Lidia Ravera: Ho paura del peggio
Caro e irriducibile Paolo Flores,
Il tuo editoriale mi ha provocato sentimenti contradditori. Del resto: non è la prima volta. Ho ondeggiato fra adesione entusiasta e desolata solidarietà.
L’amicizia, nell’antica accezione politica, resta inalterata nei due poli della ciclotimia: ti sento, infatti, "compagno", sia quando penso: "sì, bisogna darsi una mossa " che quando penso "no, non c’è più niente da fare".
Sull’analisi della malattia che ha colpito anche quelli che abbiamo votato per trent’anni, tappandoci vari orifizi, non si può che essere tristemente d’accordo. Ma tu, voi compagni di MicroMega, credete davvero che una sonora punizione possa educare/guarire oppure punire/licenziare chi ha fatto un cattivo uso della delega che ha ricevuto?
Possiamo sottrarre al centro sinistra i nostri voti. Non è la prima volta che Paolo avanza questa proposta. E’ come dire: basta. Non abbiamo più intenzione di aiutarvi a stare in sella.
D’accordo. E poi? Come è sparito l’arcobaleno, sparirà anche il Pd.
Vogliamo passare alla clandestinità? Quando non ci sarà neanche più una flebile voce che protesta in parlamento quando massacrano un ragazzo nero soltanto perché tutti i neri si somigliano e i vigili cercavano uno spacciatore ( ma perché? E’ lecito ammazzare di botte uno spacciatore? Non sarebbe il caso, semmai, di processarlo?), quando la barbarie non incontrerà più neppure una barriera fragile, a limitare, a ridurre la portata del danno…come staremo? Peggio. Ancora peggio.
Io ho paura della "catastrofe virtuosa", caro Paolo.
Ho paura del peggio.
Tu ci inviti a essere generosi, a regalare un anno della nostra vita alla politica. Io non credo che un anno sia sufficiente. Per contare bisogna imparare una lingua, parlarla ben forte, essere tanti, impegnarsi a fondo.
Buttare per aria la propria vita, e misurarsi con la vischiosità di un sistema ben arroccato, pietrificato nei suoi rituali, inattaccabile.
Se ci sarà una lista civica io la voterò, questo è certo, e come me molti altri, contenti di togliersi dall’imbarazzo di un voto obbligato(l’ennesimo) Servirà, comunque, per contarci e per dare, ai troppi delusi e depressi di sinistra, uno sbocco che non sia attaccarsi alla canna del gas o agli psicofarmaci.
Bisogna incominciare a lavorare adesso per le prossime politiche, fare rete, darci degli strumenti di informazione/formazione, cercarci, scrivere, parlare, unirci (perché non dialogare, per esempio, fra MicroMega e Pandora?), rafforzarci… non è facile mettersi in condizione di non essere stritolati.
Come vedi, sono confusa. Ma credo che questo mio stato d’animo, rispecchi lo stato d’animo di molti.
Un abbraccio
Lidia Ravera
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(06 ottobre 2008)
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