Libertà di offendere
di Emilio Carnevali
Nella mia prosa brillante, elegante e appassionata (se Veltroni si spaccia per la controfigura italiana di Obama io non vedo perché, sebbene sia uno sfigatissimo giornalista, non possa considerarmi l’erede di Ernest Hemingway…) vorrei rivolgere alcune semplici domande al leader del Partito democratico partendo da un fatto preciso (significativo, per quanto comprensibilmente messo in ombra dai grandiosi eventi d’oltreoceano).
Intervistata dal Corriere della Sera sul recente documento vaticano che ribadisce la preclusione dell’accesso ai seminari a chi presenta “radicate tendenze omosessuali”, la senatrice del Pd Paola Binetti aveva commentato: “Queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia. Siamo davanti ad un’emergenza educativa”. “Non mi stupisce – aveva inoltre aggiunto la Binetti – che il Santo Padre abbia voglia di avere sacerdoti sani, sportivi, vissuti come modelli potenziali”.
La viscidissima connessione tra omosessualità e pedofilia fatta dalla Binetti non ha mancato di suscitare accese polemiche fuori e soprattutto dentro il Pd, con tanto di esposti al Comitato dei Garanti del partito. Quest’ultimo però ha respinto ogni richiesta di sanzione contro la senatrice Binetti perché “l’ordinamento del Partito democratico non prevede sanzioni specifiche legate alle dichiarazioni personali e alle altre manifestazioni del pensiero effettuate dai suoi aderenti o iscritti”. Posizione ribadita anche dal segretario Veltroni, il quale ha dichiarato che “in un grande partito come il nostro non possono esistere ‘reati d’opinione’ o processi per idee che vengono espresse”.
Non essendo né un iscritto né un elettore del Pd, prendo semplicemente atto di questi fatti riconoscendo al Pd – come ad ogni altro partito – il diritto di gestire la propria vita interna secondo le regole e gli statuti che si è dato. Sorgono però alcuni interrogativi inquietanti.
Se non possono esistere “reati d’opinione” qualsiasi iscritto del Pd – come anche qualsiasi dirigente o eletto in cariche di massima responsabilità – potrà dire tutto ciò che gli pare? Potrà sostenere qualsiasi posizione, contro gli omosessuali, ma anche contro i neri, gli ebrei, i rom e qualsiasi altra minoranza? Se un senatore del Pd si svegliasse la mattina sostenendo che gli slavi sono una razza inferiore la sua posizione sarebbe da rispettare perché espressione della sua libertà di coscienza? E se la risposta è “no”, vuol dire che gli “slavi” contano più dei “froci”? E i "negri" come stanno posizionati nella classifica?
In un contesto in cui i cittadini non possono più esercitare alcun controllo sugli eletti perché questi ultimi sono nominati dalle segreterie di partito, non c’è nemmeno la possibilità della sfiducia popolare, della mancata rielezione, a sanzionare un comportamento del genere.
E allora? Non assomiglia un po’ troppo questo partito alla “Casa delle libertà” dell’Ottavo Nano? Fanno tutti come cazzo gli pare?
(6 novembre 2008)
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