli fa un segno sulla guancia. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; per lui è una posizione particolarmente gravosa a causa della frattura al gomito. In cella con lui ricorda A. Fortea Rosanna, N. Corral, un ragazzo di Saragozza detto «Paco» ed un ragazzo di nome Antonio. Gli sputano e lo insultano con le parole: «Bastardi»; sente cantare varie canzoni tra cui «Bandiera rossa» con delle parole cambiate. Durante i trasferimenti lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha freddo. (…)
M. Richard Robert. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.Proviene dall’Ospedale di Sampierdarena dove è stato ricoverato per le ferite riportate nella scuola Diaz; ha una ferita alla testa, un’altra alla gamba destra ed è dolorante alle braccia ed alle costole. Ricorda di essere stato trasportato a Bolzaneto insieme a due ragazze tedesche e a un ragazzo italiano di nome Enrico. Nel piazzale deve stare in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate nonostante le sue ferite; gli agenti colpiscono con i manganelli sulla schiena chiunque si muove. Anche nell’atrio all’ingresso deve tenere la stessa posizione. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; più tardi però gli viene consentito di sedersi. Gli agenti urlano, ridono e ogni tanto entrano in cella e minacciano con i manganelli oppure li picchiano contro le sbarre; è impossibile dormire. Sente urla provenire da altre celle e sente insulti. Lo minacciano: ricorda le parole: «Siete colpevoli, siete tutti colpevoli, non importa cosa avete fatto, andrete in carcere per anni». (…) Ricorda in cella con lui un uomo vestito con un grembiule di plastica (si tratta di B. Stephan, vittima di uno spruzzo urticante nel cortile, che, dopo la doccia decontaminante, venne fatto vestire con un camice ospedaliero; l’abbigliamento di B. costituito dal solo camice verde di tipo sanitario è ricordato da D. Nicola Anne, G. Christian, L. Nathan, N. Achim, O. Kathrine, S. Simon, S. Shermann David, T. Teresa, V. U. Moritz e Z. G. Guillermina). In cella due ragazzi stremati non riescono più a mantenere la posizione e cadono a terra (risulta dalle indagini che un malore in cella è occorso ad H. Fabian, che riferisce del suo malore, ricordato anche da L. Nathan, F. Pablo, S. Jonash, V. U. Moritz, D. Jeannette Sybille, N. Achim e S. Shermann David). (…)
N. Achim. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve attendere dentro al veicolo che l’ha trasportato. Mentre è ancora dentro al veicolo vede altri arrestati in piedi contro il muro della caserma, che vengono colpiti dagli agenti. Poi viene fatto uscire dal veic
olo e viene colpito con un colpo al viso e dei calci; in particolare ricorda un agente di circa quarant’anni in tuta grigia abbastanza alto, robusto e calvo che parla bene tedesco con accento tirolese o sud-tirolese; costui colpisce molte persone tra cui lui, H. Tobias e B. Stephan. Poi lo mettono in attesa contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; ogni tanto entrano nella cella agenti, che danno dei calci nelle gambe per farle divaricare maggiormente; poi però più tardi alle donne è consentito di stare per un po’ di tempo seduti e poi anche gli uomini. Durante i trasferimenti deve camminare con la testa abbassata e le braccia dietro la schiena e nel corridoio è colpito al passaggio da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio stesso, e che gli danno calci, schiaffi e lo insultano. Ricorda che B. Stephan viene condotto in cella vestito solo con una sorta di telo operatorio. Continuamente entrano in cella agenti che fanno l’appello e contano tutti i presenti; durante la conta tutti i presenti vengono colpiti a mano a mano che vengono chiamati. Sente grida provenire da altre celle; gli viene impedito di dormire. Ad un certo punto qualcuno gli fa un segno di croce sulla guancia. Tutti devono tenere la posizione anche i feriti; ricorda un ragazzo stremato, che non riesce più a stare in piedi e crolla a terra. (…)
