Biotestamento, lettera aperta al PD

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L’Associazione culturale “Affinità Lettive” di Bologna esprime preoccupazione nei confronti di una politica legislativa che sembra nascere dall’ emotività suscitata nell’opinione pubblica da fatti di cronaca, emotività che spesso viene sollecitata da un sistema mediatico che spettacolarizza l’informazione.

Il progresso tecnico-scientifico, in particolare nel settore della biomedicina, la composizione sempre più multietnica della popolazione, la grave crisi economica in atto pongono nuovi interrogativi e presentano nuovi problemi. Si tratta di sfide complesse che richiederebbero, per essere adeguatamente affrontate, innanzi tutto il rispetto e l’applicazione delle leggi esistenti, ma anche sicuramente nuove regole, frutto di un’analisi approfondita e di uno sforzo condiviso da parte delle forze politiche, nel rispetto delle regole democratiche e dei principi della nostra Costituzione. Tale sforzo dovrebbe essere accompagnato da forti investimenti nel settore dell’istruzione, e della cultura in generale, e sostenuto dalla società civile.

L’azione del nostro governo va, invece, nella direzione di dare risposte di “emergenza”; tra le forze politiche parlamentari prevale la contrapposizione rissosa, salvo trovare in alcuni casi strane forme di convergenza super partes, che si appellano al “diritto di coscienza” dei rappresentanti, non dei rappresentati.

La società civile è, in questo momento, fortunatamente all’erta, consapevole che o si garantiscono la libertà e i diritti della persona o si rischiano soluzioni autoritarie.

Prendiamo in considerazione due provvedimenti legislativi: il DL ‘Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale’ varato dal Consiglio dei Ministri il 20 febbraio scorso e il DDL Calabrò in aula al Senato dal 19 marzo.

In merito al DL Sicurezza

Il 20 febbraio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri, ha dichiarato di aver fatto ricorso alla decretazione d’urgenza "in seguito al grande clamore suscitato da recenti episodi" di cronaca. Tuttavia, ha aggiunto, "rispetto agli anni 2006 e 2007, nel 2008 c’e’ stato un calo intorno al 10% degli episodi di violenza”.

E allora ci chiediamo: perché fare dei casi di violenza contro le donne (drammaticamente avvenuti all’esterno come drammaticamente avvengono all’interno della famiglia in misura molto superiore e senza clamore) una bandiera per varare nuove misure di sicurezza tra cui le cosiddette ronde?

La donna non solo è ancora discriminata a livello retributivo, scarsamente rappresentata a livello politico e dirigenziale, ed è la prima ad essere estromessa dal mercato del lavoro in tempi di crisi, ma deve essere messa di nuovo sotto tutela?

Le critiche al decreto anche da parte dell’Anfp, sindacato di polizia (“Le associazioni di volontari, oltre ad essere perfettamente inutili per la sicurezza, costituiranno un ulteriore appesantimento per il lavoro delle Forze dell’ordine”) ci pongono un’ulteriore domanda: perché non potenziare, invece di tagliare, i finanziamenti alle forze da sempre predisposte alla tutela e alla sicurezza dei cittadini, cioè le forze dell’ordine, e introdurre i “ volontari per la sicurezza”?

Non ci stiamo allontanando dallo stato di diritto?

In merito al DDL Calabrò

Il testo in discussione non solo rappresenta un arretramento rispetto a un percorso legislativo che, nel rispetto degli articoli 2, 12 e 32 della Costituzione, era approdato al Consenso informato, non solo viola gli articoli sopracitati, ma contravviene anche allo spirito della Convenzione di Oviedo, Convenzione peraltro recepita dall’ordinamento giuridico italiano con la legge del 28 marzo 2001, n. 145.

Che cosa chiediamo ai parlamentari del partito che abbiamo delegato a rappresentarci:

che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere, che garantisca la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.

Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia.

Vogliamo una legge di libertà che rispetti ciò che è indicato nella Costituzione agli articoli 2, 12 e 32, in linea con lo spirito della Convenzione di Oviedo e con i paesi più democratici.

Rifiutiamo, invece, che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino.

Quando lo Stato si arroga diritti che sono del cittadino, si va verso uno Stato etico, quindi autoritario.

Al nuovo segretario del PD Franceschini chiediamo:

che sostenga nei confronti dei parlamentari PD il principio che la libertà di scelta va garantita ai cittadini (che potranno volere o non volere avvalersene), non lasciata ai parlamentari di un partito che si definisce Democratico.

Per l’Associazione, la Presidente Paola Fasano

(11 marzo 2009)



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