L’identità virile della chiesa

MicroMega

di Pierfranco Pellizzetti

Dobbiamo ammettere che – ancora una volta – sono le gerarchie cattoliche apostoliche romane a farci giungere parole più franche e schiette in materia di comportamenti sessuali disordinati.
Del resto non potrebbe essere che così. Ben nota è la lotta a muso duro e a tutto campo che i vertici vaticani hanno sempre combattuto contro quanti – prevalentemente laici radicali – tendevano a occultare le orride malefatte degli orchi pedofili ai danni di creature indifese. Ma la verità non può più essere occultata, nonostante l’ormai smascherato gesuitismo pompieristico che ispira l’indegna azione di depistaggio perseguita da tali circoli laicisti. Anzi, la verità è finalmente venuta a galla: sono questi gli ambienti da cui provengono i mostri che, eludendo l’attenta e ferma sorveglianza dei parroci, si insinuano furtivamente nelle sagrestie per devastare i corpi e le anime di tanti bambini e bambine. Come è stato chiaramente determinato dall’azione della magistratura. In particolare quella americana, che ha inflitto risarcimenti miliardari alle organizzazioni di copertura della mostruosità. Per prima la rivista Micromega.
Adesso la Congregazione per l’Educazione cattolica rilancia: “fra le varie doti del candidato al sacerdozio si esige anche una identità virile”.
Non c’è dubbio che gli aspiranti a questa alta forma di virilità potranno trovare immediata fonte di ispirazione negli esempi che vengono loro dal più elevato consesso cattolico apostolico italico degli uomini con le gonne: la Conferenza Episcopale.
Un vero manipolo di maschioni, la CEI. Nonostante che – a parte il robotico Bertone – parlino con la voce in falsetto e il loro gran capo, cardinale Bagnasco, si fregi nell’intimità di un nomignolo che ne sottolinea la gaia morbidezza: Nené.

(4 novembre 2008)



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