N. Chavier Francho Corral. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È arrestato alla scuola Diaz; proviene da un Ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse subite durante l’arresto; infatti ha la gamba sinistra rigida e quasi immobilizzata. A Bolzaneto nel piazzale un poliziotto in borghese con pettorina, che a lui sembra in posizione di comando, gli fa un segno di «X» sulla guancia; ricorda che il poliziotto ha due pennarelli uno rosa ed uno nero, che usa alternativamente ma non riesce a capire con quale criterio. In cella in un primo momento deve stare in piedi al centro della stanza poi lo fanno stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate nonostante la sofferenza alla gamba. Sente urla e rumore di gente picchiata. Lo colpiscono con un calcio alla gamba sinistra. Lo insultano con espressioni del tipo: «Bastardi comunisti» e sente cantare canzoni che hanno contenuto di scherno gli sputano. Quando deve spostarsi nel corridoio deve camminare con la testa abbassata. (…)
O. Katherine Daniela. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Alla Diaz è insieme a S. Simon. A seguito delle percosse subite ha molto male ad un braccio; ha anche ricevuto un forte colpo alla gola. Nel piazzale la mettono in piedi con le braccia alzate contro il muro della caserma in attesa dell’ingresso; deve mantenere questa posizione nonostante il dolore al braccio. Mentre è in questa posizione vede un ragazzo colpito più volte ai reni. Sente più volte l’odore di una sostanza acre e sente ansimare e tossire; pensa che sia stato gettato dello spray urticante contro qualcuno che capisce essere un italiano alto e magro con i capelli lunghi neri e gli occhiali vicino a lei. Ricorda infine un agente della Polizia Penitenziaria alto e calvo che parla perfettamente tedesco. All’ingresso vengono gettati con disprezzo a terra i suoi effetti personali. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; la finestra è senza vetri ed ha molto freddo. La insultano con espressioni del tipo: « Bastardi.. black bloc» e sente un agente che in segno di scherno emette versi di animali. Sente urla di dolore provenire da altre celle. Ad un certo punto le consentono di sedersi. Ricorda un ragazzo di nome Stefan che indossa solo una pettorina di plastica verde. Quando deve andare in bagno deve camminare con la testa bassa e nel corridoio al passaggio gli agenti che stazionano ai lati dello stesso cercano di sgambettarla. La domenica non ha più praticamente voce (la circostanza è ricordata da S. Simon ed è riscontrata dal diario clinico di Voghera). In infermeria durante la perquisizione le buttano via le lenti a contatto.
P. Jan. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve aspettare contro il muro della caserma in piedi e con le braccia alzate. Lo insultano e lo percuotono con calci alla gambe ed al ginocchio per fargli divaricare ancora di più le gambe e sbattendolo con violenza contro il muro stesso. (…) Mentre è nella posizione descritta un agente da vicino gli spruzza per due volte del gas urticante sul volto e sente che anche dei ragazzi vicino a lui tossiscono. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; chi si sposta dalla posizione viene percosso; lo insultano e lo spingono contro la parete. Più tardi però viene loro consentito di sedere per un po’ di tempo. Gli agenti, quando si accorgono che qualcuno si sta addormentando, sbattono contro le grate della cella per svegliarlo. Quando deve andare in bagno, dopo averlo chiesto più volte, deve camminare a testa bassa e nel corridoio al passaggio è fatto oggetto di calci e sgambetti. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini secchi, e senza bere ed ha freddo. Al ritorno dal fotosegnalamento l’agente che lo accompagna gli mostra una foto riproducente un agente di Polizia in tenuta da ordine pubblico e lo insulta in lingua inglese, dicendogli che quel tizio lo avrebbe sodomizzato; gli preme poi le mani sulle spalle e ferite e quando capisce che gli fa male preme ancor di più. Sente grida ed urla provenire dall’esterno. (…)
P. Vito. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa.È insieme a F. Attilio e P. Angela anche loro di Foggia. A Bolzaneto ricorda in cella con lui F. Attilio. Lo tengono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Ricorda che vengono spesso contati e che il poliziotto che entra nella cella per contarli dà loro pugni sulla schiena. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere.
