Lettera manifesto: perché non sono più di sinistra
Lucia Tamburino
Una volta ero di sinistra, adesso vi spiego perché non lo sono più.
Abitava in una villa abusiva costruita, per sua stessa ammissione, con soldi rubati. Un delinquente, insomma. Eppure il mio amico Luca si è schierato dalla parte di questo delinquente contro le istituzioni che volevano demolire la villa. E, così come Luca, quasi tutti quelli di sinistra come lui.
Perché? Perché le istituzioni in questo caso erano rappresentate da Salvini e la sinistra, si sa, si schiera sempre contro Salvini. Il delinquente invece era una rom e la sinistra, si sa, non si schiera mai contro i rom. “Era Hitler che voleva uccidere i rom, non vorrai mica essere come Hitler?”, ha detto Luca. Poco importa che in questo caso l’unica ad aver parlato di uccidere sia stata proprio la rom, augurando una “pallottola in testa a Salvini”.
A questo si è ridotta la sinistra. Non difende più la legalità, la giustizia, non difende più valori o ideali: difende gruppi. Non conta più quello che fai, conta solo chi sei e a quale gruppo appartieni: se appartieni a un gruppo marginalizzato allora automaticamente hai ragione – qualunque cosa tu faccia – se appartieni a un gruppo avversario automaticamente hai torto.
Così fra un uomo e una donna ha ragione la donna, a priori; fra un bianco e un nero ha sempre ragione il nero; fra un giudaico-cristiano e un musulmano il musulmano, fra un omosessuale e un eterosessuale l’omosessuale. E ovviamente fra un leghista e una rom ha ragione la rom, fra uno di destra e uno di sinistra ha ragione quello di sinistra. Buoni e cattivi: il cliché è servito. Un cliché stupido che non giova a nessuno e anzi rischia solo di giustificare l’astio contro i gruppi che in teoria dovrebbe difendere.
Che questo cliché sia stupido si vede soprattutto quando entrano in conflitto due gruppi che, secondo copione, dovrebbero essere entrambi buoni. Cosa succede per esempio quando sono i musulmani a perseguitare le donne e gli omosessuali? O quando sono i comunisti a perseguitare i musulmani, come succede in Cina? In quel caso la sinistra tace, imbarazzata. Volta la faccia e guarda altrove. Guarda verso l’Occidente cattivo e cerca lì qualche ingiustizia contro la quale scagliarsi. Quando la trova esulta e parte all’attacco, come Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Asia Bibi è una donna pakistana, cristiana, che un giorno commise la colpa di bere dallo stesso bicchiere di alcune donne musulmane. Quando le dissero “adesso devi convertirti”, rispose: “Perché io? Convertitevi voi, se volete.” Fu sbattuta in carcere con l’accusa di blasfemia. Vi rimase 9 anni in condizioni inumane. Quando alla fine venne assolta, in Pakistan la gente invase le piazze. Per festeggiare? No, per protestare contro l’assoluzione: Asia Bibi doveva essere condannata a morte per rispetto della sharia. Asia Bibi alla fine si salvò: scappò in un paese occidentale. All’inizio era il Regno Unito che voleva accoglierla, ma poi rifiutò (troppi immigrati musulmani, temeva rivolte). Infine l’accolse il Canada.
È un lieto fine, ma venato d’amarezza, perché la sinistra – quella stessa sinistra che ha scatenato una protesta planetaria per l’uccisione di un criminale recidivo in America come George Floyd (non che questo giustifichi la sua uccisione, naturalmente) – non ha organizzato neanche mezzo corteo per Asia Bibi. È venato d’amarezza perché il Regno Unito rifiutò di accoglierla per paura della reazione degli immigrati musulmani, ma la sinistra continua a negare che l’immigrazione musulmana causi problemi. Problemi di cui i primi a pagare le conseguenze sono proprio gli immigrati stessi, quelli che vengono in Occidente sperando di sfuggire all’islam e invece si ritrovano intrappolati in comunità musulmane dove si ricrea la sharia. In generale, la sinistra continua a negare tutti i problemi causati dall’islam. Una gran parte della cultura musulmana è antisemita quanto il nazismo, misogina più del nazismo, nemica della libertà, della laicità, di tutti quei diritti e quei valori che la sinistra stessa proclama di difendere. Eppure, in nome di un concetto distorto di razzismo, anziché combattere quella parte dell’islam che segue la sharia, la sinistra preferisce combattere l’islamofobia.
