Lidia Ravera: La bella piazza e le voci stonate

MicroMega

da l’Unità, 10 Luglio 2008

Leggo sul Corriere della Sera: "La piazza che doveva segnare l’apoteosi dell’opposizione di Antonio Di Pietro gli ha regalato un brutto autogol". Leggo ancora: "Finisce con Furio Colombo, veemente, che contesta Grillo e chiede una standing ovation per Napolitano… e con Mara Carfagna che querela Sabina Guzzanti". Potrei leggere ancora ma preferisco smettere. Mi viene il sospetto di non essere stata presente, dalle ore 18 alle ore 21 e 30, alla stessa manifestazione di cui parlano i giornali. Certo, ci sono alcune bizzarre somiglianze… anche nella Piazza Navona dove ero io c’erano le opere del Bernini e del Borromini e c’erano Sabina Guzzanti e Antonio di Pietro.
E Antonio di Pietro aveva portato le sue bandiere, il che, per uno che “aderisce” è un po’ troppo. E Sabina Guzzanti era stranamente stridula e sboccata, mentre in genere è saggia e divertente. C’era Beppe Grillo che, come era prevedibile, ha mandato tutti affanculo, che è un messaggio totalmente inutile oltrechè dannoso. Però c’era anche molto altro. C’erano migliaia di persone, senza “logo” né bandiera. Immobili, in piedi, parossisticamente attente, per tre ore e mezza. C’era Rita Borsellino, in collegamento e c’era Pancho Pardi, c’era Ascanio Celestini e c’era Moni Ovadia e c’era Paolo Flores D’Arcais che, con il semplice elenco di tutti i reati che resterebbero impuniti se il trucco blocca-processi dovesse essere messo in opera, ha fatto correre a tutti i presenti in piazza, me inclusa, un brivido nella schiena. Era la stessa manifestazione di cui parlano i giornali, o era un’altra? Mi sono persa e sono finita in una piazza Navona duplicata appositamente per confondere l’opposizione, magari dal nuovo sindaco Alemanno? Oppure abbiamo vissuto la stessa piazza da due punti di vista un po’ diversi. Io vi racconto il mio, visto che tutti gli altri, da pulpiti ben più potenti, vi racconteranno, l’altro. Io ero sotto il palco, e ascoltavo la descrizione del nuovo round di un lungo “incontro” dal titolo: Silvio Berlusconi contro le regole democratiche. Tutti gli interventi vertevano, ciascuno con il suo timbro, su questo tema. Erano discorsi nuovi ed erano discorsi vecchi. Mi tornava in mente la manifestazione organizzata da Nando dalla Chiesa nel 2003, stessa piazza stesso mare di folla, sotto lo striscione: «La legge è uguale per tutti». Anche allora c’erano migliaia di persone, sul palco c’erano anche Fassino, D’Alema e Rutelli. Poi, a un certo punto, Nanni Moretti saltò su dalla platea e disse: «Con questi qui non vinceremo mai». E la piazza esplose in un applauso addolorato quanto liberatorio. È successo anche ieri. Applausi e fischi hanno sottolineato ogni affondo contro l’opposizione di governo. Era inevitabile. Cioè: si sarebbe potuto evitare soltanto appoggiando la manifestazione, sfottendo meno, partecipando anche senza partecipare, perché gli obbiettivi erano (sono) comuni. Perchè, vedete, nessuno si diverte a urlare, se si parlasse tutti insieme con voce chiara e forte, non ci sarebbe alcun bisogno di sgolarsi. E l’efficacia sarebbe maggiore. È così difficile da capire? Ma certo… io sono stata ad una manifestazione diversa, non ero alla “manifestazione di Di Pietro”. E tanto meno a quella di Beppe Grillo. Ero ad una manifestazione auto-organizzata, promossa da una rivista cui collaboro volentieri, Micromega, e da due uomini che stimo: Pancho Pardi e Furio Colombo, due politici recenti, espressione della società civile, un ex professore universitario e un ex direttore di giornale (questo).
Peccato essersi persa quell’altra, manifestazione, pare che si siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino… E, a proposito di divertimento, se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a «Hippy-chic: lusso e privilegi anni ‘70», ove si legge: «la crisi non sfiora neppure da lontano l’universo miliardario dei ricchissimi». Ad avvisarci è «una delle 50 donne più potenti del pianeta». Angela Merkel? Hillary Clinton? No, Frida Giannini, direttore creativo di Gucci. «Mai come in questa stagione – sorride – si è visto tanto lusso, chi ha grandi possibilià economiche entra nei nostri 200 negozi e compra proprio quello che costa di più» . Cioè: caftani fluttuanti, fantasia di conchiglie ricamate, capricciosi disegni rococò. Come la «ricca e privilegiata dama hippy-chic anni ‘70». Ma dov’era, la dama hippy chic, negli anni Settanta? Io non l’ho vista. Forse, anche all’epoca, avevo sbagliato piazza.

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(10 luglio 2008)



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