P. Angela. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.È insieme a F. Attilio e P. Vito anche loro di Foggia. Nel piazzale viene insultata. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere, chi si sposta dalla posizione viene picchiato; cosa che però a lei non succede. Sente provenire dall’esterno insulti anche a sfondo politico del tipo: «Morte al comunismo». Nella seconda cella ricorda con lei una ragazza straniera senza denti; in questa seconda cella viene loro consentito di stare sedute. (…)
R. Kai. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. Arriva a Bolzaneto dalla scuola Diaz, ove era con D. Jeanentte Sybille. Nel piazzale deve stare in attesa in piedi contro la rete del campo da tennis con le braccia alzate e le gambe divaricate. Nel piazzale ricorda un agente alto e corpulent
o, che parla tedesco. In cella lo mettono in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; poi però gli viene consentito di stare seduto per un po’ di tempo. Durante i trasferimenti lungo il corridoio deve camminare con la testa bassa e gli agenti lo afferrano per i capelli e gli fanno lo sgambetto. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo. (…)
S. Francisco Javier. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa.È arrestato alla scuola Diaz e proviene da un ospedale dove è stata ricoverato a causa delle percosse subite durante l’arresto; ha ferite al capo ed alle gambe. A Bolzaneto nel piazzale gli danno una sberla sulla nuca e lo insultano con espressioni, quali: «Bastardo, sacco di merda». In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; successivamente per un po’ di tempo qualcuno però consente di sedersi. Ricorda con lui in cella B. R. Aitor e L. Antonio. Quando deve andare in bagno in corridoio è colpito al passaggio con schiaffi sulla nuca da due ali di agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso. In un’altra cella riceve pugni sul petto. Ricorda un ragazzo che non riuscendo più a mantenere la posizione cade a terra. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi panini, e senza bere ed ha molto freddo. In matricola gli fanno vedere un documento scritto in italiano, in cui riesce a capire che è scritto che non vuole che venga avvisato il suo Consolato; lui dice che in realtà vuole il contrario e cioè che si dia comunicazione ma gli rispondono di firmare comunque. (…)
S. Roberta. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. È la fidanzata di T. Enrico. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale di Sampierdarena ove è stata ricoverata per le percosse ricevute alla scuola Diaz. All’arrivo nel piazzale deve stare in attesa contro il muro con le braccia alzate. Nell’atrio in attesa della perquisizione deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. In cella può stare invece seduta come tutte le ragazze gli uomini devono invece stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate. Poi però più tardi anche lei come tutte le alte ragazze deve stare in piedi. La insultano con parole quali: «Comunisti di merda» e sente cantare in tono di scherno la canzone: «Me gusta il manganello». Ricorda che un ragazzo straniero viene costretto a gridare: «Sono un comunista di merda»; una ragazza invece abbassa le braccia e viene colpita con una sberla sulla testa. Chiede di andare in bagno solo dopo molte ore perché ha visto che alcune ragazze tornano dal bagno piangendo ed una particolare le ha detto che le avevano sputato e l’avevano chiamata «Puttana». . (…)