E così la sinistra non difende più la laicità, o meglio, la difende solo di fronte al cristianesimo. Distrugge crocefissi mentre difende veli. Attacca ferocemente ogni pagliuzza di ingiustizia che avviene negli Usa o in un qualunque altro paese occidentale mentre accetta tranquillamente enormi travi di ingiustizia siglate islam.
Evidentemente c’è qualcosa che accomuna islam e sinistra che è più forte di quello che li distingue: l’odio per l’Occidente. Morto il sogno del comunismo – che nella realtà si è rivelato un fallimento totale su tutti i fronti – a questa sinistra non resta altro: odio. Odio verso il capitalismo e verso tutto ciò che è connesso al capitalismo e, di conseguenza, verso gli Stati Uniti e l’Occidente tutto. Sono loro i i nemici da odiare, gli oppressori del mondo! Gli altri invece sono gli oppressi da difendere.
Strani questi oppressi che condannano a morte blasfemi, apostati, omosessuali e adultere. Strani questi oppressori che accolgono perseguitati in fuga e offrono loro rifugio e libertà. Strana questa sinistra che dice di difendere i diritti umani e poi si schiera dalla parte di chi li calpesta.
A questo si è ridotta la sinistra. Anziché adattare le proprie idee alla realtà, deforma la realtà pur di adattarla alla propria ideologia, a costo di negare l’evidenza. Sull’altare della sua ideologia ha sacrificato credibilità, coerenza, dignità e onestà intellettuale.
E ovviamente ha rinunciato a ogni logica: se viene criticata, la sinistra non può più rispondere argomentando in modo logico, perché che argomenti logici ci sono a difesa di un’ideologia piena di contraddizioni, che ormai fa acqua da tutte la parti? La logica è un lusso che la sinistra non si può permettere. E quindi risponde nell’unico modo di cui ormai è capace: l’insulto, l’accusa. “Non la pensi così come me? Allora sei fascista. Sei razzista. Hai torto. Taci.” Perché? “Perché è così, punto. Niente se e niente ma”. Appena qualcuno osa dire “ma” viene automaticamente accusato di essere razzista e messo alla gogna. E così il dibattito muore, perché non ci può essere dibattito se non si accettano i “ma”.
Che poi a ben guardare, appena fa comodo quelli di sinistra sono i primi a dire un sacco di “ma”. Un immigrato cerca di dar fuoco a 50 bambini? “Eh sì, ma bisogna capire.”[1] Nel nome dell’islam si uccidono migliaia di donne, apostati, omosessuali e blasfemi? “Eh, ma bisogna capire, è la loro cultura; eh, ma l’islam ha fatto anche buone cose.” Una ragazzina in Francia viene minacciata di morte per aver insultato l’islam? “Eh, ma è stata offensiva e provocatoria!”… e via di questo passo. Non è che quelli di sinistra non dicano “ma”. È solo che, dall’alto della loro presunta superiorità morale, si arrogano il diritto di decidere quali “ma” sono ammessi e quali invece no.
Puzza di censura questa sinistra, puzza più del fascismo.
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A volte mi dicono “non sei più di sinistra”, con tono d’accusa, come fosse un’offesa. Sono fiera di non esserlo. Sono fiera di avere avuto la lucidità, la flessibilità, il coraggio per riconoscere che oggi la sinistra ha imboccato una deriva post-moderna, regressiva, oscurantista ed è diventata ormai uno schieramento ipocrita, aberrante e mostruoso, un cancro dell’umanità.
Io sono una bella persona, con il desiderio di un mondo migliore in cui vengano rispettati libertà e diritti umani: perciò non posso essere di sinistra. Io sono una bella persona che crede nei valori dell’illuminismo, valori che in teoria dovrebbero essere quelli della sinistra e che la sinistra ha ormai tradito. Perciò sono di destra. Non la destra becera bigotta e populista ovviamente, ma una destra laica che esiste, cresce e continuerà a crescere – spero – raccogliendo i nauseati di questa sinistra nauseante.
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