Le voci della Chiesa di base sul caso Eluana

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IL “SECONDO BATTESIMO” DI ELUANA ENGLARO E L’“ACCANIMENTO MEDIATICO” DI CHIESA E POLITICA

di Alessandro Speciale, da www.adista.it

Eluana Englaro è in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992, quando un incidente stradale ne ha spento definitivamente la coscienza. Da quel giorno, viene alimentata artificialmente con un sondino naso-gastrico e il padre, Beppino Englaro, ha iniziato un’ostinata battaglia legale per ottenere dallo Stato l’autorizzazione a interrompere l’alimentazione della figlia, facendo alla luce del sole quello che già oggi moltissimi fanno di nascosto. La sua battaglia sembrava aver raggiunto una vittoria decisiva lo scorso 9 luglio, quando tre giudici del Tribunale civile di Milano hanno autorizzato il padre a scegliere per la figlia. “Ne avevamo parlato tante volte, a lungo. E avevamo deciso – ha raccontato in questi giorni fino allo sfinimento Beppino –: se fosse successa una cosa del genere a me o a sua madre, Eluana sarebbe intervenuta. Purtroppo è stata la sua vita a spezzarsi, ma io ho fatto il mio dovere di padre”.

Come ovvio, la vicenda ha riacceso il dibattito italiano su eutanasia e testamento biologico. La reazione della Chiesa si può riassumere nelle parole del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, che dall’Australia dove è volato per la Gmg, ha dichiarato: “Non possiamo tacere che questo è un momento molto delicato, e persino drammatico se si dovesse arrivare a consumare una vita per una sentenza”. Il comitato Scienza & Vita ha lanciato un appello contro quella che ha definito “la prima esecuzione capitale della storia repubblicana”, prontamente sottoscritto in blocco dalle principali associazioni cattoliche, da Ac alle Acli, da Cl al Rinnovamento nello Spirito, dal Mcl al Forum delle Associazioni Familiari al Movimento per la Vita, dai Cristiani per l’ambiente al Cammino neocatecumenale, dal Sindacato delle famiglie a San Patrignano fino a Samizdatonline, oltre naturalmente ad Avvenire. Il Foglio di Giuliano Ferrara, che non ha perso l’occasione di attaccare come tiepida la posizione dell’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, sulla vicenda (v. notizia successiva), ha lanciato – fino ad ora senza grande successo – l’iniziativa di deporre simbolicamente bottigliette d’acqua sul sagrato del Duomo milanese in segno di ‘vicinanza’ ad Eluana. Infine, il Senato, guidato dal forzista Renato Schifani, ha sollevato un conflitto di attribuzione contestando la potestà del giudice di decidere su un tema, quello delle cosiddette ‘direttive anticipate’, non ancora affrontato dal legislatore.

Ma, in mezzo al coro unanime del mondo cattolico, si sono sollevate anche voci diverse: Enzo Mazzi, della Comunità dell’Isolotto di Firenze, sul Manifesto dell’11/7, parla di un “annuncio di liberazione e di resurrezione” arrivato con la sentenza, “per lei [Eluana, ndr] e per tutti noi che amiamo la vita e amiamo quindi la sua intrinseca finitezza”. “Beppino Englaro potrà dare di nuovo la vita a sua figlia, quasi generarla di nuovo. Sospendendo l’alimentazione forzata potrà compiere nei confronti della figlia il gesto generativo più forte. E sarà anche la scelta più densa di fede cristiana”, scrive ancora Mazzi, che prosegue: “Sarà come un secondo battesimo, non in senso ritualista, ma come immersione nella dimensione della resurrezione, cioè della vita che perennemente rinasce. L’impietosa e ottusa intransigenza delle gerarchie vaticane è ancora una volta il segno di una inadeguatezza di fronte alle grandi trasformazioni che investono ormai tutti i campi del vivere ed evidenzia una forte contraddizione dal punto di vista della stessa fede cristiana”.

Al caso di Eluana ha dedicato la sua omelia domenicale anche un parroco romano, p. Lucio Boldrin della parrocchia della Santissima Trinità: “Il caso di Eluana Englaro – ha detto – sta rischiando di divenire non un accanimento terapeutico ma mediatico”. “Da parte mia – ha aggiunto – vi è solo il rispetto e l’affetto verso questo padre che sta cercando di dare voce a chi non ha più voce”. Quanto alla sentenza milanese, p. Boldrin non è “neppure convinto che ciò che è stato deciso per Eluana sia una forma di eutanasia, che non è accettabile. È semmai ridare naturalezza alla vita della quale fa parte anche la morte. La macchina ha solo interrotto quello che la natura avrebbe già portato a termine e aiutarla a riprendere questo percorso è un gesto d’amore. Qui non si tratta di interrompere una vita legata da una malattia progressiva, ma di porre fine a quell’accanimento terapeutico che da anni viene portato avanti”. “Non si pongano pesi moralistici o sensi di colpa su chi già è colpito da dolore indicibile – ha concluso -. Riscopriamo la dignità della persona che in alcuni casi la morte stessa riesce a ridare. Si parla di voler sostituirsi a Dio. Perché nel prolungare una vita artificialmente non si fa altrettanto?”.

Sulla questione è intervenuto, con un articolo pubblicato sull’Unità (18/7), anche don Ferdinando Sudati, vicario parrocchiale di Paullo, nella diocesi di Lodi: “Vorrei che la mia chiesa tenesse aperta la questione teorica e intanto lasciasse aperto, per la libera decisione della coscienza di ognuno e nell’ambito di una saggia legislazione, quello spiraglio misericordioso rappresentato dall’eutanasia, che costituirebbe per molti un’importante riserva di serenità, quasi un’assicurazione di cui magari rinunciare ad avvalersi, contro l’aggressione dell’infermità e della stessa morte”

Noi Siamo Chiesa parla di “accanimento terapeutico” nei confronti di Eluana, ritenendo uno scandalo la “campagna delle istituzioni ufficiali della Chiesa”: “La crudeltà prevale sulla pietà, il furore ideologico sull’analisi della situazione concreta, la fedeltà a pretesi principi universali ed astratti sulla vera passione per la vita che è propria del messaggio del Vangelo di Gesù”. Don Giorgio De Capitani, dal suo blog (www.dongiorgio.it), auspica che “il mistero della vita e della morte ci tolga per un attimo dall’apatia esistenziale, e iniziamo a capire che cosa significa vivere, senza dover costringere una ragazza a rimanere in uno stato vegetativo, quasi a giustificare il nostro stato vegetativo”. Tra i laici cattolici, solo Ignazio Marino, senatore del Pd, ha pubblicamente accolto con favore la sentenza, con l’auspicio che la vicenda possa essere l’occasione per aprire un dibattito non pregiudiziale sul testamento biologico.

Sulla vicenda ha preso posizione anche Giovanni Franzoni, animatore della comunità di base di San Paolo di Roma: "Parlo a titolo personale – ha dichiarato alla nostra agenzia – ma so che questo pensiero è ampiamente condiviso nella nostra comunità cristiana di base: esprimo la mia solidarietà umana al papà di Eluana, e rispetto pienamente la sua decisione, così come facemmo con la famiglia Welby. Ma voglio aggiungere: gli sono vicino anche in quanto cristiano, e come ritenni del tutto evangelica la decisione di Piergiorgio, così tale considero la scelta del papà di Eluana. Il suo gesto è un gesto di responsabilità, e di alta pregnanza etica. Che Dio benedica lui e sua figlia!”.

(23 luglio 2008)



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