S. Mirco. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale lo mettono in attesa in piedi con le mani sopra la testa contro la rete metallica del campo da tennis. Mentre è in questa posizione vede picchiare un uomo con un cappello rosso da baseball, su cui vi erano effigiati un ascia ed un pene. In cella deve stare faccia al muro e braccia alzate sulla testa; in questa posizione gli tirano le orecchie e gli danno un colpo sulla nuca fa presente più vote di soffrire di asma ma per molto tempo non gli viene fornito alcun farmaco. Quando qualcuno si addormenta viene svegliato a calci. Ogni tanto gli agenti entrano nella cella, fanno l’appello e contano i presenti. Ad un certo punto nella cella viene gettato un giornale sul quale in prima pagina v’è la foto di un manifestante ucciso. Per andare in bagno deve camminare a testa bassa e nel corridoio è colpito e sgambettato al passaggio da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio stesso. Sente grida provenire da altre celle. In infermeria durante la perquisizione mentre è nudo e fa le flessioni riceve dei colpi nei reni.. (…)
S. Simon. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. Alla Diaz è insieme a O. Katherine. All’arrivo a Bolzaneto ricorda un agente che parla tedesco con accento sud-tirolese, che gli rivolge delle domande. Al momento dell’ingresso gli fanno gettare per terra le sue cose; poi passa un medico che non lo prende in considerazione, poco dopo sente Nils gridare accanto a lui e vede Nils ricevere un sacchetto di ghiaccio sintetico per l’occhio dal medico. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però per un po’ viene consentito di sedersi. Ricorda la presenza di un uomo vestito solo con una mantellina di plastica verde. (…) In cella ha molto freddo. Ricorda una persona che non riuscendo più a mantenere la posizione cade a terra. In cella un agente entra e gli dà un colpo sui reni, facendo il gesto di contarlo. Quando rivede la O. la stessa non ha quasi più voce. In matricola un agente con il metaldetector imita un cane che abbaia e gli pizzica le cosce come per morderlo: gli altri poliziotti ridono.
S. Shermann David. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 3,40 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale dove è stato ricoverato a seguito delle gravi lesioni riportate nella scuola Diaz; ha una ferita all’inguine. All’arrivo mentre attraversa il piazzale gli si fanno incontro molti poliziotti; qualcuno gli ordina in italiano di tenere la testa bassa, lui non capisce ed allora un agente lo colpisce e gli abbassa la testa con le mani. Mentre lo portano in cella riceve un altro ordine in italiano, lui continua a non capire e viene nuovamente schiaffeggiato. In cella deve stare in piedi, faccia al muro e poi al centro della stanza con le mani in alto; l’agente che lo obbliga a quest’ultima posizione gli tiene la testa bassa e gli mette una mano in mezzo alle natiche. Dopo un po’ di tempo però gli viene consentito di stare per un po’ seduto. Tutti sono obbligati a tenere la posizione anche le persone evidentemente ferite. Ricorda che una persona accanto a lui non riesce più a mantenere la posizione e cade a terra stremata; viene soccorsa solo dopo un certo tempo. Durante i trasferimenti deve tenere la testa bassa e le mani dietro la testa e nel corridoio riceve al passaggio colpi sulla testa dagli agenti, che lo spingono contro il muro. (…) Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezione di pochi panini e senza bere ed ha molto freddo. Ad un certo punto vengono distribuite delle coperte che però non sono sufficienti per tutti ed allora si stringono tutti gli uni agli altri per meglio proteggersi dal freddo. (…)Ad un certo punto il dolore all’inguine ed al ventre diventa insopportabile: chiede più volte del medico ed alla fine lo portano in infermeria; qui il medico lo fa spogliare e lo visita; ha un testicolo molto gonfio; il medico gli dà del ghiaccio ma poi rimane nudo su una sedia per parecchio tempo sin tanto che il medico stesso non gli dà una coperta. Viene quindi riportato in Ospedale ed ancora trasferito a Bolzaneto; da qui dopo poco è avviato al carcere di destinazione.
