Flores d’Arcais a Veltroni: in piazza, ma subito
Vedo che Walter Veltroni si è deciso a dare una risposta chiara alla proposta di scendere in piazza contro le ennesime leggi-vergogna di Berlusconi (che avevo ripreso sulla prima pagina dell’Unità di oggi). Appuntamento a settembre. Peccato che l’approvazione delle vergogne sia in calendario in Parlamento tra un paio di settimane. Veltroni insomma propone una forma di protesta decisamente innovativa: non più “sit-in”, non più “meet-up” ma “close-after”. Nel senso di scendere tutti in piazza, a chiudere le stalle, dopo che i buoi sono scappati. Avrà tanti difetti, il segretario del Partito democratico, ma certo non gli manca il senso della comicità.
Paolo Flores d’Arcais
Revisionismo scritturale
"Il tuo dire sia sì sì no no ma anche sì e no, perché il di più viene dal maligno ma anche dal benigno" (Matteo-Uòlter, 5,37)
Inviato dal lettore borg55 il 21 giugno 2008
Di seguito la lettera di Paolo Flores d’Arcais a Walter Veltroni, pubblicata venerdì 20 giugno in prima pagina su l’Unità:
Caro Walter,
le ultime mosse legislative del governo Berlusconi in tema di giustizia costituiscono o no un vulnus gravissimo alle fondamenta liberaldemocratiche di una convivenza civile? La risposta che si fornisce è decisiva per il tipo di opposizione che di conseguenza si sceglierà.
A me sembra che il disegno di legge sulle intercettazioni, e il decreto sulla sicurezza (con l’emendamento ad personam blocca-processi) costringa ormai a parlare di fascismo strisciante. Non credo proprio si tratti di esagerazioni polemiche. Perfino una personalità di proverbiale saggezza e prudenza, che non ha mai amato la politica girotondina e ha sempre aperto generosissimi crediti alla credibilità dei partiti di centro-sinistra, dai tempi di Berlinguer e passando per tutte le metamorfosi del Pci fino a Veltroni (senza dimenticare l’appoggio a De Mita) – sto parlando di Eugenio Scalfari – è arrivato a dire che se quello di Berlusconi non è già fascismo è qualcosa che sempre più pericolosamente gli si avvicina e gli assomiglia.
Già da molti giorni, consapevoli della gravità della situazione, tre parlamentari dell’opposizione (che prendono il termine nell’accezione del vocabolario della lingua italiana, nel quale si menziona “un’azione di contrasto e di critica” – Devoto-Oli – ma mai di dialogo), l’on. Furio Colombo, l’on. Giuseppe Giulietti e il sen. Francesco Pardi detto Pancho, hanno reso pubblica attraverso il sito www.micromega.net una a te e Antonio Di Pietro, nella vostra qualità di capi del Partito democratico e dell’Italia dei valori, nella quale vi invitavano ad indire una manifestazione pubblica (a scendere in piazza, insomma) che vedesse insieme opposizione parlamentare e società civile (quella definita “giustizialista”, sottolineavano i tre parlamentari, a scanso di equivoci). Lettera sostenuta da personalità come Margherita Hack, Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, e da migliaia di cittadini che stanno firmando sul sito www.micromega.net.
Antonio Di Pietro ha risposto positivamente, a nome del suo intero partito. Di una tua risposta, invece, sui due principali quotidiani di giovedì 19 giugno, non c’è ancora traccia alcuna. Forse perché la nota che hai diramato alle agenzia costituisce un perfetto esempio di risposta-non-risposta. In essa infatti si legge che “il leader del Partito democratico condivide le ragioni che hanno spinto a promuovere l’appello. Rispetto all’iniziativa di piazza, tuttavia, almeno per il momento Veltroni non aderisce”. Almeno per il momento. Che vuol dire? Che in futuro potresti? E quando, se non ora?
Oggi che tutti fanno a gare per dichiararsi cristiani, credo che un tratto squisitamente evangelico dovremmo assumerlo tutti, politici in primis: “il tuo dire sia sì sì no no, perché il di più viene dal maligno” (Matteo, 5,37). Oltretutto, in politica la scelta dei tempi è cruciale, e rispetto al disegno di legge sulle intercettazioni, che fa strame del principio secondo cui “la legge è eguale per tutti”, e rende di fatto impossibile ogni indagine per tutti i crimini di establishment, la scadenza per una manifestazione è dettata dal calendario parlamentare.
Questa legge-canaglia va in discussione tra due settimane, o si scende in piazza un minuto prima che la discussione inizi oppure vuol dire che alle manifestazioni si vuole rinunciare. E per manifestare tra due settimane, e in modo unitario, opposizione parlamentare accanto a società civile “giustizialista”, bisogna cominciare a lavorare subito, a organizzare subito, a mobilitarsi subito. Altrimenti è preferibile un chiaro e rotondo no, in cui ciascuno si assume le sue responsabilità (per atti od omissioni) di fronte al baratro morale e costituzionale in cui Berlusconi sta trascinando il paese.
I cittadini democratici, per i quali “la legge uguale per tutti” non costituisce un optional, troveranno comunque i modi per testimoniare pubblicamente, anche da soli, contro questo strame di legalità. Ma le forze politiche che questa protesta lasceranno senza rappresentanza in parlamento perderanno per sempre ogni credibilità di fronte ai tanti, tantissimi elettori (sempre più ex-elettori), che non capiscono l’ossimoro di una “opposizione che non esclude il dialogo”.
Un caro saluto,
tuo Paolo Flores d’Arcais
(20 giugno 2008)
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