Lidia Ravera: Dai Walter, prova a rassomigliare al tuo comizio!
di Lidia Ravera
Due milioni e mezzo di persone a “salvare l’Italia”. Forse una stima convenzionale, ma eravamo tanti, davvero tanti. E questo scalda il cuore affannato di chi da una vita scende in piazza e corre dietro alla sinistra. Il catino del circo massimo, polveroso, erboso, spelacchiato, con quella quinta monumentale di vestigia del passato, conteneva a fatica una folla che conosco bene: belle facce stanche, sorrisi pieni di buona volontà. Quelli che non erano in piedi nel centro sedevano sugli splati in salita. Tutti con “Europa” sotto il sedere. Molti con l’Unità in tasca o in mano. L’unità nuovo formato: piccola, leggibile, un po’ mesta, con un che di dimesso nella carta, ma forte nei contenuti. Articoli secchi, inchieste. Poche bellurie (peccato, a me piace, ogni tanto produrne, ma pazienza). Comunque: bella gente. Ho capito perchè mi piace andare alle manifestazioni: mi riduce il tasso di solitudine nel sangue. Quella cattiva (ce n’è due, di solitudini, funziona come col colesterolo, ce n’è una buona e una cattiva. Quella buona è quando scrivi a guardi dalla vetrata del tuo studio il ricamo del volo degli storni, che punteggiano il cielo. Quella cattiva è quando ti sembra che tutti siano berlusconiani e tu l’unica scema che cerca di vivere secondo qualche principio decente). Ecco, oggi, fra quella gente che, come me, ascoltava Veltroni, piena di voglia di crederci ancora, ho sentito ridursi il tasso di solitudine cattiva. Era in forma, il segretario del Pd (partito che non amo). Ha fatto un discorso duro, da opposizione, ha rivendicato la nostra storica diversità: sulla scuola, sulla cultura, sull’economia, sulla tolleranza, sulla solidarietà. Contro razzismo, egoismo, ignoranza, tracotanza. Ha parlato della povertà. Ha promesso di occuparsene. Ha criticato il governo di destra. L’italia è migliore della destra che la governa, era il ritornello. Anche lui ha smesso di dire: centrodestra (grazie casini!). Ha riconosciuto che questo non è ancora un regime, ma neppure una democrazia. La democrazia vera è partecipazione (per favore ridateci le preferenze, che ne faremo buon uso!). Tutte le volte che attaccava frontalmente Berlusconi esplodevano gli applausi: è questo che vuole il popolo delle primarie, contrapposizioni nette, non patteggiamenti e cortesie per i potenti. Speriamo che l’abbia capito (lui, gli altri che stavano impettiti dietro di lui sul palco). Quando Veltroni ha finito di parlare si addensavano, nel vasto cielo chiaro, nuvole nere. Il temporale ha aspettato. Che sia un buon segno?
Abbiamo tutti bisogno di ricominciare a sperare.
(28 ottobre 2008)
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