S. Jonas. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. A Bolzaneto nel piazzale deve stare contro il muro con le braccia alzate. Mentre è in questa posizione gli agenti gli danno dei calci per fare divaricare ancora di più le gambe. Riceve un calcio tra le gambe, si sbilancia e va a sbattere contro il muro con la testa, che si ferisce tanto che perde sangue; poi riceve ancora un colpo nei reni e cade a terra. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; anche in cella gli agenti danno calci nella gambe per farle divaricare maggiormente. Durante i trasferimenti viene accompagnato con un braccio piegato dietro la schiena ed è in questa posizione che è tenuto anche nell’ufficio degli atti; qui viene interrogato un po’ in italiano ed un po’ in inglese e quando dà risposte che non convincono gli interlocutori il braccio viene piegato ancora di più. Dopo molte ore gli viene poi consentito di sedere per un po’ di tempo. Per andare in bagno viene fatto camminare lungo il corridoio con la testa abbassata. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere; ed ha molto freddo. Ricorda in cella che un ragazzo non riesce più a mantenere la posizione e cade a terra. (…)
T. Enrico. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. È il fidanzato di S. Roberta. Arriva a Bolzaneto dall’Ospedale di Sampierdarena ove è stata ricoverato per le percosse ricevute alla scuola Diaz; ricorda di essere stato trasportato a Bolzaneto insieme ad un inglese ferito ad una gamba di nome Richard M. All’arrivo nel piazzale deve stare in attesa contro il muro con le braccia alzate. Mentre si trova in questa posizione un poliziotto rivolge il deretano verso di lui e si produce in un volgare rumore. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; dopo poco vede che a M. viene consentito di sedersi perché ferito alla gamba; infine vengono fatti sedere tutti per un po’ di tempo. Lo insultano e lo minacciano con parole del tipo: «Comunisti, adesso è finita la festa per voi» e poi gi dicono che sembra una capra a causa della sua barba; gli agenti quando notano che qualcuno sta per addormentarsi fanno rumore per svegliarlo. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere. Sente colpi e lamenti provenire da altre celle. In un’altra cella (la n.7) ricorda con lui un tedesco di nome Tobias. In questa cella deve stare in piedi, con le gambe allargate e con le mani sulla nuca in mezzo alla stanza; ogni tanto gli agenti fanno l’appello e spostano le persone che vengono chiamate anche con calci. Ricorda un ragazzo spagnolo che viene colpito con un calcio nei testicoli perché si è spostato dalla posizione. In infermeria viene trattato in malo modo; lui protesta dicendo che è un cittadino italiano e deve essere trattato con rispetto e un agente della penitenziaria gli risponde: «Tu non sei un cittadino italiano, sei una merda». Tutto ciò alla presenza del medico, una persona corpulenta capelli corti e scuri sui 45-50 anni. (…)
T. Teresa. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Arrivata a Bolzaneto la fanno scendere dal veicolo che l’ha trasportata colpendola sulla schiena; poi nel piazzale la mettono in attesa in piedi contro il muro della caserma; mentre è in questa posizione viene insultata e sente i colpi delle percosse inferte dagli agenti alle persone accanto a lei; ricorda in particolare un agente della Polizia penitenziaria che parla bene tedesco con un accento alto-atesino, il quale chiede ad un ragazzo accanto a lei da dove viene e perchè è venuto a Genova e quando questi risponde che è di Berlino e che può viaggiare in tutta Europa lo colpisce con dei calci e subito dopo altri agenti si uniscono a lui; questo stesso agente subito dopo prende di nuovo a botte il ragazzo accanto a lei e poi gli spruzza sul volto del gas urticante. Poi viene portata all’interno e lungo il corridoio la fanno camminare con le mani sulla testa, la insultano con le parole: «Puttana, strega» e la colpiscono nello stomaco e sulle spalle. