Legge 40: ciò che resta della bandiera dello stato etico voluto dai vescovi

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da UAAR.it

Ha da poco compiuto dieci anni, ma dimostra già dieci secoli. È la legge 40 sulla fecondazione artificiale: la “legge burqa”, come la definì Le Monde. Voluta, fortissimamente voluta dal Vaticano, approvata da uno dei parlamenti più clericali che si siano mai visti, scampata a un referendum in cui i vescovi – per paura di contarsi nelle urne – ricorsero all’astensionismo, è stata poi annichilita da una serie impressionante di sconfitte legali in Italia e all’estero, alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Piaccia o no, quella legge giuridicamente non è mai stata in piedi, perché è palesemente anticostituzionale. In tanti l’hanno sostenuto dall’inizio, in tanti lo sapevano dall’inizio ma hanno fatto finta di niente. Perché hanno fatto di quella legge e di quella battaglia una battaglia ideologica.

L’ultima (e si spera definitiva) martellata è giunta ieri dalla Corte Costituzionale. In gioco, grazie a un’iniziativa giuridica promossa dall’associazione Luca Coscioni, c’era un punto fondamentale: l’accesso alla fecondazione cosiddetta eterologa, alla possibilità cioè di ricorrere a un donatore esterno in caso di infertilità. La sentenza, dopo dieci anni di divieto, ne ha nuovamente sancito la legittimità, eliminando la discriminazione nei confronti delle coppie sterili. Ed è dunque un’importante vittoria per la libertà di scelta dei cittadini. Non a caso, le reazioni cattoliche alla notizia stanno invece dipingendo il solito scenario apocalittico, confermando così l’assoluta inconsistenza della new age di papa Bergoglio.

Monsignor Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, ha affermato che la sentenza “comporterà una cascata di conseguenze difficili da gestire” e “molti problemi per la tutela del nascituro, l’equilibrio della coppia, nonché conseguenze di carattere giuridico”, tanto da lanciare l’allarme sulla “selezione riproduttiva”. Persino il settimanale Famiglia Cristiana, ritenuto da molti progressista, ha criticato senza mezzi termini la sentenza definendola “l’ultima follia italiana”, che aprirà alla “fecondazione selvaggia”. L’associazione dei medici cattolici già incita all’obiezione di coscienza.

Per la deputata Eugenia Roccella (Ncd), si è aperta “una deriva molto pericolosa: cade il diritto di ogni nato a crescere con i genitori naturali”, e c’è il rischio che si crei “un mercato del corpo umano”. Il senatore Carlo Giovanardi (anch’egli Ncd, autentico braccio secolare vaticano nella maggioranza di governo) ha parlato di “colpo alla democrazia” e di “apertura alla schiavitù”. Pare che l’unica argomentazione a disposizione per difendere la loro legge indifendibile sia il ricorso al piano inclinato. Che com’è noto è un’argomentazione fallace.

La ministra Lorenzin, compagna di partito di Giovanardi e Roccella, è caduta dal pero: il governo recepirà la sentenza (non potrebbe fare altrimenti, del resto), ma ora abbiamo “una legge svuotata”, che richiede dunque “un intervento parlamentare”. Continua quindi come sempre il palleggio di responsabilità tra il governo e le Camere, in una situazione che vede la pressoché totale inazione da parte di entrambi. E dire che la legge continua a contenere punti controversi, come il divieto di ricerca sugli embrioni. Ma non si vedono parlamentari particolarmente ansiosi di mettere mano alla legge, anche se almeno due onorevoli (Marzano del Pd e Fucksia del M5S) hanno avanzato proposte nei mesi scorsi. Si tratta però di passare ai fatti, chiedendo e ottenendo l’avvio immediato del dibattito in commissione. Anche perché in queste ore l’unica che ad aver preannunciato un progetto di legge è proprio Roccella.

Saremmo felici se, a differenza dei vescovi italiani, chi ci governa o ci rappresenta nelle istituzioni capisse la sofferenza delle coppie che non possono avere figli e che sono state costrette, in seguito a una legge liberticida, a ricorrere ai viaggi della speranza all’estero. Nonché l’ancor maggiore sofferenza di coloro che, quei viaggi, non hanno proprio potuto permetterseli. La legge 40 non esiste più, se non sulla carta. La sua approvazione poteva rappresentare l’avvio dell’eticizzazione clericale del nostro Stato. Non è andata così, almeno per ora: la sentenza di ieri costituisce un importantissimo altolà al potentissimo movimento contrario alla libertà di scelta. Che se può continuare a sperare di ribaltare la situazione è solo a causa del diffuso asservimento di chi dovrebbe fare gli interessi del popolo italiano, anziché quelli delle gerarchie vaticane.

(10 aprile 2014)



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