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi muovere; questa stessa posizione devono mantenere anche le persone ferite; la colpiscono sulla testa e con dei calci alle gambe per farle ancora di più divaricare. Poi al mattino alle donne è consentito di sedersi per un po’ di tempo e dopo anche agli uomini. In cella rivede il ragazzo cui è stato spruzzato il gas urticante vestito con un solo foglio in plastica e gli dà alcuni suoi indumenti per coprirsi. Sente dalla cella che gli agenti dall’esterno fanno dei versi e gridano «Heil Hitler». In cella entrano degli agenti che fanno una croce con un pennarello sulla guancia dei presenti. In cella vede macchie di sangue rappreso. Per andare in bagno deve camminare a testa bassa ed in corridoio al passaggio viene colpita da dietro, calciata ed insultata da due degli agenti, che stazionano ai lati del corridoio stesso; in bagno è costretta ad espletare i suoi bisogni con la porta aperta anche in presenza di uomini. Ricorda che alcune ragazze chiedono inutilmente degli assorbenti. Quando qualcuno sta per addormentarsi gli agenti entrano e gridano per svegliarlo; continuamente entrano degli agenti in cella con una lista di nome e fanno l’appello. Si sente male e vomita. Ricorda in cella con lei una ragazza che ha i denti rotti un’altra che è profuga, ha una ferita alla testa, piange e trema, le dice di avere una malattia cronica, per cui ha bisogno di particolari medicine ed un’altra che ha un braccio molto dolorante. Chiede inutilmente che queste donne vengano visitate e soccorse; alla fine G. Suna viene portata fuori ma poi ritorna nelle stesse condizioni. Ricorda che alcune donne stanno continuamente alle inferriate per capire la sorte degli uomini, che vengono chiaramente trattati peggio. Sente grida e rumori di percosse da altre celle. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini gettati in cella, e senza bere. Ha molto freddo; alla fine vengono date alcune coperte ma non sufficienti per tutti ed allora si mettono tutti gli uni vicino agli altri per scaldarsi. In infermeria deve spogliarsi, fare le flessioni e girarsi più volte anche davanti a uomini; durante la perquisizione le portano via gli occhiali; il medico gli fa delle domande in italiano lei non comprende e lui urla. Nessuno la informa delle ragioni dell’arresto, chiede inutilmente che siano avvisati i suoi familiari ed il Consolato e le fanno firmare dei documenti scritti in italiano, il cui significato non capisce.
V. U. Moritz. Arrestato il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolato alle ore 22,30 circa dello stesso giorno – tradotto all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 10,30 circa. All’arrivo a Bolzaneto deve attendere a lungo ancora nel veicolo che lo ha trasportato. Poi nel piazzale deve stare in attesa contro il muro della caserma con le braccia alzate e le gambe divaricate; mentre è in questa posizione riceve calci nelle gambe per farle divaricare di più. Un agente gli chiede da dove viene e quando dice «Berlino» gli dà un colpo sulla nuca ed una voce dice: «Questo viene da me». Nell’atrio l
e sue cose vengono buttate a terra; un agente vede che ha una spilla a forma di stella rossa sul bavero; gli strappa la spilla, gli urla: «Bastardo di un comunista» e gli dà uno schiaffo. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo sedute ed infine anche agli uomini. Ricorda accanto a lui un ragazzo vestito con un telo da sala operatoria. Quando deve andare in bagno deve camminare con la testa bassa ed il braccio piegato dietro la schiena; nel corridoio al passaggio viene sgambettato e colpito con calci da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio; un agente lo tira per i capelli ed un altro gli ordina, prima in italiano e poi in inglese, di dire «Buon giorno»; lui non risponde ed allora gli dà un violento calcio, che lo fa finire a terra. Sente grida provenire da altre celle. Ricorda che in cella, ad un certo punto, un ragazzo svizzero non riesce più a mantenere la posizione e cade a terra stremato. In infermeria lo fanno mettere nudo, in ginocchio, con il volto verso la parete ed il sedere verso i presenti, che lo guardano e ridono. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini gettati in cella, e senza bere ed ha molto freddo. Degli agenti con guanti neri imbottiti gli fanno firmare dei fogli scritti in italiano, il cui contenuto non capisce.
W. E. Khirsten. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto la fanno attendere nel piazzale ancora all’interno del veicolo che l’ha trasportata. All’ingresso viene perquisita ed i suoi effetti vengono gettati a terra compresi due braccialetti, che alla scarcerazione non le saranno più restituiti. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate gambe divaricate sena potersi muovere; poi alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo sedute ed infine anche agli uomini. Gli agenti la insultano con parole quali: «Che merda, black bloc» e la minacciano dicendole che non sarebbe mai finita; se qualcuno unisce le gambe gli vengono divaricate a suon di calci. Gli stessi insulti riceve durante i trasferimenti nel corridoio al passaggio tra due ali di agenti; nel corso di uno di questi vede nel centro di una cella un uomo colpito al ventre con un manganello da un agente. Sente urla provenire da altre celle. Prima di entrare in infermeria deve attendere nel corridoio faccia al muro; mentre è in questa posizione un agente la minaccia dando un colpo con la mano sul muro vicino all’orecchio e poi schioccando le dita. In infermeria deve spogliarsi, girare su se stessa e fare le flessioni anche davanti agli uomini. La tengono durante l’intera permanenza con poco cibo e poco da bere ed ha molto freddo. (…)
W. Tanja. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.Quando arriva a Bolzaneto la fanno aspettare nel piazzale nel veicolo con cui è stata trasportata; poi un agente, alto e calvo o con la testa rasata che parla tedesco la trascina per i capelli contro il muro della caserma dove deve attendere con le braccia alzate. In cella deve stare in piedi faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; poi però le viene consentito di stare seduti per un po’ di tempo ma solo alle donne. Ogni tanto in cella entrano agenti, che la deridono e le pestano i piedi e le danno calci per fare divaricare ancora di più le gambe. Durante i trasferimenti nel corridoio la fanno camminare con le braccia alzate e incrociate dietro la testa. Sente grida provenire da altre celle e non la lasciano dormire; sente agenti che in segno di derisione fanno il verso del gallo. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere; ha molto freddo. Ricorda anche che alcune ragazze chiedono più volte inutilmente degli assorbenti. In infermeria deve spogliarsi anche in presenza di uomini nonostante le sue proteste; durante la perquisizione vengono buttate via le sue cose personali, che aveva nella cintura marsupio; poi, sempre nuda, viene obbligata a girare a destra e sinistra davanti ad un medico uomo. (…)
W. Daphne. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. Arriva a Bolzaneto dall’ospedale ove è stata ricoverata per le percosse ricevute nella scuola Diaz. Ha una ferita alla testa ed un braccio fasciato. Arrivata nel piazzale la mettono in attesa contro il muro della caserma con un solo braccio alzato; deve mantenere la posizione anche se fa molta fatica per via delle ferite. All’interno mentre la portano in cella un agente la colpisce con uno schiaffo al volto. Sente grida di dolore provenire da altre celle. Ha molto freddo; ad un certo punto vengono distribuite poche coperte, che non sono sufficienti; allora si rannicchiano tutti l’uno vicino all’altro per meglio difendersi dal freddo. In continuazione entrano agenti nella cella per farsi declinare le generalità. Lo tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere. In infermeria davanti al medico fa più volte presente di sentirsi molto male e di avere bisogno di un letto e di cure mediche; ma non viene considerata ed il medico rimane addirittura seduto. Riferisce che per lungo tempo avrà davanti agli occhi, sia di notte che di giorno, «immagini di Genova».
Z. G. Guillermina. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa.È arrestata alla scuola Diaz; è cittadina spagnola ma conosce bene la lingua tedesca tanto che la sua deposizione verrà raccolta a Berlino, città dove si trovava la ragazza al momento dell’atto istruttorio. A Bolzaneto, dopo un’attesa nel veicolo, nel piazzale vede che i detenuti sono in piedi, appoggiati al muro esterno della caserma, con le braccia alzate e le gambe divaricate e che sono scherniti dai poliziotti; lei deve rimanere in macchina con le mani sulla testa; sente che i poliziotti la deridono e percepisce un gesto di minaccia. Poi la fanno scendere e la fanno mettere in attesa anche lei in piedi contro il muro. In cella deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate; in un primo momento è da sola poi arrivano altri detenuti, tra cui un ragazzo nudo e scalzo che ha un grembiule di carta verde trasparente e che le dice di esser stato oggetto di uno spruzzo di gas urticante su tutto il corpo e che gli avevano fatto una doccia per decontaminarlo. Ogni tanto nella cella entra un poliziotto che con il manganello fa divaricare ancora di più le gambe. Più tardi viene consentito di sedersi solo alle donne. Sul pavimento della cella nota macchie di sangue. Quando la portano al fotosegnalamento la insultano dicendole che ha devastato la città, che sotto il governo Franco ciò non sarebbe mai accaduto e che la sola presenza Genova era già motivo sufficiente per l’arresto. Per andare in bagno viene fatta camminare a testa bassa sino alla ginocchia, in quella posizione viene spintonata ed insultata. Sente provenire urla da altre celle. Ha molto freddo; durante la seconda notte vengono però distribuite alcune coperte, non sufficienti per tutti. In infermeria durante la perquisizione la offendono dicendo che puzza; ricorda che ad una ragazza americana con i capelli rasta di nome Morgan tagliano alcune ciocche di capelli e che una ragazza svedese torn&o
grave; in cella piangendo, dicendo che le avevano strappato i piercing.
Z. Anna Katharina. Arrestata il 22/7 intorno alle ore 1,30 – immatricolata alle ore 22,15 circa dello stesso giorno – tradotta all’istituto penitenziario il 23/7 alle ore 12,00 circa. A Bolzaneto deve stare in attesa nel piazzale in piedi contro il muro della caserma con le braccia alzate. Mentre è in questa posizione viene insultata con la parola: «Bastardi»; sente che gli uomini vengono percossi; sente anche che gli agenti spruzzano del gas urticante addosso agli uomini accanto a lei; lei stessa è lambita dallo spruzzo. Ricorda un agente della Polizia penitenziaria, alto grosso e calvo che parla tedesco in maniera fluente. Quando la portano in cella viene spinta all’interno con un colpo alla nuca; deve stare in piedi, faccia al muro, braccia alzate e gambe divaricate senza potersi spostare; ogni tanto entrano gli agenti che danno calci nelle gambe per farle divaricare maggiormente. Viene più volte insultata.
Ad un certo punto alle donne viene consentito di stare per un po’ di tempo sedute ed infine anche agli uomini. Ricorda che anche le persone ferite sono costrette a mantenere la posizione. Durante i trasferimenti al bagno deve camminare con la testa bassa e nel corridoio al passaggio viene sgambettata da due ali di agenti, che stazionano lungo il corridoio stesso; vede che gli uomini vengono anche picchiati; in bagno è costretta a cambiarsi l’assorbente con la porta aperta. Periodicamente gli agenti entrano nella cella e fanno l’appello e la conta dei presenti. Sente grida provenire da altre celle. La tengono durante l’intera permanenza senza mangiare, ad eccezioni di pochi biscotti e panini, e senza bere; ha molto freddo. Vogliono farle firmare degli atti scritti in italiano, il cui significato non capisce ma lei si rifiuta. Prima della perquisizione deve attendere nel corridoio con la faccia al muro; in questa posizione viene insultata, dicendole che puzza e le viene schiacciata la testa contro il muro. In infermeria è costretta a spogliarsi ed a togliersi l’assorbente anche in presenza di uomini; gli agenti elencano tutti i suoi effetti personali in maniera minuziosa, lei si umilia e piange ed allora viene derisa e tutti ridono. (…)
Fonte: Diario (Speciale Genova-la Verità, 21 luglio 2006)
(15 luglio 2008)
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